Tutti i film di Jack Nicholson

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~ LA REDAZIONE DI RC

Il listone definitivo di tutti i film di Jack Nicholson, in ordine cronologico!

1- 10 - Da "The Cry Baby Killer" a "Flight to Fury"

1. The Cry Baby Killer (1958), regia di Jus Addiss

Sinossi: Un adolescente coinvolto in un malinteso durante una rissa pensa di aver ucciso un uomo. In preda al panico, prende in ostaggio alcune persone in un fast food. Il ruolo di Nicholson: Jimmy Wallace è il protagonista. È il primo ruolo da protagonista per Nicholson, e già qui c’è un embrione di quell’intensità nervosa che tornerà in tanti suoi personaggi. Il film è un B-movie di Roger Corman, girato in pochi giorni, ma segna l’inizio di tutto.

2. Too Soon to Love (1960), regia di Richard Rush

Sinossi: Due giovani innamorati affrontano le difficoltà del mondo adulto, tra insicurezze, famiglia e gravidanza inaspettata. Il ruolo di Nicholson: Buddy è l’amico disturbante, un outsider con atteggiamenti da predatore. È un ruolo secondario ma interessante, perché Nicholson comincia a sperimentare con la figura dell’antieroe.

3. The Wild Ride (1960), regia di Harvey Berman

Sinossi: Un ribelle delle corse automobilistiche vive una vita sregolata tra gare clandestine e risse, sfidando costantemente l’autorità. Il ruolo di Nicholson: Johnny Varron è il protagonista. Qui siamo proprio nell’archetipo del giovane ribelle anni ’50, un James Dean a basso budget. Nicholson gioca con il cliché e si diverte a essere sgradevole. Il film è amatoriale, ma lui comincia a farsi notare per la sua faccia fuori dagli schemi.

4. La piccola bottega degli orrori (The Little Shop of Horrors, 1960), regia di Roger Corman

Sinossi: In un negozio di fiori, una pianta carnivora cresce a dismisura, richiedendo sangue umano per sopravvivere. Il ruolo di Nicholson: Wilbur Force, un paziente masochista che si presenta dal dentista. È una scena sola, ma memorabile: Nicholson gigioneggia, esagera, sperimenta. È quasi una caricatura e diventerà cult.

5. Vivi con rabbia (Studs Lonigan, 1960), regia di Irving Lerner

Sinossi: La storia di Studs, un giovane irlandese-americano nella Chicago degli anni '20, alle prese con povertà, alcool e delusioni. Il ruolo di Nicholson: Weary Reilly. Ruolo molto secondario, difficile da valutare per impatto. In questo caso, Nicholson è più un volto che passa sullo sfondo.

6. The Broken Land (1962), regia di John A. Bushelman

Sinossi: Un misterioso straniero arriva in una cittadina corrotta del West, dove lo sceriffo è un uomo brutale. Il ruolo di Nicholson: Will Brocious, il forestiero protagonista. Western low-cost, sceneggiatura scritta dallo stesso Nicholson. Interessante perché mostra già la sua voglia di scrivere e controllare la narrazione. Il personaggio è silenzioso, ma determinato: classico outsider con senso della giustizia personale.

7. I maghi del terrore (The Raven, 1963), regia di Roger Corman

Sinossi: Una parodia horror ispirata a Edgar Allan Poe, con stregoni, incantesimi e duelli magici. Il ruolo di Nicholson: Rexford Bedlo, figlio del mago interpretato da Peter Lorre. Film bizzarro, tra commedia e gotico. Nicholson tiene il ritmo con giganti come Vincent Price e Boris Karloff, riuscendo a non sparire. Una palestra perfetta per l’ironia che coltiverà più avanti.

8. La vergine di cera (The Terror, 1963), regia di Roger Corman

Sinossi: Un tenente francese si imbatte in un castello infestato e in una donna misteriosa che sembra un fantasma. Il ruolo di Nicholson: André Duvalier, ancora protagonista. Girato in condizioni caotiche, con più registi coinvolti (incluso lo stesso Nicholson in alcune giornate!). Film confuso, ma interessante come esempio di come Jack, pur alle prime armi, volesse essere già attore e autore.

9. Una nave tutta matta (Ensign Pulver, 1964), regia di Joshua Logan

Sinossi: Seguito del classico "Mister Roberts". Siamo a bordo di una nave militare durante la Seconda guerra mondiale, tra dinamiche di potere e piccole rivolte di equipaggio. Il ruolo di Nicholson: Dolphin, ruolo minore ma in un film più mainstream rispetto alle produzioni Corman. Nicholson inizia a farsi largo a Hollywood, anche se ancora con ruoli secondari.

