Film che hanno fatto la storia - \"L'Age d'or\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Il cinema è una macchina del tempo. Ogni film è una finestra su un’epoca, un riflesso delle idee, delle tecnologie e delle sensibilità artistiche che lo hanno generato. Guardando i film che hanno segnato la storia del cinema, possiamo osservare non solo l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ma anche i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici che hanno trasformato il modo in cui raccontiamo e viviamo le storie.

Ci sono film che hanno introdotto innovazioni tecniche rivoluzionarie, altri che hanno ridefinito il concetto stesso di narrazione. Alcuni hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, altri hanno cambiato per sempre il modo in cui pensiamo al cinema. Ogni grande film è il risultato di un momento storico preciso, di scelte artistiche coraggiose e di attori, registi e sceneggiatori che hanno saputo trasformare il loro tempo in immagini indimenticabili.

Questa rubrica esplora quei film che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un segno nella storia del cinema. Opere che hanno cambiato il modo in cui il pubblico guarda il grande schermo, influenzato generazioni di cineasti e ridefinito i confini di ciò che il cinema può essere.

Il film di oggi è...

L'age d'or

Negli anni ‘30, il cinema era ancora visto principalmente come una forma di intrattenimento. Le grandi produzioni hollywoodiane offrivano storie di eroi, amori romantici e finali rassicuranti. Ma c’era un’altra corrente, nata dall’avanguardia artistica europea, che voleva trasformare il cinema in un’arma sovversiva, un mezzo per destabilizzare, scandalizzare e mettere in discussione i valori della società.

Uno dei film che meglio rappresenta questa visione è L’Age d’or (1930) di Luis Buñuel, un’opera che incarna alla perfezione lo spirito del surrealismo e che, per la sua radicalità, venne censurata e proibita per decenni.

Realizzato in collaborazione con Salvador Dalí, con cui Buñuel aveva già lavorato in Un chien andalou (1929), il film è una feroce critica alla morale borghese, alla religione e all’ipocrisia della società. Non segue una trama lineare, ma si sviluppa attraverso una serie di episodi onirici e provocatori, in cui la logica viene costantemente sovvertita e il desiderio è sempre represso o ostacolato.

L’Age d’or non è solo un film, è un attacco frontale contro l’ordine costituito, un’opera che rifiuta ogni compromesso e che, a distanza di quasi un secolo, continua a sorprendere e a disturbare.

La trama: l’impossibilità dell’amore in un mondo repressivo

Il film si apre con un documentario naturalistico che mostra la vita dei "scorpioni", descritti come creature solitarie e aggressive. Questo prologo apparentemente scollegato serve come metafora per la natura umana e per il conflitto tra istinti e repressione.

La storia vera e propria inizia con un gruppo di uomini che naufraga su un’isola deserta e viene salvato da autorità locali. Tra loro c’è un uomo senza nome (Gaston Modot), che successivamente diventa il protagonista di una serie di eventi bizzarri e sovversivi.

Il cuore del film è il suo rapporto con una giovane donna aristocratica (Lya Lys). Tra i due scoppia una passione irrefrenabile, ma ogni tentativo di consumare il loro amore viene interrotto dalla società, dalla religione e dalle convenzioni sociali.

In una scena, i due amanti si baciano con passione in un giardino, ma vengono continuamente interrotti da eventi assurdi: un'orchestra inizia a suonare all'improvviso, un uomo cade da una finestra, e una folla di persone li osserva con sdegno.

In un’altra, l’uomo, frustrato e represso, cammina per la città e prende a calci un cane, attaccando chiunque incontri, in un’esplosione di rabbia incontrollata.

In una delle sequenze più celebri, la donna, esasperata dall’impossibilità di consumare il desiderio, inizia a succhiare con passione l’alluce di una statua, un’immagine di erotismo surreale che sovverte completamente l’idea tradizionale di sessualità nel cinema.

