Monologo - Barbra Streisand in \"L'amore ha due facce\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Barbra Streisand in L’amore ha due facce rappresenta uno dei momenti più incisivi e complessi del film, in cui il personaggio di Rose Morgan esplora con brillante ironia e spietata lucidità le sue riflessioni sull'amore romantico. Questo discorso è anche una vera e propria dissertazione filosofica sull’amore, intrecciando riferimenti alla psicologia di Jung, alla letteratura medievale e alla cultura popolare moderna. Il monologo si svolge in un’aula universitaria, con Rose che tiene una lezione apparentemente accademica ma intrisa di sentimenti personali, rivelando le sue frustrazioni, insicurezze e speranze.

Perché ci innamoriamo?

MINUTAGGIO: 19:01-23:30

RUOLO: Rose
ATTRICE:
Barbra Streisand
DOVE:
Netflix



INGLESE


This is the scene at my sister's wedding. She's getting drunk, regretting that she got married for the third time. My mom's sprouting snakes from her hair in jealousy. It was perfect ... We've got three feminine archetypes: The divine whore, Medusa and me. What archetype am I? No, the faithful handmaiden. Always the bridesmaid, never the bride. It proves what Jung said all along. Myths and archetypes are alive and well and living in my apartment. As I stood beside the altar beside my sister and her husband to be, -it struck me that this ritual, a wedding ceremony, is the last scene of a fairy tale. They never say what happens after. That Cinderella drove the prince mad by obsessively cleaning the castle. They don't say what happens after because there is no after. The be-all and end-all of romantic love was ... Mike? You have sex on the brain. Marriage.But it wasn't always like that. The 12th century had "courtly love", which had nothing to do with sex. The relationship between a knight and a married lady of the court... And so they could never consummate their love. They rose above "going to the toilet in front of each other" love, and went after something more divine. They took sex out of the equation, leaving them with a union of souls. Think of this. Sex was always the fatal love potion. Look at the literature of the time. All consummation could lead to was madness, despair or death. Experts, scholars and my Aunt Esther are united in one belief: True love has spiritual dimensions, while romantic love is a lie. A myth. A soulless manipulation. And speaking of manipulation ... It's like going to the movies and seeing the lovers kiss... The music swells, and we buy it, right? So when my date kisses me, and I don't hear strings, I dump him. The question is, why do we buy it? Because, myth or manipulation, we all want to fall in love. That experience makes us feel completely alive. Our everyday reality is shattered, and we are flung into the heavens. It may only last a moment, an hour, but that doesn't diminish its value. We're left with memories we treasure for the rest of our lives. I read, "When we fall in love, we hear Puccini in our heads." I love that. His music expresses our need for passion and romantic love. We listen to La Boheme or Turandot, or read Wuthering Heights, or watch Casablanca, and a little of that love lives in us too. So the final question is: Why do people want to fall in love when it can have such a short run and be so painful? Good, but too intellectual for me. I think it's because, as some of you may already know ... While it does last, it feels fucking great.



