La zona d'interesse - il nostro vincitore del \"Premio Oscar al miglior Film Internazionale\"

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~ Redazione RC


"La Zona D'Interesse" si sviluppa attorno alla vita di Rudolf Höß, il comandante del campo di concentramento di Auschwitz, e della sua famiglia, che vivono nell'area circostante il campo, apparentemente ignari degli orrori che si consumano oltre il muro di cinta. Il film, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, offre uno sguardo inedito sulla quotidianità all'ombra dell'Olocausto, concentrandosi su figure storiche e personaggi inventati che rappresentano la complessità e la negazione della realtà dell'epoca. Il titolo "La Zona D’Interesse" fa riferimento all'area di 40 chilometri quadrati intorno ad Auschwitz, designata dal Terzo Reich come zona di interesse. Questa espressione burocratica cela l'atroce realtà del genocidio, fornendo una cornice per esplorare la disumanizzazione e la complicità attraverso la routine quotidiana di chi viveva a ridosso del campo. Jonathan Glazer ha scelto un approccio registico immersivo, usando fino a dieci macchine da presa fisse per catturare gli attori in modo naturale, senza una presenza visibile della troupe. Questa metodologia ha portato a una raccolta di oltre 800 ore di girato, offrendo una visione autentica e penetrante della storia. Il film si discosta significativamente dal romanzo di Martin Amis, scegliendo di concentrarsi maggiormente sulla quotidianità distaccata della famiglia Höß piuttosto che sulle trame amorose e le narrazioni comiche del libro. Questa divergenza mette in luce la visione unica di Glazer e la sua volontà di esplorare la complicità umana in un contesto storico di indicibile orrore.


Girato principalmente vicino ad Auschwitz durante l'estate del 2021, con un impegno significativo per mantenere l'autenticità delle location e l'integrità storica, nonostante le sfide logistiche e le restrizioni imposte dal sito UNESCO. La scelta di riprendere con angolazioni ampie e di minimizzare la post-produzione coloristica enfatizza ulteriormente il desiderio di Glazer di presentare una visione non edulcorata e cruda della realtà storica. Sandra Hüller, nel ruolo principale, ha affrontato la sfida di interpretare un personaggio lontano dai cliché glamour tipici dei film sulla seconda guerra mondiale, mentre la storia di Joseph Wulf, sopravvissuto al campo e dedicatosi alla documentazione degli orrori dell'Olocausto, aggiunge un ulteriore strato di profondità e autenticità al racconto.


Il film è stato selezionato come rappresentante del Regno Unito per la categoria Miglior Film Internazionale agli Oscar 2024, segnando il primo film non in lingua inglese diretto da Glazer e ricevendo elogi da parte di critica e pubblico, inclusa una menzione speciale da Steven Spielberg, che lo ha definito il miglior film sull'Olocausto da lui visto da "Schindler's List".


Attraverso l'uso innovativo della tecnologia, un approccio narrativo che si distacca dalle convenzioni e un'attenzione meticolosa ai dettagli storici e umani, "The Zone of Interest" offre una nuova prospettiva sulle atrocità dell'Olocausto e sulla capacità dell'arte cinematografica di esplorare temi complessi e dolorosi con sensibilità e profondità.



Cosa ha detto Gabriele Muccino su Instagram a proposito di The Zone of Interest?


Gabriele Muccino, in risposta al post di Antonio Mascoli, scrive: “Io l'ho trovato un film in cui c'è un tangibile compiacimento del regista in un'estetica che vuole forzatamente essere art house ma non ha una vera onestà. E questa disonestà intellettuale si sente. Anche a me non ha mai colpito. Quelle cose le sapevo, non l'avevo mai viste in immagini, ma ripeto, il narcisismo estetico mi ha allontanato emozionalmente. Devo anche aggiungere che non sono riuscito a vederlo in versione originale e in tedesco forse avrebbe avuto un impatto più spaventoso.



Cosa pensa invece Alfonso Bergamo a proposito di The Zone of Interest?


Alfonso Bergamo: "Spesso, un'idea potente, specialmente se tratta da un romanzo, nell'adattamento cinematografico, rischia di sovrastare l'intera opera filmica, a scapito della forma e della sintassi proprie del cinema. Tuttavia, Jonathan Glazer, nel suo ultimo film "La zona d’interesse", si avvale magistralmente della sintassi filmica per trasporre con scrupolosità "i segni" di un'idea tanto potente quanto originale. Un Muro, concreto e tangibile, divide la famiglia Höß dall'orrore che si consuma oltre, lontano dalla linea immaginaria dell'indifferenza. Glazer non oltrepassa mai quel confine, rimanendo fedele al "Campo" degli Höß. Così, la forma, il linguaggio e la sintassi si trasformano in poesia, trascendendo l'idea stessa: il punto di vista degli Ebrei è assente, poiché a loro è negata la parola, lo sguardo. Prevale il punto di vista di Glazer, che diventa osservatore, scrutando, al modo del Grande Fratello, con dieci macchine da presa: la quotidianità della famiglia Höß all'interno dell'Interessengebiet, l'area di interesse di circa 25 miglia attorno al campo di concentramento di Auschwitz. Attraverso un approccio compositivo e uno stile fotografico che ricorda lo Stanley Kubrick di "Barry Lyndon", l'uso esclusivo di luce naturale, Glazer "fotografa la fotografia della realtà" del 1940 della famiglia Höß. Noi, spettatori, ci troviamo in un Museo, lo stesso museo di Auschwitz mostrato nel finale, dove il "Controcampo" dei giorni nostri emerge potente. In questo Museo, in questa zona d'interesse, una Mostra di Quadri, attraverso linee decise e nette, esprime e rappresenta la Resistenza. Glazer, come un deus ex machina, alimenta la memoria, prolungando il ricordo di un orrore e riportandoci ai giorni nostri: viviamo forse come se nulla fosse accaduto? Ignorando conflitti come quello tra Hamas e Israele, come se non ci riguardassero? Nella Mostra d'Arte di Glazer, un Bordone sonoro ci accompagna, creando un'opposizione. Un contrasto sinestetico tra immagini e musica. Il suono della Violenza. Da un lato, le immagini della vita quotidiana di una famiglia indifferente a ciò che avviene oltre il muro; dall'altro, il Suono dell'Orrore, dei forni crematori, dei treni e delle urla. Immagini e Suoni, quali due linee parallele che mai si incontreranno, eppure testimonianze della Memoria, di un Tempo che continua a esistere."



"La Zona D’Interesse" - Una Finestra sul Futuro del Cinema di Denuncia


La risposta emotiva suscitata da "La Zona D’Interesse" va ben oltre la mera apprezzazione estetica o la riconoscenza per le tecniche cinematografiche innovative adottate da Glazer. Questo film solleva questioni profonde sul ruolo della memoria collettiva e sulla responsabilità individuale di fronte alla storia. Proprio come la casa della famiglia Höß sta a confine tra la normalità apparente e l'orrore nascosto, così il film si posiziona al confine tra intrattenimento e testimonianza, tra arte e monito. Nel panorama cinematografico contemporaneo, opere come "La Zona D’Interesse" delineano un percorso per il futuro del cinema di denuncia, un genere che si assume il compito di esplorare e divulgare le verità scomode della nostra storia. Il film dimostra che il cinema ha il potere di intrattenere ma anche quello di educare, di provocare riflessione, e, soprattutto, di mantenere viva la memoria delle atrocità affinché non siano mai dimenticate.



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