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Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo dalla serie “Baby Reindeer” offre una profonda immersione nel cuore turbato di un personaggio che naviga attraverso le acque tempestose del trauma e della ricerca identitaria. Attraverso una narrazione emotiva e viscerale, il testo esplora come un episodio traumatico può disgregare il senso di sé di una persona, provocando una cascata di confusione sessuale, vulnerabilità, e un disperato bisogno di risposte. Riflettendo sulle dinamiche interne del personaggio, emergono questioni complesse come la percezione di sé dopo un abuso, la lotta per l'accettazione e la difficile via verso la guarigione e l'amore.
MINUTAGGIO:
RUOLO: Donny
ATTORE: Richard Gadd
DOVE: Netflix
INGLESE
After Keeley moved out, I fell to pieces. Now all that was left to do was stare at the memory of what happened. I started to feel this overwhelming sexual confusion crashing through my body. I thought it might pass, but it became an insecurity, which grew into a raging madness within me. I could never tell whether these feelings were because of him or whether they always existed deep down. Did it all happen because I was giving off some vibe I wasn’t aware of? Or did what happen make me this way? I would feel like everyone who looked at me could see what I was going through. Like they were peering into my soul, seeing the rape and the doubts and the confusion. Like my eyes were these windows onto the most tightly-held secret of my life. I would dream of killing him, chopping his cock off or his tongue out, whichever had done me the most damage, and burning his body to the ground. So after months of hate and anger and confusion, I was left with no choice. I orgasmed quickly, in such a way that there was no denying my desires were shifting. Every day, the laptop called me to it. I felt confused. I felt angry. I felt like I was going through puberty all over again. I started having reckless sex with people of all genders in this desperate pursuit of the truth. I would put myself in fucked-up situations where I’d almost risk being raped again in this attempt to understand the first time. Like if I’m passed around like a whore, then I might at least shed this idea that my body is part of me somehow. Like who cares if it happened before? It’s happened a ton of times now, so what does it matter? But it mattered. It mattered because this is what he wanted. This is what he saw in me all along. Then a feeling so bitter I could almost catch it in my throat. That he’d been vindicated somehow. Now I was stuck, surrounded by pilsner misogynists so heteronormative I could do nothing but crave their approval. Dates and relationships by the dozen. All of which started off in the gutter of what happened.I wasn’t interested in love. I had no capacity for it anymore. I just wanted these people to provide fucking answers. As I spurned and alienated every single one of them. Until I met… She was everything I wanted. Everything I needed. But with every hand-hold or lingering stare came a crushing sense of anger and shame that I was falling in love with her, that I couldn’t hide in anonymity anymore. And, perhaps most bitter of all, that I might not feel this way if he hadn’t done what he did. But when Martha turned up, all that confusion faded… as she reached, seemingly without effort, into the darkest pockets of my insecurity and turned them to light. Martha saw me the way I wanted to be seen. So when it came to the point of going to the police, I just couldn’t stand the irony of reporting her but not him. There was always a sense that she was ill, that she couldn’t help it, whereas he was a pernicious, manipulative groomer. To admit to her was to admit to him. And I hadn’t admitted him to anyone yet. So when the policeman asked… Why’d it take you so long to report it? I don’t know.
