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~ LA REDAZIONE DI RC
Ambientata nella Dublino del tardo Ottocento, House of Guinness è un dramma storico familiare che mescola politica, religione, segreti e potere all’ombra del celebre birrificio Guinness.
Dopo la morte del patriarca Sir Benjamin Guinness, i quattro eredi – Edward, Arthur, Benjamin e Anne – si trovano a raccogliere un’eredità pesante e frammentata, in una città in fermento. L’Irlanda è attraversata dalle tensioni tra il dominio britannico e la crescente rabbia della Fratellanza Repubblicana Irlandese. In mezzo a questo scenario esplosivo, la casata dei Guinness è costretta a fare i conti con ricatti politici, scandali morali, matrimoni di facciata, passioni proibite e il rischio concreto di perdere tutto.
Ogni fratello ha il suo percorso: Edward è il cervello strategico, Arthur il politico riluttante, Anne una figura femminile fuori dal suo tempo, Benjamin un figlio fragile e perduto. Intorno a loro si muovono alleati ambigui, amanti pericolosi, e un’intera città in trasformazione.
House of Guinness è una serie dove ogni brindisi nasconde un’intenzione, ogni alleanza un doppio fine, e ogni scelta ha un prezzo.
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Il finale della prima stagione si consuma in un crescendo di tensione politica e familiare. Arthur, ormai in corsa per il Parlamento, si trova al centro di una rete di complotti, segreti e rivalità incrociate. La Fratellanza Irlandese si prepara a colpire pubblicamente per dimostrare la sua forza. Ellen, divisa tra i suoi ideali e l’amore mai dichiarato per Edward, cerca di evitare il peggio, ma il suo avvertimento arriva troppo tardi.
Durante il comizio finale di Arthur, Patrick Cochrane – ritornato a Dublino assetato di vendetta – orchestra un attentato in pieno giorno, aprendo il fuoco proprio nel momento in cui i fratelli Guinness sembrano più uniti. Il colpo sparato chiude la stagione, lasciando lo spettatore sospeso tra la vita e la morte, senza sapere chi sia stato colpito.
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Edward: Louis Partridge
Ellen: Niamh McCormack
Ellen: Il fatto è che se deciderete di non rispettare quel 15%...
Edward: Perché è una follia…
Ellen: Non finirà bene per il vostro uomo, Brian.
Edward: Byron. E non è il mio uomo, cazzo. Eccetto che ovviamente lo è.
Se vi tirate indietro sarà un uomo morto, sicuramente. Allora perché non negoziare una percentuale più bassa.
Edward: Non mi metterò a negoziare, cazzo. Mi sembra già di sentirlo. Già lo sento ridere.
Ellen: Di nuovo vostro fratello?
Edward: Dirà: “Hai fatto un macello, Edward. Un macello peggiore del mio”
Ellen: Parlate veramente molto di vostro fratello.
Edward: (Beve)E’ disgustosa quando è calda. Come diavolo spiego questo disastro ad Arthur. E’ davvero assurdo.
Ellen: Quello che è assurdo è che c’era sicuramente un altro modo per scoprire quello che volevate sapere su Aemon Dodd, senza venire da me.
Edward: Già. Eppure subito mi siete venuta in mente voi. Quello che è davvero assurdo è… che… che per una qualche ragione… mi venite in mente molto spesso.
Ellen: E per la medesima ragione… O per un’altra assurda ragione, anche voi mi venite in mente molto spesso. Anche se è fottutamente…
Edward: Irrazionale, si.
Ellen: Sono sicura che state corteggiando una gran dama.
Edward: A lei non interessa essere corteggiata.
Ellen: Quindi una ragazza del molo è una preda più facile mentre vi prendete una pausa da quella più ambita.
Edward: Esattamente, è proprio da me. Ed è per questo che sono venuto qui. Sentite, se cammino in punta di piedi posso andarmene?
Ellen: Potete provare, se volete.
Edward: In realtà non voglio
Ellen: Non voglio neanche io, ma potete provate se volete.
Edward: Ho perso il filo dei voglio e dei non voglio. Volete che io rimanga, non per la padrona di casa, ma… perché è quello che volete davvero?
Ellen: Credo di si. Si. Adesso, in questo momento. Che Dio mi aiuti, è quello che voglio.
La scena si apre su una tensione latente: Ellen porta avanti la minaccia della Fratellanza, Edward risponde con ironia e rabbia, ma sotto la superficie si avverte subito un altro strato. Quello personale. Quello emotivo. La trattativa sul 15% di profitto per la birra Guinness, inizialmente al centro della conversazione, diventa un pretesto. Non è più solo un confronto di interessi, ma un confronto tra due fragilità.
"Byron. E non è il mio uomo, cazzo. Eccetto che ovviamente lo è." Una frase tagliente, che rivela il senso di inadeguatezza e auto-sabotaggio di Edward. Un uomo costantemente in bilico tra l’ambizione e la sensazione di non essere mai all’altezza. Soprattutto agli occhi di suo fratello Arthur, la cui ombra è onnipresente anche quando non è in scena.
"Parlate veramente molto di vostro fratello." Ellen lo smaschera con una semplicità disarmante. L’ossessione di Edward per Arthur è personale, è intima, è competitiva. È come se ogni scelta di Edward fosse fatta per dimostrare qualcosa – o a suo fratello, o contro suo fratello.
Il dialogo vira. I toni diventano meno tesi, più esitanti, quasi vulnerabili.
Quando Edward dice:
“Quello che è davvero assurdo è… che… che per una qualche ragione… mi venite in mente molto spesso.” il controllo si spezza.
E quando Ellen risponde:“Anche se è fottutamente… Irrazionale.” non siamo più nella politica. Siamo nel desiderio.
Il momento in cui si chiedono a vicenda di andarsene o restare è quasi un ballo, un giro di frasi speculari in cui si cercano l’un l’altro senza volerlo ammettere del tutto.“Ho perso il filo dei voglio e dei non voglio.” è la frase chiave. Racchiude il cuore del personaggio di Edward: un uomo che non sa più cosa vuole davvero, e che per questo finisce per bruciare tutto ciò che tocca.
“Che Dio mi aiuti, è quello che voglio.” Ellen qui si arrende. Ma non in modo romantico. In modo tragico. È una donna consapevole che quel desiderio non è sano, non è giusto, ma è reale.
Questa scena rappresenta Il punto di rottura tra pubblico e privato, tutto inizia con una minaccia commerciale, e finisce come un’intimità rubata. Un amore impossibile ma inevitabile: si cercano perché si riconoscono, nonostante appartengano a mondi diversi.
Due strateghi che abbassano le armi: entrambi abituati a manipolare, per una volta si lasciano sfuggire una verità.
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