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~BELLE
VOGLIO AVVENTURE IN LUOGHI SCONOSCIUTI!
Benvenuti nella "Biblioteca di Belle", il nostro angolo speciale dedicato al mondo dell'arte recitativa e cinematografica. Qui, ogni libro, ogni articolo, racchiude le chiavi per sbloccare i segreti dell'arte dell'interpretazione e vivere le emozioni attraverso le parole scritte. Oggi, abbiamo il piacere di condividere con voi un articolo eccezionale di Francesco Marchina, uno dei founders della nostra community. Il suo pezzo, "La Prigione Dell’Attore", offre una prospettiva approfondita su come gli attori possano approcciarsi alle sceneggiature, trasformando quelle che potrebbero sembrare restrizioni in opportunità per esprimersi liberamente. Questo articolo è un tesoro per ogni attore e attrice emergente, un faro che illumina il cammino verso l'eccellenza artistica.
LA PRIGIONE DELL'ATTORE: CONSIGLI PER ATTORI SU COME APPROCCIARE AD UNA SCENEGGIATURA
La sceneggiatura, una meravigliosa creatura, un “tessuto ricamato” con cura e amore, una creazione che nasce da un intimo bisogno di raccontare, è il concepimento di un bambino che si chiama “progetto”.
Comunque, sebbene sembri tutto così dolce e armonioso, capita di frequente che la sceneggiatura stessa venga vista dall’attore come una sorta di cella dalla quale non può evadere e le battute al suo interno diventino le sbarre a cui si aggrappa guardando fuori nel tentativo di immaginare come sarebbe bello essere liberi.
Invece, questo è un pensiero erroneo che non fa altro che allontanare da una realtà da vivere e da esplorare, che può regalare spunti inaspettati e meravigliosi.
La riflessione che vi propongo oggi nasce nello specifico dal punto di vista attoriale e non della scrittura, per la quale non ho alcun titolo né competenze specifiche, perciò vedremo da questa sponda cosa possiamo ideare per fare in modo che lo scenario freddo e malinconico prospettato poche righe fa, possa trasformarsi in una prateria nella quale correre a perdifiato sotto un cielo azzurro. Ecco dunque qualche consiglio pratico, per me molto utile.
Il primo passo da fare è leggere attentamente, possibilmente ad alta voce, per iniziare a masticare il testo: anche familiarizzare con l’articolazione delle parole è una prima fase che inconsciamente aiuta il processo di memorizzazione, che tuttavia per il momento non ci interessa attraversare.
Il secondo passo è… rileggere il tutto, sì, proprio come se non l’avessimo fatto prima.
La terza? Per la mia pignoleria direi rileggere nuovamente, ma preferisco passare oltre e prendere un bloc-notes sul quale scrivere tutti i termini che non si conoscono, perché è inconcepibile che un attore nella sua performance articoli parole a lui sconosciute. Avere un dizionario a portata di mano non è una cattiva idea, non consideriamolo motivo di imbarazzo: spesso siamo convinti di sapere tutto, ma non è così. Una volta compreso il copione è bene iniziare a capire come agire per entrare nel contesto in cui ci hanno chiesto di “vivere”, verbo che amo utilizzare al posto di “recitare”.
Chi sono, dove sono, cosa faccio, dove sono diretto, e, soprattutto, “perché”.
Focalizzarsi su come bisogna parlare, muoversi, utilizzare oggetti non ha senso, se tutto ciò non è sostenuto da una domanda che viene prima di ogni altra, ovvero “perchè?”.
SE SOLO POTESSI... VEDERE IL MONDO FUORI DA QUI
Sul copione, ad esempio, troviamo scritto: “prende dell’acqua e la beve”. Che significa? Perché in questo momento della storia avviene questo? Devo bere perché rientro da una corsa o ho compiuto uno sforzo fisico? Oppure perché devo bagnare il palato prima di fare un discorso? Due esempi che rappresentano situazioni diverse. Ogni cosa che l’attore dice o fa ha sempre un motivo, ed è scoprirlo che lo porta automaticamente a capire e vivere il “come” in modo credibile.