ITALIANO


Ecco la situazione al matrimonio di mia sorella. Lei è lì che si ubriaca e si pense di essersi sposata, per la terza volta, badate bene. mia madre è talmente gelosa che le spuntano dei serpenti dalla testa. E io penso…: “Bene, è una scena perfetta, abbiamo tre archetipi femminili messi insieme: la puttana divina, chiedo scusa; Medusa e poi io”. Chi sono io, quale archetipo? La servitrice devota e fedele. Se la damigella tu fai, non ti sposi mai. Questo prova comunque ciò che Jung ha sempre detto, che i miti e gli archetipi sono vivi e vegeti e si sono installati a casa mia. Mentre, mentre ero lì all’altare accanto a mia sorella e al suo futuro marito, mi è venuto in mente all’improvviso che questo rito che chiamano matrimonio in realtà è la scena finale di una favola. Non ti dicono mai che succede dopo. non ti dicono mai che Cenerentola ha ossessionato il principe con la sua mania di pulire il castello perché le mancavano pochi anni di contributi. No, non ti dicono mai che cosa succede dopo, perché… Non c’è un dopo. L’essenza e il fine dell’amore romantico era… il matrimonio. Ma non sempre è stato così. Intorno al 1100 c’era un concetto noto come amor cortese che non aveva niente a che vedere con il matrimonio né con il sesso. Nella maggior parte dei casi veniva definito come un’appassionata affinità tra un cavaliere della corte e una dama che era già sposata, e quindi non avrebbero mai sposato il loro amore. Dovevano allora elevarsi al di sopra del solito amore che conoscete, del tipo… “Deve andare al bagno? Beh, allora andiamo a farlo insieme, no?” E andavano alla ricerca di qualcosa di pù divino. Eliminavano il sesso dall’equazione amore e quello che rimaneva era l’unione delle anime. Riflettete su questo. Il sesso è sempre stato la pozione d’amore fatale. Guardate la letteratura del tempo: Lancillotto e Ginevra, Tristano e Isotta… consumare l’amore conduceva soltanto alla follia, alla disperazione, alla morte. Gli esperti clinici, gli studiosi e mia zia Ester sono concordi nell’affermare che il vero amore ha una dimensione spirituale. Mentre l’amore romantico non è altro che menzogna, illusione, un mito moderno, una manipolazione priva di anima. E a proposito di manipolazione… quando… quando andiamo al cinema noi vediamo gli innamorati che si baciano sullo schermo, la musica aumenta di volume e noi ce la beviamo, giusto? E così quando il mio ragazzo mi porta a casa e mi dà il bacio della buonanotte se non sento la fisarmonica io lo mollo. Ora la domanda è… Perché ce la beviamo? noi ce la beviamo perché che sia un mito o una manipolazione, diciamocelo. Tutti vogliamo innamorarci, perché? Perché è un'esperienza che ci fa sentire completamente vivi, ci rigenera, risveglia tutti i sensi, ingigantisce ogni emozione, la nostra realtà quotidiana è scossa e siamo catapultati in Paadiso. Può durare anche un solo momento, un’ora, un pomeriggio, ma questo non toglie una virgola al suo valore. Perché ci lascia dei ricordi preziosi che conserveremo per tutta la vita. Ho leto un articolo, qualche tempo di fa che diceva che quando ci innamoriamo sentiamo Puccini nella testa. Adoro questa immagine. Credo succeda perché la sua musica esprime pienamente il desiderio di incontrare la passione nella sua vita, l’amore romantico. E mentre ascoltiamo la Boheme, la Turandot, mentre leggiamo Cime Tempestose, o guardiamo Casablanca, un pò di quell’amore rivive anche dentro di noi. Quindi la domanda finale è perché le persone hanno sete nell’amore, pur sapendo che ha una data di scadenza e che può essere doloroso e devastante. Che ne pensate? Io credo che sia perché, come alcuni di voi già sapranno, finché l’amore dura, cazzo non c’è niente di meglio. Ecco perché. Giusto? Grazie, grazie a tutti.

L'amore ha due facce

L'amore ha due facce (The Mirror Has Two Faces, 1996) è una commedia romantica diretta e interpretata da Barbra Streisand, affiancata da un cast di tutto rispetto che include Jeff Bridges, Lauren Bacall, Pierce Brosnan e Mimi Rogers. Il film esplora le dinamiche dell'amore, dell'attrazione fisica e della ricerca di una connessione autentica, con un mix di ironia e profondità che lo distingue dalle classiche rom-com.


La storia ruota attorno a Rose Morgan (Barbra Streisand), una professoressa di letteratura romantica alla Columbia University, dotata di un grande senso dell'umorismo e un carattere caloroso. Rose, però, è anche profondamente insicura riguardo al suo aspetto fisico, influenzata dal rapporto complesso con la madre, Hannah (Lauren Bacall), una donna elegante e perfezionista che non manca di far notare i difetti della figlia. Parallelamente, Gregory Larkin (Jeff Bridges), un professore di matematica affascinato dalla logica e dall'intelletto, vive un’esistenza metodica ma priva di passione. Dopo una serie di relazioni fallite basate sulla chimica fisica, Gregory decide di cercare un rapporto diverso, fondato esclusivamente sull’affinità mentale e sull’amicizia. È convinto che l'attrazione fisica sia la rovina dei legami duraturi, quindi cerca una donna con cui costruire un rapporto platonico.


