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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Allison in La ragazza di Stillwater è un momento di introspezione, dove emerge la complessità emotiva e psicologica di una giovane donna costretta a convivere con la propria prigionia e con un destino apparentemente immodificabile. Allison introduce il concetto di Maktub, una filosofia che implica l’accettazione del proprio destino, come una rivelazione che le ha permesso di affrontare il senso di vergogna e di colpa che l’aveva oppressa fino a quel momento.
MINUTAGGIO: 1:45:57-1:47:31
RUOLO: Allison Baker
ATTRICE: Abigail Breslin
DOVE: Netflix
INGLESE
I learned something new actually. It’s helped me a lot. It’s something called the “Mektub.” A nurse told me about it. It’s about acceptance. Your fate. It’s helping me to stop struggling so much. Stop questioning everything. You just embrace your fate and learn to live in peace with it. It’s a Muslim idea. It’s about… letting go of all of that… shame… and guilt that pushes you down and keeps you down and makes you feel so powerless. And that’s how I felt for a really long time. ♪ ♪ Powerless and forgotten. And… that makes living really hard. You know what I mean? But you’re innocent. So we got to keep fighting. It doesn’t matter that I’m innocent, Dad. It’s not about justice. It’s about finding peace.
ITALIANO
Ho imparato una cosa nuova. Mi ha aiutato tanto. E' una cosa che si chiama Maktub. Me ne ha parlato un'infermiera. Sarebbe l'accettazione. Del tuo destino. Mi sta aiutando a smettere di lottare così tanto. A smettere di mettere tutto in discussione. Devi accettare il tuo destino. Imparare a viverci in pace. E' un concetto musulmano. Consiste nel lasciar correre tutta quella... vergogna. E il senso di colpa che ti spinge giù, che ti tiene giù, e che ti fa sentire così... impotente. Mi sono sentita così per tanto tempo. Impotente e dimenticata. E... questo rende la vita molto difficile. Capisci che intendo? Non importa che io sia innocente, papà. Non sto parlando di giustizia. Parlo di trovare pace.
"La ragazza di Stillwater" è un thriller drammatico del 2021 diretto da Tom McCarthy, che si concentra sul viaggio emotivo e fisico di un padre alla ricerca di giustizia per sua figlia. Il film racconta la storia di Bill Baker (interpretato da Matt Damon), un operaio di Stillwater, in Oklahoma, che si reca a Marsiglia, in Francia, per aiutare la figlia Allison (Abigail Breslin), incarcerata per l'omicidio della sua coinquilina, Lina. La ragazza, infatti, si dichiara innocente e sostiene di essere stata ingiustamente accusata, ma il sistema giudiziario francese non sembra disposto a riaprire il caso.
Il fulcro della trama ruota attorno alla determinazione di Bill, un uomo semplice e silenzioso, tipico dell’America profonda, con un passato tormentato, che cerca di navigare un mondo completamente diverso dal suo. In Francia, si scontra con la barriera linguistica e culturale, ma anche con il proprio senso di fallimento come padre. Il rapporto tra Bill e Allison è complesso e segnato da tensioni e incomprensioni, con una storia familiare difficile alle spalle.
Nel corso del suo soggiorno, Bill incontra Virginie (Camille Cottin), una donna francese che lo aiuta ad ambientarsi e con cui instaura un legame profondo. Attraverso questa nuova connessione e la sua perseveranza, Bill si avvicina sempre di più alla verità, scoprendo nuove informazioni che potrebbero scagionare la figlia.
Il film esplora diversi temi, come la resilienza, la redenzione e le differenze culturali, mescolando elementi tipici del thriller giudiziario con un ritratto intimo e umano dei suoi protagonisti.
Questo monologo di Allison è una delle chiavi emotive del film, un momento di riflessione che ci fa entrare nel suo tormento interiore e nelle sue lotte psicologiche. Attraverso questa confessione, Allison rivela quanto sia difficile per lei convivere con il peso di ciò che le è accaduto, ma anche quanto abbia imparato a trovare una sorta di sollievo accettando la propria condizione.
Allison introduce il concetto di "Maktub", una parola araba che significa "è scritto". La filosofia dietro Maktub implica che il destino di una persona sia già deciso e che lottare contro di esso sia inutile. Per Allison, questa scoperta rappresenta un cambio di prospettiva radicale: imparare a vivere con il proprio destino, accettarlo, smettere di combattere contro un sistema che l’ha condannata e contro un futuro che sembra ostile. Questo è ciò che la aiuta a trovare un po’ di pace in una situazione che sembra insostenibile. Nel contesto della sua prigionia e delle accuse di omicidio, accettare il destino diventa una scelta di sopravvivenza mentale.
Allison parla della vergogna e del senso di colpa che l'hanno accompagnata, sentimenti che sembrano radicati in un dolore profondo, quasi ancestrale. Anche se si dichiara innocente, questi sentimenti sono diventati una prigione dentro la prigione: sono barriere emotive che la tengono bloccata, facendola sentire impotente e, come dice, "dimenticata". La vergogna non è legata solo al crimine di cui è accusata, ma al fallimento percepito di sé stessa, forse alimentato anche dal rapporto problematico con il padre e dalle aspettative non soddisfatte.
Il momento culminante di questo monologo arriva quando Allison dice: "Non importa che io sia innocente, papà. Non sto parlando di giustizia. Parlo di trovare pace." Questa frase riassume la sua evoluzione interiore e il suo nuovo obiettivo: non più la giustizia come riconoscimento esterno della sua innocenza, ma una pace che deve trovare dentro di sé. Questo è il vero nodo del film, perché ci mostra che la libertà a cui aspira Allison è soprattutto una liberazione psicologica.
