Monologo di Arturo in La dea fortuna: analisi, significato e consigli per attori

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Analisi del monologo di Arturo in "La dea Fortuna"

Il monologo di Arturo in La dea fortuna, interpretato da Stefano Accorsi, è uno dei momenti più intensi del film di Ferzan Özpetek. In poco più di due minuti, il personaggio confessa la frustrazione per le scelte mancate, la fine della passione con Alessandro e la paura del tempo che scorre. Un testo ideale per attori che cercano un pezzo d’audizione capace di unire rabbia, vulnerabilità e residuo affetto.

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Come prepararlo per un'audizione

  • Finale del film (con spoiler)

  • FAQ

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Film: La dea fortuna (2019) di Ferzan Özpetek
Personaggio:
Arturo
Attore:
Stefano Accorsi
Minutaggio:
1:23:03-1:25:32

Durata: 2 minuti

Difficoltà  Alta – Il monologo richiede un equilibrio complesso: da un lato la rabbia repressa e la frustrazione per una vita che ha preso una direzione indesiderata, dall’altro la fragilità emotiva di un uomo che ammette la fine dell’amore e della progettualità.

Emozioni chiave Frustrazione esistenziale (il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere) Disillusione amorosa (il vuoto lasciato dalla fine della passione) Tenerezza e residuo affetto (quando parla delle “stronzate” di Alessandro) Rassegnazione amara (la consapevolezza che non invecchieranno insieme)

Contesto ideale per un attore Situazioni di laboratorio teatrale in cui si esplora il tema della crisi di coppia o della fine di un amore di lunga durata. Esercizio di verità interiore: utile in accademia o workshop dove si lavora sulla capacità di rendere credibile un conflitto interiore, non gridato ma scavato.

Dove vederlo: Netflix

Contesto del film "La dea fortuna"

La dea fortuna di Ferzan Özpetek si apre raccontando la storia di Arturo (Stefano Accorsi) e Alessandro (Edoardo Leo), una coppia che sta insieme da oltre quindici anni. L’amore iniziale si è logorato: la passione si è affievolita, le incomprensioni sono diventate routine, e la relazione è ormai sorretta più dall’abitudine che da un vero slancio emotivo. Arturo, scrittore in crisi creativa, sopporta le infedeltà di Alessandro, idraulico dal carattere introverso, ma questo equilibrio fragile è destinato a spezzarsi. La loro quotidianità viene scossa dall’arrivo improvviso di Martina e Sandro, i due figli di Annamaria (Jasmine Trinca), migliore amica di Alessandro. La donna deve sottoporsi a degli accertamenti medici, e affida i bambini ai due uomini con l’idea di lasciarli per pochi giorni. Quei “pochi giorni” però si trasformano in settimane, perché i medici scoprono una patologia più seria di quanto previsto.

L’ingresso dei due piccoli nella casa di Arturo e Alessandro diventa un catalizzatore. Da una parte i bambini portano vitalità e affetto, dall’altra esasperano i contrasti già presenti nella coppia. Arturo, in particolare, si lascia suggestionare da Martina che insinua il dubbio che il fratellino Sandro possa essere in realtà figlio biologico di Alessandro. Parallelamente, Alessandro scopre che Arturo intrattiene da due anni una relazione extraconiugale con un artista: la frattura diventa insanabile e i due decidono di separarsi. In questo contesto Annamaria, consapevole della gravità della propria malattia, scrive un testamento in cui designa Alessandro come tutore legale dei figli. Tuttavia, quando si accorge che la coppia è ormai sull’orlo della rottura, rinuncia a rivelare la sua decisione, temendo di appesantire ancora di più la loro vita.

La separazione, però, ha conseguenze immediate. Alessandro e Arturo non si sentono più in grado di occuparsi dei bambini e convincono Annamaria ad affidarli temporaneamente a Elena (Barbara Alberti), madre della donna, una baronessa decaduta che vive in Sicilia. È una scelta sofferta: Annamaria ha un rapporto spezzato con la madre, che accusa della morte del fratello Lorenzo, stroncato dall’eroina. Ma di fronte all’urgenza, la donna cede. Il viaggio verso la Sicilia diventa un momento di resa dei conti. Sul traghetto, Arturo e Alessandro affrontano finalmente le proprie recriminazioni: rinfacci, rimpianti e parole mai dette emergono con violenza. È uno scontro che sembra segnare il punto di non ritorno.

Giunti nella villa settecentesca di Bagheria, i due uomini si accorgono subito che Elena è dura e rigida con i nipoti. Nonostante i loro dubbi, li lasciano con lei, convinti che si tratti di una sistemazione provvisoria. Tornati a Roma, però, devono affrontare una tragedia improvvisa: la morte di Annamaria. Il ritorno in Sicilia per il funerale apre un nuovo fronte: Elena impedisce ad Arturo e Alessandro di vedere i bambini, dichiarando apertamente la sua contrarietà a che due uomini omosessuali possano prendersi cura di loro.