10. Flight to Fury (1964), regia di Monte Hellman

Sinossi: Un gruppo di passeggeri sopravvive a un atterraggio di emergenza nella giungla delle Filippine e si ritrova in una lotta per la sopravvivenza... e per dei diamanti. Il ruolo di Nicholson: Jay Wickham, co-protagonista e anche sceneggiatore del film. Qui comincia la collaborazione con Monte Hellman, molto importante nella sua carriera pre-"Easy Rider". C’è tensione, ambiguità morale, e un gioco di ruoli tra eroe e traditore che Nicholson incarna con gusto.

Da 11 al 20 - Da "Back Door to Hell" a "L'amica delle 5 ½"

11. Back Door to Hell (1964), regia di Monte Hellman

Sinossi: Tre soldati americani sbarcano nelle Filippine occupate dai giapponesi durante la Seconda guerra mondiale per preparare un'invasione alleata. Il ruolo di Nicholson: Lt. Craig, ufficiale giovane ma già segnato dalla guerra. Nicholson interpreta il classico soldato con la coscienza in crisi, e lo fa con quel tipo di nervosismo trattenuto che diventerà un suo marchio. La collaborazione con Hellman continua a essere fondamentale.

12. Le colline blu (Ride in the Whirlwind, 1966), regia di Monte Hellman

Sinossi: Tre cowboy innocenti vengono scambiati per banditi e braccati da una posse armata. Il ruolo di Nicholson: Wes, uno dei protagonisti. Film scritto da Nicholson stesso, western esistenzialista, lento, polveroso. Il personaggio è un uomo comune trascinato nella tragedia. Una prova molto controllata, tutta in sottrazione, che anticipa il tono di Five Easy Pieces.

13. La sparatoria (The Shooting, 1966), regia di Monte Hellman

Sinossi: Un ex cacciatore di taglie accetta di accompagnare una donna misteriosa attraverso il deserto, inseguiti da un inquietante pistolero. Il ruolo di Nicholson: Billy Spear, figura quasi spettrale. Poco dialogo, molta presenza scenica. Nicholson è freddo, enigmatico, sinistro. Film piccolo ma potentissimo, quasi un western di Antonioni, e lui ci sta perfettamente dentro.

14. Angeli dell'inferno sulle ruote (Hells Angels on Wheels, 1967), regia di Richard Rush

Sinossi: Un meccanico entra in una banda di motociclisti e viene risucchiato in un mondo di anarchia e violenza. Il ruolo di Nicholson: Poet, protagonista. Nicholson qui è pienamente nel personaggio del borderline. C’è una fame di ribellione, ma anche una certa fragilità. Non è un duro, è uno che cerca un posto nel mondo, e lo fa tra i motociclisti. Prova interessante, ruvida.

15. Il massacro del giorno di San Valentino (The St. Valentine's Day Massacre, 1967), regia di Roger Corman

Sinossi: Cronaca della famosa strage del 1929 tra bande mafiose a Chicago. Il ruolo di Nicholson: Piccola apparizione non accreditata. Non ci sono molte informazioni precise sulla sua presenza. Probabilmente una comparsa o un personaggio di contorno.

16. Psych-Out - Il velo sul ventre (Psych-Out, 1968), regia di Richard Rush

Sinossi: Una ragazza sorda scappa a San Francisco per cercare suo fratello, entrando in contatto con la scena psichedelica e hippie di Haight-Ashbury. Il ruolo di Nicholson: Stoney, chitarrista hippie, carismatico ma disilluso. Film pieno di LSD, colori acidi e idealismo consumato. Nicholson incarna bene il paradosso di quella generazione: libero ma già corrotto. Ci mette molto del suo carisma naturale.

17. Sogni perduti (Head), regia di Bob Rafelson (1968)

Sinossi: Film surreale con i The Monkees, una serie di sketch e sequenze oniriche che decostruiscono la fama e i mass media. Il ruolo di Nicholson: Cameo non accreditato e co-sceneggiatore. È uno dei progetti più sperimentali a cui ha messo mano, e anticipa la sua sensibilità per narrazioni destrutturate e antinarrative. Il cameo è rapido, ma il lavoro dietro le quinte è rilevante.

