Dialogo - la scena del ristorante in \"Mulholland Drive\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Mulholland Drive

"Mulholland Drive" è uno dei film più iconici e complessi di David Lynch, un’opera che sfida le convenzioni narrative per immergere lo spettatore in un sogno febbrile dove realtà, immaginazione e memoria si mescolano indissolubilmente. Inizialmente concepito come un episodio pilota per una serie TV, Mulholland Drive venne trasformato in un lungometraggio dopo il rifiuto da parte della rete televisiva. Il risultato è un’opera ibrida, che combina il noir classico con il surrealismo e l’analisi psicologica, creando uno dei film più acclamati e dibattuti del XXI secolo.


La storia si snoda su due livelli principali: la prima parte, che si sviluppa come un noir misterioso, e la seconda parte, che si immerge in una dimensione più frammentata e oscura, mescolando realtà e fantasia.

Il film si apre con un incidente d’auto sulla strada tortuosa di Mulholland Drive, nelle colline sopra Los Angeles. Una donna bruna (interpretata da Laura Harring) sopravvive all’incidente, ma perde completamente la memoria. Spaesata, si nasconde in una villa che appartiene a una celebrità assente. Betty Elms (interpretata da Naomi Watts) è una giovane attrice piena di speranze, appena arrivata a Los Angeles per inseguire il sogno di diventare una star. Betty si trasferisce temporaneamente nella villa di sua zia, dove trova la donna bruna. Poiché quest’ultima non ricorda il suo nome, decide di farsi chiamare Rita, ispirandosi a un poster del film Gilda.

Betty e Rita instaurano un legame affettuoso e iniziano a indagare insieme sul mistero della vera identità di Rita. L’unico indizio è una borsa piena di soldi e una chiave blu trovata nella borsa di Rita.


Durante questa parte del film, vengono introdotti personaggi e sottotrame che sembrano scollegati:


Adam Kesher (Justin Theroux), un regista hollywoodiano, viene costretto da misteriosi uomini potenti a scritturare un’attrice specifica, Camilla Rhodes, per il suo film. Quando Adam si oppone, la sua vita e carriera vengono rovinate.


Un killer pasticcione uccide più persone di quanto previsto in un tentativo fallito di recuperare un’agenda.


La tensione cresce fino a una scena cruciale: Betty e Rita visitano il misterioso Club Silencio, un teatro in cui uno spettacolo inquietante sottolinea il concetto che "tutto è un’illusione". Durante la performance, Betty trova una misteriosa scatola blu, che si apre con la chiave trovata nella borsa di Rita. Quando la scatola viene aperta, il film cambia radicalmente tono e struttura.


Parte 2: La realtà o il disfacimento del sogno


La seconda parte del film svela una realtà molto diversa da quella mostrata nella prima metà. Betty non è una giovane attrice ingenua e piena di speranze, ma in realtà è Diane Selwyn, una donna depressa e tormentata. Rita, invece, è Camilla Rhodes, un’attrice di successo che ha avuto una relazione con Diane, ma l’ha lasciata per il regista Adam Kesher. Attraverso frammenti e flashback, scopriamo che Diane e Camilla si sono conosciute lavorando insieme a Hollywood. Diane, innamorata di Camilla, ha visto la relazione finire quando Camilla ha iniziato a frequentare Adam. Umiliata e devastata, Diane ha pagato un killer per uccidere Camilla, dandogli come pagamento una chiave blu. Dopo l’omicidio, Diane è stata consumata dal rimorso e dalla paranoia. La seconda parte del film mostra Diane in preda alla disperazione, tormentata da visioni della chiave blu e da personaggi sinistri. Alla fine, incapace di sopportare il senso di colpa, si suicida sparandosi in casa.

Il dialogo

Dan, nella locanda Winkie's, è seduto ad un tavolo con un detective e gli parla di un sogno.


Dan: Volevo proprio venire qui.

Detective: Qui, in un Winkie?

Dan: In questo Winkie...

Detective: Va bene... Perché in questo Winkie?

Dan: È una cosa un po' imbarazzante.

Detective: Continui.

Dan: Ho fatto un sogno che riguarda questo posto.

Detective: Per favore...

Dan: Lo vede perché?

Detective: E va bene. Ha fatto un sogno che riguarda questo posto. Me lo racconti...

Dan: All'inizio del sogno io sono qui dentro. Ma non è né giorno, né notte. È tarda serata, diciamo. È tutto uguale a qui dentro. A parte le luci. E io ho paura, una paura che non le dico. [Poi, riferendosi al detective] Fra tante persone, c'è lei, laggiù, proprio dietro la cassa. Lei ha paura, e io mi spavento ancora di più vedendo che lei ha paura. Poi capisco di che si tratta. C'è un uomo, nel cortile qui sul retro. È lui la causa di tutto. Io lo vedo attraverso il muro, vedo la sua faccia... Spero di non dover mai vedere quella faccia, quando sono al di fuori del mio sogno... Finito.

Detective: Insomma... È venuto a vedere se c'è lui, là fuori?

Dan: Per liberarmi di questa orribile sensazione.

Detective: Va bene andiamo.

Il detective va verso la cassa, e il ragazzo si spaventa perché rivede quella scena, uguale a quella del sogno, poi vanno insieme nel retro del negozio.


