film che hanno fatto la storia del cinema - \"Nosferatu\" (1922)

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~ LA REDAZIONE DI RC

Il cinema è una macchina del tempo. Ogni film è una finestra su un’epoca, un riflesso delle idee, delle tecnologie e delle sensibilità artistiche che lo hanno generato. Guardando i film che hanno segnato la storia del cinema, possiamo osservare non solo l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ma anche i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici che hanno trasformato il modo in cui raccontiamo e viviamo le storie.

Ci sono film che hanno introdotto innovazioni tecniche rivoluzionarie, altri che hanno ridefinito il concetto stesso di narrazione. Alcuni hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, altri hanno cambiato per sempre il modo in cui pensiamo al cinema. Ogni grande film è il risultato di un momento storico preciso, di scelte artistiche coraggiose e di attori, registi e sceneggiatori che hanno saputo trasformare il loro tempo in immagini indimenticabili.


Questa rubrica esplora quei film che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un segno nella storia del cinema. Opere che hanno cambiato il modo in cui il pubblico guarda il grande schermo, influenzato generazioni di cineasti e ridefinito i confini di ciò che il cinema può essere.


Il film di oggi è...

Nosferatu

Il cinema horror ha avuto molte icone nel corso della sua storia, ma poche sono rimaste così impresse nell’immaginario collettivo come Nosferatu (1922), il capolavoro di F.W. Murnau. Un film che ha plasmato il genere horror, ma ha anche fissato nella memoria visiva del pubblico un’idea di vampiro completamente diversa da quella elegante e seducente del Dracula di Bram Stoker. Nosferatu è un film che incarna il concetto stesso di incubo: le sue immagini spettrali, le sue ombre allungate, la figura mostruosa e inarrestabile del conte Orlok hanno reso questa pellicola una delle più inquietanti e durature della storia del cinema.


Eppure, questo film che oggi consideriamo un classico ha rischiato di scomparire per sempre a causa di una battaglia legale con gli eredi di Stoker. La sua sopravvivenza, quasi miracolosa, ha permesso di tramandare un’opera che ha definito l’horror moderno e influenzato generazioni di registi, da Werner Herzog a Tim Burton, da David Lynch a Guillermo del Toro.

Una storia rubata: il caso dei diritti d’autore

Quando il produttore Albin Grau e il regista F.W. Murnau decisero di realizzare Nosferatu, il loro obiettivo era quello di portare sullo schermo la storia di Dracula, il romanzo pubblicato da Bram Stoker nel 1897. Ma non riuscirono a ottenere i diritti dalla vedova di Stoker, Florence Balcombe, che si oppose fermamente all’adattamento. Per aggirare il problema, Murnau e il suo team cambiarono alcuni elementi della trama e ribattezzarono i personaggi: Dracula diventò il conte Orlok, Jonathan Harker fu trasformato in Thomas Hutter, Mina in Ellen, e la storia venne spostata dall’Inghilterra alla Germania. Il titolo stesso venne modificato, scegliendo Nosferatu, un termine che all’epoca si riteneva fosse un’antica parola slava per “vampiro” (anche se oggi si tende a ritenere che l’origine del termine sia un errore di traduzione).


Ma queste modifiche non bastarono a proteggere la produzione da conseguenze legali. Gli eredi di Stoker portarono la Prana-Film, la casa di produzione, in tribunale e ottennero un verdetto che ordinava la distruzione di tutte le copie del film. Molte vennero effettivamente bruciate, ma alcune copie riuscirono a sopravvivere e vennero distribuite clandestinamente, permettendo così al film di giungere fino a noi.

La trama: il vampiro come flagello della città

La storia segue Thomas Hutter, un giovane impiegato immobiliare che vive nella città tedesca di Wisborg con sua moglie Ellen. Il suo datore di lavoro, Knock, lo incarica di recarsi nei Carpazi per concludere la vendita di una casa al conte Orlok, un misterioso e ricco aristocratico che desidera trasferirsi a Wisborg.


Giunto al castello di Orlok dopo un viaggio tra paesaggi sempre più spettrali, Hutter viene accolto dal conte, un essere dalla pelle pallida, dalle orecchie a punta, con dita lunghissime e occhi penetranti. Man mano che passa il tempo nel castello, Hutter si rende conto che Orlok non è un uomo normale: è una creatura oscura e mostruosa che si nutre del sangue dei vivi.


