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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Abby in Nobody Wants This 2 episodio 5 è un perfetto esempio di recitazione contemporanea: ironico, sincero, disarmante. In meno di un minuto, il personaggio smonta tutte le aspettative costruite intorno a lei, mostrando vulnerabilità e autenticità. È un pezzo ideale per chi cerca un testo breve ma d’impatto per un’audizione.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Durata: 1 minuto
Nobody Wants This è una serie dramedy corale, brillante nei dialoghi e affilata nei conflitti, che ruota intorno a un gruppo di personaggi legati da amicizie, legami familiari e relazioni romantiche complicate. Al centro della narrazione troviamo Joanne e Noah, una coppia apparentemente molto distante per stile di vita, cultura e religione: lei è ironica, indipendente, razionale; lui è un rabbino, guidato da fede, ritualità e senso di comunità.
Attorno a loro si muovono personaggi altrettanto sfaccettati: Morgan, sorella maggiore di Joanne, protagonista di relazioni sempre al limite tra l’ego e l’instabilità; Sasha ed Esther, una coppia sposata che cerca di sopravvivere all’ordinario senza perdere la propria identità; Ashley, voce cinica e tagliente del podcast che le ragazze conducono insieme; e infine Andy, terapeuta di Morgan ma anche – paradossalmente – suo compagno, in un rapporto che sfida ogni dinamica terapeutica o sentimentale convenzionale.
La serie si muove tra episodi di vita quotidiana, feste ebraiche, cene disastrose, sedute di terapia di coppia, equivoci e piccoli drammi urbani. È una storia fatta di nevrosi moderne e desideri profondi: trovare una forma d’amore che sia autentica senza perdere sé stessi.
La seconda stagione approfondisce i nodi più difficili: il tema della conversione religiosa, le crisi di identità, il bisogno di appartenenza, la paura del fallimento, e soprattutto la domanda che accompagna ogni personaggio: Quanto posso cambiare per essere amato, senza smettere di essere me stesso?

Ok, potete prendermi in giro quanto volete, ma fare post sulla mia vita è come mantengo la mia famiglia. Gabe ha lasciato il settore asciugamani e io ho passato più tempo con mia madre prima che morisse. So sopportare i giudizi. Io davvero non sapevo di cosa parlavate con quella storia della bambola, ma dopo mi sono ricordata. Ho tagliato i capelli della vostra bambola, ok, e sono mortificata, ma avevo 11 anni, ero stanchissima e non mi lasciavano andare a dormire. Ma vi chiedo scusa. Roba da psicopatica. Comunque hanno regalato a mia figlia una di quelle bambole. Non sarà la stessa ma ve ne devo una. E’ tutta vostra, ok… Sapete, mi dispiace molto che voi mi odiate, perché a dirla tutta è davvero imbarazzante ma… io… adoro il vostro podcast, vi ascolto sempre, è per quello che ho chiamato il tuo fidanzato rabbino. Dico a tutti: “Sono cresciuta con loro”
“Ok, potete prendermi in giro quanto volete, ma fare post sulla mia vita è come mantengo la mia famiglia.” : tono difensivo ma composto; pausa significativa dopo “quanto volete”;
“Gabe ha lasciato il settore asciugamani e io ho passato più tempo con mia madre prima che morisse.” : tono sincero e pacato; piccola incrinatura su “prima che morisse”;
“So sopportare i giudizi.” : pausa prima di “sopportare”; tono orgoglioso, quasi di sfida. Rappresenta il turning point emotivo: non sta chiedendo pietà, ma rispetto.
“Io davvero non sapevo di cosa parlavate con quella storia della bambola, ma dopo mi sono ricordata.” : tono più conciliante, apertura; occhi in cerca di contatto visivo, con un accenno di imbarazzo sincero.
“Ho tagliato i capelli della vostra bambola, ok, e sono mortificata, ma avevo 11 anni, ero stanchissima e non mi lasciavano andare a dormire.” : flusso verbale accelerato; tono infantile e giustificatorio; cerca di alleggerire la tensione con umorismo involontario.
