Il monologo di Armanda in Le intellettuali di Molière: analisi e significato

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...

~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Armanda è uno dei momenti chiave della commedia di Molière, perché cristallizza il conflitto che anima l’opera: il contrasto tra un ideale di vita “superiore”, fatto di studi, filosofia e astrazione, e una visione più concreta, legata all’affettività e alle esigenze quotidiane. Armanda, figlia di Filaminta e sorella di Enrichetta, si fa portavoce dell’ideale intellettualistico esasperato, arrivando a denigrare la dimensione domestica e affettiva della donna in favore di un rigido progetto di ascesa culturale.

Il monologo

Oddio! Si può anche vivere a due dita da terra… Certo che se tu dici: sono una nullità, mi barrico in cucina, mi dedico ai fornelli, il mio padrone è lui, io coltivo marmocchi… certo non è che il mondo lo vedi poi dall’alto. Ma tu non sei così. Certe cose da bestie lasciale ad altre donne. Tu puoi avere altre gioie. Tu cerca di elevarti! 

Datti uno scopo, studia; Abituati a piaceri, non so, come la musica, e non dare importanza ai problemi del sesso: fa’ come me, dimenticali. È il cervello che conta. Del resto hai come esempio tua madre, dentro casa, che è fior di donna colta, col prestigio che ha! Non sei sua figlia, forse? Fa’ come me, dimostralo! Sollevati al livello delle cime che hai intorno, apriti alla cultura, sciogliti cara, sciogliti! Sii docile al piacere che dà la conoscenza… 

E invece d’esser serva di un uomo che ti espropria, sposati, sì, ma sposati con la filosofia, che è come avere in pugno tutta l’umanità! E farla rigar dritta in base alla ragione, cosi da spazzar via quelle volgarità, il cui impulso ci sbatte qua e là come le bestie. 

Ecco quali passioni, ecco le vere fiamme che dovrebbero ardere nei cuori delle donne! Altro che tante lacrime sparse per questo e quello… Che sai cosa mi sembrano? Ignobili bestemmie…

Le Intellettuali, di Molière

“Le intellettuali” (“Les Femmes savantes”), commedia di Molière del 1672, è un testo che mette in scena la tensione tra il desiderio di emancipazione intellettuale e i limiti imposti dalle convenzioni sociali e familiari del Seicento. È una delle commedie di costume più raffinate di Molière, dove il bersaglio della satira non è tanto l’intelligenza femminile in sé, quanto la pedanteria, la mania di apparire colti, il vuoto formalismo che sostituisce la sostanza.

La storia ruota attorno alla famiglia di Filaminta, donna che aspira a trasformare la propria casa in un piccolo “salotto delle lettere”, dedicato esclusivamente allo studio e alla speculazione intellettuale. Filaminta non è sola: al suo fianco ci sono la figlia maggiore Armanda e la cognata Bélise, entrambe entusiaste di questa vita votata alla filosofia e alla scienza.

A fare da contrappunto troviamo invece il marito, Crisalo, un uomo semplice, pratico, che vorrebbe mantenere un equilibrio domestico senza eccessi, e soprattutto la figlia minore, Enrichetta, più concreta e incline a una vita affettiva che a dissertazioni accademiche.

Il cuore della trama è la disputa matrimoniale. Enrichetta ama Clitandro, un giovane che un tempo era stato corteggiatore della sorella Armanda. Quest’ultima, rifiutando il matrimonio per dedicarsi alla vita intellettuale, ora rimprovera alla sorella di cedere alla “banalità” dell’amore. Ma le ambizioni di Filaminta complicano tutto: lei vorrebbe che Enrichetta sposasse Trissottino, un pedante che rappresenta il prototipo del falso erudito.

Il contrasto quindi è doppio: da un lato la lotta tra una visione intellettualistica della vita e una più naturale, dall’altro la questione amorosa che diventa terreno di scontro tra autenticità e artificio. La figura di Trissottino, con il complice Vadius, è centrale. Sono due presuntuosi che si atteggiano a filosofi e poeti, ma in realtà incarnano la vuota ostentazione. Molière li costruisce come macchiette, veri e propri specchi deformanti delle mode culturali dell’epoca, in particolare delle dispute linguistiche e letterarie che animavano i salotti parigini. Attraverso di loro la commedia mette in ridicolo la mania per i neologismi, le parafrasi infinite, l’eccesso di “raffinamento” che finisce per oscurare la chiarezza e il buon senso. Il finale segue lo schema tipico delle commedie molieriane: l’ordine viene ristabilito. Crisalo, finalmente deciso ad affermare la propria autorità, annulla i piani di Filaminta e concede Enrichetta a Clitandro. I falsi dotti vengono smascherati, Armanda rimane con la sua frustrazione e il gioco delle vanità intellettuali si dissolve.

Analisi Monologo

Il testo si apre con un’esclamazione che segna subito la distanza: “Oddio! Si può anche vivere a due dita da terra…”. Qui Armanda contrappone due piani: il vivere “a terra”, cioè immersi nella quotidianità, e il vivere “in alto”, ossia in una dimensione intellettuale. La cucina, i figli, il rapporto coniugale diventano simboli di sottomissione, quasi “cose da bestie”. L’opposizione non è neutra: è caricata di disprezzo, perché Armanda vede nel matrimonio e nella maternità una forma di servitù.

Il cuore del monologo è l’esortazione: “Datti uno scopo, studia…”. Qui emerge la retorica della sorella maggiore che, con tono didascalico, cerca di convincere Enrichetta a rinunciare all’amore e a seguire l’esempio materno. La figura di Filaminta diventa un modello di prestigio e autorevolezza, incarnazione di una femminilità che si legittima attraverso il sapere. L’elemento più interessante è il modo in cui Armanda propone la filosofia come sostituto del matrimonio: «Sposati con la filosofia». Questa metafora mostra fino a che punto la sua visione sia radicale. L’educazione e lo studio non sono più strumenti di crescita, ma diventano una vera e propria vocazione totalizzante, quasi religiosa. La donna che si dedica ai sentimenti è ridotta a una creatura inferiore, mentre la donna che si eleva al sapere è, per Armanda, l’unica capace di guidare l’umanità verso la ragione.

Il tono si fa persino moralistico nel finale: «Ecco quali passioni, ecco le vere fiamme…». La condanna dell’amore, ridotto a “ignobili bestemmie”, mette a nudo il lato paradossale e persino comico del personaggio. Molière, attraverso questo eccesso, rivela il fanatismo intellettualistico: Armanda si prende così sul serio da trasformare il sapere in dogma, rendendo evidente la sua rigidità e la sua incapacità di conciliare ragione e vita.

Conclusione

Il monologo di Armanda è emblematico perché concentra in poche battute il tema della commedia: l’illusione di un sapere assoluto contrapposto alla concretezza dell’esperienza umana. La sua voce, accesa e appassionata, mette in luce l’ambizione di emancipazione femminile, ma allo stesso tempo svela il rischio di trasformare quella emancipazione in un nuovo vincolo, in un’ideologia sterile. Molière non attacca l’intelligenza delle donne, ma la smania di assolutizzarla, ridicolizzando la pedanteria che annulla la vitalità. In questo senso, Armanda resta un personaggio chiave, simbolo del fanatismo culturale che, sotto la maschera del progresso, nasconde una nuova forma di prigionia.

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com