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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Augusta Gein nella serie Monster: la storia di Ed Gein è uno dei più disturbanti, teatrali e intensi di tutta la stagione. Ambientato in una visione allucinata, mostra una madre possessiva e fanatica che giudica moralmente il figlio con toni da predicatrice infernale. In questa guida lo analizziamo in profondità.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Durata: 2 minuti
Emozioni chiave: Disgusto (morale e fisico); Furore religioso; Giudizio e vergogna; Controllo emotivo mascherato da pietà; Sprezzo sessuale; Condanna eterna
La serie Monster: La storia di Ed Gein ricostruisce in otto episodi una versione romanzata, disturbante e profondamente simbolica della vita del celebre assassino del Wisconsin, Ed Gein. Ambientata tra realtà e delirio, la serie ci immerge nella mente frammentata di un uomo dominato dalla figura opprimente della madre, dalla repressione sessuale, e da un’inquietante fascinazione per la morte.
Ed è un uomo solitario e visibilmente disturbato, che cresce in una casa isolata sotto il controllo assoluto della madre Augusta, ossessionata dalla purezza e dal peccato. A partire da un ambiente familiare malato e asfissiante, la serie ci accompagna attraverso le tappe più cupe della sua discesa: dall’omicidio del fratello alla necrofilia, passando per la realizzazione di oggetti con pelle umana, fino agli omicidi veri e propri.
Accanto a lui si muove Adeline, personaggio ambiguo e affascinato dal macabro, e sullo sfondo compaiono figure storiche come Alfred Hitchcock, Anthony Perkins, Ilse Koch e Christine Jorgensen, tutte intrecciate nel racconto come riflessi culturali delle ossessioni e dei traumi di Ed.
Tra realtà storica, suggestioni cinematografiche e viaggi mentali, la serie disegna un ritratto inquietante e doloroso di un uomo spezzato, trasformato suo malgrado in un’icona del male e in una fonte d’ispirazione per il cinema dell’orrore.
E’ la prostituta del Paese. La signora della ferramenta. E’ come una bicicletta, chiunque ci ha fatto un giro. Ha fornicato con un uomo sposato. Ha spinto una brava donna Cristiana al suicidio. Adesso brucia all’inferno per questo e lo farà per l’eternità, e sai bene che è opera del diavolo. E’ astuto, ti ha abbindolato. Il diavolo agisce in modi misteriosi, ti ha reso cieco, ti ha ingannato… Malattia venerea. E’ la troia del paese, ha quella malattia e ora ce l’hai anche tu. Te la sento addosso. E’ schifosamente dolce, come il liquido che esce da una vescica. Su, corri da lei Eddie, da quel demonio. Piazza un demone in quel vecchio grembo polveroso. Spazza via le ragnatele da quelle tette cadenti; fai l’amore come fanno le bestie con la tua sposa sifilitica. Lui ti ha accecato Eddie, il diavolo ti ha accecato. Io posso perdonarti, certo, ma… non so se il Signore lo farà.
“È la prostituta del Paese. La signora della ferramenta.”: tono sprezzante, voce dura e tagliente; pausa netta dopo “Paese” per far pesare il giudizio; sguardo fisso, severo.
“È come una bicicletta, chiunque ci ha fatto un giro.”: sarcasmo volgare, tono velenoso ma controllato.
“Ha fornicato con un uomo sposato. Ha spinto una brava donna cristiana al suicidio.”: tono da predicatrice, enfasi su “brava donna cristiana”.
“Adesso brucia all’inferno per questo e lo farà per l’eternità, e sai bene che è opera del Diavolo.”: accelera, voce più bassa e profonda su “è opera del Diavolo”.
“È astuto, ti ha abbindolato. Il diavolo agisce in modi misteriosi, ti ha reso cieco, ti ha ingannato…”: ritmo cadenzato, crescente ansia; pausa dopo “astuto”, come se cercasse di metterlo in guardia. La ripetizione rafforza il delirio.
