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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Richard Speck in Monster: La storia di Ed Gein è una lettera disturbante, sarcastica e feroce, che rivela la mentalità narcisista di un assassino reale. In questa scena intensa e provocatoria, la serie mette in luce il culto del crimine, l’eredità tra killer e il bisogno di riconoscimento. Un testo estremo, da affrontare con padronanza del grottesco e una forte intelligenza emotiva.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Emozioni chiave: Ironia macabra (lo scherzo sulle “tette” e sul “pollastro” ha un tono volutamente goliardico). Disprezzo e autocelebrazione (Speck si vanta dei suoi omicidi e della sua “eredità”). Inquietudine sessuale (il tema delle iniezioni ormonali e della body modification). Oscura eccitazione (l’idea di un “discepolo” che vuole superarlo).
Contesto ideale per un attore nell’interpretarlo:
Audizioni di ruoli crime: villain, killer seriali, personaggi disturbanti (serie TV tipo Mindhunter, True Detective, film noir o thriller psicologici). Voce fuori campo o reading: ottimo per testare la capacità di modulare la voce e creare tensione senza muoversi troppo.
Dove vederlo: Netflix
La serie Monster: La storia di Ed Gein ricostruisce in otto episodi una versione romanzata, disturbante e profondamente simbolica della vita del celebre assassino del Wisconsin, Ed Gein. Ambientata tra realtà e delirio, la serie ci immerge nella mente frammentata di un uomo dominato dalla figura opprimente della madre, dalla repressione sessuale, e da un’inquietante fascinazione per la morte.
Ed è un uomo solitario e visibilmente disturbato, che cresce in una casa isolata sotto il controllo assoluto della madre Augusta, ossessionata dalla purezza e dal peccato. A partire da un ambiente familiare malato e asfissiante, la serie ci accompagna attraverso le tappe più cupe della sua discesa: dall’omicidio del fratello alla necrofilia, passando per la realizzazione di oggetti con pelle umana, fino agli omicidi veri e propri.
Accanto a lui si muove Adeline, personaggio ambiguo e affascinato dal macabro, e sullo sfondo compaiono figure storiche come Alfred Hitchcock, Anthony Perkins, Ilse Koch e Christine Jorgensen, tutte intrecciate nel racconto come riflessi culturali delle ossessioni e dei traumi di Ed.
Tra realtà storica, suggestioni cinematografiche e viaggi mentali, la serie disegna un ritratto inquietante e doloroso di un uomo spezzato, trasformato suo malgrado in un’icona del male e in una fonte d’ispirazione per il cinema dell’orrore.
Ciao, Ed. Sono il tuo amico Richard Speck. Non ti scrivo da un pò, quindi ho pensato di buttare giù due righe e inviarti una foto delle mie tette nel caso avessi bisogno di qualcosa con cui strozzarti il pollastro. Gran belle tette, vero? Scommetto che ne vorresti due così. Ma forse avrei dovuto fare come te, avrei dovuto strapparle a un cadavere e indossarle, perché queste ragazze fanno malissimo dopo le iniezioni. Potrei morire prima di te, sai? In quel caso forse me le taglieranno e te le manderanno. Sarebbe bello sapere che il mio modello di riferimento si aggira in un manicomio con le mie tette. A proposito di modello di riferimento, sai quanto ti veneravo? Beh, adesso c’è un tizio che venera me! Mi ha scritto per dirmi quanto sono importante per lui. Dice che gli ho dato un’idea quando ho ucciso quelle infermiere in casa, ora sta progettando di fare a pezzi delle studentesse universitarie. Vuole smettere di combattere il frenetico tormento che lo assale dopo aver ucciso una donna, quindi ha deciso che proverà ad abbandonarsi a quel tormento. Vuole ucciderne tante, una dopo l’altra. E’ strano, è? Ti mando la lettera che mi ha spedito. Vedi, tu hai ispirato me e io ho ispirato un altro uomo. Strozzati il pollastro con le mie tette. Ti auguro il meglio, Richard Speck.
Ciao, Ed. Sono il tuo amico Richard Speck. → tono amichevole, rilassato, come se scrivesse a un vecchio compagno di scuola. → pausa netta su “Ed”, poi tono volutamente affettuoso su “amico”.
Non ti scrivo da un po’, quindi ho pensato di buttare giù due righe e inviarti una foto delle mie tette nel caso avessi bisogno di qualcosa con cui strozzarti il pollastro. → tono provocatorio, sfacciato, quasi divertito. → leggera inflessione sarcastica su “strozzarti il pollastro”, come se stesse ridendo da solo.
Gran belle tette, vero? Scommetto che ne vorresti due così. → tono da complice, sfacciato ma sottovoce, come chi fa una battuta sporca sottobanco. → pausa tra “vero?” e “scommetto”.