Puntando l’attenzione sulla battuta, invece, è chiaro che l’attore si trova a dover dire cose pensate e scritte da qualcun altro, quindi interpretarle richiede riflessioni che possono trovare un riscontro applicando un sistema, che personalmente nei miei acting coach ho scoperto essere efficace, ossia ideare una “pre-battuta”, una sorta di frase che anticipa la battuta vera e propria. Sebbene questa frase non possa essere pronunciata per ovvi motivi, da un punto di vista introspettivo può permettere all’attore di rendere più naturale e spontaneo l’approccio alla battuta, aiutandolo anche con intonazioni non surreali. Ciò che infatti manca, talvolta, è il rendere ciò che si dice proprio, personale, come se venisse dalle proprie viscere, per poter dare anche al proprio corpo modo di comportarsi di conseguenza e in modo coerente al fine di non cadere nel tranello di far risultare “slegati” gli strumenti interpretativi (voce, corpo, espressioni).
In qualche lezione ho sperimentato addirittura l’inventare una ipotetica scena pregressa per creare una situazione precedente che nel copione non è prevista, una sorta di piccola backstory.
In generale, questi esempi hanno un fattore comune: la curiosità, che è senz’altro la peculiarità più importante per un attore, a mio parere. Porsi domande di continuo e andare alla ricerca delle risposte aiuta non solo ad empatizzare con il personaggio e a capirne le intenzioni, ma soprattutto il percorso per arrivare a raccontarle. Ad esempio, prendere una frase, memorizzarla e allenarsi ad articolarla in diversi stati emotivi è un esercizio che insegna all’attore che si può dire ogni cosa in svariati modi. La parola è l’iceberg di un’emozione, la manifestazione massima che potremmo definire reazione e che arriva dopo aver assorbito ed elaborato una situazione chiamata azione, fatta da qualcun altro o che arriva da un evento scatenato. Tutto questo oltre che rappresentare una sorta di “palestra” dell’attore, serve a conoscere sempre più in profondità sé stessi e a scoprire le diverse reazioni di cui spesso non si è a conoscenza. Come sempre dico, la memoria è l’ultima delle cose da fare, ma è anche un momento fondamentale per lo studio del testo. Per sentirsi davvero libero l’attore non deve avere dubbi su ciò che dovrà dire.
Lasciare che emerga la spontaneità significa avere la mente libera ed elastica. Dover ricordarsi le battute è come dover di tanto in tanto allontanarsi, prendersi una pausa, uscire dal personaggio e dal contesto stesso in cui si “vive”, e questo significa non essere spontanei, centrati e. peggio ancora, creare buchi di comunicazione anche con il fruitore. L’attore ha una grande fortuna di cui spesso non si rende conto: chiunque stia fruendo della sua performance, ha deciso di credergli, di dargli una fiducia incondizionata. Quando guardiamo un film, non partiamo dicendo “ma sì, tanto è solo un film, chi ci crede!”, no! Anzi, ci immergiamo nella storia e inconsciamente, nel farlo, scegliamo di fidarci. La linea è sottile ed è un attimo che il castello crolla, ma questo dipende da te,che stai nell’immagine. Quanta dedizione e preparazione ma soprattutto comprensione di quella realtà riesci ad aquisire? caro attore, cara attrice, il mio invito, che ripeto sempre anche nelle mie lezioni, è ad essere CURIOSI. Più domande ti fai, più il mondo che crei sarà una fortezza inespugnabile. Ti auguro quindi di leggere mille sceneggiature, e farti mille domande, senza paura di sbagliare, per volare tra i mille mondi che può creare un film. Buon lavoro!
Articolo a cura di: Francesco Marchina
SI, SONO STATA IO CHE HO LIBERATO IL PRIGIONIERO
Dopo aver viaggiato attraverso le sagge parole di Francesco, non possiamo fare a meno di riflettere sull'importanza dell'interpretazione autentica e curiosa nell'arte della recitazione. Lui ci ricorda che ogni sceneggiatura, ogni battuta, è un mondo da esplorare con occhi nuovi, un'occasione per immergerci completamente nella vita dei nostri personaggi. Come attori e attrici emergenti, è fondamentale abbracciare questa curiosità, porci domande costantemente e cercare di comprendere il "perché" dietro ogni azione e parola. Solo così possiamo sperare di trasmettere al nostro pubblico un'esperienza autentica e coinvolgente.
Con amore e ispirazione,
Belle.
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