Monologo - \"Un Bambino chiamato Natale\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Interpretare il monologo del re in Un bambino chiamato Natale è un’occasione unica per un attore di esplorare la complessità di un personaggio regale e vulnerabile. Il re non è un sovrano distante, ma un uomo profondamente provato, consapevole del dolore che permea il suo regno e del peso della sua responsabilità. Questo discorso è un appello alla speranza in un tempo di disperazione, dove egli stesso deve attingere al poco coraggio che gli resta per infondere una scintilla di fede e determinazione nei suoi sudditi.

SPERANZA

MINUTAGGIO: 11:10-12:50
RUOLO: Il Re

ATTORE: Jim Broadbent
DOVE: Netflix



INGLESE


We all know times are hard. I mean really, really, really hard. I can't remember the last time I smiled. Can you? What is there to smile about? We're all miserable. We're all missing something, and I think we know what that is. Okay, maybe I should just tell you what I think it is that we're missing. Hope. We all need hope. A spark of magic to keep us all going. I've gathered you here because you are the hardiest men and women in the land. Not you. And I'm asking you to go to the very edges of our kingdom. Go beyond and bring back something, anything, to give us hope again. The eyes of our great nation will be on this quest. Oh no. Any who set out will be well paid for their efforts. The path may be dangerous. Some of you will die, probably most of you. But if you succeed, your award will be far greater.



ITALIANO


Sappiamo tutti che sono tempi duri, intendo davvero, davvero, davvero duri. Io non riesco a ricordare l’ultima volta che ho sorriso, e voi? Cosa c’è da sorridere. Siamo il ritratto della mestizia. A tutti quanti noi manca qualcosa, e direi che sappiamo di che si tratta. La speranza. Abbiamo tutti bisogno di speranza. Di una scintilla di magia che ci dia la forza di andare avanti. Vi ho fatti riunire qui perché voi siete gli uomini e le donne più resistenti del Paese, e io vi sto chiedendo di dirigervi agli estremi confini del nostro regno, di superarli, e di riportare indietro qualcosa, qualuque cosa, che possa ridarci la speranza. Gli occhi di tutti noi saranno puntati su questa grande impresa, chiunque si metterà in viaggio verrà lautamente ricompensato. Il cammino sarà pieno di pericoli. Alcuni di voi moriranno, probabilmente la maggior parte, ma se invece ce la farete, la vostra ricompensa sarà assai più grande.

UN BAMBINO CHIAMATO NATALE

"Un bambino chiamato Natale" è un film del 2021 che riprende l’atmosfera dei classici natalizi, ispirandosi al romanzo omonimo di Matt Haig. Diretto da Gil Kenan, il film unisce il fantastico e l’avventura, raccontando la storia delle origini di Babbo Natale in una veste nuova, attraverso gli occhi di un ragazzino coraggioso di nome Nikolas. È una storia avvincente, adatta a tutta la famiglia, che combina folklore nordico e tradizioni natalizie con un tono più cupo e fiabesco, perfetto per riscoprire il Natale in chiave narrativa.

La storia segue Nikolas, un ragazzo che vive in un piccolo villaggio innevato in Finlandia, insieme a suo padre, Joel.


La vita è dura e il Natale, per loro, non è esattamente sinonimo di gioia. Un giorno, il re del loro regno annuncia una missione speciale: trovare qualcosa che possa riportare speranza e felicità nel cuore della gente. Joel si unisce a un gruppo di avventurieri per cercare un misterioso villaggio di elfi chiamato Elfhelm, dove si dice si nascondano magia e meraviglia. Nikolas, però, è costretto a restare a casa, finché non decide di partire anche lui alla ricerca di suo padre, spinto dalla speranza e dal desiderio di scoperta.


Durante il suo viaggio, Nikolas è accompagnato da un topo parlante di nome Miika e dal suo spirito curioso e indomito. Attraverso peripezie, pericoli e incontri con personaggi magici, Nikolas scopre il villaggio degli elfi, Elfhelm, che però non è esattamente come immaginava: è un luogo ormai privato della sua allegria e magia, colpito da una maledizione di sfiducia e paura verso gli umani. Tuttavia, è qui che Nikolas inizia a comprendere la vera essenza del Natale, il sacrificio e il potere della gentilezza, caratteristiche che lo porteranno a diventare, in futuro, la figura iconica di Babbo Natale.