Dan: Ecco, è lì dietro.

Si incamminano per delle scale. Arrivano vicino ad un muro, e all'improvviso, da dietro il muro, spunta l'uomo, e spaventa il ragazzo, che sviene all'istante.

Analisi dialogo

Questa scena di Mulholland Drive è una delle più memorabili e inquietanti dell'intera filmografia di David Lynch. Ambientata nel diner Winkie's, il dialogo tra Dan e il detective introduce un momento di tensione crescente che culmina in uno dei jump scare più iconici del cinema contemporaneo. Tuttavia, questa scena non è solo un esercizio di suspense: è una sequenza profondamente simbolica, che incarna molti dei temi centrali del film e dell'opera di Lynch in generale.


Lynch utilizza questa scena per esplorare la relazione tra sogno e realtà, il potere della paura e il concetto di destino inevitabile. Attraverso un linguaggio apparentemente semplice, il dialogo e la costruzione visiva creano un'atmosfera carica di ambiguità e tensione, in cui il confine tra il mondo interiore e quello esterno si dissolve, lasciando lo spettatore a interrogarsi su cosa sia reale e cosa sia una proiezione mentale. La figura del "uomo dietro il muro", un'entità che sembra incarnare la paura stessa o addirittura la morte, diventa un potente simbolo di ansia esistenziale e del lato oscuro della psiche.


Analisi del Dialogo e della Scena


La scena si svolge in un luogo apparentemente banale, un diner come tanti, illuminato da luci artificiali. Tuttavia, nella visione di Lynch, anche uno spazio quotidiano come questo può diventare un luogo carico di tensione e mistero. Il Winkie's è presentato come uno spazio liminale, a metà tra realtà e sogno. Dan stesso sottolinea che, nel suo sogno, non è né giorno né notte, un dettaglio che sottolinea lo stato sospeso e ambiguo dell'ambiente. Questo diner non è solo un luogo fisico, ma una metafora per un punto di transizione tra due mondi: il conscio e l'inconscio, il reale e l'irreale.


Il dialogo di Dan con il detective è costruito come una narrazione dentro la narrazione. Dan descrive il suo sogno con un tono esitante, ma il dettaglio con cui ricorda ogni particolare (la luce, l'atmosfera, il posizionamento del detective) suggerisce che il sogno è rimasto impresso nella sua mente in modo quasi ossessivo. Questa dinamica crea una tensione immediata: Dan non sta solo ricordando il sogno, ma sta anche vivendo il suo stesso racconto in tempo reale. La sovrapposizione tra passato (il sogno) e presente (l’azione che si sta svolgendo) crea un effetto straniante, rendendo lo spettatore consapevole che qualcosa di inevitabile e terribile sta per accadere. La descrizione del "uomo nel cortile dietro" è il fulcro emotivo del racconto. Dan non sa chi sia quest’uomo, ma lo identifica come "la causa di tutto", una figura che sembra concentrare in sé il male e il terrore assoluto.


È importante notare che Dan non vuole affrontare quest’uomo per curiosità, ma per liberarsi della sensazione opprimente che il sogno gli ha lasciato. Questo rende la scena una metafora per il desiderio umano di confrontarsi con le proprie paure più profonde, anche a rischio di esserne sopraffatti.

Quando Dan e il detective si dirigono nel cortile sul retro, la tensione raggiunge il culmine. Tutto ciò che Dan ha raccontato comincia a realizzarsi esattamente come nel sogno: il detective si muove nella posizione prevista, e Dan riconosce ogni dettaglio della scena. Questa ripetizione degli eventi crea un senso di déjà vu e inevitabilità, amplificando l’angoscia dello spettatore. Il climax arriva quando il "uomo dietro il muro" appare improvvisamente. Questo essere, con il volto sporco e grottesco, non è semplicemente un uomo: è una manifestazione tangibile della paura di Dan.


La sua apparizione è talmente sconvolgente che Dan sviene all’istante, incapace di sostenere il peso della sua stessa profezia.

Da un punto di vista visivo, Lynch costruisce il momento con una maestria unica. L'inquadratura fissa sul muro e l'apparizione improvvisa del volto dell'uomo sono un esempio perfetto di come il regista usi il montaggio e il silenzio per massimizzare l'effetto di sorpresa e terrore. L’apparizione non è fine a sé stessa: non si tratta solo di spaventare lo spettatore,

L'intera scena può essere letta come una metafora per il confronto con le proprie paure. Dan decide di tornare al Winkie's e di guardare dietro il muro per "liberarsi di questa orribile sensazione", ma il confronto non porta sollievo: al contrario, la paura si materializza in una forma così potente da sopraffarlo completamente.


Questo suggerisce che alcune paure non possono essere semplicemente "superate", ma devono essere accettate come parte della nostra condizione esistenziale.


La scena del Winkie's è un capolavoro di tensione e simbolismo, una dimostrazione della capacità di David Lynch di trasformare una situazione quotidiana in un incubo surreale e metafisico. Attraverso il dialogo tra Dan e il detective, Lynch esplora temi universali come il potere della paura, il rapporto tra sogno e realtà, e l’inevitabilità del destino.

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