La governante Lea, in un colloquio riservato, rivela quanto la baronessa fosse stata crudele con i suoi figli: punizioni, violenze psicologiche, e un rapporto tossico che ha segnato l’intera famiglia. A quel punto, Arturo e Alessandro prendono una decisione drastica: riportare via i bambini con la forza, liberandoli dall’oppressione della nonna. Da qui prende corpo l’ultimo atto del film, quello che si muove tra il rischio di una denuncia e la possibilità di una rinascita emotiva per la coppia.

Testo del monologo + note

Io avrei potuto essere un professore dell'Università, sai? Sarei potuto andare ad insegnare. Ma ho rinunciato a tutto. Sisisi, ho scelto io, certo, lo so, la scelta… Tanto tempo fa. Ma è durato… un attimo, è? E poi che cazzo è successo? Quando è che è cambiato tutto. Nessuno ti avvisa. No, no, no, nessuno che ti dice: “O, attenzione, pericolo, è…“ Nonono, via il sesso, via la passione… Il romanticismo, tutto. Ci può anche stare, guarda. Noi avevamo lo stesso un progetto, però, capito? E perché adesso io non mi ricordo neanche che cazzo di progetto era? Che cosa dobbiamo fare ancora insieme, solo aspettare di invecchiare? Sai che a volte lo guardo, mi sembra qualcuno che non conosco? Però mi fa anche tanta tenerezza, sai? Quando fa le sue stronzate. Ne fa tante! Perché io lo conosco davvero. Io so chi è, capito? Ma non so se basta. No. Mi sa che non basta. Non invecchieremo più insieme. 

“Ti concederò il privilegio e l’onore di prendere me alla Stackin’Hits Records.”

→ tono arrogante, quasi teatrale; sottolinea privilegio e onore con enfasi ironica; pausa breve dopo la frase.

“Un affare molto vantaggioso.” → asciutto, quasi sbrigativo, come fosse un dettaglio ovvio.

“Si farà vivo con te il mio avvocato, e in fretta.” → ritmo rapido, tono da businessman sicuro di sé.

“Sono il più grande artista emergente in streaming del mondo.” → voce che sale, proclama; sguardo dritto, tronfio.

“Più di un miliardo di stream dal mio arresto, non solo negli Stati Uniti, ma nel pianeta.”



→ scandire i numeri con orgoglio; pausa su un miliardo; aumenta la velocità nel finale.

“Come cazzo fai a non saperlo? Tu sei davvero una mummia del cazzo, ma dove stai?” → esplosione rabbiosa; gestualità ampia; sguardo diretto a bruciare David.

“Devi stare al passo coi tempi, fai i compiti, re David.” → tono canzonatorio, con sorriso beffardo; insistere su re David.

“Non ti mentirò, questa roba è surreale, ti dico. Questa roba pare finta.” → tono che scende, improvvisa sincerità; quasi stupito.

“Sai per quanto ho aspettato questo momento? Per tutta la vita cazzo.” → pausa lunga prima di per tutta la vita; voce rotta tra rabbia e dolore.

“Fin da ragazzino, io volevo essere come te. Tu eri un idolo per tutti noi.” → tono confessionale, abbassare lo sguardo; sincero, quasi intimo.

“E’ una follia, anche mia mamma diceva che ero identico a te, gemello.” → sorriso amaro; sottolineare gemello.

“Potresti proprio essere mio padre. Siamo degli stessi palazzi, stesso quartiere, cazzo, torna tutto.” → voce più dolce, carica di illusione; stringere gli occhi come a cercare conferma.

“Lo sai, io il rap l’ho fatto per tutta una vita, ormai, da quando ero piccolo.” → tono di rivendicazione, sincero.

“A nessuno è fregato un cazzo, però.” → amaro, sguardo basso; pausa breve.

“Anche mia sorella mi faceva: ‘Naa, questa roba non va’.” → imitazione caricata della voce della sorella, quasi comica ma piena di dolore sotto.

“E a quel punto ho deciso di lasciar perdere, basta, finito.” → voce più bassa, ritmo spezzato, come un ricordo pesante.

“Quando ti cercavo, tu eri tra le stelle, e io ero nelle stalle.” → contrasto netto: enfatizzare stelle con tono alto, stalle con tono basso e amaro.

“E allora ti avrei portato all’inferno con me.” → rabbia trattenuta, sguardo intenso, pausa dopo inferno.

