Monologo Barbara Il Mostro – Analisi e guida per il monologo femminile breve tratto dalla serie di Sollima

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...

~ LA REDAZIONE DI RC

Analisi del monologo di Barbara Locci da "Il Mostro"

Il monologo di Barbara nella serie Il Mostro è un testo potente e trattenuto, perfetto per chi cerca un pezzo drammatico con sottotesto profondo. In meno di un minuto, racconta il trauma subito e il tradimento di chi doveva proteggerla, con parole semplici e definitive. In questa guida analizziamo come affrontarlo per un’audizione: voce, sottotesto, errori da evitare e consigli pratici per attori e attrici.

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Come prepararlo per un'audizione

  • Finale del film (con spoiler)

  • FAQ

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Film: Il Mostro (2025)
Personaggio: Barbara Locci
Attrice: Francesca Olia
Minutaggio: 11:54-12:54 (Episodio 2)

Durata: 1 minuto

Difficoltà Alta (gestione del trauma senza retorica o patetismo)

Emozioni chiavePaura trattenuta, Vergogna non propria, Tradimento profondo, Rabbia silenziosa, Frammento di amore perduto

Contesto ideale per l’interpretazione attoriale Provini o audizioni per ruoli drammatici femminili con trauma sommerso o sopravvissute a un abuso. Laboratori di lavoro sul corpo e sulla parola: il testo ha un’intensità fisica implicita.

Dove vederlo: Netflix

Contesto della serie: "Il Mostro"

Il Mostro, miniserie diretta da Stefano Sollima, racconta con sguardo cupo, disturbante e stratificato uno dei casi più inquietanti della cronaca nera italiana: quello del Mostro di Firenze. Il racconto prende il via nel 1982, con l’omicidio di una giovane coppia appartata in macchina. La scena del crimine è chiara, metodica, e richiama altre morti avvenute anni prima. La procura, guidata dalla Dottoressa Silvia Della Monica, riapre così i fascicoli del passato. Quello che emerge non è un semplice caso di omicidio seriale, ma una rete fatta di famiglie contorte, rapporti malati, abusi mai affrontati, uomini che vogliono possedere le donne con il corpo e con il silenzio.

A ogni episodio, cambia il sospettato. Stefano Mele, ex marito della vittima Barbara Locci, è il primo a finire sotto accusa. Poi tocca all’ex amante Francesco Vinci, al fratello Giovanni Mele, infine a Salvatore Vinci, figura centrale e ambigua che sembra sempre un passo avanti alle indagini. Ogni racconto apre un nuovo pezzo di verità, ma mai tutta intera. La serie si muove tra presente e passato, ricostruendo con lucidità le dinamiche sociali e familiari di un’epoca che ha preferito il silenzio alla giustizia.

Testo del monologo + note

Ho paura di quando ritornerà.

L’ho fatta con amore questa stanza.

Ma Stefano ha permesso che un estraneo ci entrasse.

Ha lasciato che le sue mani imbrattassero le coperte, i cuscini, che sporcassero i lenzuoli.

Io non lo perdonerò mai.

Perché lui non gli ha solo permesso di insudiciare la mia stanza.

Ma me.

Per sempre. 

“Ho paura di quando ritornerà.”: tono sommesso; pausa dopo “paura”; lo sguardo si sposta a lato, come se già rivedesse Salvatore in casa. Il corpo è immobile, ma irrigidito.

“L’ho fatta con amore questa stanza.”: accento leggero su “amore”; la voce si fa appena più piena, come se rivedesse quel passato. Lo sguardo si alza leggermente, si apre un frammento di tenerezza perduta.

“Ma Stefano ha permesso che un estraneo ci entrasse.”: pausa netta dopo “permesso”; la frase viene detta con calma, ma piena di rancore sordo. Il nome “Stefano” va marcato con distacco.

“Ha lasciato che le sue mani imbrattassero le coperte, i cuscini, che sporcassero i lenzuoli.”: ritmo cadenzato, parole che pesano come pietre. A ogni oggetto citato (“coperte, cuscini, lenzuoli”), lo sguardo può scendere lentamente, come se li rivedesse realmente.

“Io non lo perdonerò mai.”: tono definitivo, netto; il respiro si ferma prima e dopo. Non c’è rabbia: solo certezza. Lo sguardo è fisso, implacabile.

“Perché lui non gli ha solo permesso di insudiciare la mia stanza.”: leggero rallentamento; “non gli ha solo permesso” va detto come se fosse il centro della tesi. Lo sguardo può iniziare ad incrinarsi.

“Ma me. Per sempre.”: micro-pausa tra “ma” e “me”; quest’ultima parola va detta a voce bassa, quasi sussurrata, trattenendo un’onda emotiva.


La chiusura “Per sempre” è il colpo finale, da dire a capo chino o con occhi sbarrati, lasciando il silenzio dopo come una seconda frase.

Analisi del monologo di Barbara Locci da "Il Mostro"

Il monologo di Barbara in Il Mostro è una breve confessione, pronunciata senza urla, senza difese, ma con la violenza di una verità che non ha mai smesso di fare male. In un minuto, il personaggio rivela non solo di essere stata violata, ma anche di essere stata tradita da chi avrebbe dovuto proteggerla: suo marito Stefano.