“Malattia venerea. È la troia del paese, ha quella malattia e ora ce l’hai anche tu. Te la sento addosso.”: tono disgustato, voce rotta da rabbia repressa.
“È schifosamente dolce, come il liquido che esce da una vescica.”: parlata viscida, quasi sottovoce, rallentando su “liquido”.
“Su, corri da lei Eddie, da quel demonio.”: tono provocatorio, sarcastico, come una madre che sfida il figlio.
“Piazza un demone in quel vecchio grembo polveroso.”: enfasi su “demone”; sguardo perso, come parlando a Dio più che a Ed.
“Spazza via le ragnatele da quelle tette cadenti; fai l’amore come fanno le bestie con la tua sposa sifilitica.”: tono animalesco, quasi isterico.
“Lui ti ha accecato Eddie, il diavolo ti ha accecato.”: ripetizione ossessiva, perdita di controllo vocale.
“Io posso perdonarti, certo, ma… non so se il Signore lo farà”: voce che torna calma, pericolosamente fredda; pausa lunga su “ma…” per creare tensione. Chiusa inquietante.
Il monologo di Augusta Gein è una visione allucinata che Ed ha nel settimo episodio. La madre, simbolo di repressione religiosa e ossessione puritana, si scaglia contro Bernice, la donna con cui Ed ha avuto una relazione sessuale.
In questa scena, Augusta incarna il concetto di madre tossica e opprimente, sovrapponendosi ai temi di sessuofobia, colpa religiosa, misoginia interiorizzata, e delirio fanatico.
Tra i temi principali, Augusta parla con linguaggio biblico (Fanatismo religioso), condannando la sessualità come opera del diavolo. Il concetto di Inferno, peccato e perdono condiziona tutto il suo discorso.La madre rifiuta qualsiasi forma di piacere fisico. La sessualità femminile è demonizzata, associata a malattie veneree e vergogna. Anche la repressione sessuale diventa un tema.
Il monologo è un attacco morale a Ed, ma anche un esempio di manipolazione psichica materna. Augusta trasforma il sesso in vergogna, l’amore in tradimento, la libertà in peccato. Non è Augusta reale a parlare, ma la sua voce interiorizzata nella psiche disturbata di Ed. Questo rende il monologo anche un’esplorazione della malattia mentale.
Il monologo serve a rappresentare la voce interna persecutoria di Ed; esplicitare la genesi del suo senso di colpa sessuale, mostrare il conflitto tra desiderio e repressione, tra fede e carne; costruire il personaggio di Augusta come archetipo della madre tossica religiosa.
ALCUNE FRASI CHIAVE
“È la troia del paese”: condanna sociale attraverso linguaggio volgare
“Ha quella malattia e ora ce l’hai anche tu”: paura della contaminazione fisica e morale
“Fai l’amore come fanno le bestie”: disumanizzazione dell’atto sessuale
“Io posso perdonarti, ma non so se il Signore lo farà”: climax morale del fanatismo
Obiettivo del monologo Umiliare, terrorizzare e “redimere” il figlio Ed attraverso il fanatismo religioso e la repressione sessuale. Augusta si pone come giudice e vittima. È una madre invasiva che usa la colpa come arma, e il monologo è il culmine della sua ossessione per la purezza, la religione e il controllo.
Sottotesto “Ho paura che tu viva fuori dal mio controllo.” “Sei mio, e non permetterò a nessuna donna di portarti via.” “Io sono la voce di Dio per te.” Ogni frase apparentemente religiosa è un attacco personale travestito da predica morale. Il sottotesto è possessione, gelosia, punizione.
Azione minima Sguardo fisso, penetrante, quasi come se parlasse attraverso Ed. Postura tesa, corpo “impalato”, come una croce vivente. Piccoli movimenti della testa, accenni di sorriso freddo nei momenti più disturbanti.
Dinamica vocale
Inizio calmo, religioso: tono da messa domenicale.
Graduale escalation: a ogni frase, la voce diventa più invadente e accusatoria.