Il film si chiude con un riferimento blasfemo al Marchese de Sade e alla sua 120 giornate di Sodoma. In un castello, un gruppo di libertini emerge dopo aver perpetrato orribili atti di depravazione. Uno di loro assomiglia a Gesù Cristo, suggerendo una provocatoria associazione tra religione e perversione.

Il finale è volutamente ambiguo e disturbante, lasciando lo spettatore senza risposte, ma con un senso di inquietudine profonda.

Un attacco frontale alla società borghese

A differenza di Un chien andalou, che era più un esperimento visivo basato su associazioni oniriche, L’Age d’or ha un messaggio chiaro e diretto: è una critica feroce alla repressione sessuale, al potere della Chiesa e all’ipocrisia della borghesia.

Buñuel e Dalí attaccano frontalmente i pilastri della società:

La famiglia viene mostrata come un’istituzione soffocante e repressiva.

La religione è rappresentata come oppressiva e complice del potere, culminando nel riferimento finale al Marchese de Sade.

La morale borghese viene ridicolizzata attraverso personaggi incapaci di gestire i propri desideri e pulsioni.

L’intero film è un inno alla liberazione dagli schemi imposti, una celebrazione dell’istinto e del caos contro l’ordine artificiale della società.

Uno scandalo senza precedenti: censura e proibizioni

Quando L’Age d’or uscì a Parigi nel 1930, scatenò una reazione violentissima. Durante una delle prime proiezioni, un gruppo di estremisti di destra irruppe nel cinema, distruggendo gli arredi e lanciando inchiostro sullo schermo per impedire la visione del film.

La borghesia e la Chiesa cattolica condannarono immediatamente il film, considerandolo un attacco diretto ai valori cristiani e ai principi morali della società. Il governo francese intervenne e vietò la distribuzione del film, una censura che durò per quasi 50 anni.

Il visconte de Noailles, il mecenate che aveva finanziato il film, fu costretto a scusarsi pubblicamente per evitare ripercussioni politiche e sociali. Nel frattempo, Buñuel dovette lasciare la Francia e trasferirsi in Spagna e poi in Messico, dove avrebbe continuato la sua carriera.

L’Age d’or rimase proibito fino agli anni ‘70, quando venne finalmente restaurato e distribuito, diventando immediatamente un film di culto.

L’influenza del film: il surrealismo al cinema

Nonostante la censura, L’Age d’or è oggi riconosciuto come uno dei film più influenti della storia del cinema. Il suo uso del montaggio, delle associazioni visive e della narrazione non lineare ha ispirato generazioni di registi, da Federico Fellini a David Lynch.

L’idea di utilizzare il cinema come strumento di provocazione e rottura è stata ripresa nel cinema d’avanguardia, nell’arte concettuale e persino nella pubblicità. Il suo spirito ribelle vive in ogni opera che sfida le convenzioni e rifiuta di conformarsi alle regole del mercato.

Curiosità del film

Salvador Dalí e Luis Buñuel iniziarono il film insieme, ma durante la lavorazione litigarono. Buñuel eliminò molte idee di Dalí e il film divenne un’opera più personale del regista.

La scena della donna che succhia l’alluce di una statua fu considerata una delle immagini più scandalose del cinema dell’epoca.

Nel 1930, il film fu proiettato in un evento privato a Hollywood. Tra gli spettatori c’era anche Sergej Ėjzenštejn, che rimase profondamente colpito dalla sua audacia visiva.

Conclusione: il cinema come atto rivoluzionario

A quasi un secolo dalla sua uscita, L’Age d’or rimane un’opera di incredibile potenza visiva e concettuale. È un film che rifiuta ogni compromesso, che sfida il pubblico e che dimostra come il cinema possa essere più di una semplice forma di intrattenimento: può essere un atto di ribellione, un’arma contro l’ipocrisia e una celebrazione della libertà.

Ancora oggi, guardare L’Age d’or significa confrontarsi con immagini che destabilizzano, provocano e fanno riflettere. Ed è proprio questa la sua grandezza: non si limita a raccontare una storia, ma invita lo spettatore a mettere in discussione tutto ciò che crede di sapere sulla realtà.

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