"Un bambino chiamato Natale" si allontana dall’idea più consumistica del Natale per riflettere su temi come la speranza, l’amicizia e la perseveranza, inseriti in un contesto di avventura fiabesca. Il tono del film è fiabesco, a tratti malinconico, con una messa in scena che richiama le ambientazioni invernali della Finlandia e i villaggi tipici dei racconti nordici. La pellicola, pur rivolta a un pubblico giovane, non evita di toccare temi complessi, come la perdita, il coraggio e il bisogno di riscoprire il significato di questa festività.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo del re in Un bambino chiamato Natale rivela molto sul contesto della storia e il tono del regno in cui Nikolas vive. È un momento in cui il re, lontano dall'essere una figura onnipotente e distante, si mostra umano e vulnerabile, quasi a livello del suo popolo, facendo trasparire che anche lui si sente smarrito in un tempo privo di luce e speranza.

Il re inizia con una dichiarazione forte: "Sappiamo tutti che sono tempi duri." E’ una confessione di impotenza. Il ripetuto “davvero, davvero, davvero duri” è un espediente retorico che amplifica l’impatto di quelle parole, mostrando la profondità della crisi. Questo linguaggio spoglio di speranza definisce il tono dell'intero regno: un luogo dove nessuno riesce a ricordare l'ultima volta che ha sorriso, neanche il re, che dovrebbe essere il baluardo della forza e della positività.


"La speranza. Abbiamo tutti bisogno di speranza." Questo passaggio è il cuore del monologo. Qui emerge l’obiettivo principale della missione che il re vuole affidare agli uomini e alle donne del regno: non è un compito concreto o un tesoro tangibile che devono trovare, ma una “scintilla di magia” che rappresenta simbolicamente la speranza. Il re parla di speranza come di qualcosa di concreto, vitale, da recuperare per tornare a vivere. Non si tratta solo di una questione pratica, ma di una ricerca esistenziale, un concetto che anticipa l’evoluzione del giovane Nikolas, che incarnerà proprio questo valore di speranza nel corso della storia.


"Chiunque si metterà in viaggio verrà lautamente ricompensato." Il re qui veste il ruolo classico di chi manda gli eroi in missione. Questo è un passaggio che aggiunge tensione e fascino epico al momento, perché chiama a raccolta i migliori e i più forti per intraprendere una “grande impresa.” È una promessa che incentiva il sacrificio: pur essendo consapevole dei pericoli ("alcuni di voi moriranno, probabilmente la maggior parte"), il re è pronto a premiare chi riuscirà nell’impresa. Questo tocco narrativo richiama le grandi epopee classiche, dove la ricompensa finale è il trionfo dello spirito umano, più che un guadagno materiale.

Il re non addolcisce la missione, anzi, parla esplicitamente dei rischi, evocando la possibilità della morte. In un certo senso, sta sfidando i suoi sudditi a mettersi in gioco in nome di un bene più grande, un bene che supera il singolo: il benessere collettivo. Questi elementi servono a trasmettere un senso di serietà e urgenza che, per un regno privo di risorse e di felicità, rappresenta l’ultima speranza di riscatto.


Pur essendo colui che affida la missione, il re non è un semplice personaggio di comando; il suo monologo fa emergere la sua umanità, la sua stessa mancanza di speranza. Quando afferma "Io non riesco a ricordare l’ultima volta che ho sorriso, e voi?" si rivolge ai suoi sudditi come a suoi pari. Sente il bisogno di un supporto emotivo, una riconnessione che lo porti a vedere oltre la sua posizione regale. È un re che si sente fallibile e che si appella alla comunità per un sostegno reciproco, non solo come guida, ma come individuo che soffre.


In questo monologo, la speranza è una forza da ritrovare per guarire un intero regno. Il re sa che, riportando quella “scintilla di magia,” si potrà riportare anche il sorriso, la pace e, soprattutto, una nuova motivazione. L’idea che gli uomini e le donne del regno possano sacrificarsi per il bene comune è il fondamento del tema centrale del film: il sacrificio individuale per un bene collettivo più grande, una sorta di solidarietà eroica che rende la speranza contagiosa.

CONCLUSIONE

Questo monologo offre all’attore l’opportunità di portare sullo schermo un leader umano e compassionevole, il cui potere risiede non solo nella posizione, ma nella forza di volontà e nel desiderio di risvegliare la speranza collettiva. Alternando intensità e momenti di vulnerabilità, il re diventa un simbolo di sacrificio e resilienza, capace di ispirare il suo popolo anche nei tempi più bui.

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