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~ LA REDAZIONE DI RC
Il cinema è una macchina del tempo. Ogni film è una finestra su un’epoca, un riflesso delle idee, delle tecnologie e delle sensibilità artistiche che lo hanno generato. Guardando i film che hanno segnato la storia del cinema, possiamo osservare non solo l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ma anche i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici che hanno trasformato il modo in cui raccontiamo e viviamo le storie.
Ci sono film che hanno introdotto innovazioni tecniche rivoluzionarie, altri che hanno ridefinito il concetto stesso di narrazione. Alcuni hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, altri hanno cambiato per sempre il modo in cui pensiamo al cinema. Ogni grande film è il risultato di un momento storico preciso, di scelte artistiche coraggiose e di attori, registi e sceneggiatori che hanno saputo trasformare il loro tempo in immagini indimenticabili.
Questa rubrica esplora quei film che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un segno nella storia del cinema. Opere che hanno cambiato il modo in cui il pubblico guarda il grande schermo, influenzato generazioni di cineasti e ridefinito i confini di ciò che il cinema può essere.
Il film di oggi è...
Quando D.W. Griffith realizzò Nascita di una nazione (1915), cambiò per sempre il cinema, ma si trovò anche al centro di una tempesta di polemiche. Il suo film, con la sua rappresentazione razzista del periodo della Ricostruzione americana e la glorificazione del Ku Klux Klan, scatenò indignazione e proteste. Griffith si difese sostenendo di non essere un razzista e di essere stato frainteso, ma le critiche lo colpirono profondamente. Fu così che decise di rispondere con un film ancora più grande e ambizioso: Intolerance (1916), una colossale epopea storica che affrontava il tema dell’ingiustizia e dell’oppressione attraverso i secoli.
Con questo film, Griffith voleva dimostrare che l’intolleranza è un male universale, una costante della storia dell’umanità. Ma il suo vero obiettivo era anche riscattare la propria immagine di autore, mostrando che il suo cinema poteva essere moralmente elevato e non solo spettacolare. Il risultato fu un’opera grandiosa, innovativa e visionaria, che per molti versi superò Nascita di una nazione dal punto di vista tecnico e narrativo, ma che, paradossalmente, segnò la fine dell’epoca d’oro di Griffith.
La struttura: quattro storie intrecciate nel tempo
La grande innovazione di Intolerance è la sua struttura narrativa. Invece di raccontare una sola storia, Griffith ne mette in scena quattro, ambientate in epoche diverse, tutte legate dal tema dell’intolleranza:
L’epoca moderna (1916) – Una giovane coppia viene separata dalle ingiustizie sociali e dalla corruzione del sistema giudiziario. È la storia più vicina al presente e funge da filo conduttore emotivo del film.
La Passione di Cristo – La storia della crocifissione di Gesù, vista come il simbolo supremo dell’intolleranza religiosa.
La notte di San Bartolomeo (1572) – Il massacro degli Ugonotti per mano dei cattolici francesi, che dimostra come il fanatismo possa portare a conseguenze devastanti.
La caduta di Babilonia (539 a.C.) – La distruzione dell’antica Babilonia da parte dei Persiani, con le sue spettacolari sequenze di battaglia e i suoi giganteschi set.
Le quattro storie non sono raccontate in modo lineare, ma si intrecciano continuamente, in un montaggio parallelo che diventa sempre più frenetico man mano che il film procede. Griffith passa da una storia all’altra con transizioni rapide, creando un effetto di accumulo e tensione che culmina in un finale travolgente.
A tenere insieme queste storie c’è l’immagine ricorrente di una donna che culla un bambino, simbolo della continuità della vita e dell’innocenza violata dall’intolleranza.
