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Recensione a cura di...
~ LUCA FERDINANDI
Ho atteso parecchio prima di scrivere due parole su questa serie, sebbene ne sia stato affascinato, sin dalla sua uscita. Forse aspettavo solo oggi 8 marzo. Forse perché per me questa serie rappresenta la forza femminile che mi fa innamorare ogni giorno della vita, e della donna in quanto portatrice di vita. E spero di essere all’altezza del compito che mi sono dato oggi: ringraziare.
Ci sono storie che intrattengono e altre che ti lasciano addosso qualcosa. Maid, la miniserie Netflix con Margaret Qualley, è una di quelle storie. Prima di trovarci di fronte alla cronaca della sopravvivenza di una giovane madre, vediamo un ritratto autentico e doloroso della forza femminile, della resilienza e della capacità di resistere anche quando tutto sembra crollare.
Perché in Alex vediamo riflessa ogni donna che ha dovuto combattere per essere ascoltata, per essere creduta, per ritagliarsi un posto in un mondo che non le ha mai fatto sconti.
Maid segue la storia di Alex, una giovane madre che scappa da una relazione tossica con Sean, il padre di sua figlia Maddy. Non è un racconto di violenze fisiche evidenti, non ci sono lividi o ossa rotte, (o perlomeno, forse non ci sono ancora) ma una forma più sottile e insidiosa di abuso: il controllo, la paura, l’isolamento. Quando Alex fugge da Sean nel cuore della notte, senza soldi, senza una casa e con una bambina di due anni tra le braccia, il sistema le fa subito capire che dimostrare il proprio dolore non è abbastanza.
"Non mi ha mai picchiata," ripete più volte agli assistenti sociali.
"Allora non è violenza domestica," le rispondono.
Ed è qui che Maid tocca un nervo scoperto. Quante donne vengono credute solo quando i segni della violenza sono visibili? Quante si sentono dire "Perché non te ne sei andata prima?" senza che nessuno si chieda "Dove poteva andare?"
Alex si ritrova così intrappolata in un sistema burocratico che sembra più interessato a classificarla che ad aiutarla. Non è abbastanza senza tetto per ottenere un alloggio d’emergenza, non è abbastanza madre per ottenere l’affidamento immediato di Maddy, non è abbastanza vittima per essere protetta. Ma nonostante tutto, non si arrende.
Lo so, so di essere completamente sola e fottuta, Sean. Ma non toglierò mai più dei vetri dai capelli di Maddy.
~ ALEX
Uno degli aspetti più riusciti di Maid è la rappresentazione della resilienza femminile in tutte le sue forme. Alex non è l’unica donna della serie a combattere la propria battaglia.
Paula: una mimosa esposta
Paula, la madre di Alex, interpretata da Andie MacDowell, è una donna che ha vissuto una vita all’insegna della precarietà e dell’instabilità emotiva. Artista eccentrica, affascinante e a tratti irresponsabile, è un personaggio che incarna il caos di chi non è mai riuscito a trovare un equilibrio. Eppure, anche nella sua fragilità, Paula ha una bellezza indomita. Quando Alex le chiede di ricordare un momento felice, lei racconta di quando, scappata da un uomo violento, si è sdraiata nella neve a fare l’angelo:
"Perché non c’era nessuno a dirmi che ero pazza, o che all’improvviso inveisse contro di me. C’eravamo solo io, il sole e la neve."
È un momento di libertà pura, un frammento di speranza in una vita che l’ha sempre tradita.
Regina: ricchezza e solitudine
Regina, la donna ricca per cui Alex lavora come domestica, sembra all’inizio l’antagonista perfetta: fredda, distante, il simbolo di un privilegio inaccessibile. Ma anche lei è sola. Anche lei ha lottato per ottenere ciò che ha, e dietro la sua apparenza impenetrabile nasconde un dolore che la divora. Quando finalmente si apre con Alex, confessa:
"Io ho speso 300.000 dollari per avere un figlio e, dopo tutto questo tempo, quando lo guardo… non sento amore. E non mi sento neanche amata. Mi sento solo una disperata."
Ciò che colpisce in Maid è la capacità della serie di mostrare la bellezza della donna non nel senso estetico, ma nella sua capacità di resistere.
Alex è bellissima quando, dopo essersi rialzata da terra, Aimee la guarda negli occhi e le dice:
Credi che non conosca quel tappeto? Ci sono stata sotto quel tappeto. Ho perso settimane della mia vita su quel tappeto. Quindi ora alzati da quel tappeto Alex, e inizia a lottare.
~ AIMEE
È bellissima quando, nel momento più difficile, trova un motivo per andare avanti fino a quando riesce a realizzare questo:
Il mio giorno più felice non c’è ancora stato, ma sta per arrivare. Quel giorno salirò sulla mia auto… che puzza di tonno avariato e che sarà carica di tutti i migliori effetti personali della mia straordinaria famiglia. E finalmente me ne andrò da questa cazzo di città.
~ ALEX
La sua forza sta nella sua capacità di immaginare un futuro migliore, anche quando il presente è insopportabile.
L’8 marzo è la giornata in cui celebriamo le donne, ma anche quella in cui ricordiamo perché la lotta non è finita.
Alex è tutte le donne che non vengono credute.
Alex è tutte le madri che devono scegliere tra la sicurezza e la sopravvivenza.
Alex è tutte coloro che ricominciano da zero, con una bambina per mano e un futuro incerto davanti.
Maid è la dimostrazione che la forza di una donna non si misura dalla sua capacità di sopportare il dolore, ma dalla sua capacità di dire basta.
L’8 marzo non è un giorno di festa, ma di consapevolezza.
È il giorno in cui ricordiamo (perché purtroppo evidentemente dobbiamo ancora ricordarlo) che l’indipendenza femminile non è un lusso, ma un diritto. Che il coraggio di una donna come Alex non deve essere un’eccezione, ma la regola.
E che nessuna, mai più, dovrebbe essere costretta a togliere i vetri dai capelli di sua figlia.
Grazie a tutte, perché portate la vita,
Luca
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