Dracula di Luc Besson: la nuova visione che conquista il box office italiano

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!

Analisi a cura di...

~ CLAUDIA LAZZARI

Super vittoria tra gli incassi italiani per Dracula di Luc Besson, una risposta del pubblico inaspettata dalla critica all'intercettazione artistica del regista francese.  Non è facile, soprattutto negli iper saturi tempi nostrani, far presa con un'opera leggendaria e rielaborata visivamente da molti. Dopo Browning, Dreyer, Herzog, Argento, Murnau, Morrissey e Coppola, Besson riesce ancora a stupire con l'immortale storia di Bram Stoker, non senza rinunciare alla sua pomposa cifra stilistica che riesce a sposare qualsiasi racconto a cui metta mano. 

Il principe Vlad II, immenso Caleb Landry Jones, vive in un enorme castello della Transilvania, con la sua amata, Elisabeta, la magnetica Zoë Bleu. Allo scoppio della Guerra Santa, per volere di Dio, Vlad guida il suo esercito verso un'epica vittoria contro i musulmani, i quali riescono ugualmente a tendere un agguato alla sua sposa e ad ucciderla. In seguito a questo accadimento, preceduto alla preghiera di Vlad al Papa chiedendogli di intercedere con Dio per la protezione di sua moglie, Vlad rinnega il Creatore, infilzando il Santo Padre con una croce. La maledizione che lo colpirà lo renderà un Vampiro, torturato dal dolore di una speranza che non si esaudisce per ben 400 anni: la reincarnazione di sua moglie. 

Strizzando l'occhio a Coppola, in un modo che ha fatto storcere il naso a molti critici, Besson sceglie di non usufruire di tutti gli elementi narrativi del romanzo, per selezionare elementi a sostegno della propria interpretazione. L'esercito di gargoyle-maggiordomi, forse disturbanti dal punto di vista digitale ma assolutamente in linea col nostro momento storico - visto che sono personificati da bambini - sostituiscono le muse vampire dal tormentato animo erotico; la figura di Maria, interpretata amabilmente da Matilda de Angelis, ritrova l'amata perduta simboleggiando il serpente dell'Eden, colui che porta Eva alla perdizione, senza esimere Adamo dalle proprie responsabilità; il Conte è un eroe romantico, folle d'amore dopo aver perduto la sua amata principessa, con la quale è legato da un rapporto viscerale che si esprime molto dal punto di vista della carne; il profumo sostituisce la capacità ipnotica di Dracula nell'attrarre le proprie vittime, un mezzo preciso ma importante per giustificare il fatto che nessuna capacità intrinseca del Conte influenzerà per la sua amata a restare, quando recupererà la sua vita passata attraverso la memoria.

"Straniamento" è la prima parola chiave per denotare la scelta principale e primordiale della rivisitazione. Ho pianto spesso, soprattutto quando c'era da ridere, provando una sensazione che non sono ancora riuscita a scovare nella mia memoria, recente e non. Si, perché la scrittura e i corpi fisici degli attori, prima che emotivi, insieme agli elementi stilistici della regia, creano situazioni grottesche e al limite dell'ambiguità, senza guastare l'immane sofferenza del Conte che non riesce a vivere senza la sua amata, della frustrazione che prova nel non poter morire per darsi pace.

Molte sequenze di macro accadimenti, come la guerra, il ballo a Versailles, il tentativo di suicidio del Conte, che si getta dalla torre del castello innumerevoli volte, atteggiando il proprio corpo a feticcio clownesco che esalta il dolore folle che trattiene, sono di una bellezza e di una suggestione che non potranno mai portarmi a dire "il solito Besson", a differenza di quanto in molti abbiano fatto. 

Il Conte di Besson non rientra nell'archetipo del magistrale racconto gotico, bensì in una figura appartenente al mondo del melodramma, spinta da un animo quasi adolescenziale nella difficoltà ad accettare la morte della propria amata, ma giustificato nell'assenza di razionalità - non solo dall'amore folle - ma dall'esistenza di un tempo ormai perduto, in cui il peso delle cose era reale è percepibile. Un amore senza tempo in un tempo in cui si cerca l'amore, in cui si cercano risposte che - benché mai siano state date e mai riusciranno ad essere date - necessitano di un'intercettazione ben precisa, basata sulla responsabilità che noi stessi abbiamo nell'afferrare ciò che ci circonda.  Vlad rinnega Dio perché ha lottato per Lui, in una guerra voluta da Lui, chiedendogli solo di non includere la sua amata principessa nel conflitto, a prescindere dalla propria salvezza. E Dio non ascolta questa richiesta, scatenando un'ira funesta nel re che smette di vivere e a cui non è concesso morire: deve accettare il proprio destino. Affidato al monologo del Sacerdote (Christoph Waltz), è la morale cardine che fa crescere improvvisamente dopo 400 anni "l'adolescente" Conte logorato dai suoi capricci: la guerra è stata chiesta da uomini che intercedono per Dio e lui stesso, in quanto uomo, ha interceduto per quella volontà. La responsabilità delle proprie scelte ci obbliga a scrivere il nostro destino, a prescindere da quale entità ci circondi con il proprio disegno. Non è Dio che lo tortura impedendogli di morire è lui che sceglie di vivere torturando se stesso. Difatti, un modo per essere distrutto esiste e Vlad se lo fa autoinfliggere per non condannare la sua amata alla propria stessa vita di dannazione.

Quattrocento anni di attesa per dire addio alla sua Elizabeta perduta. 

Presa diretta sulla Gen Z. E no, non è sempre nefasta questa conseguenza: non sempre implica un piegare l'arte a scelte sistemiche degradanti pur di fare numeri. Le nuove generazioni rappresentano da sempre i sentimenti di svolta più importanti in una società. Nello smarrimento più totale di questa epoca di evoluzione, i nuovi individui vogliono cercare delle risposte, abbattendo l'indisponibilità emotiva degli adulti, risvegliando le generazioni precedenti stesse col ricordo genetico dominante della carne e della passione. Abbattere l'omologazione con uno straniamento che è efficace proprio perché disturba un meccanismo ormai radicato nei rapporti umani, un meccanismo individualista e dedito al ricambio continuo delle necessità, al materiale, all'omologazione. E la qualità d'essere del Conte di Besson, coi suoi voluti difetti, rispecchia il bisogno di diversità e di assoluto che - se solo tutti si fermassero per più di due dannati secondi - capirebbero appartenere non solo ai giovanissimi. La ricerca dell'amore come antidoto alla sopravvivenza, sangue ed emozione fisica, assenza di razionalità. La soluzione per sopravvivere al nuovo mondo non è una continua Innovazione, ma la verità - sempre uguale - del Primordiale. 

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.

Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com