Monologo - Apil Lee Hernandez in \"Freedom Writers\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Eva Benitez in Freedom Writers è uno dei momenti più intensi del film. Attraverso il suo racconto, il pubblico entra nella mente di una ragazza cresciuta in un contesto di violenza, discriminazione e appartenenza forzata a un sistema che la definisce ancora prima che possa definirsi da sola. Eva parla con una consapevolezza dura, forgiata dall’esperienza diretta di un mondo in cui la sopravvivenza è una battaglia quotidiana. Il suo discorso non è solo un resoconto personale, ma una dichiarazione di identità: Eva è il prodotto di una storia che affonda le radici in conflitti generazionali, nella lotta per il rispetto e nella perpetuazione di un sistema di violenza che sembra impossibile spezzare.

Guerra di strada

MINUTAGGIO: 00:20-4:02

RUOLO: Eva Benitez
ATTRICE:
April Lee Hernandez
DOVE:
Netflix


INGLESE


In America, a girl can be crowned a princess for her beauty and her grace. But an Aztec princess is chosen for her blood to fight for her people, as Papi and his father fought against those who say we are less than they are, who say we are not equal in beauty and in blessings. It was the first day of school, and I was waiting for my father to take me to the bus. And I saw the war for the first time. They took my father for retaliation. He was innocent, but they took him, because he was respected by my people. They called my people a gang because we fight for our America. When I got my initiation into the gang life, I became third generation. They beat you so you won't break. They are my family. In Long Beach, it all comes down to what you look like. If you're Latino or Asian or black, you could get blasted any time you walk out your door. We fight each other for territory. We kill each other over race, pride and respect. We fight for what is ours. They think they're winning by jumping me now, but soon they're all going down. War has been declared.



ITALIANO


In America, una ragazza può essere incoronata principessa per la sua bellezza e la sua grazia. Ma una principessa Azteca viene scelta per il sangue. Di combattere per il suo popolo, così come papà e suo padre hanno combattuto contro chi dice che siamo inferiori a loro, che non siamo uguali in quanto a bellezza e doni ricevuti dal cielo. Era il mio primo giorno di scuola, e stavo aspettando che mio padre mi accompagnasse alla fermata dell’autobus. Quel giorno ho visto la guerra per la prima volta. Hanno preso mio padre per ritorsione. Non era colpevole ma l’hanno preso perché era rispettato dalla mia gente. Siamo definiti una gang perché combattiamo per la nostra America. Io faccio parte della terza generazione che partecipa alla vita di una gang. Ti picchiano così non ti spezzerai. Sono loro la mia famiglia. A Long Beach ciò che conta è il tuo aspetto. Se sei asiatico, se sei latino-americano, o nero, rischi che ti sparino ogni volta che esci di casa. Combattiamo gli uni contro gli altri per il territorio. Ci uccidiamo per motivi di razza, orgoglio e rispetto. Combattiamo per quello che è nostro. Credono di vincere perché mi riempiono di calci e pugni, ma tra un pò faranno tutti una brutta fine. E’ stata dichiarata guerra.

Freedom Writers

"Freedom Writers" (2007), diretto da Richard LaGravenese e con Hilary Swank nel ruolo della protagonista, è basato su una storia vera raccontata nel libro The Freedom Writers Diary. Il film segue Erin Gruwell, un'insegnante alle prime armi che arriva alla Wilson High School di Long Beach, California, nei primi anni ‘90. La scuola è caratterizzata da un ambiente segnato da tensioni razziali e gang, con studenti considerati difficili e demotivati.

Erin viene assegnata a una classe di ragazzi considerati "irrecuperabili", divisi da conflitti razziali e segnati da esperienze di violenza, povertà e discriminazione. Inizialmente, trova un muro di diffidenza e rifiuto, ma col tempo riesce a conquistare la loro fiducia utilizzando metodi di insegnamento alternativi e coinvolgenti. Li incoraggia a scrivere i loro pensieri e le loro esperienze in diari personali, ispirandosi ai racconti dei sopravvissuti all’Olocausto e alla figura di Anne Frank.


Con il passare del tempo, gli studenti iniziano a trovare un senso di appartenenza nella classe e a sviluppare una nuova consapevolezza della propria storia e del proprio valore. Erin si scontra con la resistenza del sistema scolastico e con le difficoltà economiche, arrivando persino a lavorare in più posti pur di comprare libri e materiali per i suoi studenti.

Il film racconta il percorso di trasformazione di questi ragazzi, mostrando come l'istruzione e l'empatia possano cambiare le vite, anche in contesti segnati da emarginazione e pregiudizi.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con un contrasto netto tra due visioni del mondo. Eva mette a confronto il concetto di principessa in America – associato a bellezza e grazia – con quello di principessa Azteca, che invece viene scelta per il suo sangue e per la capacità di combattere. Questo incipit riflette il conflitto interno della protagonista: da un lato, il desiderio di essere riconosciuta e accettata, dall’altro, l’eredità culturale e familiare che la lega a un destino di lotta. Il racconto della sua infanzia e del primo giorno di scuola introduce il trauma fondante della sua vita: l’arresto ingiusto del padre. La violenza non è un evento straordinario per Eva, ma una realtà sistematica, un codice imposto dalla società e dalle gang. Lei non si vede come una criminale, bensì come parte di una tradizione di resistenza. Il concetto di “gang” per Eva non è sinonimo di delinquenza, ma di comunità, di identità, di una lotta per la sopravvivenza in un mondo che l’ha sempre considerata inferiore.


La seconda parte del monologo si fa ancora più diretta e crudele. Eva descrive la brutalità del suo ambiente con un tono quasi distaccato, segno di quanto quella realtà sia diventata normale per lei. Parla delle divisioni razziali che governano Long Beach e della guerra quotidiana per il territorio, motivata da orgoglio, rispetto e sopravvivenza. La frase finale, “È stata dichiarata guerra”, chiude il monologo con un senso di inevitabilità: il ciclo di violenza non può essere spezzato facilmente, perché è radicato nelle strutture sociali, nelle esperienze personali e nelle regole di un mondo che impone di combattere o essere sconfitti.

Conclusione

Il monologo di Eva Benitez è una dichiarazione di identità e appartenenza, ma anche una denuncia di un sistema che non offre vie di uscita. La sua voce è quella di una ragazza che ha imparato a sopravvivere in un mondo che l’ha messa in una condizione di guerra permanente. Il suo modo di raccontare è diretto, privo di sentimentalismi, perché il dolore e la violenza fanno parte della sua quotidianità. Il monologo è il primo passo verso una presa di coscienza che, nel corso del film, la porterà a mettere in discussione tutto ciò che credeva immutabile.

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