18. Easy Rider - Libertà e paura (Easy Rider, 1969), regia di Dennis Hopper

Sinossi: Due motociclisti attraversano l’America alla ricerca della libertà, scontrandosi con l’intolleranza e il vuoto del sogno americano. Il ruolo di Nicholson: George Hanson, avvocato alcolizzato e disilluso, che si unisce al viaggio. È il ruolo che lo lancia. Nicholson ruba la scena con pochi gesti, grazie alla sua parlantina impastata, il modo in cui barcolla tra idealismo e rassegnazione. È il volto dell’America che si sveglia con la sbornia post-sogno.

19. The Rebel Rousers (1970), regia di Martin B. Cohen

Sinossi: Un uomo cerca di salvare la sua fidanzata rapita da una banda di motociclisti. Il ruolo di Nicholson: Bunny, uno dei membri della gang. Girato prima di Easy Rider, uscito dopo per sfruttare il successo. Nicholson fa il duro, ma in modo quasi caricaturale. È un ruolo di contorno, ma dà un’idea del tipo di film dove veniva piazzato prima che il suo talento diventasse innegabile.

20. L'amica delle 5 ½ (On a Clear Day You Can See Forever) (1970), regia di Vincente Minnelli

Sinossi: Una donna va in ipnosi per smettere di fumare e scopre di aver vissuto una vita precedente nell’Ottocento. Il ruolo di Nicholson: Tad Pringle, piccolo ruolo secondario. Commedia romantica sofisticata, in cui Jack compare in una sottotrama marginale. Ancora non è "Jack", ma un caratterista interessante in un film molto distante dal suo stile.

Dal 21 al 30 - Da "Cinque pezzi facili" a "Qualcuno volò sul nido del cuculo"

21. Cinque pezzi facili (Five Easy Pieces, 1970), regia di Bob Rafelson

Sinossi: Un pianista di talento rinuncia alla carriera artistica e si rifugia in una vita da operaio. Quando scopre che il padre è malato, torna a casa e affronta le sue radici borghesi. Il ruolo di Nicholson: Robert Dupea. Qui nasce il personaggio Nicholson: intellettuale che si finge rozzo, cinico ma con una faglia emotiva profonda. È un uomo che scappa da sé stesso, costantemente fuori posto. La scena con la cameriera ("Tieniti il pollo") è un manifesto della sua recitazione fatta di frustrazione repressa. Uno dei suoi ruoli più autentici.

22. Conoscenza carnale (Carnal Knowledge, 1971), regia di Mike Nichols

Sinossi: Due amici attraversano decenni di vita confrontandosi con le proprie relazioni sentimentali e sessuali. Il ruolo di Nicholson: Jonathan, narcisista emotivamente anaffettivo. È un personaggio gelido, manipolatore, che vive la sessualità come un campo di battaglia. Nichols affida a Nicholson un ruolo che poteva facilmente risultare odioso, ma lui lo rende profondamente vero. Qui si misura con un testo verbale molto teatrale, ma lo rende tutto suo.

23. Un posto tranquillo (A Safe Place, 1971), regia di Henry Jaglom

Sinossi: Una giovane donna vive tra realtà e fantasia, in un mondo onirico popolato da ricordi e illusioni. Il ruolo di Nicholson: Mitch. Film sperimentale, quasi underground. Nicholson è una figura quasi fluttuante, più simbolica che narrativa. Non è un ruolo centrale, ma interessante per vedere come si prestava a progetti al di fuori del circuito mainstream anche dopo il successo.

24. Il re dei giardini di Marvin (The King of Marvin Gardens, 1972), regia di Bob Rafelson

Sinossi: Due fratelli agli antipodi si ritrovano ad Atlantic City per un improbabile affare immobiliare. Il ruolo di Nicholson: David Staebler, speaker radiofonico introverso. Curioso: Nicholson interpreta il fratello calmo, mentre Bruce Dern è quello fuori di testa. Nicholson lavora tutto sul non detto, con una malinconia silenziosa che si discosta dai suoi ruoli più rumorosi. Film sottovalutatissimo.

25. L'ultima corvé (The Last Detail, 1973), regia di Hal Ashby

Sinossi: Due marinai devono scortare un giovane recluta in prigione. Durante il viaggio, decidono di fargli vivere un’ultima avventura. Il ruolo di Nicholson: Buddusky. È uno dei ruoli che meglio sintetizza la sua forza: è sboccato, disilluso, ma in fondo fragile. Nicholson si muove in bilico tra rassegnazione e ribellione, tra umanità e cruda ironia. Il monologo sul sistema che "ti fotte comunque" è da antologia. Fuori controllo, ma con un cuore ben nascosto.