Non è un grido di dolore. È un rendiconto, fatto con lucidità e con una rabbia che ha smesso di essere fuoco: è cenere fredda. Questo monologo è un frammento perfetto da portare in audizione se cerchi un testo femminile forte, ma non urlato. Richiede controllo, consapevolezza e capacità di lavorare sul silenzio e sulla dignità ferita.

Barbara dice: "L’ho fatta con amore questa stanza." Ma la stanza non è solo uno spazio fisico. È un simbolo, rappresenta la sua intimità, la sua libertà sessuale, la sua identità. Quando dice che è stata “insudiciata”, parla di se stessa, del proprio corpo. Non solo di lenzuola. Questa è la forza drammaturgica del monologo: unisce il quotidiano all’irreparabile, senza mai usare parole esplicite, senza mostrare la scena. Eppure, la scena si vede. Chi ascolta vede tutto.

Come preparare il monologo di Barbara Locci da "Il Mostro"

STEP PRATICI PER IL MONOLOGO ED ERRORI DA EVITARE

Obiettivo: Rivelare una ferita che non è mai guarita. Barbara non chiede aiuto, non vuole pietà: chiede che venga riconosciuta la violenza subita e soprattutto il tradimento del marito, che l’ha esposta all’abuso. È un atto d'accusa silenzioso, senza urla, ma pieno.

Sottotesto: “Io ero viva. Avevo amore, desiderio, casa. Loro mi hanno ridotta a un corpo sporco. E tu, Stefano, hai lasciato che succedesse. Io non tornerò mai più quella di prima.” Questo pensiero accompagna ogni frase, anche se non viene mai detto direttamente.

Azione minima: Lo sguardo è spesso verso il vuoto, verso il passato, oppure fissamente puntato sull’interlocutore (Francesco).

Dinamica vocale

Tono basso, uniforme, senza variazioni teatrali.
Le pause sono parte del dolore: non avere fretta di riempirle.
Le parole “sporcare”, “non lo perdonerò mai”, “me, per sempre” richiedono una marcatura dolce, senza gridarle.

Chiusa: “Ma me. Per sempre.” Questo è il colpo finale. Va detto come se fosse una sentenza. Poi: silenzio. Non serve nessun gesto, nessuna uscita. Solo restare lì, rotta, ma lucida.

Errori comuni da evitare

Pianto forzato Il dolore è già stato vissuto: qui c’è solo la memoria. 

Alzare la voce su parole chiave Il testo ha forza perché è contenuto, non perché è gridato. Espressività eccessiva Il corpo ha subito: ora resta fermo. La tensione è interna, non teatrale. 

Frasi troppo veloci Ogni parola va appoggiata, digerita. C’è verità in ogni immagine.

Il finale di "Il Mostro" (Spoiler)

Il finale de Il Mostro non offre una chiusura netta, ma piuttosto un passaggio di testimone. Salvatore Vinci, l’ultimo grande sospettato, viene portato a processo e scagionato. La verità resta impigliata nei non detti, nei ricordi frammentati, nelle coperture familiari. Ma qualcosa accade: da quel momento i delitti cessano. Coincidenza? Forse. Oppure qualcuno ha semplicemente scelto di scomparire.

E proprio mentre l’apparente calma cala su Firenze, una nuova ombra si profila: un paesano, dalla provincia di Pisa, invia una lettera alla polizia. Segnala un uomo aggressivo, inquietante, con comportamenti strani. Si chiama Pietro Pacciani. La serie si chiude così: senza colpevoli certi, ma con un dubbio che sopravvive a tutto. E con una consapevolezza: la verità, nel caso del Mostro di Firenze, è sempre stata una storia di omertà, vergogna e ferite mai guarite. Sollima, in questo, non cerca il colpo di scena. Cerca la sostanza. Mostrandoci un’Italia che ha preferito l’imbarazzo alla giustizia, e la paura alla trasparenza.

FAQ sul monologo di Barbara Locci da "Il Mostro"

  • Quanto dura il monologo di Barbara? Il monologo dura circa 60 secondi, ma può essere leggermente accorciato o dilatato in base al ritmo interno scelto. Perfetto per self-tape o audizioni a tempo.

  • Quali temi affronta questo monologo? Affronta i temi di violenza sessuale, tradimento coniugale, trauma emotivo, reclusione e perdita di identità. Il testo ha una forte carica drammatica e psicologica.

  • Che fascia di età copre per il casting? Il personaggio di Barbara si colloca idealmente tra i 25 e i 35 anni. Il monologo è adatto ad attrici che riescano a sostenere un ruolo emotivamente complesso e segnato dal trauma.

  • Cosa lo rende difficile da interpretare? La difficoltà sta nel non drammatizzare.

  • Qual è il momento emotivo più forte del testo? La chiusura: “Ma me. Per sempre.” È la frase più potente, da dire con controllo assoluto. 

Credits e dove vederlo

Regista: Stefano Sollima
Produttore: Stefano Sollima, Lorenzo Mieli

Cast principale: Barbara Locci (Francesca Olia); Silvia Della Monica (Liliana Bottone); Stefano Mele (Marco Bullitta); Francesco Vinci (Giacomo Fadda); Salvatore Vinci, (Valentino Mannias).

Dove vederlo: Netflix

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com