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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Aleksej Pažitnov nel film Tetris (2023) è uno dei momenti più intensi e carichi di sottotesto del film. In poco più di un minuto, svela traumi familiari, paura politica e senso di colpa con una recitazione trattenuta e profonda. In questa guida analizziamo come prepararlo per un’audizione, con focus su voce, ritmo e tensione emotiva.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Durata: 2 minuti
Contesto ideale per un attore: Prove di ammissione a scuole di recitazione: questo monologo è perfetto per mostrare capacità di ascolto interno, lavoro sul testo e costruzione del sottotesto. Workshop su recitazione naturalistica: ottimo per lavorare su tono basso, verità, interpretazione "non recitata". Scene di coppia (con Hank come interlocutore silenzioso): permette di esplorare lo scambio con un partner senza bisogno di dialogo diretto.
Dove vederlo: Apple Tv
Nel 1988, Henk Rogers, imprenditore olandese-americano che vive in Giappone e fondatore della Bullet-Proof Software, cerca di promuovere un suo videogioco al CES di Las Vegas, ma si imbatte in qualcosa di molto più interessante: Tetris, un puzzle game sviluppato da un programmatore sovietico, Aleksej Pažitnov, all’interno dell’ĖLORG, l’ente statale che gestisce le esportazioni software dell’Unione Sovietica. Il gioco, con la sua logica semplice e la meccanica ipnotica, lo conquista immediatamente. Capisce che lì c’è qualcosa di grosso.
Ma i diritti sono un groviglio. Robert Stein, agente di licenza londinese di Andromeda Software, aveva già firmato un contratto con ĖLORG, da cui ha ottenuto i diritti "per computer". In base a quel contratto, ha poi rivenduto licenze a vari soggetti, incluso Robert Maxwell (mogul dei media britannico) e suo figlio Kevin, CEO di Mirrorsoft. Quest’ultimo, presente al CES, vende informalmente a Rogers i diritti di Tetris per console, PC e arcade in Giappone. Rogers non sa che sta entrando in un labirinto legale e politico.
Tornato in Giappone, si reca alla sede di Nintendo e presenta Tetris come potenziale blockbuster. Il presidente Yamauchi si mostra interessato, e Rogers riesce a ottenere un accordo per svilupparne una versione per NES. Inizia così una corsa contro il tempo per produrre cartucce e macchine arcade, arrivando perfino a ipotecare la casa. La moglie Akemi, pur preoccupata, accetta di sostenerlo, impressionata dall’entusiasmo dei loro figli per il gioco.
Tutto sembra filare, finché Rogers scopre che i diritti arcade sono stati promessi a SEGA. Inizia a sospettare che qualcosa non torni. Viene mandato da Nintendo a Seattle per incontrare Minoru Arakawa e Howard Lincoln, che gli mostrano il nuovo dispositivo portatile: il Game Boy. Nintendo prevede di lanciarlo con Super Mario Land, ma Rogers li convince a puntare tutto su Tetris, ritenendolo un gioco perfetto per la portabilità. A una condizione: ottenere i diritti ufficiali per il formato handheld.
Parte così una nuova missione: Rogers vola a Londra per negoziare con i Maxwell e con Stein. Offre a Stein 25.000 dollari per i diritti del portatile, ma scopre che nel frattempo Stein li ha già promessi ad Atari per 100.000 dollari. La competizione si fa ancora più accesa, e sia Kevin Maxwell che Henk Rogers decidono di partire per Mosca per cercare di ottenere i diritti direttamente da ĖLORG.
Qui il film cambia tono: entra in scena la burocrazia sovietica, i funzionari corrotti e il KGB. Rogers, sotto falso visto turistico, riesce a ottenere un incontro con il presidente di ĖLORG, Nikolaj Belikov, e, con l’aiuto di una traduttrice di nome Sasha, tenta di spiegare il caos che ruota intorno alle licenze di Tetris. Belikov scopre che nessuna delle versioni arcade o console sono state autorizzate davvero, e che il contratto di Stein si riferiva solo ai "computer", un termine ambiguo e mal definito nel contesto del tempo.
Nel frattempo anche Kevin Maxwell arriva a Mosca, supportato da Valentin Trifonov, membro del Comitato Centrale sovietico e figura ambigua che rappresenta gli interessi politici e personali del Partito. Trifonov si propone come intermediario, ma è chiaro che cerca solo una tangente in cambio dei diritti. Robert Maxwell, nonostante i conti della sua compagnia siano in disastro, promette a Trifonov una grossa somma.
