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~ LA REDAZIONE DI RC
Immagina di entrare a Hogwarts, la scuola di magia che ogni lettore di Harry Potter ha sognato almeno una volta di frequentare. Immagina l’odore dei corridoi, i ritratti che ti salutano, il banchetto nella Sala Grande. Ora, immagina che a un certo punto, quell’incanto venga rovinato da una vocina dolce, leziosa, che però è capace di paralizzare un'intera classe con un semplice sguardo.
Ecco, quella è Dolores Jane Umbridge. Il personaggio che ha fatto storcere il naso a milioni di spettatori e lettori. Quello che perfino Lord Voldemort, con tutta la sua mancanza di naso e i suoi deliri da dominatore del mondo, fa sembrare quasi un male “comprensibile”.
E quando uno come Stephen King – uno che di villain se ne intende, avendo creato creature come Pennywise e Annie Wilkes – dichiara pubblicamente che Dolores Umbridge è il miglior antagonista della storia del cinema, vale la pena sedersi, respirare e provare a capire perché.
Partiamo da chi ha prestato corpo, voce e sorrisetti gelidi al personaggio: Imelda Staunton.
Attrice britannica, classe 1956, Imelda viene da una formazione teatrale rigorosa e ha lavorato a lungo con la Royal Shakespeare Company. È una di quelle interpreti che non ha mai avuto bisogno di gridare per imporsi: il suo talento è fatto di misura, ironia tagliente, e un controllo tecnico che la rende perfetta per quei ruoli che camminano sul filo tra l’ordinario e il disturbante. Prima di vestire il tailleur rosa di Umbridge in Harry Potter e l’Ordine della Fenice (2007), era nota per performance intense in film come Vera Drake di Mike Leigh, per cui ricevette una nomination all’Oscar. Nel momento in cui Staunton entra nell’universo di Harry Potter, la saga ha già preso un tono più cupo. L’infanzia magica di La Pietra Filosofale è lontana, e il mondo esterno – quello dei maghi e quello dei babbani – comincia a mostrare crepe inquietanti. Ed è proprio lì, tra incertezze e manipolazioni politiche, che Dolores Umbridge si fa strada.
Dolores Umbridge: l’orrore della banalità
Dolores Jane Umbridge appare per la prima volta nel quinto capitolo della saga, Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Viene inviata al castello come nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure dal Ministero della Magia, che intende mettere sotto controllo Albus Silente e tutto ciò che puzza di “resistenza”. E fin da subito, Dolores ci mette poco a far capire il suo vero volto. Dietro al sorriso plastificato, ai fiocchetti rosa, ai gattini decorativi e alla voce affettata, si nasconde un personaggio che incarna perfettamente un certo tipo di potere: quello che si insinua con modi gentili, ma che esercita un controllo soffocante e sadico.
Il suo primo gesto emblematico? Far scrivere a Harry una punizione con una penna magica che incide le parole "non devo dire bugie" direttamente sulla sua mano. Senza mai alzare la voce. Senza una scenata. Solo quel ghigno soddisfatto da impiegata del male. Ecco il punto: Umbridge non è un mostro fantastico, non è un mago oscuro che vuole uccidere tutti. È qualcosa di più familiare e più inquietante: è il funzionario che applica regole assurde per il gusto del potere. È la burocrazia fatta persona. È il piccolo totalitarismo quotidiano che può esistere ovunque.
La risposta è semplice: perché potremmo incontrarla davvero.
Il fascino dei villain cinematografici – pensa a Darth Vader, Hans Gruber, Joker – è che, per quanto affascinanti o terribili, appartengono a un mondo di fantasia e di eccesso. Umbridge no. Umbridge è quella professoressa che gode nel farti sentire stupido. È il superiore che ti penalizza solo perché può. È il potere privo di compassione, quello che non ha bisogno di motivi: "Perché sì. È la regola. Punto." E Imelda Staunton questa cosa la incarna in modo millimetrico. La sua interpretazione lavora su dettagli minuscoli: il tono della voce che sale di mezzo tono quando finge di essere amichevole, la rigidità del corpo, il modo in cui impugna la bacchetta come se fosse una penna d’ufficio. È un’interpretazione di precisione, che non cerca mai di rubare la scena ma la domina proprio perché è sottilmente disturbante.
J.K. Rowling ha messo in Umbridge tutto ciò che c'è di più odioso in certi ambienti educativi e politici: la negazione della realtà, la punizione della verità, l’ipocrisia morale. Il fatto che venga dal Ministero e che agisca con il sostegno di una struttura ufficiale rende tutto ancora più fastidioso. Perché ci dice qualcosa su quanto il male possa essere istituzionale, legale, persino cortese.
Umbridge vs Voldemort: chi è peggio?
La domanda è lecita. Voldemort è il villain “ufficiale” della saga. Ma Umbridge ha qualcosa che lui non ha: la capacità di vivere dentro le regole. Voldemort le regole le rompe, Umbridge le crea. E le fa rispettare con un entusiasmo che rasenta il fanatismo. Voldemort vuole il dominio. Umbridge vuole il controllo. Voldemort è l’incarnazione del male “epico”, Umbridge è la versione quotidiana, sistemica. Quella che si nasconde dietro un sorriso e un vestitino bon ton.
E forse è proprio per questo che King la considera il miglior antagonista della storia del cinema: perché non è una supercattiva che vuole distruggere il mondo, ma una donna mediocre che, messa in una posizione di potere, si trasforma in qualcosa di più spaventoso. Un po’ come Annie Wilkes in Misery, tra l’altro. Altra donna, altra prigione, altra sofferenza camuffata da affetto. La vera forza del personaggio di Umbridge è che ci costringe a guardare non tanto il male eclatante, ma quello che ci scivola accanto ogni giorno. Quello che si presenta con un tono educato, che viene giustificato da leggi e circolari, che si insinua nei luoghi in cui dovremmo sentirci sicuri: la scuola, il governo, la famiglia.
E nel farlo, ci ricorda che la resistenza – quella vera – spesso comincia con un "No". Come quello che Harry dice quando rifiuta di negare il ritorno di Voldemort. O come quello che Hermione e Ron dicono quando si rifiutano di chinare la testa. Umbridge non ci insegna solo cos'è il potere malato. Ci mostra cosa significa essere coraggiosi nel quotidiano. Non nel grande duello finale, ma nel piccolo gesto di dire la verità quando è più facile restare zitti.
Dolores Umbridge è, senza dubbio, uno dei personaggi più odiati della saga di Harry Potter. E lo è non perché compia atti di violenza evidenti o spettacolari, ma perché rappresenta tutto quello che ci fa sentire impotenti. È l’autorità che abusa, il potere che manipola, il sorriso che umilia.
Se vuoi soffrire ancora un po’ (perché in fondo siamo tutti un po’ masochisti), ti consiglio di riguardare la scena dell’interrogatorio con i suoi "Hem hem" – probabilmente il suono più fastidioso mai registrato nel mondo del cinema.
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