Climax emotivo: esplode con immagini sessuali e blasfeme, poi si spegne lentamente.
Coda minacciosa e fredda: la chiusa deve raggelare.
La voce deve sembrare a tratti dolce e poi subito velenosa: crea uno shock di contrasto.
Chiusa
“Io posso perdonarti, certo, ma… non so se il Signore lo farà.” Questa frase va detta con voce bassa, lenta, e glaciale. Inserisci una pausa profonda prima di “ma”, come se sentissi Dio parlarti in quel momento. Dopo “lo farà”, chiudi con uno sguardo tagliente, come se il giudizio fosse già stato emesso.
Errori comuni da evitare
Recitarlo solo con rabbia: la chiave è l’ambiguità tra affetto e violenza.
Ignorare il fanatismo religioso: Augusta non è solo una madre arrabbiata, è una fondamentalista spirituale che usa Dio come strumento di controllo.
Mancanza di controllo: anche nei momenti più accesi, non diventare isterico. È una donna che ama la propria superiorità morale.
Non variare i ritmi: la progressione è fondamentale. Inizia lento, controllato, e fai salire la tensione come un’escalation profetica.
Nel finale, ormai anziano e rinchiuso da anni in un ospedale psichiatrico, Ed Gein viene interpellato per aiutare le autorità a identificare un nuovo serial killer. Sorprendentemente, grazie alla sua “esperienza” e a una lettera ricevuta, fornisce informazioni cruciali per catturare un giovane assassino. Nessuno, però, si congratula con lui.
Ed si sente abbandonato, e precipita di nuovo nelle sue visioni.
Scopre poi di avere un cancro ai polmoni e gli restano solo due mesi di vita. In questo breve tempo, ripercorre mentalmente la sua storia, tra lettere, allucinazioni e confronti interiori.
Riceve anche la visita di Adeline, che, come lui, si porta dentro un abisso personale. Si salutano con affetto, riconoscendosi simili ma non uguali.
Nell’ultima scena, Ed muore. Lo vediamo in una visione finale, sereno e giovane, accanto a sua madre in veranda. Lei gli sussurra: “Solo una madre può amarti”. Un epitaffio perfetto per una serie che, fin dal primo fotogramma, ci ha parlato del bisogno d’amore e delle sue deformazioni più oscure.
Quanto dura il monologo? Circa 1 minuto e mezzo, recitato con il giusto tempo e le pause necessarie. Con interpretazione intensa può arrivare a 2 minuti pieni.
Che temi tratta? Rifiuto materno. Senso di colpa. Fallimento generazionale. Trauma prenatale e distorsione psicologica. Condizionamento familiare È un testo che esplora il dolore intergenerazionale e la violenza psicologica travestita da verità.
È adatto a un’audizione? Sì, è perfetto per audizioni drammatiche, soprattutto se si vuole mostrare intensità, controllo vocale e sottotesto. Consigliato per ruoli oscuri, realistici o disturbanti.
Che età di casting copre? Il monologo è pensato per un’attrice tra i 45 e i 70 anni, ma può essere adattato anche per età 40+ se il tono e il vissuto vengono resi credibili.
Serve un interlocutore in scena? No, può essere eseguito anche in forma monologica diretta al pubblico o in camera, con un focus su voce e intensità emotiva.
Che tipo di personaggio rivela? Una madre amara, disillusa, intrappolata nel proprio passato, che usa la figlia come valvola di sfogo del proprio fallimento. È un anti-archetipo della maternità.
Va contestualizzato o può stare da solo? Può essere portato senza contesto, funziona come pezzo autonomo. Tuttavia, conoscerne l’origine nella serie aiuta a comprendere il sottotesto.
Registi: Ryan Murphy, Ian Brennan
Produttori: Ian Brennan
Cast principale: Ed Gein, (Charlie Hunnam), Augusta Gein, (Laurie Metcalf), Adeline Watkins (Suzanna Son), Alfred Hitchcock, (Tom Hollander)
Dove vederlo: Netflix
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