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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel corso della della trilogia cinematografica "Il Signore degli Anelli", diretta da Peter Jackson e basata sull'omonima opera di J.R.R. Tolkien, si trova un momento che cattura l'essenza del coraggio, dell'unità e della speranza contro ogni avversario: il monologo di Aragorn prima della Battaglia ai cancelli di Mordor. Questo discorso, pronunciato alla vigilia di uno scontro che sembra insormontabile è un inno all'umanità, un richiamo alla resistenza dell'animo umano di fronte all'oscurità assoluta.
MINUTAGGIO: 2:31:37-2:32:30
RUOLO: Aragorn
ATTORE: Viggo Mortensen
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
Hold your ground, hold your ground! Sons of Gondor, of Rohan, my brothers! I see in your eyes the same fear that would take the heart of me. A day may come when the courage of men fails, when we forsake our friends and break all bonds of fellowship, but it is not this day. An hour of wolves and shattered shields, when the age of men comes crashing down! But it is not this day! This day we fight! By all that you hold dear on this good Earth, I bid you stand, Men of the West!
ITALIANO
Restate fermi, restate fermi! Figli di Gondor, di Rohan, fratelli miei! Vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore. Ci sarà un giorno in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza, ma non è questo il giorno. Ci sarà l'ora dei lupi, e degli scudi frantumati quando l'era degli uomini arriverà al crollo, ma non è questo il giorno! Quest'oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro, su questa bella terra, vi invito a resistere, Uomini dell'Ovest!
Aragorn (Viggo Mortensen) è un personaggio cruciale sia nei romanzi di J.R.R. Tolkien che nei film. La sua importanza è molteplice e si estende su vari livelli, dalla narrativa alla simbologia. Aragorn è l'erede di Isildur, uno degli ultimi membri della stirpe dei Re di Gondor. All'inizio della storia, vive in esilio e sotto un'identità segreta, quella di Strider, un Ramingo del Nord. Questo aspetto del suo carattere lo rende un eroe reluttante, che inizialmente nasconde la sua vera identità e il suo diritto al trono di Gondor, non per viltà, ma per un profondo senso di responsabilità e per la consapevolezza del peso che il suo destino comporta.
Narrativamente, Aragorn serve come ponte tra il mondo degli uomini e quello degli altri popoli della Terra di Mezzo. Attraverso il suo viaggio, il pubblico scopre la ricchezza e la diversità di questo mondo. Aragorn è anche fondamentale per l'unificazione delle forze contro Sauron. La sua ascesa come Re Elessar rinvigorisce la speranza e la resistenza contro l'oscurità che minaccia la Terra di Mezzo.
Aragorn rappresenta il tema del "ritorno del re", un leitmotiv classico nella letteratura, che simboleggia il ripristino dell'ordine e della giustizia in un mondo caduto nell'anarchia o nella corruzione. Il suo percorso dalla clandestinità al trono di Gondor incarna la redenzione e la restaurazione morale e politica. La crescita di Aragorn, da un vagabondo a un leader ispiratore e infine a un re, riflette il tema della crescita personale e dell'assunzione di responsabilità per il bene comune. La sua relazione con Arwen aggiunge ulteriore profondità al personaggio, mostrando il suo lato vulnerabile e la sua capacità di amare profondamente, oltre alla determinazione di combattere per un futuro migliore.
Come parte della Compagnia dell'Anello, Aragorn dimostra le sue qualità di leadership, coraggio e saggezza. La sua abilità come guerriero è ineguagliabile, ma è la sua compassione, il suo senso della giustizia e la sua dedizione a lottare per il bene degli altri che lo rendono veramente un eroe. Il suo viaggio dalla periferia della società fino a diventare re è un potente racconto di redenzione, sacrificio e speranza, rendendolo uno dei personaggi più amati e iconici de "Il Signore degli Anelli".
Mortensen ha portato una profondità e una complessità a Aragorn che hanno arricchito notevolmente il tessuto narrativo della saga. Ci sono vari aspetti che hanno reso la sua interpretazione particolarmente memorabile:
Viggo Mortensen si è immerso completamente nel suo ruolo, dedicandosi anche alla sua psicologia e al suo background. Si è allenato intensamente per le scene di combattimento, imparando a maneggiare la spada in modo convincente e adottando un'intensità fisica che ha reso le sue battaglie credibili e coinvolgenti. La sua dedizione ha incluso anche il portare la spada del personaggio anche fuori dal set, per abituarsi al peso e alla presenza dell'arma, come farebbe un vero guerriero.