“E poi, subito dopo, una magia. Abracadabra. Puff.” → tono leggero, quasi infantile, gestualità da prestigiatore.

“Ogni cazzo di etichetta mi lecca il culo ora. Mi vogliono rappresentare, mi inseguono, cazzo.” → tono euforico, gesticolazione ampia, come esaltato.

“Hanno fatto delle offerte pazzesche al mio avvocato. Cifre che puoi solo sognare, fratello.” → più lento, voce che gode nel sottolineare cifre.

“Ma io ho detto… Affanculo, no.” → tono di sfida.

“Voglio firmare con te. Voglio stare nella Stackin’Hits Records. Insieme.”

→ tono improvvisamente sincero, quasi supplichevole; sguardo fisso, intensità.

“Senti, perché, ti dico, cioè… Potresti produrmi tipo Pharrell, Timbaland, tutta quella roba lì, no?” → ritmo accelerato, tono da ragazzino eccitato che sogna.

“Potremmo essere come Weezie e Birdman no? Puoi credermi.” → entusiasmo genuino; sorriso largo, occhi brillanti.

“Firmato, sigillato, e consegnato, sono tuo, se non l’hai capito.” → tono teatrale, quasi solenne; scandire ogni parola.

“Pensavi che non avrei citato Steve Wonder, è.” → battuta finale più leggera, sorriso ironico, tono da complice.

COME RENDERLO AUTENTICO

Alternare esplosioni di rabbia (“mummia del cazzo”) con momenti di vulnerabilità (“Fin da ragazzino…”).

Usare ritmo variabile: veloce e incalzante quando Archie si vanta, lento e sospeso nei momenti intimi.

Inserire micro-pause che sembrino pensieri che emergono sul momento, non calcolati.

Gestualità nervosa: dita che contano i “numeri” di streaming, mani che indicano David nelle accuse, corpo che si piega quando confessa le delusioni.

Sguardo: diretto e aggressivo nei momenti di sfida, basso o sfuggente nei momenti più intimi.

Sottotesto costante: sotto l’arroganza, c’è un figlio che implora riconoscimento.

Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

Il monologo di Arturo (interpretato da Stefano Accorsi) è uno dei momenti più intensi del film La dea fortuna di Ferzan Özpetek. Si colloca nel cuore della crisi della coppia formata da Arturo e Alessandro (Edoardo Leo) e mette in luce la disillusione e la fine di un progetto di vita comune.

TEMI PRINCIPALI DEL MONOLOGO

Rimpianto esistenziale: Arturo racconta di aver rinunciato a una carriera accademica (“professore universitario”) per amore, percependo la scelta come una rinuncia definitiva.

Crisi di coppia: emergono la perdita di passione, sesso e romanticismo, simboli della fine dell’intimità con Alessandro.

Paura del tempo: il riferimento a “invecchiare insieme” segna il passaggio dalla progettualità al vuoto della routine.

Affetto residuo: nonostante la rabbia, Arturo prova ancora tenerezza verso Alessandro, riconoscendo le sue fragilità.

FUNZIONE NARRATIVA

Questo monologo ha una funzione chiave nella trama di La dea fortuna: segna il punto di non ritorno per la relazione tra i due protagonisti; mostra la difficoltà di elaborare la fine di un amore lungo quindici anni; introduce il tema della famiglia non convenzionale, evidenziando quanto sia fragile e al tempo stesso necessaria.

FRASI CHIAVE DEL MONOLOGO

“Ho rinunciato a tutto” → rappresenta il sacrificio personale per una relazione.

“Quando è che è cambiato tutto?” → domanda che sottolinea la disillusione e lo smarrimento.

“Non invecchieremo più insieme” → chiusura definitiva, sintesi della crisi sentimentale.

Come prepararlo per un'audizione

STEP PRATICI PER IL MONOLOGO ED ERRORI DA EVITARE

Obiettivo del monologo Mostrare frustrazione, rimpianto e residuo affetto di un uomo che ha visto sgretolarsi un amore lungo quindici anni. L’audizione deve far emergere la complessità emotiva: non un’accusa sterile, ma una confessione intima.

Sottotesto Dietro ogni battuta c’è un non detto:

“Ho rinunciato a tutto” → sacrificio fatto per amore, mai riconosciuto.

“Quando è che è cambiato tutto?” → paura di essere lasciato indietro dalla vita.

“Non invecchieremo più insieme” → dolore già vissuto come certezza, non come ipotesi.

Azione minima Limitare i gesti: piccoli movimenti delle mani o un cambio di postura bastano. Concentrare l’energia nello sguardo: alternare momenti diretti (accusa) a momenti persi nel vuoto (smarrimento).

