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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel monologo di Mia Thermopolis, tratto dal film The Princess Diaries, assistiamo a un momento di profonda trasformazione interiore. Mia, una ragazza timida e insicura che ha sempre vissuto lontana dal mondo delle formalità e della regalità, è improvvisamente chiamata a ricoprire il ruolo di principessa. Di fronte alla responsabilità e alle aspettative che questo titolo comporta, Mia si trova costretta a confrontarsi con le proprie paure e insicurezze, ma anche con una nuova consapevolezza.
MINUTAGGIO: 1:41:50- 1:44:13
RUOLO: Mia
ATTRICE: Anne Hathaway
DOVE: Disney+
INGLESE
Hello, I'm Mia. It stopped raining. I'm really no good at speech making. Normally, I get so nervous that I faint or run away or even get sick. But you really didn't need to know that. I'm not so afraid any more. My father helped me. Earlier this evening, I had every intention of giving up my claim to the throne. My mother helped me by telling me it was OK and by supporting me, like she has for my entire life. But then I wondered how I'd feel after abdicating my role as Princess of Genovia. Would I feel relieved, would I feel sad? Then I realized how many stupid times a day I use the word In fact, probably all I ever do is think about myself. How lame is that when there are seven billion other people on the planet. Sorry, I'm going too fast. But then I thought... If I cared about the other seven billion out there, instead of just me, that's probably a much better use of my time. If I were Princess of Genovia, then my thoughts and those of people smarter than me would be much better heard and just maybe, those thoughts could be turned into actions. This morning when I woke up, I was Mia Thermopolis. But now... I choose to be, forevermore... Amelia Mignonette Thermopolis Renaldi, Princess of Genovia.
ITALIANO
Ciao, ehm, salve, mi chiamo Mia. Ora non piove… Con i discorsi non me la cavo un granché. Di solito sono così agitata che o… o svengo, o fuggo via… qualche volta ho anche rigettato. Ma questo forse non era necessario dirvelo. Comunque, ora di paura non ne ho più, e questo grazie a mio padre. Fino a poche ore fa, io ero interessata a rinunciare al mio diritto al trono, e mio padre mi aveva aiutata, dicendomi che se io ero convinta facevo bene, e mi aveva dato il suo appoggio, che non mi ha mai fatto mancare dalla nascita. Poi…. ho pensato a come io mi sarei sentita dopo aver abdicato al titolo di principessa di Genovia. Avrei provato sollievo o una profonda tristezza. Al che mi sono resa conto di… di quante volte al giorno stupidamente, io uso la parola “io”. Anzi, probabilmente io non faccio altro che pensare a me stessa, ed è vergognoso sapendo che ci sono sette miliardi di persone su questo pianeta, e sapendo che… scusate, scusate, troppo veloce. Insomma, ho concluso che se mi interessassi a quei sette miliardi, invece di pensare solo a me, farei probabilmente un uso migliore del mio tempo. Se io diventassi principessa di Genovia, forse, le mie idee, e quelle di gente più in gamba di me, avrebbero maggiore risonanza, e sempre in via ipotetica quelle idee potrebbero diventare azioni. Questa mattina quando mi sono alzata, ero Mia Thermopolis, ora, io scelgo di essere, intendo per sempre Amelia Mignonette Thermopolis Renaldi, principessa di Genovia.
"Pretty Princess" ("The Princess Diaries") è un film del 2001 diretto da Garry Marshall, tratto dall'omonimo romanzo di Meg Cabot. La pellicola è una commedia che mescola elementi di formazione con un tocco di romanticismo e ironia, pensata per un pubblico giovane ma capace di attrarre spettatori di tutte le età grazie a una trama accattivante e al fascino della protagonista, interpretata da Anne Hathaway, qui al suo esordio sul grande schermo.
La storia segue Mia Thermopolis, una timida e impacciata adolescente di San Francisco, che vive una vita tranquilla e quasi invisibile al liceo. Mia è una ragazza normale, alle prese con le insicurezze tipiche dell'età, l'insicurezza per il proprio aspetto e una certa goffaggine. È cresciuta solo con la madre, un'artista indipendente, e vive in una vecchia rimessa riconvertita, lontana dal glamour e dalle attenzioni di cui godono altre ragazze popolari della scuola.
La routine di Mia viene sconvolta quando scopre che suo padre, morto anni prima, era in realtà il principe di Genovia, un piccolo paese immaginario in Europa, e che lei, quindi, è l’unica erede al trono. Questa rivelazione viene fatta da sua nonna paterna, la regina Clarisse Renaldi, interpretata da Julie Andrews, che compare nella sua vita con il preciso obiettivo di preparare Mia alla vita da principessa. La nonna è una figura elegante e austera, che rappresenta tutto ciò che il mondo regale richiede: disciplina, compostezza, e una certa freddezza. Il contrasto tra l’animo libero e casual di Mia e l’eleganza formale della nonna crea numerosi momenti divertenti, che sono il cuore comico del film.
