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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel terzo episodio de Il Mostro, la miniserie diretta da Stefano Sollima, la narrazione si concentra su Giovanni Mele, fratello di Stefano, figura finora rimasta sullo sfondo, ma che ora emerge con un passato oscuro e comportamenti disturbanti. La puntata scava in profondità nella dinamica familiare dei Mele, gettando nuove ombre su chi potrebbe davvero essere il Mostro di Firenze. In questo articolo analizziamo la trama completa dell’episodio e la spiegazione del finale, che sposta ancora una volta l’ago della colpa.

Il racconto si apre con una scena ambigua: un uomo segue una coppia in macchina, ma non è un assassino. È un guardone, un voyeur che si masturba mentre osserva l’amplesso, piazzando persino un registratore sotto l’auto. L’illusione viene interrotta dal suono delle sirene: è avvenuto un omicidio. L’uomo si trova casualmente sulla scena del crimine, ma non è lui il colpevole.
La Dottoressa Silvia Della Monica capisce che il caso è ancora aperto. E, ancora una volta, i sospetti ricadono su Stefano Mele, che rivela di non aver detto tutta la verità, neppure su Francesco Vinci. Chi sta coprendo? Il flashback ci riporta al 1959, al matrimonio tra Barbara e Stefano. Barbara prova a fuggire dalla prigione familiare in cui vive, ma viene riportata a forza nella casa dei Mele. Lì, la donna è umiliata, controllata, isolata. Viene perfino picchiata pubblicamente dal cognato Giovanni Mele, che impone il silenzio e la sottomissione. È l’inizio della sua reclusione. Perfino il padre di Stefano tenta di abusare di lei.
Nel presente, Stefano torna nella casa di famiglia, dove la madre è sollevata: “Continua a dire che non ricorda”. Giovanni lo accoglie con una domanda pesante: “Hai parlato?”. La tensione è palpabile. Intanto, Salvatore Vinci viene rilasciato e dichiara ai giornalisti che Stefano non ha mai cercato vendetta. “Sta coprendo qualcuno”.
Nel 1984, Giovanni prende con sé una donna, Iolanda. Le propone una serata “alternativa”, portandola in una locanda e poi in giro per le campagne. L’atmosfera è inquietante, e Giovanni inizia a comportarsi in modo ossessivo. Le mostra i luoghi degli omicidi del Mostro di Firenze, rievocando i dettagli delle scene del crimine. La conduce persino nel punto esatto del primo delitto del Mostro, e ricostruisce con precisione ogni gesto dell’assassino, usando Iolanda come manichino.
La donna è terrorizzata. Vorrebbe tornare a casa, ma Giovanni ha altri piani. La porta in un cimitero, tenta di baciarla, lei si divincola. Quando lei fugge e scopre nel bagagliaio corde e strumenti inquietanti, scappa a piedi. Raggiunge il commissariato. “So chi è il Mostro di Firenze”.
La casa di Giovanni viene perquisita. All’interno trovano riviste pornografiche, sangue, peli umani, appunti sulle fasi lunari e targhe di auto. Giovanni non ha alibi per i giorni dei delitti. In più, un vecchio biglietto trovato dalla polizia rivela che Giovanni aveva chiesto a Natalino, il figlio di Barbara, di tenere la famiglia fuori dalle indagini.
Nel flashback del 1968, la ricostruzione è chiara: Giovanni, insieme a Piero e Stefano, ha ucciso Barbara e Antonio. È lui ad aver orchestrato tutto, spinto dalla vergogna familiare e dal desiderio di punizione. Ma l’arresto, per la dottoressa Della Monica, potrebbe essere un errore. Troppo semplice. Troppo tardi.
Infatti, il 29 luglio 1984, mentre Giovanni è in custodia, il Mostro colpisce ancora. Un’altra coppia viene assassinata. L’assassino è ancora libero. Giovanni è davvero il Mostro? Oppure solo un’altra pedina sacrificata?

Giovanni Mele: figura disturbante, ossessiva, maniacale. Conosce troppi dettagli.
Stefano Mele: continua a coprire, anche sotto minaccia, i segreti della famiglia.
Barbara Locci: la vittima centrale, simbolo della violenza domestica e sociale.
Iolanda: la testimone che rompe il silenzio.
Silvia Della Monica: ancora lucida, ma tormentata dai falsi colpevoli.
Salvatore Vinci: sempre in bilico tra il sospetto e l’ombra.
Natalino Mele: il bambino cresciuto nel silenzio, manipolato dagli adulti.
Il terzo episodio de Il Mostro mostra quanto siano profonde le radici del male. Il passato della famiglia Mele si intreccia con il presente delle indagini, e ogni nuova verità sembra portare con sé un nuovo errore giudiziario. Giovanni Mele appare come un colpevole plausibile, ma la realtà dei fatti resta sfuggente. La serie prosegue il suo viaggio in un’Italia in cui la giustizia inciampa, e la verità rimane sepolta tra bugie, violenza e paura.

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