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Articolo a cura di...
~ CLAUDIA LAZZARI
Incredibile a dirsi ma Eden, il nuovo film di Ron Howard, è tratto da una storia vera.
Quindici anni fa, in vacanza alle Galapagos con la sua famiglia, Howard scopre questa misteriosa storia. Del racconto, esistono tuttora più versioni, reperibili attraverso i libri di due protagoniste, Margret e Dora.
In fuga dall'Occidente, dopo il disastro immane della Prima Guerra Mondiale, alcune persone si trasferiscono sull'indomata isola Floreana, alle Galapagos.
I primi ad approdare sono il Dr. Friedrich Ritter (Jude Law) e la sua compagna Dore Strauch (Vanessa Kirby). Seguono la famiglia Wittmer (Daniel Bruhl e Sydney Sweeney) con un figlio adolescente e uno in arrivo (che scopriranno dopo aver trascorso già del tempo sull'isola). Infine, la Baronessa Eloise Wehrborn de Wagner-Bosquet (Ana De Armas) e i suoi due amanti, Robert (Toby Wallace) e Rundolph (Kevin Kammerer).
I protagonisti hanno motivazioni diverse che li hanno spinti a questo viaggio assurdo da intraprendere. Il Dr. Ritter sta scrivendo un libro per rifondare la società, un trattato filosofico che indaghi la brutalità umana, che insegni come tenerla a freno e che ne carpisca le ragioni. Un libro che mostri come contenere gli istinti possa portare le pace interiore e collettiva. Dora è la sua discepola, oltre che amante. Ha la sclerosi multipla e il dottore la convince di potersi curare attraverso la meditazione e uno stile di vita gestito a contatto con la natura. Lui stesso ha curato le proprie infezioni ai denti sradicandoli uno ad uno.
Ritter scrive delle lettere indirizzate in Occidente, per aggiornare i giornali sull'andamento della costruzione delle sue teorie. Uno dei lettori delle pubblicazioni che le riportano, Heinz Wittmer, decide di compiere la stessa scelta del dottore per provare a guarire suo figlio dalla tubercolosi.
Ritter e Dora non reagiscono bene a questa visita: fanno di tutto per portare i nuovi papabili vicini ad abbandonare l'isola. Sono misantropi e saccenti nei loro confronti e li posizionano nei pressi di una caverna, apparentemente impossibile da domare per poter ricavare acqua e terreno coltivabile. Con loro immensa sorpresa, i Wittmer faranno molto meglio di loro, creando una dimora unica e confortevole, con un importante sorgente d'acqua e un ottimo orto. Il figlio di Heinz, avuto dalla prima moglie, riesce inoltre a migliorare molto con la sua tubercolosi. Il contatto con la natura, differentemente da quanto accade a Dora, riesce per davvero a risolvere il suo problema di salute, con aria pulita.
Giunge infine l Baronessa Eloise con i suoi tirapiedi, entrambi ossessionati da lei e devoti come schiavi. La baronessa, che si rivelerà essere un'impostora intollerabile, ha acquistato l'isola per creare un resort di lusso. Approfittatrice, dedita unicamente allo sballo, incapace di fare qualsiasi cosa per la propria sopravvivenza che non sia comandare i due amanti, metterà a dura prova la pazienza delle due famiglie vicine, commettendo finanche sgarri gravi come lasciar quasi morire Margret Wittmer di parto.
Gli eventi, che non spoilero, giocano su di una dinamica precisa: cosa accade quando l'uomo tenta di dominare la natura e non in quanto singolo, ma in quanto collettività.
L'essenza umana, intrisa di caratteri, esperienze, passati, paure, interessi, complica le relazioni rendendo difficili le convivenze. Le conseguenze portano sempre ad un unico esito: la disgrazia.
Innanzitutto, fuggire dalla civiltà significa, automaticamente, una cosa: crearne un'altra. E' il prezzo della sopravvivenza di una specie evoluta. Il darwinismo lo spiega perfettamente. Per quanto difficile sia adattarsi ad un ecosistema completamente diverso, alla natura selvaggia - anche animale - che lo popola, all'assenza di elementi di progresso al quali si è abituati. La refrigerazione, ad esempio. Molte cose, gestibili in maniera elementare nel loro Occidente, possono ucciderli alle Galapagos. Come accadrà a qualcuno, per del cibo avariato. L'Eden, per quanto apparentemente le intenzioni del dottore siano nobili, viene invaso da Adamo ed Eva che, prima o poi, commetteranno un peccato.
