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Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo della Presidente Evelyn Mitchell è un momento di svolta in Zero Day, perché mette in discussione il concetto stesso di verità e il suo ruolo nella politica. A differenza di George Mullen, che ha scelto di rivelare tutto a costo di destabilizzare il paese, Mitchell adotta un approccio più pragmatico, quasi cinico: la verità esiste, ma non sempre è ciò che conta di più. Il discorso è rivolto a Mullen, ma in realtà è una dichiarazione di intenti. Mitchell giustifica la sua scelta di non esporre pubblicamente la portata del complotto, sostenendo che il dovere principale di un leader è proteggere il paese, anche a costo di accettare compromessi morali. Il modo in cui struttura il monologo riflette questa logica: parte da una riflessione sul passato di Mullen, per poi arrivare alla sua decisione di mantenere il silenzio e usare la situazione a suo vantaggio.
STAGIONE 1 EPISODIO 6
MINUTAGGIO: 27:17-29:30
RUOLO: Evelyn Mitchell
ATTRICE: Angela Bassett
DOVE: Netflix
INGLESE
The last time you spoke to a joint session was to announce that you weren't running again. I heard the rumors then, that it was about more than just your son's passing. About an affair. To be that reckless, and with your own chief of staff, and then to lie about it to the American people, I never bought it. Not for a second. But later I began to wonder if there was more to it than just an affair. If you kept it all quiet, not for your own sake, but to protect someone innocent who didn't deserve all that pain. And this I can believe because the truth is the truth, but it's not always the most important thing. Now, you once told me something that I never forgot. You said that our job is to govern the country as it is, not as we wish it was. The public finds out how deep this really went, right at this moment, I don't think we survive that. We have an obligation to protect the American people. Maybe a guilty conscience is the least we can bear for them. You stop the coup. We pin this on Kidder alone. It doesn't bother you that people might never know that? Dreyer's office is already telling reporters that he's retiring, leaving on a high note. Unlike you, I want a second term, and the road to that just got a whole lot easier. There's a lot of good to do still. Mistakes I've learned from that I can correct. That's the truth that matters most to me. Four more years. I promise there'll be enough time for unfinished business.
ITALIANO
Alla tua ultima sessione congiunta avevi annunciato che non ti saresti ricandidato. Erano girate delle voci. Si diceva che ci fosse di più della morte di tuo figlio: un tradimento. Saresti stato così incauto e per di più con il tuo capo Gabinetto, e per di più avresti mentito di fronte al popolo americano. Io non c’ho mai creduto, neanche per un secondo. Ma in seguito ho iniziato a domandarmi se quella fosse stata di più di una semplice avventura. Se avessi nascosto tutto non per te stesso, ma per proteggere qualcuno di innocente, che non meritava tutto quel dolore. E fatico a crederci, perché la verità è la verità. Ma non sempre è la cosa più importante. Una volta mi hai detto una cosa che non ho dimenticato. Hai detto che il nostro compito è governare il paese per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse. Se la gente scoprisse quanto è grave questa cosa, adesso come adesso non penso che ne usciremmo vivi. Abbiamo l’obbligo di proteggere il popolo americano. Forse possiamo sopportare il peso di avere la coscienza sporca. L’ufficio di Dreyer ha già comunicato ai giornalisti che si ritirerà all’apice della sua carriera. A differenza tua voglio un secondo mandato, e mi si è appena spianata la strada per ottenerlo. C’è ancora così tanto bene da fare. Posso rimediare agli errori che ho commesso. Questa è la verità che mi sta più a cuore di tutte. Altri 4 anni. Prometto che risolveremo le questioni rimaste in sospeso.
La trama di Zero Day ruota attorno a un evento catastrofico che sconvolge gli Stati Uniti: un attacco informatico su scala nazionale che blocca per un minuto tutti i dispositivi elettronici, causando il caos e migliaia di morti.
L’ex Presidente George Mullen (Robert De Niro), ormai ritiratosi a vita privata, viene richiamato dal governo per guidare una commissione d’emergenza volta a scoprire chi ci sia dietro l’attacco. Accanto a lui c’è Roger Carlson (Jesse Plemons), suo fidato vice, ma anche una cerchia ristretta di collaboratori che lo aiuteranno a navigare un’indagine sempre più intricata. A complicare il tutto, le tensioni familiari con la figlia Alex (Lizzie Caplan), scettica sul suo coinvolgimento, e la pressione pubblica alimentata da complottisti come Evan Green (Dan Stevens), che diffondono teorie oscure sul vero volto dell’attacco.