“Ma vi chiedo scusa. Roba da psicopatica.” : pausa prima della battuta “Roba da psicopatica”, detta sorridendo con autoironia; il tono è auto-punitivo ma ammorbidito da sarcasmo affettuoso.
“Comunque hanno regalato a mia figlia una di quelle bambole. Non sarà la stessa ma ve ne devo una.” : tono più tenero e disponibile; mani aperte o piccolo gesto d’offerta simbolica. Genuina intenzione di “riparare” il passato.
“E’ tutta vostra, ok…” : voce più bassa, quasi un sussurro; momento di resa emotiva. Il “ok” finale è quasi un’offerta di pace.
“Sapete, mi dispiace molto che voi mi odiate, perché a dirla tutta è davvero imbarazzante ma… io… adoro il vostro podcast, vi ascolto sempre, è per quello che ho chiamato il tuo fidanzato rabbino.” : voce che si incrina leggermente sul “mi dispiace molto”; breve pausa su “ma…” seguita da un’esplosione tenera su “io adoro il vostro podcast”; sguardo basso poi risale, cercando accoglienza.
“Dico a tutti: “Sono cresciuta con loro”” : chiusura emozionata; piccolo sorriso nostalgico; intonazione dolce, come se stesse leggendo un ricordo caro.
Il monologo di Abby in Nobody Wants This 2 (episodio 5, “Abby adora gli smoothie”) è un momento chiave che ribalta completamente la percezione iniziale del personaggio. Quello che sembrava l’ennesima caricatura da influencer superficiale si rivela invece un ritratto delicato di una donna ferita, complessa e sorprendentemente sincera.
Abby affronta due sorelle (Joanne e Morgan) che la disprezzano da anni, ammette le sue colpe infantili, chiede scusa, e nel finale confessa di essere una fan del loro podcast. Il tutto con toni oscillanti tra ironia, vergogna e affetto. “Ok, potete prendermi in giro quanto volete, ma fare post sulla mia vita è come mantengo la mia famiglia.” Tono fermo ma non ostile. È una donna abituata a essere fraintesa. Primo “gancio empatico”: parla di lavoro e famiglia, due concetti universali. “Gabe ha lasciato il settore asciugamani e io ho passato più tempo con mia madre prima che morisse.” Intonazione che scende lievemente, lasciando emergere una nota malinconica. Una riga piena di sottotesto: il sacrificio personale viene dato per scontato.
“So sopportare i giudizi.” Piccolo pugno sul tavolo, in forma verbale. Mostra forza sotto pressione. Pausa breve prima di dirlo, occhi che cercano contatto visivo. “Ho tagliato i capelli della vostra bambola, ok, e sono mortificata…” Tono più rapido, come a scrollarsi di dosso l’imbarazzo. Autoironia che funziona solo se non è forzata: il pubblico deve percepire che è sincera.
“Hanno regalato a mia figlia una di quelle bambole… ve ne devo una. È tutta vostra, ok?”Momento chiave per conquistare la scena: qui si gioca tutto il cuore del monologo. “Mi dispiace che voi mi odiate… io adoro il vostro podcast.” Voce più bassa, tono affettuoso, si lascia andare. Crescendo emotivo sull’ultima battuta: “Dico a tutti: ‘Sono cresciuta con loro’” va detto con luce negli occhi.

Obiettivo del monologo: Mostrare vulnerabilità inaspettata dietro una maschera pubblica.
Sottotesto: “Non voglio più essere fraintesa.” “Non sono una caricatura, sono una persona.” “Se ammetto le mie colpe, magari vedrete anche il resto di me.”
Azione minima: Non forzare l’emozione. Stai parlando con due ragazze che ti giudicano e da cui vorresti approvazione, ma senza supplicarli. Stai cercando dignità.