26. Chinatown (1974), regia di Roman Polański

Sinossi: Un detective privato si ritrova invischiato in un complotto che coinvolge l’acqua di Los Angeles, una famiglia corrotta e un passato irrisolto. Il ruolo di Nicholson: Jake Gittes. Ruolo simbolo. Gittes è uno dei più grandi investigatori del noir moderno: ironico, elegante, ma profondamente impotente di fronte al male sistemico. Polanski lo dirige in sottrazione, e Jack lavora sullo sguardo, sul silenzio, su come un uomo può perdere pur facendo tutto giusto. "Forget it, Jake, it’s Chinatown" – è il momento in cui capiamo che Nicholson non è un eroe classico, ma qualcosa di più reale.

27. Professione: reporter (The Passenger, 1975), regia di Michelangelo Antonioni

Sinossi: Un giornalista in crisi d'identità assume l’identità di un uomo morto e si ritrova coinvolto in traffici loschi. Il ruolo di Nicholson: David Locke. Uno dei ruoli più stranianti della sua carriera. Qui non c’è quasi nulla del Nicholson teatrale: è passivo, stanco, quasi assente. Antonioni lo usa come corpo in dissoluzione. La scena finale, quel piano-sequenza di sette minuti, è puro cinema, e Jack ci sta dentro con una presenza quasi invisibile. Un film filosofico travestito da thriller.

28. Tommy (1975), regia di Ken Russell

Sinossi: Musical psichedelico tratto dall'album degli Who. Tommy è un ragazzo sordo, cieco e muto che diventa un messia del flipper. Il ruolo di Nicholson: Dottore, in una breve sequenza musicale. Fa poco, canta (male, volutamente), e si diverte un mondo. È un cameo surreale in un film fuori controllo. Non rilevante per la carriera, ma da segnalare per il tono completamente sopra le righe.

29. Due uomini e una dote (The Fortune, 1975), regia di Mike Nichols

Sinossi: Due uomini architettano un matrimonio di comodo con una ricca ereditiera, ma i piani si complicano. Il ruolo di Nicholson: Oscar Sullivan. Commedia nera, slapstick, con una recitazione molto fisica. Qui Jack si spoglia dell’intellettuale e abbraccia il buffone, l’imbroglione goffo. Non è un film riuscitissimo, ma è interessante vederlo lavorare in un registro così diverso.

30. Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s Nest, 1975), regia di Miloš Forman

Sinossi: Un detenuto simula problemi mentali per sfuggire al carcere e finisce in un ospedale psichiatrico, dove si scontra con l’autorità della capoinfermiera. Il ruolo di Nicholson: R.P. McMurphy. Uno dei ruoli cardine della sua carriera. McMurphy è un anarchico, un provocatore, ma anche un uomo spezzato. Nicholson riesce a rendere ogni sfumatura: la furia, il gioco, la rabbia, la compassione. La sua espressività qui è totale, passa da un ghigno beffardo a un silenzio devastante. Oscar meritato.

Da 31 a 40 - Da "Missouri" a "L'onore dei Prizzi"

31. Missouri (The Missouri Breaks, 1976), regia di Arthur Penn

Sinossi: Un gruppo di ladri di cavalli viene inseguito da un singolare cacciatore di taglie, assoldato da un ricco ranchero. Il ruolo di Nicholson: Tom Logan, capo dei ladri. È un film anomalo: western, ma con una vena grottesca. Nicholson è il bandito riflessivo, quasi un contadino con ambizioni di vendetta. È accanto a Marlon Brando, che qui si lascia andare a un’interpretazione totalmente fuori controllo. Jack invece è più asciutto, e fa da contraltare perfetto.

32. Gli ultimi fuochi (The Last Tycoon, 1976), regia di Elia Kazan

Sinossi: Ispirato al romanzo incompiuto di Fitzgerald, racconta la vita di Monroe Stahr, un potente produttore di Hollywood alle prese con amori impossibili e lotte di potere. Il ruolo di Nicholson: Brimmer, un sindacalista colto e ostile a Stahr. È un ruolo piccolo, ma ben definito. È un intellettuale militante, una figura critica che si oppone al potere dello studio system. Nicholson, pur avendo poche scene, lo rende denso e pungente.

33. Verso il sud (Goin' South, 1978), regia di Jack Nicholson

Sinossi: Un fuorilegge viene graziato dalla forca grazie a una donna che accetta di sposarlo. Ma lei ha un piano: usare lui per lavorare in miniera. Il ruolo di Nicholson: Henry Moon, e qui è anche alla regia. È una commedia western bizzarra, con un Nicholson più istrionico del solito, a metà tra clown e mascalzone. Si diverte visibilmente, ma il film ha una struttura irregolare. Interessante vedere come gestisce la regia: privilegia il caos controllato e i dettagli grotteschi.