Per Bill, padre testardo e pragmatico, il concetto di Maktub potrebbe risultare incomprensibile. Lui è lì per agire, per risolvere, per fare qualcosa di concreto, mentre Allison cerca qualcosa di intangibile
Interpretare il monologo di Allison richiede di entrare in profondità nelle sue emozioni e nella sua evoluzione psicologica. Ogni parola ha un peso specifico, e portare queste sfumature sul palco o sullo schermo richiede di lavorare sulla tensione interiore, sulla vulnerabilità e su un senso di resa che, paradossalmente, rappresenta anche la sua forza.
1. Comprendere il Concetto di “Maktub”
Prima di tutto, è importante capire il concetto di Maktub come filosofia che Allison ha interiorizzato. Questo principio di accettazione del destino è per lei una nuova prospettiva, e l’attore dovrebbe riflettere questo senso di scoperta nella recitazione. La parola Maktub andrebbe pronunciata con rispetto e curiosità, come un termine che ha portato un cambio di visione profondo. Non è qualcosa che Allison dice con leggerezza; è una rivelazione che sembra offrirle sollievo per la prima volta dopo tanto tempo.
2. Esprimere Vergogna e Senso di Colpa
La vergogna e il senso di colpa sono centrali in questo monologo. L’attrice dovrebbe cercare di caricare la voce di Allison con una sfumatura di dolore trattenuto. Può essere utile evocare il senso di peso fisico che questi sentimenti possono portare: Allison sembra quasi oppressa, stanca, come se fosse costantemente piegata da un fardello invisibile. La difficoltà nel lasciarsi questi sentimenti alle spalle dovrebbe trasparire sia nella postura che nel tono di voce, che può essere basso, quasi sommesso, riflettendo quanto questo dolore sia personale e difficile da condividere.
3. Trasmettere Vulnerabilità e Resa
Questo non è un momento di forza in senso convenzionale; è piuttosto una resa, ma una resa consapevole. La voce e lo sguardo dovrebbero riflettere questa vulnerabilità. Allison non si sta ribellando, non è arrabbiata: ha accettato una sorta di sconfitta interiore. Prova a rallentare leggermente il ritmo durante le parole “impotente” e “dimenticata” per enfatizzare il senso di abbandono e solitudine che le hanno riempito l’anima.
4. Alternanza tra Rassegnazione e Consolazione
Il tono dovrebbe essere un mix di rassegnazione e un’ombra di consolazione: è come se, pur accettando un destino amaro, Allison trovasse conforto nel poter smettere di lottare. Quando dice "Non importa che io sia innocente" c’è un tono rassegnato, ma subito dopo, con "Parlo di trovare pace", deve esserci una leggera apertura emotiva. Questa è la pace che Allison ha scoperto, e la sua voce potrebbe alleggerirsi appena in questa parte, come a suggerire un peso che, per un momento, diventa più sopportabile.
5. Il Rapporto con il Padre: Comunicare l’Impossibilità di Capire
Questo monologo è anche rivolto al padre, Bill. Ci sono parole che sembrano cercare la sua comprensione, anche se Allison sa che difficilmente lui potrà capirla. Quindi, l’attrice dovrebbe mantenere uno sguardo o una postura che, di tanto in tanto, si rivolge a Bill, come a cercare conferme o sostegno. Ma lo sguardo dovrebbe anche riflettere una rassegnazione: sa che il padre, in fondo, non può aiutarla a trovare questa pace interiore.
6. Rallentare e Dare Peso alle Pause
Questo è un monologo intenso che non va affrettato. Le pause tra una frase e l’altra sono fondamentali per lasciare il tempo a ogni concetto di sedimentare. Quando parla di “vergogna” e “senso di colpa”, ad esempio, fermarsi per un istante può dare al pubblico il tempo di percepire il peso di queste parole. Le pause danno profondità al dolore, come se Allison stessa avesse bisogno di tempo per esprimere ogni pensiero.
7. Essere Minimalisti nei Movimenti
Allison è in prigione, e anche mentalmente si sente bloccata, intrappolata. L’attore dovrebbe evitare movimenti ampi o gesti eccessivi. La recitazione qui deve essere quasi contenuta, con movimenti lenti, piccoli, che riflettano il senso di oppressione e impotenza che Allison vive. Questo rafforza l'idea che anche il suo corpo sia limitato, come la sua mente.
8. Lo Sguardo e l’Evasione Interiore
Durante alcune frasi, come “Non sto parlando di giustizia. Parlo di trovare pace”, lo sguardo dovrebbe essere rivolto leggermente oltre, come se Allison stesse guardando qualcosa che va oltre le mura della prigione, una pace che è solo nella sua mente. Questo sguardo distante dà l’impressione che abbia raggiunto una sorta di rifugio interiore, un luogo che nessuno può toccare.
9. Conclusione con un Tono di Liberazione
La parte finale del monologo dovrebbe avere un leggero cambiamento di tono: non è più così pesante, ma quasi liberatorio. Quando Allison parla di trovare pace, è come se l’attore lasciasse intravedere una sorta di sollievo. Non è una pace totale, ma un primo passo verso un nuovo equilibrio interiore. Questo cambiamento può essere sottile, con un rilassamento nella voce o uno sguardo leggermente più aperto.
Il monologo di Allison è una confessione intima che porta alla luce una nuova prospettiva sul dolore e sulla redenzione. Per rendere questa scena autentica, l’attore deve immergersi nella dualità di Allison: il desiderio di pace e la rassegnazione a un destino che non può cambiare, bilanciando una recitazione contenuta ma emotivamente intensa.
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