Ma forse avrei dovuto fare come te, avrei dovuto strapparle a un cadavere e indossarle, perché queste ragazze fanno malissimo dopo le iniezioni. → tono più cupo, con accento sulla parola “cadavere”. → non forzare: la battuta va detta con una punta di amarezza sincera sul dolore fisico.
Potrei morire prima di te, sai? In quel caso forse me le taglieranno e te le manderanno. → pausa su “sai?” → pronuncia “me le taglieranno” con leggerezza disturbante, come se fosse una donazione d’organi. → sorridere appena alla chiusa per sottolineare la follia del pensiero.
Sarebbe bello sapere che il mio modello di riferimento si aggira in un manicomio con le mie tette. → tono quasi poetico, con un pizzico di orgoglio. → “modello di riferimento” va detto lentamente, come se fosse un onore.
A proposito di modello di riferimento, sai quanto ti veneravo? → intimo, quasi tenero. → enfatizzare “veneravo” con un tono sospeso tra l’adorazione e il fanatismo.
Beh, adesso c’è un tizio che venera me! → tono trionfante, quasi infantile. → “tizio” può avere una punta di disprezzo, per rimarcare l’effetto catena.
Mi ha scritto per dirmi quanto sono importante per lui. → tono più basso, pacato, come se si sentisse lusingato. → “importante” va detto con fierezza.
Dice che gli ho dato un’idea quando ho ucciso quelle infermiere in casa, ora sta progettando di fare a pezzi delle studentesse universitarie. → tono scivola nel raccapricciante: recitare questa riga con freddezza. → “fare a pezzi” va detto senza pathos, il gelo crea più effetto.
Vuole smettere di combattere il frenetico tormento che lo assale dopo aver ucciso una donna, quindi ha deciso che proverà ad abbandonarsi a quel tormento. → tono quasi filosofico, riflessivo. → rallenta su “frenetico tormento”, come se ci credesse davvero. → chiudi con tono pacato, come se fosse una scelta spirituale.
Vuole ucciderne tante, una dopo l’altra. È strano, è? → pausa netta su “è strano”, con voce quasi infantile, incuriosita. → “è?” finale detto con un mezzo sorriso.
Ti mando la lettera che mi ha spedito. → freddo, funzionale, quasi burocratico. → tono da cronista.
Vedi, tu hai ispirato me e io ho ispirato un altro uomo. → tono solenne, quasi commosso. → costruire questa riga come un’eredità: “hai ispirato me” → pausa → “io ho ispirato un altro uomo”.
Strozzati il pollastro con le mie tette. → chiusura ironica, beffarda, ma non urlata. → può essere sussurrata con malizia, chiudendo la lettera come una firma personale.
Ti auguro il meglio, Richard Speck. → tono distaccato, come chi si accomiata da un amico di vecchia data. → breve pausa su “il meglio”.
Il monologo di Richard Speck è una lettera disturbante scritta da un serial killer realmente esistito a Ed Gein, durante la sua permanenza in un ospedale psichiatrico. In tono sarcastico e grottesco, Speck riflette sulla fama tra assassini, sul desiderio di riconoscimento, e su come l’orrore possa diventare ispirazione.
TEMI PRINCIPALI DEL MONOLOGO
Eredità criminale
Speck afferma di essere stato ispirato da Gein, e di aver a sua volta ispirato un altro serial killer, Ted Bounty. Il crimine diventa una forma di “trasmissione culturale” tra psicopatici.
Deformazione dell’identità
Speck racconta la sua transizione ormonale, menzionando il dolore fisico delle iniezioni. Il corpo viene trattato come un oggetto da modificare, o da rubare, come faceva Gein con i cadaveri.
Fama e bisogno di riconoscimento
La lettera è carica di idolatria distorta: Speck vede in Gein un "modello di riferimento". Desidera essere riconosciuto, venerato, amato – anche da chi, come Ed, è internato.
Grottesco e ironia
La lettera alterna confessioni scioccanti a battute oscene (“strozzati il pollastro con le mie tette”). Questo crea una tensione costante tra comicità malata e tragedia.
Obiettivo del monologo Richard vuole sedurre, provocare e affermare il proprio status. Vuole che Ed lo ascolti, che lo rispetti, che lo veda come suo erede. È un monologo che maschera la fame disperata di validazione dietro un tono osceno e sarcastico. Nel sottotesto: "Guarda cosa sono diventato. Non mi ignorerai, vero?"
Sottotesto Hai sempre avuto ciò che volevo essere. Io sono come te… anzi, meglio. Non dimenticarti di me. Ti sto passando il testimone. O lo rivendico?
