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~ LA REDAZIONE DI RC
Il cinema è una macchina del tempo. Ogni film è una finestra su un’epoca, un riflesso delle idee, delle tecnologie e delle sensibilità artistiche che lo hanno generato. Guardando i film che hanno segnato la storia del cinema, possiamo osservare non solo l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ma anche i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici che hanno trasformato il modo in cui raccontiamo e viviamo le storie.
Ci sono film che hanno introdotto innovazioni tecniche rivoluzionarie, altri che hanno ridefinito il concetto stesso di narrazione. Alcuni hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, altri hanno cambiato per sempre il modo in cui pensiamo al cinema. Ogni grande film è il risultato di un momento storico preciso, di scelte artistiche coraggiose e di attori, registi e sceneggiatori che hanno saputo trasformare il loro tempo in immagini indimenticabili.
Questa rubrica esplora quei film che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un segno nella storia del cinema. Opere che hanno cambiato il modo in cui il pubblico guarda il grande schermo, influenzato generazioni di cineasti e ridefinito i confini di ciò che il cinema può essere.
Il film di oggi è...
Nel 1929, il regista sovietico Dziga Vertov realizzò L’uomo con la macchina da presa (Chelovek s kinoapparatom), un film che avrebbe cambiato per sempre il linguaggio cinematografico. Vertov non voleva solo raccontare una storia o documentare la realtà: il suo obiettivo era dimostrare il potere del cinema stesso, liberandolo dalla tradizione teatrale e letteraria per trasformarlo in un'arte pura, fatta solo di immagini in movimento. Questo film, privo di attori professionisti, di sceneggiatura e di didascalie, è un’opera sperimentale che esplora il rapporto tra la macchina da presa e il mondo che filma. È un film sul cinema stesso, un'opera che smonta e ricompone la realtà attraverso tecniche di montaggio rivoluzionarie. Con il suo ritmo frenetico, le sue immagini sorprendenti e l'uso creativo del montaggio, L’uomo con la macchina da presa è ancora oggi considerato uno dei documentari più innovativi della storia del cinema.
La trama: una giornata nella vita della città
A differenza dei film narrativi tradizionali, L’uomo con la macchina da presa non ha una vera e propria trama. Il film si sviluppa come un flusso di immagini che ritraggono la vita quotidiana in diverse città sovietiche (tra cui Mosca, Odessa e Kiev), seguendo il corso di una giornata, dall’alba al tramonto. Vediamo le strade che si animano, i negozi che aprono, le persone che vanno al lavoro, gli operai in fabbrica, i tram che sfrecciano, i bambini che giocano, le spiagge affollate e le coppie che si sposano. Il film cattura ogni aspetto della vita urbana, dalle attività più banali ai momenti più intensi.
Ma la vera protagonista è la macchina da presa stessa. Il cameraman (interpretato dal fratello di Vertov, Mikhail Kaufman) è presente in molte scene, ripreso mentre filma la città da ogni angolazione possibile. Lo vediamo arrampicarsi sui treni, infilarsi tra le ruote di un tram in corsa, posizionare la cinepresa sotto le rotaie o sopra i tetti. La macchina da presa diventa un occhio onnipresente, capace di catturare la realtà da prospettive impossibili per l’occhio umano.
E poi c’è il montaggio, che trasforma il film in una sinfonia visiva. Le immagini si sovrappongono, si alternano in rapida successione, creano associazioni sorprendenti. Una donna che apre gli occhi al mattino viene montata in parallelo con un operatore che apre l’otturatore della cinepresa, suggerendo che il cinema è uno strumento per vedere il mondo. Il ritmo accelera e rallenta, giocando con il tempo e con lo spazio. Alla fine, vediamo una sala cinematografica, dove il pubblico sta guardando proprio il film che abbiamo visto. È un loop perfetto: il cinema che si guarda mentre viene creato.
Un film rivoluzionario: il montaggio come linguaggio
Uno degli aspetti più straordinari di L’uomo con la macchina da presa è l’uso sperimentale del montaggio. Vertov credeva che il montaggio fosse la vera essenza del cinema, capace di costruire significati nuovi e di trasformare la realtà in qualcosa di più profondo.
