Film che hanno fatto la storia del cinema - \"Via col vento\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Il cinema è una macchina del tempo. Ogni film è una finestra su un’epoca, un riflesso delle idee, delle tecnologie e delle sensibilità artistiche che lo hanno generato. Guardando i film che hanno segnato la storia del cinema, possiamo osservare non solo l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ma anche i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici che hanno trasformato il modo in cui raccontiamo e viviamo le storie.

Ci sono film che hanno introdotto innovazioni tecniche rivoluzionarie, altri che hanno ridefinito il concetto stesso di narrazione. Alcuni hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, altri hanno cambiato per sempre il modo in cui pensiamo al cinema. Ogni grande film è il risultato di un momento storico preciso, di scelte artistiche coraggiose e di attori, registi e sceneggiatori che hanno saputo trasformare il loro tempo in immagini indimenticabili.

Questa rubrica esplora quei film che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un segno nella storia del cinema. Opere che hanno cambiato il modo in cui il pubblico guarda il grande schermo, influenzato generazioni di cineasti e ridefinito i confini di ciò che il cinema può essere.

Il film di oggi è...

Via col vento (1939) - L'America vista dallo specchio del Melodramma

Nel 1939, lo stesso anno in cui uscivano Il mago di Oz e Ombre rosse, il cinema americano trovava il suo monumento più imponente e controverso: Via col vento (Gone with the Wind), diretto da Victor Fleming, tratto dal romanzo di Margaret Mitchell e prodotto dal potentissimo David O. Selznick. Un’opera-mondo, tanto amata quanto criticata, che racchiude l’ambizione titanica di Hollywood nei suoi anni d’oro.

Rappresentazione romantica e melodrammatica del Sud durante e dopo la Guerra Civile americana, Via col vento è allo stesso tempo un colossal, un romanzo di formazione, una parabola sentimentale e un esercizio di mitologia nazionale. È il film che – con i suoi fasti, le sue ombre, i suoi record – ha lasciato un’impronta incancellabile nella cultura popolare americana e mondiale.

Oggi lo si guarda con occhi diversi, più consapevoli delle sue rappresentazioni ideologiche e dei suoi limiti. Ma resta un’opera centrale per capire come il cinema abbia costruito (e distorto) il racconto di un’intera nazione.

La trama: una donna, una guerra, una terra

Il film segue la lunga parabola di Rossella O’Hara (Scarlett O’Hara, interpretata da Vivien Leigh), figlia di piantatori del Sud, il giorno prima dello scoppio della Guerra di Secessione. Rossella è una giovane viziata, determinata, egoista e irresistibilmente carismatica. È innamorata di Ashley Wilkes, uomo onesto e idealista che però sta per sposare la cugina Melania Hamilton.

Da questo triangolo sentimentale parte una narrazione che attraversa vent’anni di storia americana: dalla caduta delle grandi piantagioni del Sud alla fine della guerra, dalla povertà della ricostruzione all’ascesa economica di Rossella, che diventa imprenditrice senza scrupoli.

Al centro della sua vita ci sono due costanti: l’ossessione per Ashley e il rapporto burrascoso con Rhett Butler (Clark Gable), affascinante cinico, l’unico uomo capace di tenerle testa. La relazione tra Rossella e Rhett è un continuo saliscendi di attrazione, orgoglio, rancore e incomprensione. Quando finalmente sembrano trovare un equilibrio, la tragedia si abbatte su di loro.

Nel finale, diventato iconico, Rhett abbandona Rossella, stanco della sua freddezza. Alla sua domanda disperata: “Dove andrò, cosa farò?”, lui risponde: "Francamente, me ne infischio." Rossella rimane sola, ma si aggrappa a ciò che ha sempre rappresentato la sua salvezza: la terra. La piantagione di Tara, simbolo delle sue radici, della sua tenacia e della sua capacità di sopravvivere.

Rossella O’Hara, Rhett Butler, Tara

Il cuore del film è Rossella. Vivien Leigh le presta il volto e la voce con una forza magnetica: una performance che riesce a rendere comprensibile un personaggio spesso insopportabile. Rossella è egoista, manipolatrice, incapace di amare davvero. Ma è anche una delle figure femminili più complesse e potenti del cinema classico.

È una donna che non si arrende, che reagisce alla miseria lavorando, che affronta il mondo da sola quando gli uomini della sua epoca crollano. La sua scalata economica è guidata da un individualismo spietato, in piena rottura con il romanticismo del Sud anteguerra.