34. Shining (The Shining, 1980), regia di Stanley Kubrick

Sinossi: Uno scrittore accetta di fare da custode invernale in un hotel isolato con la moglie e il figlio. Ma l’Overlook Hotel ha una volontà propria. Il ruolo di Nicholson: Jack Torrance. Uno dei suoi ruoli più famosi. L’interpretazione è fortemente teatrale, volutamente sopra le righe. Kubrick lo vuole come un uomo già sull’orlo del baratro, e Jack lo rende in ogni tic, ghigno e scatto d’ira. Non è un "cattivo", è una coscienza che si disgrega. C’è dentro tutto: il fallimento, l’ambizione repressa, la paternità come gabbia. E quella risata sotto la porta tagliata: pura angoscia.

35. Il postino suona sempre due volte (The Postman Always Rings Twice, 1981), regia di Bob Rafelson

Sinossi: Un vagabondo si ferma in una tavola calda e inizia una relazione con la moglie del proprietario. Insieme pianificano un omicidio. Il ruolo di Nicholson: Frank Chambers. Remake del classico noir con Lana Turner. Jack lavora sul lato animalesco del personaggio: c'è sudore, desiderio, violenza. La chimica con Jessica Lange è palpabile. Non c'è eroismo, solo l’illusione di un amore che diventa ossessione.

36. Ragtime (1981), regia di Miloš Forman – non accreditato

Sinossi: Storia corale ambientata negli Stati Uniti a inizio Novecento, tra tensioni razziali, personaggi storici e racconti incrociati. Il ruolo di Nicholson: Brevissima comparsa non accreditata, nel ruolo dell’avvocato difensore di Coalhouse Walker. È quasi un favore a Forman. 

37. Reds (1981), regia di Warren Beatty

Sinossi: Biografia del giornalista americano John Reed, testimone della rivoluzione russa. Il ruolo di Nicholson: Eugene O’Neill, poeta e drammaturgo. È una delle sue performance più eleganti e contenute: veste i panni di un uomo innamorato, consapevole di non poter competere con la passione ideologica dell’epoca. È tutto negli sguardi e nei silenzi. Lontano dalla sua maschera più nota, e proprio per questo affascinante.

38. Frontiera (The Border, 1982), regia di Tony Richardson

Sinossi: Un agente della polizia di frontiera in Texas si trova a dover scegliere tra corruzione e giustizia. Il ruolo di Nicholson: Charlie Smith. Qui è più trattenuto del solito, e dà corpo a un personaggio schiacciato dalla routine, che lentamente si risveglia alla propria coscienza. Il film ha un taglio sociale molto marcato. Jack lavora bene sul conflitto interno, su quel senso di stanchezza morale che precede il riscatto

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39. Voglia di tenerezza (Terms of Endearment, 1983), regia di James L. Brooks

Sinossi: Una madre e una figlia attraversano trent’anni di amore, conflitti e dolori, con un astronauta in pensione a fare da elemento di disturbo. Il ruolo di Nicholson: Garrett Breedlove, vicino di casa donnaiolo e riluttante all’amore. È una spalla comica, ma con malinconia di fondo. È l’inizio del "Nicholson saggio e cinico", quello che ride di sé. La scena dell’appuntamento con Shirley MacLaine è pura alchimia. Oscar come miglior attore non protagonista.

40. L'onore dei Prizzi (Prizzi’s Honor, 1985), regia di John Huston

Sinossi: Un sicario della mafia si innamora di una donna... che scopre essere anche lei un killer su commissione. Il ruolo di Nicholson: Charley Partanna. Una delle sue performance più sottili: Jack interpreta un mafioso impacciato, devoto alla "famiglia", che si trova a dover scegliere tra l’amore e il dovere. È buffo ma non stupido, tenero ma pericoloso. Recitazione misurata, grottesca, che gioca con i cliché mafiosi senza mai scivolare nella parodia.

Da 41 a 50 - da "Heartburn - Affari di cuore" a "Wolf - La belva è fuori"

41. Heartburn - Affari di cuore (Heartburn, 1986), regia di Mike Nichols

Sinossi: Una giornalista e un columnist politico si innamorano, si sposano, hanno un figlio... e affrontano tradimenti, gelosie e disillusione. Il ruolo di Nicholson: Mark Forman, marito infedele. È un personaggio reale, ispirato alla vita della sceneggiatrice Nora Ephron e al suo matrimonio con Carl Bernstein. Nicholson lavora di sottrazione: è viscido ma mai caricaturale, sorridente anche mentre distrugge tutto. Il carisma che diventa veleno, con classe.