I principi di Rittman vengono, dunque, messi a dura prova dalla prova in sé, ovvero dal momento in cui sta nascendo una collettività. Egli scrive un libro proprio sulla ricostruzione collettiva, su come tenere la pace e il rispetto, domando gli istinti, eppure - appena giungono altre persone a disturbare la sua esistenza - va in tilt. Lentamente, i suoi principi gli si rivoltano contro. E ad un certo punto, stremato dalla fame, li capovolge completamente, trascinando con sé Heinz.
Nella storia ci saranno molteplici omicidi, nella realtà ancora non chiarificati. Ciò che si evince è, ancora una volta, la contraddizione dell'essere umano.
Domiamo la natura, così come domiamo noi stessi, ed entrambe le cose comportano eventi spiacevoli o anche gravi. Il prezzo di avere una coscienza non impedisce, comunque, di demolirla, comportandoci ugualmente da animali.
La partita della sopravvivenza è giocata, in fase finale, da Margret e Dora, entrambe subalterne dei propri compagni, se pur in maniera completamente diversa. Margret si emanciperà mentre Dora, rendendosi conto di aver creduto nell'irreale seguendo Rittman, sceglierà la via più semplice. Margret sembra l'oppressa, Dora sembra l'indipendente. Ma la realtà, come sempre, si rivelerà diversa.
Howard ci dice che fuggire dalla realtà non significa fuggire da noi stessi e lo fa attraverso personaggi estremamente realistici e crudi nella rappresentazione dei propri tratti spigolosi. Il regista mostra quelle parti del carattere che di norma un interlocutore ipotizza di ravvisare in una persona, rendendoli così espliciti da farli sembrare surreali. Ad onor del vero, però, riflettendoci non sono per nulla surreali.
Ho apprezzato moltissimo la regia, la scelta di soffermarsi anche spesso sugli animali, con una macchina che li segue molto da vicino, sottolineando il modo in cui vengono presi dagli uomini e utilizzati. Ad un certo punto della visione, sono stata presa da una forte angoscia, restituita dalla capitolazione lenta e piena di suspance degli istinti dei protagonisti.
Il cast, superlativo: Jude Law, Ana De Armas, Vanessa Kirby, Daniel Brühl, Sydney Sweeney, Toby Wallace e Kevin Kammerer, non fanno altro che sbatterti in faccia con estrema verità le cose che più odieresti di te, i meccanismi difficili da spezzare, le paure e le pulsioni a volte impossibili da trattenere.
In un'intervista rilasciata a Mattia Pasquini, Howard spiega che le tematiche del film sono certamente attuali: la disgrazia ambientale, le conseguenze di una guerra (che sembrano minacciare sempre di più anche il presente), la fuga da tutto il male che il progresso continua a generare, soprattutto sulla tranquillità individuale, che sfuma in irascibilità e individualismo.
Riguardo alla storia incredibilmente vera, di cui riporterà alcuni pezzi alla fine del film, Howard ci dice che entrambi i libri delle vere protagoniste sono validi. Rappresentano i propri punti di vista e il disprezzo reciproco, la colpa che si attribuiscono a vicenda.
C'è qualcosa di classico, quasi da tragedia greca o da letteratura russa, nel modo in cui questi personaggi affrontano le sfide della natura, sé stessi e gli altri. Penso sia un argomento affascinante, e questa è la mia versione. C'è un libro recente su questa storia. E un eccellente documentario, Satan Came to Eden.
Le Galapagos sono da sempre un territorio che affascina, perché c'è stata la colonizzazione umana ma mantenendo una convivenza che non ha distrutto un certo tipo di equilibrio.
Cento anni fa, quando tutto accadde, c'era questa sorta di sogno americano di imprenditorialità, di prendere il comando di se stessi e di elevarsi al di sopra di tutto il resto. Questa arroganza si avverte, decisamente. Ma l'isola, che è dove sono nate le teorie di Darwin sull'evoluzione e sulla sopravvivenza del più adatto, si rivela una sfida piuttosto impegnativa. Alla fine, l'isola è stata colonizzata, le persone hanno trovato il modo per collaborare e vivere in sintonia con la Natura. Sì, anche questo è uno degli argomenti del film.
Online è possibile trovare un repertorio di immagini vere, che inquadrano i veri protagonisti della storia, girate da Allan Hancock. La storia ha un ampio respiro femminista e dimostra, ancora una volta, come la donna matriarca agisca da sempre come mente e come freno dell'istinto distruttivo e primordiale.
Dora morirà un anno dopo essere tornata a casa, per continuazioni legate alla malattia che l'affliggeva. Margret morirà nel 2000, a 96 anni. La sua stirpe vive ancora a Floreana.
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