Mortensen ha esplorato la complessità emotiva di Aragorn, mostrando la sua lotta interiore tra il dovere verso il suo destino e i suoi dubbi e paure personali. La sua interpretazione ha messo in luce la vulnerabilità di Aragorn, il suo senso di colpa per gli errori dei suoi antenati e la sua reluttanza ad accettare il potere, rendendolo un personaggio tridimensionale e profondamente umano. Questa vulnerabilità ha reso i suoi momenti di coraggio e determinazione ancora più potenti.
Una parte significativa della performance di Mortensen risiede nella sua chimica con gli altri membri del cast, in particolare con i membri della Compagnia dell'Anello. La sua capacità di stabilire relazioni autentiche e significative sullo schermo ha contribuito a creare un senso di unità all'interno della Compagnia, rafforzando l'impatto emotivo del loro viaggio. Mortensen ha anche contribuito creativamente al personaggio, suggerendo
L'interpretazione di Viggo Mortensen ha lasciato un segno indelebile nella cultura popolare, rendendo la sua versione di Aragorn iconica. Ha catturato l'essenza di un eroe classico, combinando nobiltà, forza, vulnerabilità e profondità emotiva.
Il monologo è uno dei momenti più memorabili della trilogia cinematografica de "Il Signore degli Anelli". Queste parole, che fanno da preludio allo scontro finale tra le forze del bene e del male nella Terra di Mezzo, sono ricche di temi letterari e simbolici, ed esprimono profondi concetti emotivi e filosofici.
Aragorn inizia il suo discorso richiamando l'unità tra i popoli di Gondor e Rohan, nonché tutti i presenti, definendoli "fratelli". Questo riconoscimento della fratellanza oltre i confini nazionali o razziali è fondamentale, sottolinea l'importanza dell'unione contro un nemico comune. È un richiamo alla solidarietà umana nel momento del bisogno più disperato. Il riferimento alla paura negli occhi dei suoi uomini serve a umanizzare la loro esperienza, riconoscendo l'emozione che tutti, incluso lui stesso, potrebbero sentire di fronte alla morte imminente. La menzione della paura serve a preparare il terreno per il superamento di essa, un tema centrale nell'eroismo letterario e cinematografico.
Quando Aragorn parla del giorno in cui il coraggio degli uomini cederà, introduce l'idea del fatalismo, per poi rifiutarla immediatamente. Questo rifiuto è un appello al libero arbitrio e alla capacità di scelta dell'individuo, un richiamo ad agire con coraggio e determinazione anche quando sembra che non ci sia speranza. L'insistenza sul "non è questo il giorno" serve a focalizzare l'attenzione sul presente, sul qui e ora, sottolineando l'importanza dell'azione immediata contro l'apatia o la disperazione. È un richiamo alla resilienza, alla resistenza e al rifiuto di cedere di fronte alle avversità. L'ultima parte del discorso invita gli uomini a combattere per "tutto ciò che ritenete caro, su questa bella terra", elevando il combattimento a una lotta per la protezione di tutto ciò che è amato e prezioso. Questa elevazione dei motivi per combattere serve a ispirare e motivare, trasformando la battaglia in un simbolo di tutto ciò che vale la pena difendere nella vita.
Il discorso riflette perfettamente il ruolo di Aragorn come eroe e leader. Mostra il suo coraggio, la sua saggezza e la sua capacità di ispirare e unire le persone in un momento di disperazione. Rivela anche la sua consapevolezza della gravità del momento e la sua determinazione a fronteggiare il pericolo, nonostante le probabilità.
Il monologo di Aragorn prima della Battaglia finale rappresenta un fulcro narrativo e tematico per l'intero genere epico-fantasy. È un distillato della filosofia di Tolkien sulla resistenza al male, sull'importanza dell'unità e della fratellanza, e sul potere del coraggio e della speranza che persistono anche nelle circostanze più disperate. Viggo Mortensen incarna queste idee con una performance che rimarrà impressa nella memoria collettiva come simbolo di leadership e di eroismo autentico.
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