La trama esplora il percorso di Mia verso l'accettazione di sé stessa e del suo nuovo ruolo. Dapprima restia, non si sente adatta e ha paura di essere derisa dai suoi compagni. Tuttavia, il suo processo di trasformazione in principessa (anche estetica, con il famoso “makeover”) la porta a scoprire nuovi aspetti di sé. Si rende presto conto che la popolarità improvvisa può attirare anche persone opportuniste. Si troverà infatti a fare i conti con nuove pressioni sociali e con persone che cercano di approfittare della sua nuova condizione.
Parallelamente, Mia affronta un dilemma amoroso: l'interesse iniziale verso il ragazzo più popolare della scuola, che si rivela però superficiale, e l'attrazione crescente per Michael, un ragazzo più autentico e meno attratto dai riflettori, che le vuole bene per quello che è realmente. Questo triangolo amoroso aggiunge una sfumatura romantica alla trama, facendola riflettere sul significato dell’amore e delle relazioni genuine.
Il percorso di Mia culmina con una scelta importante: accettare o meno le sue responsabilità come futura regina di Genovia. In una scena simbolica, durante un evento ufficiale, Mia supera la paura e sceglie di abbracciare il proprio destino, accettando di diventare una principessa, ma mantenendo la promessa di restare sempre fedele a se stessa.
Questo monologo rappresenta il punto di svolta nella maturazione di Mia, che, dopo un intero film passato a rifuggire dalla responsabilità, decide finalmente di abbracciare il proprio destino. La scena è costruita attorno alla sua vulnerabilità e goffaggine, e proprio questi aspetti la rendono tanto reale e umana.
Mia inizia il discorso con un tono nervoso e incerto: “Ciao, ehm, salve, mi chiamo Mia. Ora non piove…” Una frase banale, che trasmette la sua incertezza e il senso di inadeguatezza che l'ha sempre accompagnata. Questo incipit mostra una ragazza che non ha esperienza nel parlare in pubblico e che, ancora una volta, si sente in difetto. Lo humor che emerge dalle sue ammissioni sulla paura di svenire o scappare via, e persino sul fatto che ha rigettato altre volte, fa sorridere, ma serve a costruire il ritratto di una protagonista autentica e fragile.
L’elemento di svolta arriva quando Mia riflette su quanto il supporto di suo padre, anche se solo spirituale, le abbia dato forza e sicurezza. Questo dettaglio ha un grande peso emotivo: il rapporto di Mia con il padre è stato sempre avvolto da una certa assenza, ma in questo momento si rende conto che, nonostante tutto, lui è presente e la sostiene. La frase “mi aveva dato il suo appoggio, che non mi ha mai fatto mancare dalla nascita” è un’affermazione di accettazione e sicurezza emotiva.
La seconda parte del monologo si concentra sulla sua consapevolezza: quando realizza quanto spesso usa la parola “io” capisce che il suo pensiero è stato finora focalizzato su di sé. La scelta di questa autocritica è significativa perché segna il passaggio da una mentalità adolescenziale, centrata sulle proprie paure e desideri, a una consapevolezza più adulta e responsabile verso il mondo che la circonda.
L’idea di poter fare la differenza come principessa, di poter essere utile al di fuori dei propri interessi personali, cambia la sua prospettiva. Quando afferma, “se mi interessassi a quei sette miliardi, invece di pensare solo a me, farei probabilmente un uso migliore del mio tempo,” Mia esprime il desiderio di superare i propri limiti e contribuire a qualcosa di più grande. Questo è un momento di autocoscienza profondo, che raramente si vede in personaggi di questa tipologia.
Alla fine, Mia fa una scelta: sceglie di essere Amelia Mignonette Thermopolis Renaldi, principessa di Genovia. In quel momento, la sua identità si amplia, abbraccia un ruolo più grande che le era stato assegnato ma che ora fa realmente parte di lei. È un passaggio da “Mia” a “Amelia”, il suo nome completo e regale, che ora accetta come parte integrante della sua identità.
L'arco narrativo di Mia si completa in questo discorso, dove sceglie consapevolmente di accettare il suo destino, lasciando da parte le proprie incertezze e abbracciando una visione più ampia. La dichiarazione finale, “Ora, io scelgo di essere, intendo per sempre Amelia Mignonette Thermopolis Renaldi, principessa di Genovia,” segna il passaggio da una visione individualistica a un impegno verso gli altri. Mia ora è una giovane donna che ha trovato la forza di affrontare le proprie paure, scegliendo di mettersi al servizio di qualcosa di più grande di sé.
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