Un film colossale: scenografie, costumi e ambizioni senza precedenti
Griffith voleva che Intolerance fosse il film più spettacolare mai realizzato, e ci riuscì. Per la sequenza di Babilonia, costruì un set gigantesco con torri alte decine di metri, enormi statue scolpite e centinaia di comparse in costumi sfarzosi. Le scene di battaglia sono coreografate con una precisione impressionante, con migliaia di figuranti che si muovono su set reali, senza effetti speciali digitali.
Il realismo e la scala delle scenografie erano qualcosa di mai visto prima. Il set di Babilonia divenne talmente iconico che alcune delle sue strutture rimasero in piedi per anni dopo le riprese, attirando turisti e curiosi.
Anche il montaggio e la messa in scena furono rivoluzionari. Griffith spinse ancora più in là le innovazioni introdotte in Nascita di una nazione: primi piani emozionali, riprese in movimento, inquadrature spettacolari dall’alto e un uso magistrale del montaggio parallelo.
Un commento politico e sociale
Sebbene il film sia ambientato in epoche diverse, il messaggio di Griffith era chiaro: l’intolleranza è un male che si ripete nella storia, e le sue conseguenze sono sempre tragiche. Ma il film aveva anche un sottotesto politico molto preciso.
La storia ambientata nel presente è una critica feroce alla società americana dell’epoca. Griffith attacca l’ipocrisia della riforma sociale, mostrando come le organizzazioni moraliste, invece di aiutare i poveri, finiscano per distruggere le vite delle persone con il loro zelo. In questo senso, Intolerance è una risposta indiretta alle critiche ricevute per Nascita di una nazione: se nel film precedente Griffith era stato accusato di razzismo, qui si presenta come un autore impegnato, che denuncia le ingiustizie del suo tempo.
La scelta di includere la storia della Passione di Cristo non è casuale: nel 1916, il clima politico e religioso in America era molto acceso, con forti divisioni tra cattolici e protestanti. Griffith usa questa storia per lanciare un messaggio universale di tolleranza e compassione.
Il fallimento al botteghino e l'eredità del film
Nonostante la sua ambizione, Intolerance non ebbe il successo che Griffith sperava. Il pubblico trovò difficile seguire la struttura frammentata del film e molti spettatori si sentirono confusi dal continuo passaggio da un’epoca all’altra. Anche la lunghezza – oltre tre ore – era impegnativa per il pubblico del tempo. Il film fu un disastro commerciale e Griffith, che aveva finanziato il progetto con i propri soldi, si ritrovò in gravi difficoltà economiche.
Ma l’influenza di Intolerance sulla storia del cinema fu enorme. Il suo uso del montaggio parallelo influenzò registi come Sergej Ėjzenštejn, che ne riprese le tecniche in La corazzata Potëmkin (1925), e Orson Welles, che lo considerava un punto di riferimento per Quarto potere (1941).
Anche il suo impatto visivo lasciò un segno indelebile: le colossali scenografie di Babilonia ispirarono i grandi kolossal hollywoodiani, dai film biblici degli anni ’50 come Ben-Hur (1959) ai blockbuster moderni.
Negli anni successivi, il film venne rivalutato e oggi è considerato uno dei più grandi esperimenti narrativi della storia del cinema. Il suo fallimento segnò l’inizio del declino di Griffith, ma la sua eredità sopravvisse, influenzando generazioni di cineasti.
Conclusione: un film visionario, ma in anticipo sui tempi
Intolerance è un film che ha anticipato il futuro del cinema. Il suo montaggio frenetico e la narrazione a episodi sono elementi che oggi vediamo nelle grandi saghe cinematografiche e nelle serie TV. È un film che dimostra quanto Griffith fosse un innovatore, capace di spingere il mezzo cinematografico oltre i suoi limiti.
Se Nascita di una nazione ha cambiato il cinema per le sue innovazioni tecniche, Intolerance ha dimostrato che il cinema poteva essere anche un’arte ambiziosa, capace di affrontare temi complessi e universali. E, nonostante il suo insuccesso iniziale, oggi è riconosciuto come uno dei più grandi film della storia.
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