42. Le streghe di Eastwick (The Witches of Eastwick, 1987), regia di George Miller

Sinossi: Tre donne insoddisfatte evocano senza saperlo l’uomo perfetto... che si rivela essere una specie di diavolo. Il ruolo di Nicholson: Daryl Van Horne. Qui Jack si diverte come un matto. È teatrale, osceno, manipolatore, eppure irresistibile. Interpreta il Diavolo come una fusione tra lussuria e disprezzo per la mediocrità. Le scene con Cher, Pfeiffer e Sarandon sono uno scontro di poteri. Nicholson entra nel regno del grottesco con consapevolezza totale.

43. Dentro la notizia – Broadcast News (Broadcast News, 1987), regia di James L. Brooks

Sinossi: Dietro le quinte di un telegiornale americano, tra giornalismo, etica e triangoli amorosi. Il ruolo di Nicholson: Bill Rorish, l’anchorman star. Apparizione breve ma densa. Jack interpreta il volto mediatico dell’informazione, perfetto e arrogante. Pochi minuti che servono a dare il senso del sistema corrotto e ipocrita. Nicholson entra, ruba la scena, e se ne va.

44. Ironweed, regia di Héctor Babenco (1987)

Sinossi: Due senzatetto attraversano Albany durante la Grande Depressione, tra ricordi, visioni e fallimenti. Il ruolo di Nicholson: Francis Phelan. Uno dei suoi ruoli più laceranti. Ex giocatore di baseball rovinato dall’alcol e dai rimorsi. Nicholson è devastato, sporco, vulnerabile. Il film è duro, viscerale, e lui regge tutta la narrazione su un filo emotivo continuo. Meryl Streep gli fa da specchio perfetto. Forse il suo ruolo più cupo dopo The Shining.

45. Batman, regia di Tim Burton (1989)

Sinossi: Gotham è sotto il giogo del Joker, mentre un vigilante mascherato cerca di restituire ordine e giustizia. Il ruolo di Nicholson: Jack Napier / Joker. Qui Jack entra ufficialmente nella cultura pop. È il Joker teatrale, gangster, istrionico, con una risata che sembra un morso. Prima di Ledger e Phoenix, c’era lui. E la sua versione è pienamente figlia degli anni '80: vanitosa, folle, barocca. Tim Burton gli lascia spazio, e lui si prende il film. Ha detto: “Ho interpretato il male come un artista.” E si vede.

46. Il grande inganno (The Two Jakes, 1990), regia di Jack Nicholson

Sinossi: Il detective Jake Gittes torna in scena quindici anni dopo Chinatown, in un nuovo intrigo di tradimenti e affari immobiliari. Il ruolo di Nicholson: Jake Gittes, e stavolta anche regista. Film sofferto, cupo, a tratti confuso. Nicholson cerca di replicare l’atmosfera noir, ma con una Los Angeles che ormai ha cambiato pelle. Il personaggio è invecchiato, meno sicuro, più cinico. Non ha la forza di Chinatown, ma è una bella elegia stanca di un antieroe classico.

47. La gatta e la volpe (Man Trouble, 1992), regia di Bob Rafelson

Sinossi: Un domatore di cani viene coinvolto in una strana relazione con una cantante d’opera in crisi. Il ruolo di Nicholson: Harry Bliss. Una commedia confusa, che non decolla. Nicholson qui gioca con un personaggio imbranato ma affascinante, un po’ come in Voglia di tenerezza, ma senza la stessa forza. Film minore, anche se la chimica con Ellen Barkin ha dei momenti divertenti.

48. Codice d'onore (A Few Good Men, 1992), regia di Rob Reiner

Sinossi: Un giovane avvocato militare affronta un processo in cui emergono omertà, abuso di potere e questioni etiche. Il ruolo di Nicholson: Colonnello Nathan R. Jessup. Ha poche scene, ma sono leggendarie. La sua presenza è talmente imponente che domina tutto. Quel monologo in aula (“You can’t handle the truth!”) è una delle performance più citate della storia del cinema. Nicholson interpreta il potere con una sicurezza granitica, e lo rende disturbante, affascinante, spaventoso.

