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Articolo a cura di...
~ SIMONE FERDINANDI
Il 25 settembre Netflix ha rilasciato una nuova docuserie, Mr. McMahon. Il protagonista, Vince McMahon, non è nient’altro che lo storico proprietario della WWE, un uomo che ha trasformato un business locale a gestione familiare in un colosso dell’intrattenimento mondiale che, ogni settimana, tiene incollati milioni di spettatori in tutto il mondo. Nella serie si scopre la storia di quest’ascesa, tra controversie di ogni tipo e idee visionarie. Dato che in questo blog si parla di altro, vorrei soffermarmi su di un aspetto molto interessante. Infatti Vince, non solo dirigeva l’azienda sotto il profilo economico, ma la dirigeva soprattutto sotto un aspetto creativo, dato che la maggior parte delle storie nascevano e venivano sviluppate proprio da lui. Quindi… perché non cercare di trarne qualche lezione sul come approcciarsi alla creatività?
Credi nella tua visione
La serie inizia nella gioventù di Vince, quando il padre cerca di impedirgli di inserirsi nel business del pro wrestling. Il padre, ancorato a credenze e regole “antiche” di questo mondo, non comprende che il figlio ha delle idee forti e innovative che possono permettere alla disciplina di crescere e diventare un fenomeno enorme, come l’inserirsi nel mercato della TV via cavo o cercare di rendere il wrestling un prodotto molto incentrato sulla narrativa. Il giovane Vince, convinto dei propri mezzi, decide di prendersi un rischio economico gigantesco e comprarsi la WWWF, la federazione del padre. Da lì a pochi anni, sotto la nuova gestione, arriverà quasi al monopolio, con il wrestling che diventa un fenomeno pop che ha definito gli anni ’80 made in USA. Cosa impariamo? Che moltissime persone, spesso per convinzioni o idee pregresse, cercheranno di mettersi davanti a voi e di fermarvi. Ma se avete un’idea e una visione, dovete combattere per essa.
La realtà è la più grande fonte d'ispirazione
Nel corso delle puntate, parlando delle varie storie messe in scena, si soffermano tutti quanti sullo stesso punto: prendiamo un qualcosa della vita di tutti i giorni e la trasformiamo in qualcos’altro. In particolare, quando nel corso del racconto della crescita del business raccontano nella creazione di Hulk Hogan e della Hulkamania, una storia dove l’eroe americano interpretato da Hogan doveva affrontare le minacce che venivano dall’estero, che fossero degli sceicchi iracheni o degli emissari della cattivissima Unione Sovietica. Infatti, questa storia si ispirava pesantemente alla realtà dell’America anni ’80, una nazione che intratteneva una guerra ideologico/culturale col blocco sovietico e necessitava di eroi patriottici, che si chiamassero Rocky Balboa o Hulk Hogan. Un altro esempio, è quando verso la fine degli anni ’90 gli show della WWE prendono una deriva estrema e controculturale, proprio per intercettare una realtà che, in quegli anni, proponeva costantemente prodotti decisamente borderline. Si può dire che, la chiave del successo della WWE è risieduto nella capacità di osservare la realtà e lasciarsi ispirare.
Esistono delle regole? Infrangile!
Uno dei più grandi formatori del marketing sostiene che il tuo successo è direttamente proporzionale alla quantità di convenzioni che esistono. E Vince ne ha infrante parecchie, sia sul lato business che sul lato creativo. Infatti, imprenditorialmente parlando, andò alla ribalta quando, negli anni ’80, infranse tutte quelle convenzioni e tutti quegli accordi di non belligeranza che erano stipulati tra le varie federazioni. Lui non solo andò a mettere sotto contratto tanti talenti che si esibivano altrove, ma iniziò a portare show in territori nei quali, stando agli accordi, non si sarebbe potuto affacciare. Creativamente, infranse la convenzione cardine del pro wrestling: la distinzione tra buoni e cattivi. Infatti, in questo spettacolo, i ruoli sono ben distinti ed hanno funzioni decisamente diverse. Nel corso della fine degli anni ’90, in quel periodo in cui si abbracciò una filosofia più matura ed estrema, il buono principale era Stone Cold Steve Austin, un personaggio sboccato, anarchico e violento, in poche parole, un vero e proprio antieroe. Quindi, per riassumere… le regole esistono solo per essere infrante
Il fallimento fa parte del processo
Nel corso del documentario, si sono raccontati anche i fallimenti di Vince McMahon. Si, perché non esistono percorsi di successo che non comprendano cadute dolorose. Soprattutto nel business. Per il signor McMahon si è trattato di scelte imprenditoriali abbastanza discutibili che, ovviamente, non sono andate a buon fine. In primis, abbiamo un ristorante a tema WWE. In fondo, chi di noi non ha mai sognato di fare una bella cenetta romantica all’interno di un ring? Oppure, perché non creare la XFL, una lega di football americano alternativa alla ben più nota NFL, con uno show con donne nude e The Rock che fa promozione? E che ne dite di una lega di bodybuilding lanciata quando la WWE è entrata nel bel mezzo di uno scandalo incentrato sugli steroidi? Tutte idee parecchio ballerine che sono finite gambe all’aria in pochissimo tempo. Ma, nonostante queste “sconfitte”, ha tirato avanti. Il fallimento, nel business come nella creatività, è solamente uno step necessario per raggiungere il successo.
Non giudicare mai il tuo personaggi
Vince, ad un certo punto, è diventato un personaggio on screen. E… era un mostro. Il personaggio di Mr. McMahon era una persona dispotica, malvagia, cinica, perversa e folle. Per capirci, tra le varie storie che lo comprendevano ce ne fu una nella quale, tramite droghe, rendeva la moglie completamente catatonica, per poi mettersi assieme alla badante e limonarsela in diretta mondiale. Ma, durante le interviste, Vince raccontava tutto ciò divertito, perché conscio di essere una persona reale ed il personaggio è un qualcosa di funzionale ad una storia. Per quanto sia una lezione fondamentale nelle accademie, è più facile a dirsi che a farsi...
L'importante è che ci sia una reazione
Il wrestling non è puramente una disciplina recitativa, ma è sicuramente una disciplina performativa. Questi atleti, si esibiscono in base settimanale davanti a delle arene di decine di migliaia di persone e, tutti i wrestler intervistati, ripetono costantemente un concetto: se ti stai esibendo, DEVI ricevere una reazione. E non è una cosa banale. Immaginate i Queen a Wembley, ma non c’è Freddy Mercury a gasare la folla con le sue mosse…farebbe schifo. Se si sta davanti ad un pubblico, ci deve essere quello scambio continuo di energia e sentimenti. Il silenzio è fallimento
Il documentario è un prodotto molto valido che non chiude le porte ad uno spettatore che non segue il wrestling, anzi, cerca di includerlo. Merita una visione? Sicuramente si, se uno nella sua vita vuole lavorare con la propria creatività, non può esimersi a guardare una storia di successo simile, di un uomo che, nonostante moltissime ombre sulla sua figura, ha cambiato prima il suo business e poi l'intrattenimento americano in generale.
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