Dinamica vocale
Inizio: ferma, pratica, quasi professionale (spiega la sua realtà).
Centro: si incrina, quando parla della madre e dell'infanzia.
Scuse: tono più leggero, ironico, ma sotto c’è imbarazzo.
Finale: sincero, quasi sussurrato. Un “ti voglio bene” non detto.
Chiusa: La battuta “Dico a tutti: ‘Sono cresciuta con loro’” è il vero cuore del pezzo. Va detta con uno sguardo affettuoso e leggermente vulnerabile, come una dichiarazione d’amore non corrisposto.
Errori comuni
Recitarlo tutto come un “rant” rabbioso. Non funziona: Abby non è arrabbiata, è imbarazzata e desiderosa di pace.
Ignorare l’ironia. Il monologo è scritto per fluttuare tra sincerità e autoironia. Non cancellarne il colore.
Essere troppo “scusanti”. Abby non si umilia. Chiede scusa, ma resta fiera.
Dimenticare che è una mamma. Questo influisce sul tono: ha una dolcezza adulta, non adolescenziale.
Il decimo episodio della stagione 2, “Noah, ti presento Joanne”, si apre con una rottura: Joanne e Noah hanno deciso di lasciarsi, ma per non rovinare la festa di fidanzamento di Morgan e Andy, fingono ancora di stare insieme. Ma è solo una maschera: le crepe sono profonde, e la loro relazione sembra davvero arrivata alla fine.
In parallelo, anche Morgan è in crisi. Dopo settimane di incertezze, si rende conto di non amare più Andy. Prova a lasciarlo durante la festa, ma lui la sorprende mostrandole una profonda comprensione dei suoi schemi emotivi. È un momento ambiguo, che la spiazza. Joanne, dal canto suo, continua a oscillare tra la frustrazione e la delusione: Noah le propone di aspettare ancora sei mesi prima di decidere davvero sulla convivenza, ma per lei è solo un altro modo di rimandare. E stavolta, dice no.
Le tensioni esplodono. Morgan rompe il fidanzamento. Sasha e Esther si osservano da lontano, incapaci di capire se restare insieme li stia aiutando o distruggendo. Noah e Joanne, esausti, si lasciano sul serio: non hanno più risposte, non hanno più un piano.
Eppure, proprio quando tutto sembra crollare, arriva un cambio di prospettiva inaspettato.
Esther fa notare a Joanne come, in fondo, lei sia già ebrea: non per conversione religiosa, ma per valori, per sensibilità, per modo di affrontare il dubbio. È una sorta di epifania sommessa, una rivelazione che non ha bisogno di cerimonie.
Joanne corre da Noah. E lo trova. I due si guardano come all’inizio, ma con tutta la stanchezza e la consapevolezza accumulata nel tempo. Noah le dice che la ama, a prescindere da tutto. E Joanne, finalmente libera, risponde: “Allora sei fortunato.”
Si baciano. E ci lasciano con una speranza concreta: non che sarà facile, ma che sarà reale.
Quanto dura il monologo? Circa 50 secondi.
Quali temi tratta il monologo? Il monologo affronta i temi di percezione pubblica vs verità privata, pentimento infantile, riconciliazione, autenticità e ammirazione inaspettata.
Qual è il tono emotivo dominante? Una combinazione di autoironia, vulnerabilità e verità trattenuta. Non è drammatico, ma carico di sottotesto.
Ha uno sviluppo drammaturgico interno? Sì. Parte da difesa ironica, passa per confessione infantile, e si chiude con un’affermazione di connessione emotiva.
Registi: Hannah Fidell, Karen Maine, Greg Mottola, Oz Rodriguez e Lawrence Trilling
Produttori: Fatigue Sisters Productions, Double Wide Productions
Cast principale: Joanne (Kristen Bell), Noah (Adam Brody), Morgan (Justine Lupe), Sasha (Timothy Simons) Esther (Jackie Tohn),
Dove vederlo: Netflix

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