Il film utilizza una serie di tecniche innovative per l’epoca, molte delle quali sarebbero diventate elementi fondamentali del linguaggio cinematografico:
Montaggio rapido: sequenze brevissime che si susseguono freneticamente, creando un ritmo visivo ipnotico.
Sovrimpressioni: immagini sovrapposte per creare connessioni visive e simboliche.
Stop-motion: oggetti inanimati che si muovono da soli, come la cinepresa che si monta da sé.
Rallenty e accelerazioni: il tempo viene manipolato per enfatizzare il movimento.
Inquadrature dal punto di vista della macchina: la cinepresa diventa un personaggio, un occhio meccanico che esplora il mondo.
Split-screen: l’immagine viene divisa in più sezioni, mostrando scene diverse contemporaneamente.
Queste tecniche, oggi comuni nel cinema, erano assolutamente rivoluzionarie all’epoca. Vertov le usava per dimostrare che il cinema poteva andare oltre la semplice rappresentazione della realtà: poteva reinventarla, riorganizzarla, trasformarla in un’esperienza unica.
La teoria del “Cine-occhio” e il rifiuto del cinema tradizionale
Vertov faceva parte del movimento sovietico d’avanguardia e vedeva il cinema come un’arma per la rivoluzione. Credeva che il cinema dovesse essere uno strumento di educazione e trasformazione sociale, non semplice intrattenimento.
Per questo rifiutava il cinema narrativo classico, che considerava una forma di “teatro filmato”. In particolare, detestava il cinema di finzione, che secondo lui ingannava il pubblico con storie inventate e attori che recitavano ruoli falsi.
Nel suo manifesto del 1923, Vertov scriveva:
"Io sono contro il cinema di finzione. Io proclamo la completa separazione tra il cinema e la letteratura e il teatro. Non abbiamo bisogno di attori, né di sceneggiature. La cinepresa deve registrare la realtà, ma poi il montaggio deve trasformarla in qualcosa di più vero del vero."
Questa idea venne sviluppata nella sua teoria del Cine-occhio (Kino-Glaz), secondo cui la macchina da presa è superiore all’occhio umano perché può vedere meglio, più in profondità, più velocemente. Il cinema, quindi, non deve imitare la realtà, ma deve andare oltre, rivelando aspetti del mondo che l’uomo da solo non può percepire.
Curiosità sul film
Il film venne girato in diverse città sovietiche, ma senza indicarne i nomi. Vertov voleva che la città rappresentasse tutte le città, un simbolo della vita moderna.
Alla sua uscita, L’uomo con la macchina da presa non venne capito da molti critici sovietici, che lo considerarono troppo astratto e sperimentale.
Il film non aveva una colonna sonora originale. Nel corso degli anni, diversi compositori hanno creato musiche per accompagnarlo, tra cui Michael Nyman e la Alloy Orchestra.
Nel 2012, L’uomo con la macchina da presa è stato votato come il miglior documentario di tutti i tempi dalla rivista britannica Sight & Sound.
L’eredità del film: un’opera che ha anticipato il cinema moderno
Nonostante il suo fallimento iniziale, il film di Vertov è stato riscoperto e rivalutato nel tempo, diventando una pietra miliare della storia del cinema. Oggi è considerato uno dei primi esempi di cinema sperimentale e di montaggio moderno. Ha influenzato registi come Jean-Luc Godard, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e i fratelli Coen. Il suo stile frenetico e il suo uso innovativo delle immagini sono alla base del videoclip musicale, del cinema d’autore e persino dei film d’azione contemporanei. Ma più di tutto, L’uomo con la macchina da presa è una dichiarazione d’amore per il cinema stesso. È un film che ci mostra il potere delle immagini, che ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi e che ci ricorda che, alla fine, il cinema è prima di tutto una questione di visione.
Conclusione: il film che ha insegnato al cinema a guardarsi allo specchio
L’uomo con la macchina da presa non è solo un documentario, né un semplice esperimento cinematografico. È un’opera d’arte che celebra la magia del cinema e la sua capacità di trasformare la realtà. Guardarlo oggi significa riscoprire la purezza delle immagini, il potere del montaggio e la gioia della sperimentazione. È un film che continua a ispirare, a sorprendere e a dimostrare che il cinema non è solo una finestra sul mondo, ma anche uno specchio che riflette il modo in cui lo vediamo.
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