Man mano che le indagini procedono, emergono dettagli inquietanti: l’attacco potrebbe non essere stato opera di uno stato nemico, ma il risultato di una cospirazione interna, in cui politica, sicurezza nazionale e interessi privati si intrecciano pericolosamente. Mullen deve affrontare anche un altro problema: il suo stato mentale inizia a vacillare. Momenti di lucidità si alternano a episodi di confusione, mettendo in dubbio la sua capacità di guidare la crisi.
La serie si muove tra spionaggio, thriller politico e riflessione sulla vulnerabilità delle democrazie moderne, mantenendo alta la tensione fino all’ultimo episodio. Chi ha davvero orchestrato il cyber attacco? Mullen è la soluzione al problema o ne è parte? E soprattutto, la minaccia è davvero esterna o è qualcosa di molto più vicino di quanto chiunque voglia ammettere?
La prima parte del discorso è un’apparente difesa di Mullen. Mitchell ricorda le voci che circolavano sul suo conto, i sospetti di tradimento e le accuse di aver mentito al popolo americano. Ma invece di confermarle, le ribalta: "Io non c’ho mai creduto, neanche per un secondo." Questo crea un senso di complicità, come se tra loro ci fosse una comprensione reciproca.
Subito dopo, però, introduce un dubbio: e se Mullen avesse nascosto tutto non per se stesso, ma per proteggere qualcuno di innocente? Qui si insinua il vero dilemma del discorso: non è più solo una questione di colpevolezza individuale, ma di responsabilità verso chi non merita di essere travolto dalla verità. Mitchell si presenta come qualcuno che comprende il peso delle scelte difficili, qualcuno che sa che la politica non è fatta solo di giustizia, ma anche di compromessi necessari.
Il cuore del monologo è la frase: "La verità è la verità. Ma non sempre è la cosa più importante." Questo è il punto in cui Mitchell si distacca completamente da Mullen. Per lei, la verità è un concetto relativo, subordinato alla necessità di governare e mantenere la stabilità. Non è un rifiuto della morale, ma una visione in cui il bene comune giustifica le azioni discutibili.
Quando dice "Se la gente scoprisse quanto è grave questa cosa, adesso come adesso non penso che ne usciremmo vivi.", Mitchell fa capire che la verità non solo sarebbe destabilizzante, ma metterebbe in pericolo l’intero sistema. Il tono qui diventa più diretto, quasi minaccioso: non è una scelta tra il dire o non dire la verità, ma tra la sopravvivenza e il caos.
La parte finale è la vera svolta. Mitchell annuncia che Richard Dreyer, il politico smascherato da Mullen come uno dei cospiratori, si ritirerà senza scandali, "all’apice della sua carriera". Questo conferma il controllo del potere sulle narrazioni pubbliche: invece di un processo e di conseguenze reali, il responsabile se ne andrà in silenzio, permettendo alla Presidente di consolidare il suo potere.
La frase "A differenza tua voglio un secondo mandato, e mi si è appena spianata la strada per ottenerlo." è il colpo più duro. Mitchell non solo accetta il compromesso, ma lo trasforma in un’opportunità personale. Si pone come la vera vincitrice della crisi, pronta a restare al potere per altri quattro anni con la promessa di "risolvere le questioni rimaste in sospeso". Una promessa vaga, che suona più come una giustificazione per le sue scelte che come un vero impegno.
Il monologo della Presidente Mitchell è il perfetto contraltare a quello di Mullen. Se lui è disposto a sacrificare tutto per la verità, lei è pronta a manipolarla per mantenere l’ordine. Il suo discorso è razionale, controllato, ma intriso di un pragmatismo che sfocia nel cinismo. Dal punto di vista narrativo, questa scena serve a mostrare che, nonostante la rivelazione dello Zero Day, il sistema rimane intatto. I colpevoli non verranno smascherati pubblicamente, la crisi sarà gestita nell’ombra, e chi è al potere continuerà a governare. Mitchell si presenta come la leader che il paese ha bisogno, non quella che merita.
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