Rossella è il simbolo perfetto di una nazione che cambia, che lascia indietro i valori del passato e si reinventa con durezza. È la vera sopravvissuta della guerra, più forte degli uomini che l’hanno combattuta. E proprio per questo è amata e odiata allo stesso tempo.

Rhett Butler: il cinico romantico

Clark Gable, già star affermata, offre con Rhett Butler una delle sue interpretazioni più memorabili. Rhett è un uomo che guarda la società del Sud con disincanto, consapevole della sua ipocrisia e del suo destino di sconfitta. Ma è anche un uomo profondamente innamorato, che aspetta per anni che Rossella apra gli occhi.

La sua figura è costruita come un controcampo rispetto a quella di Ashley Wilkes, l’uomo che Rossella desidera ma che rappresenta il mondo perdente. Rhett è il presente: spregiudicato, moderno, ambiguo. E per questo più vicino allo spettatore.

Il loro amore è tormentato, mai romantico in senso classico. Ci sono momenti duri, persino violenti, che oggi sollevano questioni importanti su come il cinema ha rappresentato i rapporti di genere. Ma nella loro lotta, nel continuo rincorrersi e respingersi, c’è la rappresentazione di due forze che si amano perché si somigliano troppo.

Tara: la terra della memoria

In Via col vento, il vero elemento che non tradisce mai è Tara, la piantagione di famiglia. Per Rossella è un’ossessione, un legame fisico ed emotivo. “A Tara tornerò. Domani è un altro giorno” è il mantra finale, la promessa di ricominciare da lì.

Tara non è solo un luogo. È il simbolo dell’identità, delle radici, della sopravvivenza. Ma è anche, inevitabilmente, un luogo ambiguo, perché costruito su una società schiavista e patriarcale. E proprio qui sta la contraddizione di fondo del film: nella celebrazione di una bellezza perduta che era anche un sistema di oppressione.

Il razzismo e la visione del Sud: tra nostalgia e propaganda

Il tema più problematico di Via col vento è proprio il modo in cui rappresenta il Sud degli Stati Uniti e la schiavitù. La guerra viene mostrata come una tragedia che distrugge un mondo raffinato e gentile, popolato da gentiluomini e dame eleganti. I neri sono ridotti a ruoli stereotipati: fedeli servitori (come Mammy, interpretata da Hattie McDaniel), figure comiche o del tutto marginali.

Non c’è spazio per una reale riflessione sulla brutalità della schiavitù. Anzi, il film nega del tutto l’umanità degli schiavi. E la guerra è vista più come una catastrofe che ha spezzato un’armonia idilliaca, che come il prezzo per una libertà necessaria.

Con gli occhi di oggi, è evidente quanto questo approccio sia frutto di una narrazione bianca, nostalgica e profondamente distorsiva. Negli ultimi anni, il film è stato al centro di molte discussioni su razzismo e memoria storica. In alcune piattaforme di streaming, viene proposto con un'introduzione contestualizzante.

Una produzione colossale, un successo senza precedenti

La realizzazione del film fu titanica. David O. Selznick gestì ogni dettaglio con un controllo maniacale: dalla scelta del cast (che fu oggetto di una ricerca nazionale per trovare la perfetta Rossella), alla gestione del budget, alla scrittura della sceneggiatura.

Le riprese furono travagliate: tre registi si alternarono (tra cui George Cukor e Sam Wood), ma fu Victor Fleming a firmare la regia finale. Le musiche, di Max Steiner, sono diventate inconfondibili. La fotografia in Technicolor è ancora oggi uno degli esempi più belli di uso espressivo del colore nel cinema classico.

Il film vinse 10 Oscar, tra cui Miglior film, regia, attrice protagonista (Vivien Leigh) e attrice non protagonista (Hattie McDaniel, prima persona afroamericana a vincere un Academy Award). Fu anche un colossale successo al botteghino: in termini di incassi rapportati all’inflazione, è ancora oggi il film più redditizio della storia del cinema.

Conclusione: un classico da guardare con attenzione

Via col vento è un film impossibile da ignorare. È una pietra miliare della storia del cinema, un’opera che ha definito lo stile, la retorica e le ambizioni della Hollywood classica. Ma è anche un film da guardare criticamente, consapevoli delle sue lacune storiche e dei suoi messaggi impliciti.

È il racconto di un amore impossibile, di una donna che lotta contro tutto e tutti, di una società che si credeva immortale e che è stata spazzata via. Ma è anche il racconto – per certi versi pericoloso – di una memoria selettiva, di un Sud idealizzato, e di un'America che ha fatto i conti solo parzialmente con il suo passato.

Un capolavoro, sì. Ma un capolavoro da leggere non come verità, bensì come documento dell’immaginario di un’epoca.

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