49. Hoffa - Santo o mafioso? (Hoffa, 1992), regia di Danny DeVito

Sinossi: Biopic del leader sindacale Jimmy Hoffa, figura controversa del dopoguerra americano. Il ruolo di Nicholson: Jimmy Hoffa. Trasformazione fisica e vocale. Jack si immerge nel personaggio, gli dà corpo, voce, ritmo. Non è un’imitazione, è una reinvenzione. Il film è solido, ma la sua interpretazione è ciò che resta. Fa emergere l’ambiguità del potere, tra idealismo e corruzione.

50. Wolf - La belva è fuori (Wolf, 1994), regia di Mike Nichols

Sinossi: Un editore di New York viene morso da un lupo e inizia a sviluppare poteri (e istinti) animaleschi. Il ruolo di Nicholson: Will Randall. È un uomo mite che riscopre il suo lato predatorio, sia sul lavoro che in amore. Il film è un horror atipico, elegante, e Nicholson si diverte a trasformarsi gradualmente da vittima a predatore. Ruggisce, letteralmente, e gli viene benissimo. Metafora della mascolinità repressa che si risveglia.

Da 51 a 63 - Da "3 giorni per la verità" a "Come lo sai"

51. 3 giorni per la verità (The Crossing Guard, 1995), regia di Sean Penn

Sinossi: Un gioielliere alcolizzato viene sconvolto dalla notizia che l’uomo responsabile della morte di sua figlia sta per uscire di prigione. Decide di ucciderlo. Il ruolo di Nicholson: Freddy Gale. Forse una delle sue interpretazioni più sottovalutate. È un uomo consumato dal lutto, che usa la vendetta come unica motivazione per vivere. Nicholson è grezzo, distrutto, sempre sull’orlo di crollare. Sean Penn lo dirige con rispetto e gli lascia spazio per scavare nel dolore. Pochi ruoli suoi sono così fisicamente e emotivamente esposti.

52. Blood & Wine (Blood and Wine, 1996), regia di Bob Rafelson

Sinossi: Un mercante di vini pianifica un furto di gioielli con un complice cubano, ma tutto va storto. Il ruolo di Nicholson: Alex Gates, truffatore elegante ma decadente. È il ritratto di un uomo cinico e alla deriva, in un film che sa di noir moderno. Nicholson interpreta un essere umano pieno di egoismo e fallimenti. Il volto è stanco, lo sguardo opaco. Film minore, ma performance molto curata.

53. Mars Attacks!, regia di Tim Burton (1996)

Sinossi: Una razza aliena apparentemente pacifica invade la Terra e inizia a seminare caos e distruzione con armi surreali. Il ruolo di Nicholson: Doppio ruoloil Presidente degli Stati Uniti e Art Land, un imprenditore megalomane di Las Vegas. È uno show totale: due personaggi opposti, entrambi caricaturali. Jack gioca, gigioneggia, si prende gioco della politica e del capitalismo. Burton lo lascia libero, e lui si diverte come un ragazzino in un luna park distrutto dagli alieni.

54. Conflitti del cuore (The Evening Star, 1996), regia di Robert Harling

Sinossi: Seguito di Voglia di tenerezza, segue la vita di Aurora dopo la morte della figlia, mentre cerca di gestire i suoi nipoti ormai adulti. Il ruolo di Nicholson: Garrett Breedlove, in un piccolo cameo. Ritorna brevemente nel personaggio del vicino astronauta playboy. È una presenza-ricordo, un tocco nostalgico. Nulla di centrale, ma la sua apparizione dà un senso di continuità emotiva.

55. Qualcosa è cambiato (As Good as It Gets, 1997), regia di James L. Brooks

Sinossi: Uno scrittore misantropo, affetto da disturbo ossessivo-compulsivo, si ritrova a interagire con una cameriera madre single e un vicino artista gay. Il ruolo di Nicholson: Melvin Udall. Oscar come miglior attore. È il ritratto perfetto del Nicholson degli anni ’90: burbero, sgradevole, tagliente, ma con un cuore che batte forte, nascosto sotto strati di cinismo. Il personaggio è insopportabile e irresistibile, e Jack lo modella con maestria, lavorando sul ritmo, sulle pause, sulle incrinature. La scena del complimento (“You make me want to be a better man”) è un piccolo miracolo di scrittura e interpretazione.

56. La promessa (The Pledge, 2001), regia di Sean Penn

Sinossi: Un detective prossimo alla pensione si ossessiona con un caso di omicidio di una bambina, convinto che il vero colpevole sia ancora libero. Il ruolo di Nicholson: Jerry Black. Nicholson lavora tutto sul vuoto: è un uomo che perde sé stesso in una missione che diventa follia. È uno dei ruoli più silenziosi e interiori della sua carriera. La recitazione è trattenuta, ma devastante. Il finale è tra i più amari del suo percorso: un uomo che cerca senso e resta solo.