Quando Orlok scopre una foto di Ellen, ne rimane ossessionato. Decide quindi di partire per Wisborg, viaggiando all’interno di una cassa piena di terra e di ratti, simbolo della pestilenza. Il viaggio della nave su cui Orlok si imbarca è segnato dalla morte: uno dopo l’altro, tutti i membri dell’equipaggio muoiono, lasciando la nave deserta al suo arrivo nel porto della città.


Mentre Wisborg viene colpita da una misteriosa epidemia, Ellen comprende che il vampiro è la fonte del male e decide di sacrificarsi per fermarlo. Seguendo le istruzioni di un antico libro sui vampiri, lascia che Orlok si nutra del suo sangue fino all’alba, momento in cui il vampiro viene colpito dai primi raggi del sole e si dissolve in una nuvola di fumo.

Le tematiche: morte, peste e paura del contagio

A differenza del Dracula di Stoker, che presentava il vampiro come una creatura seducente, capace di esercitare il suo potere attraverso il fascino e la manipolazione, Nosferatu rappresenta il vampiro come un essere puramente mostruoso, un flagello che porta distruzione e morte.


Uno degli aspetti più interessanti del film è il suo legame con la paura della peste. Il viaggio di Orlok verso Wisborg è accompagnato da sciami di ratti e da una scia di morte che ricorda le epidemie che avevano colpito l’Europa nei secoli precedenti. La sua presenza è assimilata a quella di un morbo inarrestabile, una metafora che all’epoca del film risultava particolarmente inquietante: la Prima Guerra Mondiale era finita da poco e l’Europa aveva vissuto la devastante pandemia di influenza spagnola del 1918-1920.


L’idea del vampiro come entità che diffonde la malattia si riflette anche nel modo in cui la città reagisce al suo arrivo. I cittadini, terrorizzati, cercano di trovare una spiegazione razionale alla serie di morti misteriose, senza comprendere la vera natura della minaccia. Questo aspetto anticipa una delle caratteristiche fondamentali dell’horror moderno: il conflitto tra la razionalità umana e le forze oscure che sfuggono alla comprensione.

L’estetica dell’Espressionismo tedesco: un incubo visivo

Come Il gabinetto del dottor Caligari (1920), anche Nosferatu è un prodotto dell’Espressionismo tedesco, un movimento artistico che utilizzava scenografie distorte, ombre marcate e atmosfere irreali per esprimere stati psicologici e temi profondi.


Murnau, però, scelse un approccio diverso rispetto a Robert Wiene. Invece di girare interamente in teatri di posa con scenografie dipinte, decise di girare molte scene in esterni reali, sfruttando castelli abbandonati e paesaggi naturali per creare un’atmosfera di straniamento. Questo conferisce al film un senso di realismo inquietante: il mondo di Nosferatu non è apertamente surreale, ma è permeato da un’inquietudine sottile, come se la realtà stessa fosse diventata un incubo.


L’elemento più iconico del film è senza dubbio l’uso delle ombre. L’immagine dell’ombra artigliata di Orlok che si allunga su Ellen, anticipando la sua morte, è una delle più celebri della storia del cinema e rappresenta alla perfezione il potere evocativo del film.



L’eredità di Nosferatu


Nonostante le difficoltà legali, Nosferatu è sopravvissuto ed è diventato uno dei film più influenti della storia del cinema.


Il personaggio di Orlok, interpretato magistralmente da Max Schreck (il cui cognome in tedesco significa “paura”), ha ispirato innumerevoli rappresentazioni del vampiro nel cinema e nella cultura pop. Il film è stato omaggiato e reinterpretato più volte, dal remake di Werner Herzog Nosferatu, il principe della notte (1979) a L’ombra del vampiro (2000), che immagina Schreck come un vero vampiro.



Conclusione: un horror eterno


A più di un secolo dalla sua uscita, Nosferatu rimane un capolavoro insuperato del cinema horror. La sua atmosfera gotica, la sua estetica espressionista e il suo vampiro mostruoso lo rendono ancora oggi uno dei film più inquietanti e affascinanti mai realizzati. Un film che non ha bisogno di dialoghi o effetti speciali per incutere paura: basta un’ombra su un muro, e l’orrore è servito.

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