Attraverso un annuncio personale, Gregory conosce Rose, e tra i due nasce subito una connessione basata su interessi comuni, conversazioni brillanti e un’umoristica visione della vita. Dopo un periodo di frequentazione, Gregory le propone un matrimonio "di convenienza", senza intimità fisica, un accordo che Rose accetta, affascinata dall'idea di avere un partner che la rispetti e la apprezzi per la sua intelligenza. La situazione si complica quando Rose si innamora di Gregory e inizia a desiderare qualcosa di più dal loro matrimonio. Decide di lavorare su sé stessa, trasformando il proprio aspetto fisico e riscoprendo la propria femminilità. Questo cambiamento, però, mette a dura prova la loro relazione, spingendo entrambi a confrontarsi con le loro paure, insicurezze e idee preconcette sull'amore.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con un aneddoto personale che funziona da gancio narrativo per catturare l’attenzione: il matrimonio della sorella. In questo contesto, Rose descrive la situazione familiare con un misto di sarcasmo e amarezza, inquadrando sé stessa in relazione a due archetipi femminili: la sorella come "la puttana divina" (il simbolo di sensualità e desiderio) e la madre come Medusa (la figura che rappresenta gelosia e controllo). Rose, invece, si identifica con la "servitrice devota e fedele", un ruolo che sottolinea la sua condizione di eterna spettatrice piuttosto che protagonista della sua vita sentimentale. Questa sezione iniziale è cruciale perché stabilisce il tono del monologo: personale, autoironico e intellettualmente stimolante.

Man mano che il discorso prosegue, Rose si sposta dal personale al generale, analizzando il concetto di matrimonio e amore romantico come se fossero oggetti di studio. Con grande maestria, mette in discussione le favole che ci vengono raccontate fin dall’infanzia: quelle che terminano con "e vissero per sempre felici e contenti", senza mai mostrarci cosa succede dopo il matrimonio. Questo provoca un’apertura filosofica: l'amore romantico, così come viene idealizzato nella nostra cultura, è un mito che non resiste alla realtà quotidiana.


Rose introduce poi il concetto di "amor cortese" medievale, una forma di amore platonico, spirituale e non consumato, che contrasta con l’amore contemporaneo, spesso ridotto a mera attrazione fisica. Con questa digressione storica, Rose sfida l’idea moderna che l’amore debba necessariamente includere il sesso per essere completo, mostrando come l’unione delle anime possa rappresentare una dimensione superiore dell’amore. non si limita a una critica accademica: inserisce un esempio vivido e quasi comico, confrontando l'amore medievale con le abitudini prosaiche della vita di coppia ("Deve andare al bagno? Allora andiamo insieme"). Questo contrasto rende il discorso accessibile e ironico, pur mantenendo la profondità concettuale. La parte più incisiva del monologo è quella in cui Rose smonta la manipolazione romantica del cinema e della cultura popolare. Utilizzando la metafora della fisarmonica che dovrebbe "suonare" durante un bacio, illustra l’effetto distorsivo che i media hanno sulle aspettative delle persone. Attraverso il cinema, la letteratura e la musica – da Cime tempestose a Casablanca, passando per Puccini – ci viene venduta una visione idealizzata dell’amore, che ci spinge a inseguire un sogno irraggiungibile. Eppure, Rose non si ferma alla critica: riconosce il fascino di queste illusioni, ammettendo che, anche se l’amore può essere breve, fugace e doloroso, è proprio questa intensità effimera a renderlo prezioso.


Il culmine del discorso è nella domanda retorica che Rose pone al pubblico: "Perché le persone hanno sete d’amore, pur sapendo che ha una data di scadenza?". La risposta, seppur semplice, arriva con una potenza emotiva devastante: "Perché, finché dura, cazzo, non c’è niente di meglio". È una dichiarazione brutale nella sua onestà, che rifiuta sia il cinismo sia l’idealismo, abbracciando invece l’ambivalenza e la fragilità dell’esperienza umana.

Conclusione

Questo monologo è un manifesto sull’amore in tutte le sue contraddizioni, tenuto insieme dalla straordinaria performance di Barbra Streisand. Rose usa la sua intelligenza e il suo umorismo per smascherare le illusioni culturali, ma al tempo stesso rivela la sua vulnerabilità e il suo desiderio di amare e essere amata. La combinazione di riferimenti letterari, sarcasmo e momenti di pura autenticità emotiva rende questo discorso indimenticabile.

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