57. A proposito di Schmidt (About Schmidt, 2002), regia di Alexander Payne

Sinossi: Un uomo appena in pensione perde la moglie e intraprende un viaggio in camper per impedire il matrimonio della figlia. Il ruolo di Nicholson: Warren Schmidt. Qui demolisce la sua immagine pubblica: niente sopracciglia alzate, niente battute taglienti. Solo un uomo grigio, passivo, spaesato. Ogni silenzio è una confessione. È una delle sue prove più toccanti, in assoluto. Dolore ordinario, piccole sconfitte, la ricerca disperata di un ruolo nel mondo. Capolavoro.

58. Terapia d’urto (Anger Management, 2003), regia di Peter Segal

Sinossi: Un uomo tranquillo viene condannato a frequentare una terapia per la gestione della rabbia sotto la guida di uno psichiatra molto... particolare. Il ruolo di Nicholson: Dr. Buddy Rydell. È un Nicholson mattatore, sopra le righe, che si diverte a destabilizzare Adam Sandler. Gioca con il ruolo del terapeuta come fosse un troll da manuale.

59. Tutto può succedere – Something’s Gotta Give (Something's Gotta Give, 2003), regia di Nancy Meyers

Sinossi: Un ricco playboy abituato a uscire con ragazze molto più giovani si innamora, inaspettatamente, della madre di una delle sue conquiste. Il ruolo di Nicholson: Harry Sanborn. È Nicholson che interpreta la parodia di sé stesso: maturo, seduttore, allergico all’impegno... finché arriva l’amore che lo mette in crisi. Film brillante, e lui gioca benissimo con i toni della commedia romantica. Il dialogo con Diane Keaton al ristorante è puro teatro leggero fatto bene.

60. The Departed - Il bene e il male (The Departed, 2006), regia di Martin Scorsese

Sinossi: Nella Boston della criminalità organizzata, un poliziotto infiltrato e un mafioso infiltrato nella polizia si danno la caccia. Il ruolo di Nicholson: Frank Costello. È Nicholson nel ruolo del boss. Si ispira a Whitey Bulger ma lo porta nel suo mondo: istrionico, spaventoso, imprevedibile. Scorsese gli lascia campo libero, e Jack porta sullo schermo un male che si nutre di teatralità e paranoia. Non è realistico, è quasi mitologico. Il topo sul davanzale finale? È lui, in forma animale.

61. Non è mai troppo tardi (The Bucket List, 2007), regia di Rob Reiner

Sinossi: Due uomini malati terminali decidono di evadere dall’ospedale e fare insieme un viaggio per realizzare tutti i desideri che hanno rimandato per anni. Il ruolo di Nicholson: Edward Cole, magnate arrogante che impara a guardare la vita con occhi nuovi. È un Nicholson più dolce del solito, ma sempre tagliente. Gioca sul contrasto tra il suo cinismo e l’umanità di Morgan Freeman. È un film che si affida totalmente al carisma dei due attori. Lui funziona, anche nei momenti più sdolcinati.

62. Joaquin Phoenix - Io sono qui! (I’m Still Here, 2010), regia di Casey Affleck

Sinossi: Finto documentario che segue la finta "discesa nella follia" di Joaquin Phoenix, che abbandona la recitazione per diventare un rapper. Il ruolo di Nicholson: Apparizione fugace, non accreditata. Si vocifera sia presente in una scena di party hollywoodiano. Nulla di confermato ufficialmente, ma se compare, è un passaggio simbolico: il vecchio leone tra i giovani che smontano le icone.

63. Come lo sai (How Do You Know, 2010), regia di James L. Brooks

Sinossi: Una ex campionessa di softball si trova coinvolta in un triangolo amoroso tra un playboy e un dirigente d’azienda in crisi. Il ruolo di Nicholson: Charles Madison, padre del personaggio interpretato da Paul Rudd. È l’ultimo ruolo ufficiale prima del ritiro. Un padre manipolatore, coinvolto in frodi aziendali, che tenta di restare in controllo mentre il mondo gli crolla addosso. Non è un ruolo centrale, ma ha alcuni momenti molto intensi. Curiosamente, Nicholson qui è più serio del tono generale del film, come se fosse l’unico personaggio consapevole che qualcosa sta finendo, dentro e fuori dallo schermo.

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