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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo, pronunciato da Adar, il capo degli Orchi ne Gli Anelli del Potere, è un discorso di incitamento prima della battaglia. A differenza della retorica nobile e solenne del discorso di Gil-galad, qui ci troviamo di fronte a parole più dure e viscerali, rivolte a un popolo che ha vissuto nella sofferenza e nella privazione. Adar non parla come un tiranno che comanda un'orda, ma come un leader che vede nei suoi seguaci una vera comunità. L’enfasi sul sacrificio, sulla fratellanza e sulla riconquista di una terra che sentono loro, trasforma questo monologo in un’inversione della classica narrativa del bene contro il male.
STAGIONE 1 EP 6
MINUTAGGIO: 3:50-5:30
RUOLO: Adar
ATTORE: Joseph Mawle
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
My children, we have endured much. We cast off our shackles. Crossed mountain, field, frost, and fallow till our feet bloodied the dirt. From Ered Mithrin to the Ephel Arnen, we have endured.Yet tonight, one more trial awaits us. Our enemy may be weak, their numbers meager yet before this night is through, some of us will fall. But for the first time, you do so not as unnamed slaves in far-away lands, but as brothers. As brothers and sisters in our home! This is the night we reach out the iron hand of the Uruk and close our fist around these lands.
ITALIANO
Figli miei, noi abbiamo sofferto, molto. Abbiamo… dismesso i nostri ceppi. Attraversato montagne, campi, gelo e maggesi, fino ad avere i piedi insanguinati. Dagli Eren Mithrin all’Ephel Arnen abbiamo sofferto. Eppure stanotte, una nuova prova ci attende. Il nostro nemico sarà debole,e scarso di numero. Tuttavia prima che questa notte finisca, alcuni noi cadranno. Ma per la prima volta voi cadrete non come anonimi schiavi in terre lontani. Ma come fratelli, come fratelli e sorelle in casa nostra. Questa è la notte in cui allunghiamo la mano di ferro degli Uruk e stringiamo il pugno attorno a queste terre.
"Gli Anelli del Potere" è una serie ambientata nella Seconda Era della Terra di Mezzo, migliaia di anni prima degli eventi narrati ne Il Signore degli Anelli. La storia prende spunto dalle appendici dei romanzi di J.R.R. Tolkien e rielabora eventi e personaggi in una forma narrativa più accessibile per il pubblico televisivo. La serie segue diversi fili narrativi intrecciati, tutti legati alla progressiva ascesa di Sauron e alla forgiatura degli Anelli del Potere. Galadriel è ritratta come una guerriera ossessionata dalla ricerca di Sauron, che considera ancora una minaccia nonostante la credenza diffusa che il male sia stato sconfitto con la caduta di Morgoth. La sua ricerca la porta fino ai mari lontani, dove il destino la fa incontrare Halbrand, un misterioso uomo del Sud.
Elrond è coinvolto nelle manovre politiche del re Gil-galad e dell’artigiano Celebrimbor, che vuole costruire una grande fucina per creare opere straordinarie. Per farlo, Elrond cerca l’aiuto dei Nani di Khazad-dûm, riallacciando i rapporti con il suo vecchio amico Durin IV. Nell’isola di Númenor, regno di uomini potenti e avanzati, emergono tensioni politiche tra la regina reggente Míriel, il consigliere Pharazôn e le fazioni contrapposte sulla relazione con gli Elfi. Galadriel e Halbrand giungono a Númenor e scatenano eventi che cambieranno il destino dell’isola. Nelle Terre del Sud, gli uomini vivono sotto la minaccia crescente degli Orchi, guidati dal misterioso Adar, un elfo corrotto. La guaritrice Bronwyn e il suo compagno elfo Arondir cercano di unire le genti per resistere all’invasione. Un uomo caduto dal cielo (lo Straniero) viene trovato dai Pelopiedi, una comunità nomade di piccoli esseri simili agli Hobbit. La giovane Nori Brandyfoot lo aiuta, convinta che abbia un grande destino, mentre oscure figure lo cercano.
Anche questo monologo può essere diviso in tre sezioni chiave: Adar inizia ricordando il dolore subito dal suo popolo: "Abbiamo sofferto, molto." La ripetizione della parola "sofferto" e l’elenco dei sacrifici ("dismesso i nostri ceppi", "attraversato montagne, campi, gelo e maggesi") costruisce un senso di resilienza e determinazione. Gli Orchi non vengono mostrati solo come brutali servitori del male, ma come esseri che hanno subito una lunga oppressione. Qui emerge il tentativo di Adar di umanizzare il suo esercito. Non parla loro con disprezzo o minacce, ma con empatia. Descrive un percorso di dolore che li ha resi più forti e che li ha portati a questo momento decisivo.
La frase "Tuttavia prima che questa notte finisca, alcuni di noi cadranno." introduce un momento di cruda consapevolezza. A differenza di tanti leader che promettono la vittoria senza perdite, Adar non illude i suoi soldati. Li prepara all’idea della morte, ma subito dopo rovescia il concetto, trasformandolo in un atto di valore: "Per la prima volta, voi cadrete non come anonimi schiavi in terre lontane, ma come fratelli e sorelle in casa nostra."
Questo è il cuore del discorso. Adar sta dicendo agli Orchi che la loro morte avrà finalmente un significato.
Non saranno più strumenti sacrificabili nelle mani di un padrone lontano, ma guerrieri che combattono per il loro futuro. È un capovolgimento potente del solito punto di vista sugli Orchi, spesso mostrati solo come carne da macello senza volontà. Il monologo culmina con un’affermazione di dominio: "Questa è la notte in cui allunghiamo la mano di ferro degli Uruk e stringiamo il pugno attorno a queste terre." Qui Adar fa un salto definitivo: dal lamento per la sofferenza alla promessa di riscatto. La metafora della "mano di ferro" e del "pugno" trasmette una sensazione di inevitabilità e potenza. Per gli Orchi, questa non è solo una battaglia, ma la nascita di una nuova era in cui non saranno più schiavi o fuggitivi, ma padroni della loro terra.
Questo monologo ribalta la tradizionale rappresentazione degli Orchi come semplici strumenti del male. Adar li descrive come un popolo che ha sofferto e che ora lotta per la propria casa. La sua figura si discosta dai classici signori oscuri che dominano con la paura: è un capo che si identifica con il dolore del suo esercito e lo trasforma in forza.
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