Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo in Blonde rappresenta uno dei momenti più disturbanti e psicologicamente crudi del film. Siamo nella fase finale della vita di Marilyn Monroe, intrappolata in una spirale di autodistruzione e alienazione. La scena è ambientata durante uno degli episodi più controversi e umilianti della sua vita: il presunto incontro sessuale con il presidente degli Stati Uniti. Questo monologo si addentra profondamente nella frattura emotiva e mentale di Norma Jeane, ormai completamente schiacciata dal peso del suo personaggio pubblico, Marilyn. Il discorso è frammentato, delirante, e volutamente disorientante, riflettendo lo stato mentale dissociativo della protagonista. Marilyn si pone domande sulla natura dell’evento che sta vivendo: è reale? È una scena di un film? È stata "portata" lì dal personaggio che interpreta? Questo senso di confusione e perdita di controllo è centrale al monologo, sottolineando come Norma Jeane non riesca più a distinguere tra se stessa e la costruzione artificiale che il mondo conosce come Marilyn Monroe.
MINUTAGGIO: 2:15:29-2:16:55
RUOLO: Norma Jeane
ATTRICE: Ana De Armas
DOVE: Netflix
INGLESE
Who brought me here to this place? Was it Marilyn? But why does Marilyn do these things? What does Marilyn want? Or is it a movie scene? I'm playing the part of a famous blonde actress meeting the boyishly handsome leader of the free world, the President of the United States, for a romantic rendezvous. The girl upstairs in harmless soft porn film. Just once. Why not? Any scene can be played. Whether well or badly, it can be played. And it won't last more than a few minutes. Just don't puke. Not here. Not in this bed. Don't cough. Don't gag. You have to swallow. You have to swallow.
ITALIANO
Chi mi ha portato qui? In questo posto? E’ stata Marilyn? Ma perché Marilyn fa queste cose? Cosa vuole, Marilyn? O è una scena di un film? Sto interpretando la parte della famosa attrice bionda che incontra l’attraente leader del mondo libero, il presidente degli Stati Uniti, per il romantico appuntamento. “La ragazza del piano di sopra” in un innocuo film erotico. Solo una volta, perché no. Qualsiasi scena può essere interpretata, può essere interpretata a prescindere. E non durerà che qualche minuto. Basta non vomitare. Non qui. Non in questo letto. Non tossire. Non soffocare. Devi inghiottire. Devi inghiottire.
Blonde (2022), diretto da Andrew Dominik, è un adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Joyce Carol Oates. La pellicola è una rivisitazione romanzata e altamente stilizzata della vita di Marilyn Monroe, interpretata da Ana de Armas. Va detto subito: non si tratta di un biopic tradizionale. Dominik non intende raccontare la "vera" vita di Marilyn, ma esplora un'immagine frammentata, spesso distorta, del mito di Norma Jeane Baker, il vero nome della Monroe, portando lo spettatore in un viaggio attraverso il lato oscuro della fama e l'identità smarrita dietro il glamour hollywoodiano.
Il film ripercorre momenti fondamentali della vita di Norma Jeane, intrecciando eventi storicamente accaduti a ricostruzioni immaginative che amplificano il dramma interiore della protagonista. L’infanzia di Norma Jeane è uno degli elementi chiave del racconto. La storia inizia con una rappresentazione inquietante del suo rapporto con la madre, Gladys (Julianne Nicholson), una donna affetta da gravi disturbi mentali che abbandona Norma in un orfanotrofio. Questo trauma iniziale diventa il filo conduttore della narrazione, influenzando ogni relazione e decisione nella vita della protagonista. Dominik insiste sulla separazione tra Norma Jeane e il suo alter ego, Marilyn Monroe, suggerendo che quest'ultima è una costruzione artificiale che finisce per divorare l’identità autentica della donna. Con la crescita, vediamo Norma Jeane diventare Marilyn, l’icona di Hollywood. La sua carriera è un’ascesa fulminea, ma viene ritratta come il frutto di sfruttamento e manipolazione. Una delle scene più controverse del film mostra Marilyn subire un abuso da parte di un potente dirigente degli studios, un evento che rappresenta il prezzo che deve pagare per entrare nel sistema. Questo tema si ripete: ogni successo sembra arrivare a un costo personale devastante.
Il film segue poi i matrimoni falliti di Marilyn, con il giocatore di baseball Joe DiMaggio (Bobby Cannavale) e il drammaturgo Arthur Miller (Adrien Brody), entrambi descritti come uomini che non riescono a comprendere o amare Norma Jeane per quello che è, ma solo per ciò che rappresenta. La relazione con Miller è particolarmente toccante in quanto sembra offrire una breve illusione di stabilità, presto distrutta dal peso della sua sofferenza emotiva.