ITALIANO
Quando Keeley se ne andò caddi a pezzi. Ora non mi restava che fissare il ricordo di quello che era successo. Il mio corpo venne pervaso da una travolgente confusione sessuale. Pensai che potesse passare, ma divenne un'insicurezza, che fece crescere in me un delirio furioso. Non saprei dire se queste sensazioni fossero dovute a lui, o se ci fossero sempre state dentro di me. Era accaduto perché mandavo delle vibrazioni a mia insaputa, o era stato quell'episodio a rendermi così. Camminavo per strada e sentivo come se chiunque potesse vedere quello che stavo passando; come se stessero scrutando la mia anima, vedendo la violenza sessuale che avevo subito, i dubbi, la confusione, come se i miei occhi fossero finestre che mostravano il segreto che invece io volevo nascondere. Così, dopo mesi di odio, rabbia, repressione e confusione, non avevo più scelta. Arrivavo all'orgasmo, in un modo he non mi permetteva di negare che i miei desideri stavano cambiando. Il portatile mi chiamava a se, ogni giorno. mi sentivo confuso, mi sentivo arrabbiato, mi sentivo come se stessi attraversando di nuovo la pubertà. Iniziai a fare sesso sfrenato con persone di tutti i generi in questa disperata ricerca della verità. Mi mettevo in situazioni di merda nel tentativo di comprendere quella prima volta. Tipo... chi se ne frega se è successo prima, è successo un sacco di volte ormai, quindi che importanza ha. Ma ne aveva. Ne aveva, perché era quello che voleva lui. Era così che mi aveva sempre visto. Poi, una sensazione così amara che riuscii quasi a sentire un nodo in gola. Che in qualche modo lui fosse innocente. Ormai ero bloccato. Circondato da birromani misogini così eteronormativi che non potevo fare altro che abbozzare. Appuntamenti e relazioni a dozzine. Tutte iniziate nel fango di quello che era successo. Non ero interessato all'amore, non ero più capace, volevo solo che quelle persone mi dessero delle cazzo di risposte. E così respinsi e allontanai ognuno di loro. Finché incontrai... insomma era tutto quello che volevo, tutto quello di cui avevo bisogno: sveglia, divertente, sicura, forte... ma ad ogni tocco, stretta o sguardo intenso, arrivava una schiacciante sensazione di rabbia e vergogna: mi chiamo innamorando di lei, ma non potevo più nascondermi dell'anonimato. E forse la cosa più amara di tutte è che non mi sarei sentito così se lui non aveva fatto ciò che aveva fatto. Ma quando arrivò Martha, tutta quella confusione svanì. Perché lei raggiungeva, apparentemente senza sforzo, gli anfratti più oscuri delle mie insicurezze, e lì ruminava. Martha mi vedeva nel modo in cui volevo essere visto. Così quando decisi di andare alla polizia, non riuscivo a sopportare l'ironia di denunciare lei, ma non lui. C'era sempre la percezione che lei fosse malata, che non potesse farci niente. E invece lui era come un pedofilo, pericoloso e manipolatore. Denunciare lei era come denunciare lui, e non l'avevo ancora detto a nessuno. Così quando il poliziotto chiese: "Perché ci hai messo così tanto a denunciarlo", risposi: "Non lo so".
"Baby Reindeer" è una serie televisiva britannica basata sull'omonimo spettacolo teatrale scritto e interpretato da Richard Gadd. La serie, così come l'opera teatrale, è un dramma oscuro che esplora temi come l'ossessione, lo stalking e i confini tra vittima e persecutore attraverso una storia vera e personale. La serie racconta la storia di Richard, un barista e comico, che vive un incubo dopo aver servito un drink gratuito a una cliente, Martha. Questo semplice gesto scatena in Martha un'ossessione profonda e disturbante per Richard. Martha inizia a perseguitarlo incessantemente, invadendo ogni aspetto della sua vita privata e professionale. La serie segue il percorso di Richard mentre cerca di gestire e combattere questa ossessione, mostrando le difficoltà e le sfide emotive e legali che lo stalking comporta. "Baby Reindeer" ha uno stile narrativo intenso e personale. Gadd utilizza la sua esperienza diretta per raccontare la storia, rendendo la narrazione particolarmente coinvolgente e autentica. La serie approfondisce temi come la vulnerabilità maschile, la salute mentale e la difficoltà di ottenere giustizia in situazioni di stalking. Mostra anche come gli eventi traumatici possono sfocare i confini tra realtà e percezione. La versione teatrale di "Baby Reindeer" ha vinto il prestigioso premio "Scotsman Fringe First Award" al Edinburgh Fringe Festival, e la serie televisiva ha continuato a ricevere una buona accoglienza critica per il modo in cui tratta argomenti complessi e delicati.
La vera storia dietro "Baby Reindeer" è tanto inquietante quanto è stata rappresentata nel monologo teatrale e nella serie televisiva. Richard Gadd, l'autore e protagonista, ha tratto spunto da un'esperienza personale di stalking che ha vissuto per diversi anni. Richard Gadd, un comico e attore, ha incontrato una donna di nome Martha (nome cambiato per proteggere l'identità) quando lavorava come barista in un teatro a Londra.
Martha ordinò un tè, ma non aveva abbastanza denaro per pagarlo. Gadd decise di offrirle la bevanda gratuitamente, un gesto di gentilezza che avrebbe inaspettatamente segnato l'inizio di un incubo per lui. Dopo questo primo incontro, Martha iniziò a mostrare un interesse ossessivo verso Gadd. Inizialmente, si presentava frequentemente al bar dove lui lavorava, cercando di attirare la sua attenzione e di instaurare una connessione personale.