Le trattative si fanno tese. Belikov gioca su più tavoli, facendo firmare a Kevin una lettera di intenti con scadenza a una settimana, e contemporaneamente offre a Rogers una finestra per una controproposta. In parallelo, stringe il cerchio anche intorno a Stein, costringendolo a firmare un nuovo contratto che ridefinisce i termini e taglia fuori la scappatoia legale sui diritti arcade.
Tra Rogers e Aleksej si crea un legame sempre più forte, anche se segnato dalla diffidenza. Rogers viene accolto in casa del programmatore, un gesto rischioso in piena Unione Sovietica. Ma è qui che emergono gli ideali condivisi: la passione per i videogiochi, il desiderio di libertà creativa, la frustrazione per essere ingabbiati da sistemi più grandi di loro.
La tensione aumenta quando il KGB inizia a sorvegliare Rogers, la sua stanza viene perquisita e la sua famiglia viene minacciata. Sasha si rivela un’agente, ma sembra avere sentimenti ambigui. Aleksej viene messo sotto pressione, Trifonov cerca di espellerlo dal suo appartamento e Rogers viene messo di fronte a un bivio: mollare tutto o continuare a lottare.
Mentre Rogers torna brevemente in Giappone per presentare la lettera di intenti ai vertici Nintendo, scopre che Mirrorsoft ha tentato di vendere a Nintendo i diritti portatili, facendo leva sul contratto firmato con Stein. Ma grazie alla mancanza del pagamento del milione di dollari previsto, e con le nuove definizioni contrattuali, i diritti sono ancora legalmente disponibili.
A questo punto, Rogers, Lincoln e Arakawa tornano a Mosca per chiudere la partita.
Quando ero ragazzo, mio padre era Professore all'Università di Mosca. E nel '65 un suo collega è stato arrestato per aver venduto un suo libro all'estero. E mio padre ha firmato una lettera di protesta, che era la cosa giusta da fare. Ma la punizione sovietica è stata immediata. Lui ha perso la cattedra, e gli è stato vietato per sempre di svolgere qualunque vero lavoro. E questo l'ha rovinato. E ha rovinato la mia famiglia. Io ho promesso a me stesso che non avrei mai fatto passare ai miei figli un inferno come quello, ma lo stanno facendo di nuovo Hank. E questa volta a me. Sai che cos'è questo edificio? Dovresti saperlo, perché hanno osservato ogni mossa che hai fatto. Quello è membro del Partito Comunista al reparto centrale, uno degli uomini più potenti dell'Unione Sovietica, e parla con la sua Agente. Perché tu sei una minaccia. Rappresenti tutto ciò contro cui il nostro Paese ha combattuto per ottant'anni. E lui ha appena scoperto che ELORG ti ha promesso Tetris.
“Quando ero ragazzo, mio padre era Professore all'Università di Mosca.”: come se stesse iniziando a raccontare qualcosa che ha custodito per anni;
“E nel '65 un suo collega è stato arrestato per aver venduto un suo libro all'estero.”: tono lievemente più teso, ma ancora contenuto; accento su "arrestato": prima parola che segna il trauma;
“E mio padre ha firmato una lettera di protesta, che era la cosa giusta da fare.”: tono più caldo, leggero moto d’orgoglio nella voce, quasi una difesa paterna;
“Ma la punizione sovietica è stata immediata.”: tono più netto, meno emotivo, quasi chirurgico, come se enunciasse una regola ferrea e crudele; pausa dopo “immediata”, per lasciare sedimentare il concetto.
“Lui ha perso la cattedra, e gli è stato vietato per sempre di svolgere qualunque vero lavoro.”: ritmo rallentato, voce più bassa, carica di indignazione trattenuta;
“E questo l'ha rovinato. E ha rovinato la mia famiglia.”: intonazione grave, ma senza vittimismo; è una dichiarazione, non un lamento; pausa netta tra le due frasi, per separare il danno individuale da quello familiare;
“Io ho promesso a me stesso che non avrei mai fatto passare ai miei figli un inferno come quello…”: voce rotta appena sotto la superficie, primo momento in cui emerge l'emozione;
“...ma lo stanno facendo di nuovo, Hank.”: sottolineare “di nuovo”, con una vibrazione di rabbia sorda; “Hank” va detto con sguardo diretto, cercando complicità ma anche facendogli capire il peso che ha avuto sulla situazione.