Uno degli aspetti più intensi del film è l’ossessione di Norma Jeane per il padre mai conosciuto. Dominik costruisce questa figura paterna assente come una sorta di fantasma simbolico che perseguita la protagonista per tutta la vita. Marilyn riceve lettere anonime firmate da un presunto padre, che alimentano il suo desiderio di essere amata incondizionatamente, ma anche la sua fragilità psicologica. Il terzo atto del film si immerge nel declino di Marilyn. Vediamo il progressivo peggioramento della sua salute mentale e il consumo da parte dell'industria cinematografica, che la trasforma in un simbolo vuoto, una "bambola" al servizio di un pubblico voyeuristico. Il climax arriva con l’esplorazione delle relazioni più distruttive della sua vita, inclusa quella con il Presidente John F. Kennedy, mostrata in una sequenza che ha suscitato molte polemiche per la sua crudezza e per il ritratto cinico del potere.
Il monologo si apre con una domanda cruciale: “Chi mi ha portato qui? È stata Marilyn?” Questa domanda è il simbolo della disconnessione totale tra Norma Jeane e Marilyn Monroe. Norma non si percepisce più come un’entità unica, ma come un corpo abitato da due identità in conflitto: quella reale, fragile e insicura, e quella artificiale, una maschera costruita per soddisfare le aspettative del pubblico e dell’industria. “Ma perché Marilyn fa queste cose? Cosa vuole, Marilyn?” – Qui Norma Jeane esternalizza la sua sofferenza, attribuendo le sue azioni e le sue scelte alla figura fittizia di Marilyn. È come se Marilyn fosse un’entità separata, un demone o un burattinaio che guida Norma contro la sua volontà. Questo conflitto riflette uno dei temi centrali di Blonde: la perdita di controllo e il senso di essere intrappolata in un’identità che non le appartiene più.
Norma Jeane si domanda se quello che sta vivendo sia reale o solo “una scena di un film”. Questa frase è significativa perché sottolinea la dissociazione mentale della protagonista. La vita di Marilyn è stata interamente costruita come una performance: ogni gesto, ogni parola, ogni posa è stata coreografata per il pubblico. In questa scena, Norma non riesce più a distinguere la sua vita reale dal personaggio che interpreta. L’ironia crudele del monologo risiede nell’immagine descritta: Marilyn si definisce come “la famosa attrice bionda che incontra l’attraente leader del mondo libero”. È una descrizione volutamente banale e superficiale, quasi come una sinossi di un film di serie B. Questo mette in evidenza la riduzione della sua umanità a uno stereotipo, a un’icona sessuale costruita per intrattenere. Norma Jeane si riduce al ruolo di “La ragazza del piano di sopra in un innocuo film erotico”, un’etichetta che minimizza e disumanizza l’esperienza terribile che sta vivendo. La sua sofferenza viene trattata come una scena da interpretare, priva di significato autentico.
Una delle parti più disturbanti del monologo è il focus sul controllo del corpo: “Devi inghiottire. Devi inghiottire.” Marilyn non è più un soggetto con una volontà propria, ma un oggetto il cui corpo è utilizzato e manipolato dagli altri. La ripetizione ossessiva di queste frasi rivela il livello di alienazione a cui è arrivata: Norma Jeane si parla come un regista darebbe istruzioni a un’attrice. Il suo corpo è uno strumento, e lei è ridotta a un’automa che deve semplicemente eseguire le richieste altrui. Il tema del corpo come oggetto è centrale al film, e qui raggiunge il suo apice. Il letto, che tradizionalmente rappresenta un luogo di intimità e amore, diventa un luogo di sfruttamento e umiliazione. “Non vomitare. Non tossire. Non soffocare.” Queste frasi evocano un senso di violenza psicologica e fisica, un modo per sottolineare quanto Norma Jeane sia prigioniera di una dinamica di potere che la disumanizza completamente.
La struttura frammentata del monologo e il suo tono oscillante tra il distacco e l’intensità emotiva riflettono lo stato mentale dissociativo della protagonista. Norma Jeane si rifugia nel linguaggio del cinema e della performance per sopportare la realtà insopportabile. L’idea che “qualsiasi scena può essere interpretata” diventa un meccanismo di sopravvivenza: se Marilyn è solo un personaggio, allora anche questo momento può essere affrontato come una scena che durerà pochi minuti. Questo processo di auto-dissociazione non fa altro che sottolineare quanto Norma Jeane sia intrappolata in un ciclo di sfruttamento che non può interrompere.
Questo monologo rappresenta il culmine della deumanizzazione di Norma Jeane in Blonde. La scena descrive il momento in cui Marilyn Monroe non è più solo una maschera che Norma indossa, ma un’entità separata che la domina e la guida in situazioni di profonda umiliazione. La frattura tra Norma Jeane e Marilyn è ormai insanabile, e questo la porta a vivere la sua stessa vita come se fosse una performance: un susseguirsi di scene senza fine, costruite per il piacere e l’intrattenimento altrui.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.