Dinamica vocale

Inizio: tono basso, come un pensiero ad alta voce.
Parte centrale: crescere di ritmo e volume nei passaggi di rabbia (“che cazzo è successo?”).
Fase finale: voce incrinata, ritmo rallentato, lasciare spazio al silenzio.

Chiusa Non invecchieremo più insieme” va detta senza enfasi, con una sorta di resa. È l’anti-climax: l’efficacia sta nella semplicità e nell’autenticità, non nella teatralità.

Errori comuni

Gridare troppo: la rabbia è interna, non urlata.

Monotonia: serve una dinamica emotiva a più livelli, non un unico colore.

Accusa diretta: ricordarsi che Arturo non vuole distruggere, ma confessare il suo dolore.

Sovraccaricare i gesti: troppa fisicità toglie verità al testo.

Il finale del film "La dea Fortuna"(Spoiler alert)

Con Sandro e Martina al seguito, i due uomini si mettono in viaggio verso Roma. La tensione è altissima: Elena, pur sconfitta, li minaccia di denunciarli per sottrazione di minore. Questo rende il ritorno carico di incertezza, come se il futuro dei quattro fosse appeso a un filo. Lungo la costa siciliana, prima di ripartire definitivamente, la coppia si concede una sosta. È un momento sospeso, un’interruzione che permette di respirare dopo lo scontro con Elena e la perdita di Annamaria. Proprio lì, durante la notte, Arturo e Alessandro si avvicinano come non accadeva da tempo. Un gesto di intimità rompe il gelo, lasciando intravedere una possibilità di ricucire il legame spezzato.

All’alba, i quattro vanno insieme al mare. È una scena di passaggio, che mescola lutto e rinascita. L’acqua diventa simbolo di purificazione e di un nuovo inizio, ma soprattutto ritorna il rito della Dea Fortuna, che Annamaria aveva insegnato loro: fissare il volto della persona amata, chiudere gli occhi e poi riaprirli per imprimere quell’immagine nel cuore. Martina e Sandro guardano Alessandro e Arturo, mentre i due uomini si scelgono nuovamente a vicenda. Il film si chiude con questa immagine sospesa tra dolore e speranza. La perdita di Annamaria ha lasciato un vuoto enorme, ma ha anche consegnato a Arturo e Alessandro una nuova responsabilità: quella di custodire i bambini e, insieme a loro, la possibilità di ridare senso alla propria relazione. Özpetek lascia volutamente un finale aperto: non c’è certezza su cosa accadrà una volta tornati a Roma, ma c’è l’idea che la famiglia – pur nella sua forma non convenzionale – possa ricomporsi e trovare la propria strada.

FAQ

  • Quanto dura il monologo? Il monologo dura circa 2 minuti e 30 secondi (dal minutaggio 1:23:03 a 1:25:32 su Netflix).

  • Che temi tratta? Il monologo affronta temi come: crisi di coppia e fine della passione; rimpianto personale per scelte di vita mancate; paura del tempo e della vecchiaia condivisa; residuo affetto e tenerezza nonostante la rottura.

  • È adatto a un’audizione? Sì, è ideale per un’audizione: permette di mostrare range emotivo (rabbia, vulnerabilità, affetto) e capacità di gestire dinamiche vocali e pause.

  • Che età di casting copre? Si adatta ad attori tra i 35 e i 50 anni, fascia che rende credibile un personaggio con una relazione di lunga durata e scelte di vita alle spalle.

  • Qual è la difficoltà del monologo? È un monologo di alta difficoltà: richiede verità emotiva, equilibrio tra frustrazione e tenerezza, e capacità di non cadere nel melodramma.

  • Qual è la frase più importante del monologo? La chiusa “Non invecchieremo più insieme” è la frase simbolo: racchiude il dolore e la rassegnazione del personaggio.

  • Qual è il contesto narrativo? Il monologo arriva nella fase centrale di La dea fortuna, durante la crisi definitiva tra Arturo (Stefano Accorsi) e Alessandro (Edoardo Leo).

  • Che tipo di attore valorizza questo testo? Un attore capace di lavorare su sottrazione, subtext e intimità emotiva, più che su esplosioni teatrali.

  • In quale genere rientra il monologo? È un monologo di dramma sentimentale, utile sia per audizioni teatrali che cinematografiche.

Credits e dove vederlo

Regia: Spike Lee

Sceneggiatura: Alan Fox

Produttori: Todd Black Jason Michael Berman

Cast principale: Denzel Washington (David), Jeffrey Wright (Paul) Ilfenesh Hadera (Pam) ASAP Rocky (Archie)

Montaggio: Barry Alexander Brown Allyson C. Johnson

Colonna sonora / Musica: Howard Drossin

Direttore della Fotografia: Matthew Libatique

Dove vederlo: Apple +

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com