“E questa volta, a me.”: pausa decisa dopo “volta”, come se stesse mettendo il punto sul suo destino;
“Sai che cos'è questo edificio?”: voce che cambia registro, tono più teso, come se volesse scuotere Hank;
“Dovresti saperlo, perché hanno osservato ogni mossa che hai fatto.”: tono accusatorio contenuto, ma palpabile;
“Quello è un membro del Partito Comunista al reparto centrale, uno degli uomini più potenti dell'Unione Sovietica, e parla con la sua Agente.”: tono più basso e controllato, descrittivo ma pesante, come chi espone una verità scomoda;
“Perché tu sei una minaccia.”: frase secca, netta, senza enfasi; voce quasi sussurrata, ma tesa come una lama; pausa immediata dopo, lasciare che risuoni.
“Rappresenti tutto ciò contro cui il nostro Paese ha combattuto per ottant’anni.”: tono accusatorio ma rassegnato, come se non ci fosse più nulla da fare; enfasi su “ottant’anni”, sottolineando il peso storico, ideologico, sistemico.
“E lui ha appena scoperto che ELORG ti ha promesso Tetris.”: pausa prima di “ELORG”, come a rimarcare che il gioco è un rischio politico; “Tetris” va detto con amarezza, perché è anche la cosa che li ha uniti – e ora li mette in pericolo.
Il film Tetris, diretto da Jon S. Baird e distribuito su Apple TV+, non è solo un biopic su uno dei videogiochi più famosi al mondo. È anche il racconto di una lotta per la libertà, la proprietà intellettuale e l’identità personale in un momento di crisi storica. Il monologo di Aleksej Pažitnov, programmatore sovietico e creatore di Tetris, rappresenta uno dei momenti più intensi e significativi del film.
Il monologo avviene in un momento di svolta nel film. Aleksej, fino a quel momento cauto e trattenuto, decide di raccontare a Henk Rogers (il protagonista) le conseguenze che l’oppressione sovietica ha avuto sulla sua famiglia. Il tono del dialogo cambia: da formale e professionale, si passa a qualcosa di profondamente personale.
Questo cambio è fondamentale per il film, perché: umanizza Aleksej, fino a quel momento quasi una figura secondaria; spiega le sue scelte e la sua riluttanza ad agire apertamente; amplifica la posta in gioco: non è solo un affare tra aziende, è un rischio personale.
Il monologo si divide idealmente in tre sezioni, ognuna con una funzione specifica: “Quando ero ragazzo, mio padre era Professore all'Università di Mosca…” Questa prima parte racconta un evento traumatico accaduto nel 1965: il padre di Aleksej ha perso tutto per aver fatto la cosa “giusta”. Questo segmento costruisce empatia con lo spettatore e crea un parallelo diretto tra passato e presente.
“Io ho promesso a me stesso che non avrei mai fatto passare ai miei figli un inferno come quello…” Qui il tono si fa più teso. Aleksej si rende conto che ciò che ha vissuto suo padre si sta ripetendo ora, con lui come vittima. È un momento di auto-riflessione dolorosa, in cui affiora la paura più profonda: non essere riuscito a proteggere i propri figli.
“Sai che cos’è questo edificio?... Perché tu sei una minaccia.” Nella parte finale, il monologo si sposta su un piano esterno: Aleksej punta il dito contro il sistema che osserva, controlla e reprime. La tensione passa da personale a politica. L’attore deve qui far percepire la gravità della situazione, ma senza teatralità.
Obiettivo del monologo: Mostrare cosa succede quando un uomo cerca di restare razionale mentre il suo mondo personale crolla. Aleksjej vuole condividere il suo passato non per commuovere, ma per spiegare a Henk la portata delle conseguenze in gioco.
Sottotesto: Il sottotesto principale è: “Non posso più permettermi di restare in silenzio.” Dietro ogni frase c’è la frustrazione di anni di silenzio, paura e autocensura. Aleksej rompe un muro che si è costruito addosso, ma non lo fa con rabbia. Lo fa perché ha capito che il rischio per i suoi figli, per la sua libertà, è ormai reale.
Azione minima (fisica ed emotiva)
Respirazione costante e controllata. Non usare gesti ampi. Lascia parlare lo sguardo.
Il corpo resta composto, ma il viso cambia: è lì che si muove tutto. Occhi che scappano, tornano, osservano.
Se c’è un partner (Henk), alternare momenti di contatto visivo a momenti di chiusura.
Dinamica vocale
Inizia con un tono calmo e neutro, quasi documentaristico.
Nella seconda parte, la voce scende di registro, si fa più grave e trattenuta.
Usa pause strategiche, in particolare dopo “...E questa volta a me.”
Non forzare mai l’emotività: l’effetto è più potente se la voce rimane controllata ma carica.