Azione minima Scrivere una lettera senza censure, con lo scopo di colpire e impressionare. Tutto è veicolato dal tono della voce e dallo sguardo immaginario verso il destinatario. Niente gesti ampi, niente urla: è un monologo da camera da letto, non da palcoscenico.
Dinamica vocale
Inizio scherzoso, quasi da amico di lunga data. Usa un tono rilassato, intimo.
Momenti grotteschi (le tette, la candeggina): vai in alta ironia, ma senza perderti nel ridicolo. L’ironia deve fare male.
Parte centrale (ammirazione, imitazione): abbassa il tono. Parla con lentezza, sottolineando parole come "modello di riferimento" o "ti veneravo".
Crescita emotiva verso la chiusa: si sente il bisogno di essere preso sul serio, come un degno successore.
Chiusa “Ti auguro il meglio. Richard Speck.” Leggera pausa prima di dirlo. Sguardo fisso. Voce più bassa, più vera. Lascia trasparire il fallimento sotto il sarcasmo. Sta dicendo addio, ma avrebbe voluto ricevere una risposta.
Errori comuni da evitare
Recitarlo come fosse tutto una battuta: il monologo funziona solo se il grottesco poggia su una disperazione reale.
Sovraccaricare di mimica o gestualità: è una lettera scritta. Il corpo deve rimanere quasi fermo.
Fare di Speck un buffone: è disturbante, ma intelligente, e consapevole del suo effetto.
Ignorare le pause: i momenti in cui “si sente da solo” sono i più forti. Dalli spazio.
Nel finale, ormai anziano e rinchiuso da anni in un ospedale psichiatrico, Ed Gein viene interpellato per aiutare le autorità a identificare un nuovo serial killer. Sorprendentemente, grazie alla sua “esperienza” e a una lettera ricevuta, fornisce informazioni cruciali per catturare un giovane assassino. Nessuno, però, si congratula con lui.
Ed si sente abbandonato, e precipita di nuovo nelle sue visioni.
Scopre poi di avere un cancro ai polmoni e gli restano solo due mesi di vita. In questo breve tempo, ripercorre mentalmente la sua storia, tra lettere, allucinazioni e confronti interiori.
Riceve anche la visita di Adeline, che, come lui, si porta dentro un abisso personale. Si salutano con affetto, riconoscendosi simili ma non uguali.
Nell’ultima scena, Ed muore. Lo vediamo in una visione finale, sereno e giovane, accanto a sua madre in veranda. Lei gli sussurra: “Solo una madre può amarti”. Un epitaffio perfetto per una serie che, fin dal primo fotogramma, ci ha parlato del bisogno d’amore e delle sue deformazioni più oscure.
Quanto dura il monologo di Richard Speck? Il monologo dura circa 1 minuto e mezzo, a seconda del ritmo e delle pause scelte. Può essere ridotto o allungato leggermente senza perdere impatto.
Che temi tratta il monologo? Il monologo esplora: Necrofilia e identità deviata. Eros e provocazione verbale. Bisogno di validazione. Ossessione per la fama e per l’eredità criminale. È un testo che alterna oscenità e fragilità, giocando sul contrasto tra linguaggio volgare e sottotesto drammatico.
Che età di casting copre? Il monologo funziona meglio per attori tra i 30 e i 50 anni, con una presenza scenica forte. Tuttavia, anche interpreti più giovani con un buon controllo vocale e una sensibilità per il grottesco possono renderlo efficace.
Qual è il tono del monologo?Il tono è oscenamente ironico, ma nasconde una vena di profonda solitudine. Non va recitato in chiave comica, ma tragicomica: l’attore deve far emergere la disperazione sotto lo sberleffo.
Può essere usato per un provino teatrale? Sì, purché il progetto sia contemporaneo, sperimentale o focalizzato su personaggi psicologicamente borderline. Per progetti realistici o classici, meglio evitarlo.
Qual è il sottotesto principale del monologo? Richard Speck cerca approvazione. Dietro la maschera da killer autoironico, vuole essere visto, ascoltato, ricordato. Il vero sottotesto è: “Dimmi che valgo qualcosa, Ed. Dimmi che ti ho superato.”
Il monologo è basato su fatti reali? Sì. Richard Speck è un vero serial killer. Nella serie Monster, la lettera è fiction, ma si ispira al suo vero profilo: narcisista, manipolatore, e in cerca di attenzione.
Come scegliere questo monologo per un’audizione? Sceglilo se: Hai un forte controllo emotivo e vocale Sei a tuo agio con testi disturbanti
Registi: Ryan Murphy, Ian Brennan
Produttori: Ian Brennan
Cast principale: Ed Gein, (Charlie Hunnam), Augusta Gein, (Laurie Metcalf), Adeline Watkins (Suzanna Son), Alfred Hitchcock, (Tom Hollander)
Dove vederlo: Netflix
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