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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Marvin Shwarz, interpretato da Al Pacino in C’era una volta a... Hollywood, è una delle chiavi di lettura del film. Il personaggio è un produttore di Hollywood esperto e cinico, e in questa scena mette brutalmente di fronte Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) alla dura realtà del sistema televisivo americano. Siamo all'inizio del film. Schwarz incontra Rick in un ristorante di Beverly Hills e, con tono apparentemente amichevole, gli svela quello che per lui è un problema evidente: accettare troppi ruoli da cattivo lo sta distruggendo professionalmente. Schwarz non gira intorno al concetto: Rick non è più un eroe, è diventato un punching bag, un sacco da boxe per attori più giovani e in ascesa.
MINUTAGGIO: 12:30-14;17
RUOLO: Marvin Shwarz
ATTORE: Al Pacino
DOVE: Netflix
INGLESE
You… You always play the bad guy on these shows? So, and they have a fight scene at the end of them? And you lose in the fight? Oh, that’s an old trick pulled by the networks. Now, you take Bingo Martin, for example. Right? So you got a new guy like Scott Brown. You wanna build up his bona fides, right? So you hire a guy from a canceled show to play the heavy. Then at the end of the show, when they fight, it’s hero besting heavy. But what the audience sees… is Bingo Martin whipping Jake Cahill’s ass. You see? Then next week, it’s Ron Ely. And next week, it’s Bob Conrad, wearing his tight pants, kicking your ass. Now, in another couple of years, playing punching bag to every… swinging dick new to the network, that’s gonna have a psychological effect… on how the audience perceives you. So Rick, who’s gonna kick the shit out of you next week? Mannix? The Man from U.N.C.L.E.? The Girl from U.N.C.L.E.? How about Batman and Robin? Ping! Pow! Choom! Zoom! Down goes you, down goes your career as a leading man. Or do you go to Rome and star in Westerns… and win fucking fights?
ITALIANO
Tu fai sempre il cattivo in televisione. E c’è sempre uno scontro finale. E tu perdi lo scontro. Oh, questo è un vecchio trucco tipico dei Network. Parliamo di Bingo Martin, per esempio. Beh, tu hai un ruolo come Scott Brown. Vuoi aumentare la sua popolarità, si? E quindi scrittori uno di una serie cancellata, per fare il cattivo. poi alla fine dell’episodio combattono, e l’roe batte il cattivo, ma… quello che vedono è Bingo Martin che fa il culo a Jake Cahill. Capisci? La volta dopo è Ron Illy. La volta dopo è Bob Conrad, coi suoi pantaloni stretti a romperti il culo. Passa un altro paio di anni a fare il punching bag di ogni testa di cazzo che arriva nel Network e vedrai l’effetto psicologico che avrà su come il pubblico ti percepisce. Quindi Rick… chi sarà il prossimo a massacrarti di botte? Mannix. The Man from U.N.C.L.E.? The Girl from U-N-C-L-E-? E perché non Batman e Robin? Pin, bum, chun, zoom! Cadi tu, e cade la tua carriera da protagonista. O… te ne vai a Roma a fare il western, e vincere gli scontri del cazzo.
“C’era una volta a... Hollywood” (2019) è il nono film di Quentin Tarantino, un’opera che mescola realtà e finzione per raccontare il tramonto della Golden Age di Hollywood. Ambientato nel 1969, il film segue le vicende di Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), un attore televisivo in declino, e del suo amico e stuntman Cliff Booth (Brad Pitt), mentre cercano di restare a galla in un’industria cinematografica che sta cambiando rapidamente. Rick Dalton è un attore noto per la serie western Bounty Law, ma la sua carriera è in fase calante. Per restare rilevante, accetta ruoli da antagonista in serie TV, ma teme di essere ormai superato. Cliff Booth, il suo fidato stuntman e autista, vive un’esistenza più rilassata: è abituato a stare nell’ombra e affronta la vita con un atteggiamento distaccato.
Nel frattempo, Sharon Tate (Margot Robbie), attrice emergente e moglie del regista Roman Polanski, rappresenta il volto nuovo di Hollywood. Il film la segue mentre si gode il successo, ignara della tragedia che la attende. Mentre Rick fatica con la sua insicurezza professionale e accetta di girare uno spaghetti western in Italia, Cliff incrocia la strada della Manson Family, una comune hippy legata al famigerato Charles Manson. Un incontro apparentemente casuale che segnerà la svolta della storia. La narrazione culmina nella notte del 9 agosto 1969, quando la Manson Family decide di attaccare la casa di Sharon Tate. Ma Tarantino ribalta la storia: invece di uccidere Tate e i suoi amici, i seguaci di Manson entrano nella casa sbagliata, quella di Rick Dalton. Qui Cliff, sotto effetto di LSD, e il suo fedele pitbull Brandy annientano brutalmente gli intrusi. Rick, ormai ignaro di tutto, conclude la notte bruciando l’ultimo assalitore con un lanciafiamme, lo stesso usato in un vecchio film.
L’intervento di Marvin Schwarz è strutturato con una retorica martellante e ripetitiva, proprio per far entrare Rick nell’ottica del problema. Il discorso è diretto, spietato e senza fronzoli. Schwarz non vuole convincere Rick, vuole fargli vedere la realtà che lui stesso si rifiuta di accettare.
“Tu fai sempre il cattivo in televisione. E c’è sempre uno scontro finale. E tu perdi lo scontro.” Qui Schwarz introduce il punto centrale: nella logica televisiva, il pubblico associa gli attori ai ruoli che interpretano. Se Rick continua a perdere in ogni episodio, la gente inizierà a percepirlo come un perdente. “Vuoi aumentare la sua popolarità, si? E quindi scrittori uno di una serie cancellata, per fare il cattivo.” Schwarz evidenzia un meccanismo tipico della TV di quegli anni: un attore che ha bisogno di rilancio ottiene un ruolo da eroe e, per rafforzarne l’immagine, gli si affianca un antagonista noto. Il problema? Quel cattivo è sempre Rick Dalton, e lui perde ogni volta.
“Passa un altro paio di anni a fare il punching bag di ogni testa di cazzo che arriva nel Network e vedrai l’effetto psicologico che avrà su come il pubblico ti percepisce.”
Qui il tono si fa più aggressivo e Schwarz arriva al punto: Rick sta diventando un attore di seconda categoria, un trampolino per far brillare gli altri. L’elenco finale (Mannix, The Man from U.N.C.L.E., Batman e Robin) Schwarz usa un crescendo ironico: da serie più realistiche (come Mannix) a prodotti sempre più camp e sopra le righe (Batman e Robin), come a dire che il declino di Rick lo porterà a essere ridicolizzato. “O… te ne vai a Roma a fare il western, e vincere gli scontri del cazzo.” Il consiglio finale è quasi un ultimatum. Hollywood lo sta seppellendo? Allora l’unica strada è l’Italia, dove gli spaghetti western possono ridargli un ruolo da protagonista.
Il monologo di Marvin Shwarz è il momento in cui Rick Dalton si rende conto di essere sull’orlo del baratro. Non è più l’eroe della TV, ma il cattivo di turno destinato a perdere. La sua reazione immediata – un mix di insicurezza e disperazione – definisce il suo percorso nel film. Quentin Tarantino usa questo dialogo per mostrare quanto l’industria dello spettacolo possa essere spietata, e come la percezione del pubblico possa determinare il destino di un attore. Ma soprattutto, il monologo di Schwarz è il motore che spinge Rick a tentare di riscrivere la propria carriera, portandolo verso una Hollywood che sta per cambiare per sempre.
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