Chiusa: Il monologo si chiude su una frase semplice ma gravida di implicazioni: “E lui ha appena scoperto che ELORG ti ha promesso Tetris.” Questa battuta va trattata come un colpo di scena interno, non come un’informazione secca. È il momento in cui Aleksej accetta le conseguenze: sa che il sistema ha capito tutto, e che da questo momento nulla sarà più sotto controllo.
Errori comuni da evitare
Recitarlo con troppa emotività: urlare o piangere distrugge la credibilità del monologo. Il dolore è trattenuto, non sfogato.
Avere troppa fretta: il ritmo deve essere lento, pieno di silenzi, di respiri non detti.
Essere troppo teatrali: questo non è un pezzo da palcoscenico classico. È intimo, realistico, quasi sussurrato.
Ignorare il contesto storico-politico: serve conoscere almeno a grandi linee cosa significava vivere sotto il regime sovietico. Senza questo, il sottotesto si perde.
Il finale di Tetris si trasforma in un vero e proprio thriller d’azione e diplomazia. Rogers riesce finalmente a ottenere da Belikov i diritti ufficiali per Tetris su console e handheld, mentre i Maxwell crollano sotto il peso delle loro bugie e dell’insolvenza. Durante l’ultimo incontro all’ĖLORG, Kevin rivela involontariamente che Mirrorsoft è al collasso finanziario, e Belikov firma con Nintendo. Ma la minaccia politica non è finita.
Trifonov, ormai spinto alla disperazione, tenta di arrestare Rogers prima che possa lasciare il paese. Aleksej, ormai fuori da ĖLORG e sfrattato, si unisce a Rogers in una rocambolesca fuga in auto verso l’aeroporto. L’inseguimento è stilizzato, quasi da spy movie, ed è l’unico vero momento action del film. Rogers riesce a salire sull’aereo in tempo, lasciando Mosca con i documenti firmati.
Ma il cuore emotivo del finale è nella riconciliazione familiare. Tornato a casa, Rogers si scusa con la figlia per aver perso il suo concerto, e mostra alla moglie un assegno da cinque milioni di dollari: Tetris è ufficialmente nelle mani di Nintendo, e il Game Boy diventerà un successo globale. L’epilogo mostra Aleksej, ormai libero di viaggiare, che raggiunge Rogers a San Francisco: i due si abbracciano, un gesto semplice ma potente, che suggella non solo la fine della battaglia per i diritti, ma anche l’inizio di una vera amicizia.
Dal punto di vista simbolico, il finale racconta il passaggio da un mondo rigido, burocratico e ostile (l’URSS in decadenza), a un mondo in cui le idee – anche un semplice gioco come Tetris – possono circolare, crescere, trasformarsi in cultura pop e costruire legami.
Aleksej e Henk, due uomini molto diversi, uniti da una passione comune e da una battaglia che va oltre il denaro: quella per la paternità creativa, per la libertà di costruire qualcosa che valga, pezzo dopo pezzo. Proprio come in Tetris.
Quanto dura il monologo di Aleksej Pažitnov in Tetris? Il monologo dura circa 1 minuto e 30 secondi, se recitato con ritmo realistico e pause naturali.
Che temi tratta questo monologo? Il monologo tocca temi legati a oppressione politica e sorveglianza sotto il regime sovietico, memoria familiare e trauma ereditato, paura di fallire come genitore, identità personale e senso di responsabilità, la scelta tra silenzio e rischio. È un testo che lavora sul peso delle scelte morali in un sistema autoritario, senza mai diventare esplicitamente ideologico.
Quale fascia di età di casting può interpretarlo? Il personaggio di Aleksej nel film ha circa 40-45 anni, ma il monologo può essere credibilmente interpretato da attori dai 35 ai 50 anni. In contesti formativi o accademici può essere portato anche da attori più giovani, purché si riesca a trasmettere maturità emotiva e senso di esperienza.
Che tipo di recitazione richiede? Richiede uno stile di recitazione naturalistico e interno, con un forte lavoro sul respiro, sul controllo vocale e sul corpo trattenuto.
Si può usare per un self-tape? Sì, è perfetto per un self-tape, grazie alla sua struttura compatta, al tono realistico e al linguaggio diretto.
Regista: Jon S. Baird
Sceneggiatura: Noah Pink
Produttori: Matthew Vaughn, Gillian Berrie, Claudia Schiffer, Len Blavatnik,
Cast principale: Taron Egerton (Henk Rogers) Nikita Efremov (Aleksej Pažitnov) Sofia Lebedeva (Sasha) Anthony Boyle (Kevin Maxwell) Ben Miles (Howard Lincoln)
Dove vederlo: Apple Tv
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