Col passare del tempo, il suo comportamento divenne più intenso e inquietante. Martha iniziò a inviare a Gadd un numero elevato di messaggi, email e lettere. In alcuni periodi, Gadd riceveva fino a 40 email al giorno da Martha. Martha iniziò a seguire Gadd a eventi pubblici, spettacoli e perfino a casa sua. La sua presenza diventò una costante fonte di ansia e paura per Gadd. In diverse occasioni, Martha si presentò agli spettacoli di Gadd, interferendo con la sua vita professionale e privata. Utilizzava informazioni trovate online e sui social media per tracciare i movimenti di Gadd e apparire nei luoghi che lui frequentava. Gadd cercò aiuto dalla polizia e da servizi di supporto per vittime di stalking. Tuttavia, trovò frustrante la difficoltà nel ricevere una protezione adeguata e nell'ottenere una risposta legale efficace contro Martha. Dopo anni di tormento, Gadd decise di trasformare la sua traumatica esperienza in arte, scrivendo e interpretando "Baby Reindeer". Il processo di trasformazione di questa esperienza in un'opera teatrale e successivamente in una serie TV è stato per Gadd un modo per elaborare il trauma e sensibilizzare il pubblico sulle realtà dello stalking e sulla vulnerabilità che possono sperimentare le vittime.
Il monologo è un esempio di come la narrazione interna di un personaggio può esplorare temi complessi come il trauma, l'identità sessuale, e la ricerca di accettazione e verità. Il monologo è strutturato in modo da offrire un viaggio emotivo profondo all'interno della psiche del narratore. Non segue una cronologia lineare, ma piuttosto un flusso di coscienza che riflette il tumulto interno del personaggio. Questa struttura aiuta a comunicare l'intensità e la confusione delle emozioni vissute dal protagonista. Il monologo inizia con Donny che si confronta con il lascito emotivo di un episodio traumatico. Questo evento ha innescato una "travolgente confusione sessuale" nel protagonista, suggerendo che il trauma ha scosso profondamente la sua identità e autopercezione sessuale. Il protagonista si sente esposto al mondo esterno, percependo che tutti possono vedere il suo dolore e la sua confusione. Questa sensazione di trasparenza aumenta il suo isolamento e la sua vergogna, intensificando il suo senso di vulnerabilità. In risposta al trauma, il personaggio inizia una fase di sperimentazione sessuale sfrenata. Questo è descritto come un tentativo disperato di comprendere e affrontare le proprie emozioni e cambiamenti, evidenziando una ricerca di identità e accettazione.
Il monologo mostra come la rabbia e la repressione emergono come meccanismi di difesa.Donny respinge gli altri, cercando risposte ma evitando l'intimità vera, il che sottolinea la sua lotta interna tra il desiderio di connessione e la necessità di proteggersi. Nonostante le sue esperienze, quando incontra una persona che rappresenta tutto ciò che desidera, si trova di fronte a un conflitto interno. Amore, rabbia e vergogna si mescolano, mostrando il difficile processo di guarigione e la complessità di avvicinarsi all'amore dopo il trauma. Verso la fine, il monologo tocca il tema dell'ironia e della giustizia. Il protagonista denuncia Martha, ma non "lui", riflettendo sulla percezione sociale del colpevole e della vittima. Questo solleva questioni di colpa, responsabilità e la difficile decisione di cercare giustizia.
Immagini Visive: Il monologo usa immagini potenti, come "i miei occhi erano finestre" o "il portatile mi chiamava a sé", per illustrare visivamente lo stato interno del protagonista. Queste immagini contribuiscono a creare una connessione emotiva con il lettore.
Repetizione e Ritmica: L'uso della ripetizione ("mi sentivo", "ero") enfatizza la costante lotta interna e il ciclo di emozioni che il protagonista attraversa. Questo aiuta a trasmettere il senso di una lotta continua e pervasiva.
Conversazione Interna: Il monologo si conclude con una diretta conversazione con un poliziotto, che funge da ponte tra l'interiorità del protagonista e il mondo esterno. Questo passaggio mostra il contrasto tra la percezione interna e la realtà esterna, evidenziando la difficoltà di esprimere e spiegare il proprio dolore.
Il monologo analizzato è un esemplare vivido e potente di come la narrativa possa esplorare e mappare il labirinto di emozioni che segue un trauma. Con la sua intensa focalizzazione sulle emozioni interne del protagonista e l'uso di immagini evocative e ripetizioni, il testo apre una finestra sul dolore e sulla confusione che caratterizzano la ricerca di sé in seguito a un'esperienza devastante. La struttura frammentata e il flusso di coscienza utilizzati dall'autore amplificano l'urgenza e la complessità di questi temi, offrendo una rappresentazione autentica della lotta interna tra desiderio di normalità e il bisogno di affrontare e integrare il trauma nel tessuto della propria identità.
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