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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel mondo del cinema, pochi attori possono vantare una carriera tanto variegata e radicale quanto quella di Gary Oldman. Se esiste un attore che incarna il concetto di trasformismo, è proprio lui. Capace di sparire completamente nei suoi personaggi, modificando non solo il volto e la voce, ma anche la postura, l’accento e persino la sua stessa energia, Oldman è diventato sinonimo di mutazione continua.
Gli inizi: un attore ribelle e sperimentale
Gary Oldman nasce a Londra nel 1958 e inizia la sua carriera nel teatro britannico. Il suo stile è subito viscerale e imprevedibile, lontano dalla compostezza classica degli attori della sua generazione. Dopo qualche piccolo ruolo cinematografico, il primo vero banco di prova arriva con Sid & Nancy (1986), il biopic sul leggendario bassista dei Sex Pistols, Sid Vicious.
Per interpretare Sid Vicious, Oldman perde oltre 15 chili, immergendosi completamente nella parte. Il suo obiettivo non è semplicemente replicare il personaggio, ma diventarlo. Si dice che Oldman abbia seguito una dieta estrema per assomigliare a Sid, tanto che si è ritrovato in ospedale per malnutrizione. Lo stesso attore ha ammesso che il processo lo ha quasi distrutto fisicamente, ma il risultato è una delle performance più iconiche del cinema biografico.
L'Oldman villain: il volto del caos e dell’eccesso
Negli anni ‘90, Oldman diventa il cattivo perfetto di Hollywood. La sua capacità di trasformare ogni personaggio in una figura larger-than-life lo rende il preferito per ruoli di antagonisti intensi, sopra le righe e iconici.
In Dracula di Bram Stoker, diretto da Francis Ford Coppola, Oldman porta il trasformismo a un nuovo livello. Nel corso del film, Dracula assume diverse forme:
Il nobile affascinante con capelli lunghi e occhiali tondi.
L’anziano vampiro decrepito, con la fronte alta e il mantello rosso.
Il mostro animalesco, con fattezze da pipistrello.
Tutto questo richiede ore di trucco e prostetici, ma è la sua capacità di cambiare voce, postura e linguaggio corporeo che rende credibili le trasformazioni.
Leon (1994): il villain più folle della storia del cinema
Uno dei ruoli più memorabili di Oldman è quello di Norman Stansfield, il corrotto agente della DEA in Leon di Luc Besson. Stansfield è un cattivo esagerato e imprevedibile, capace di passare in un attimo dalla calma glaciale alla furia incontrollata. Il suo tic più famoso – sniffare pillole e inarcare la schiena come un serpente prima di un’esplosione di violenza – è stato completamente improvvisato da Oldman sul set. La battuta "EVERYONE!", urlata da Oldman in uno dei momenti più intensi del film, non era scritta nel copione. La sua performance fu talmente estrema che molti attori sul set rimasero davvero spaventati.
Se c’è una cosa che distingue Gary Oldman dagli altri attori trasformisti, è la sua volontà di modificare drasticamente ogni aspetto di sé. Negli anni 2000, questa tendenza si fa ancora più evidente.
Hannibal (2001): il volto sfigurato di Mason Verger
Nel sequel de Il silenzio degli innocenti, Oldman interpreta Mason Verger, un miliardario sfigurato da Hannibal Lecter.
Per il ruolo, Oldman è stato sottoposto a sei ore di trucco prostetico al giorno.
La sua voce è completamente modificata, rendendo il personaggio ancora più disturbante. Oldman inizialmente voleva il suo nome rimosso dai titoli di testa, perché era praticamente irriconoscibile e voleva vedere se il pubblico riusciva a riconoscerlo.
Dopo anni di ruoli estremi e borderline, Oldman sorprende tutti con due interpretazioni più contenute ma ugualmente efficaci:
Sirius Black in Harry Potter: Un personaggio intenso e tormentato, in cui Oldman abbandona le sue solite esagerazioni per un'interpretazione più umana.
Il Commissario Gordon nella trilogia di Batman di Nolan: Un ruolo quasi minimalista rispetto ai suoi standard, ma che dimostra la sua capacità di essere espressivo anche senza trasformazioni eccessive.
Questi due ruoli segnano una nuova fase della sua carriera, in cui l’attore inizia a contenere il suo trasformismo per adattarsi a ruoli più misurati.
L’Oscar con L’ora più buia (2017): il trasformismo definitivo
Dopo decenni di ruoli iconici, nel 2017 Oldman porta il suo trasformismo all’apice con L’ora più buia, dove interpreta Winston Churchill.
Per calarsi nella parte, subisce una trasformazione totale:
Protesi facciali e trucco per assumere il volto del primo ministro britannico.
Studio ossessivo della voce e della camminata per replicare Churchill alla perfezione.
Ore di trucco ogni giorno, per rendere credibile la metamorfosi.
Il risultato? La sua performance è talmente convincente che gli vale il primo Oscar come Miglior Attore Protagonista. Oldman fumò oltre 400 sigari cubani durante le riprese, un’abitudine di Churchill che lo costrinse addirittura a cure mediche per avvelenamento da nicotina.
Gary Oldman è senza dubbio uno degli attori più versatili della storia del cinema, capace di trasformarsi completamente in ogni ruolo. Ma la sua dedizione al trasformismo è anche una forma di ossessione? Se da un lato il suo metodo lo ha reso uno degli attori più rispettati di Hollywood, dall’altro ha spesso rischiato di portarlo all’estremo, facendogli perdere peso, alterando il suo corpo e mettendo a dura prova la sua salute.
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