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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Bernice in Monster: La storia di Ed Gein episodio 4 è una confessione intima, dolceamara e tragica. Un racconto d'amore, vergogna e perdita, che permette a un’attrice matura di esplorare dolore sommesso e verità scomode. Analizziamo insieme come interpretarlo, cosa significa veramente e perché può essere un’ottima scelta per un’audizione teatrale o cinematografica.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Contesto ideale di un attore nell’interpretarlo: Questo monologo è perfetto per: Personaggi maturi, con un passato segnato e un presente in attesa di riscatto o di un’ultima occasione. Dialoghi in interni, come scene intime al tavolo o confessionali da bar.
Dove vederlo: Netflix
La serie Monster: La storia di Ed Gein ricostruisce in otto episodi una versione romanzata, disturbante e profondamente simbolica della vita del celebre assassino del Wisconsin, Ed Gein. Ambientata tra realtà e delirio, la serie ci immerge nella mente frammentata di un uomo dominato dalla figura opprimente della madre, dalla repressione sessuale, e da un’inquietante fascinazione per la morte.
Ed è un uomo solitario e visibilmente disturbato, che cresce in una casa isolata sotto il controllo assoluto della madre Augusta, ossessionata dalla purezza e dal peccato. A partire da un ambiente familiare malato e asfissiante, la serie ci accompagna attraverso le tappe più cupe della sua discesa: dall’omicidio del fratello alla necrofilia, passando per la realizzazione di oggetti con pelle umana, fino agli omicidi veri e propri.
Accanto a lui si muove Adeline, personaggio ambiguo e affascinato dal macabro, e sullo sfondo compaiono figure storiche come Alfred Hitchcock, Anthony Perkins, Ilse Koch e Christine Jorgensen, tutte intrecciate nel racconto come riflessi culturali delle ossessioni e dei traumi di Ed.
Tra realtà storica, suggestioni cinematografiche e viaggi mentali, la serie disegna un ritratto inquietante e doloroso di un uomo spezzato, trasformato suo malgrado in un’icona del male e in una fonte d’ispirazione per il cinema dell’orrore.
No, niente, è solo che tu mi ricordi tanto lui. Bert, l’uomo di cui ero innamorata follemente. E’ venuto al negozio, mio marito Leon era già morto da circa un anno. Stava cercando dei chiodi a fermo, ma non sapeva quale misura. Beh, io so praticamente tutto riguardo i chiodi a fermo, e senza neanche rendercene conto ci ritrovammo a parlare per ore e ore fino a innamorarci follemente. Poi lui mi promise che sarebbe scappato con me se solo lo avessi voluto davvero, e io gli risposi: “Bert, insomma, perdonami, non posso. Non posso farti da amante. Io…io ho un figlio che è il vice-sceriffo, per l’amor di Dio. E questa è la mia ultima occasione. Ho bisogno di qualcosa di vero. Insomma, non posso essere conosciuta come la Gezabele che gestisce il negozio di ferramenta“. Così l’ha fatto. L’ha fatto! Ha lasciato sua moglie, si è trasferito con me. Ha detto: “Trudy! Trudy sono innamorata della donna del negozio di ferramenta. Non sono mai stato più felice!” Lei ha bevuto della candeggina. Si è tolta la vita. Oh, Eddie, che scandalo che fu. Lui non riusciva a sopportare le malelingue. Tutti i pettegolezzi, e in città incolpavano me, ovviamente, “La sgualdrina della ferramenta”, cominciarono a chiamarmi, e così lui scomparve, puf, in un attimo era andato. E ora assumo queste pillole, ho paura che se non le perdo possa accadermi qualcosa di orribile, temo di perdere il senno.
No, niente, è solo che tu mi ricordi tanto lui. → voce fragile, leggermente rotta; pausa affettuosa su “tanto lui”
Bert, l’uomo di cui ero innamorata follemente. → tono dolce, sfumato di nostalgia; rallenta su “innamorata follemente”
È venuto al negozio, mio marito Leon era già morto da circa un anno. → cambio di ritmo: tono più asciutto; accento su “già morto” per sottolineare la solitudine
Stava cercando dei chiodi a fermo, ma non sapeva quale misura. → sorriso accennato, aneddoto quotidiano come sollievo momentaneo
Beh, io so praticamente tutto riguardo i chiodi a fermo, → un pizzico di orgoglio, lieve autoironia
e senza neanche rendercene conto ci ritrovammo a parlare per ore e ore, fino a innamorarci follemente. → slancio romantico; tono più aperto, pieno, con una pausa su “ore e ore”
Poi lui mi promise che sarebbe scappato con me se solo lo avessi voluto davvero, → voce bassa, quasi intima; guarda altrove, pausa dopo “davvero”
e io gli risposi: “Bert, insomma, perdonami, non posso. Non posso farti da amante. Io… io ho un figlio che è il vice-sceriffo, per l’amor di Dio.” → tono sincero, spezzato; esitazione su “io… io” reale e non tecnica
“E questa è la mia ultima occasione. Ho bisogno di qualcosa di vero.” → tono deciso ma tenero; vibrazione sul “qualcosa di vero”
“Insomma, non posso essere conosciuta come la Gezabele che gestisce il negozio di ferramenta.” → sorriso amaro; autodenigrazione mascherata da battuta leggera
Così l’ha fatto. L’ha fatto! → sorpresa sincera, tono quasi da favola; poi incrinatura emotiva su “l’ha fatto!”
Ha lasciato sua moglie, si è trasferito con me. Ha detto: “Trudy! Trudy, sono innamorato della donna del negozio di ferramenta. Non sono mai stato più felice!” → ripetizione calorosa delle parole di Bert; enfatizzare “non sono mai stato più felice!” come climax del ricordo
Lei ha bevuto della candeggina. Si è tolta la vita. → tono asciutto, doloroso; nessun compiacimento nel dramma
Oh, Eddie, che scandalo che fu. → pausa prima di “che scandalo”; sguardo basso, quasi una risata soffocata dal rimorso
Lui non riusciva a sopportare le malelingue. → voce più tesa, con un fondo di rabbia repressa
Tutti i pettegolezzi, e in città incolpavano me, ovviamente, “La sgualdrina della ferramenta”, cominciarono a chiamarmi, → velocizzare leggermente, come se rivivessi la vergogna; “sgualdrina” deve ferire
e così lui scomparve, puf, in un attimo era andato. → gesto con la mano, sguardo perso nel vuoto; “puf” detto piano, quasi infantile
E ora assumo queste pillole, ho paura che se non le prendo possa accadermi qualcosa di orribile, temo di perdere il senno. → crollo sottovoce, voce fioca; “temo di perdere il senno” deve suonare come una confessione sussurrata
DI CHE COSA PARLA IL MONOLOGO DI BERNICE
Il monologo di Bernice ruota attorno a una relazione sentimentale proibita e alle sue conseguenze tragiche. La donna racconta a Ed di essere stata innamorata di un uomo sposato, Bert, che lasciò la moglie per lei. La moglie si suicidò bevendo candeggina, e la città incolpò Bernice, etichettandola come la sgualdrina della ferramenta. Questo passato, segnato da vergogna pubblica, ha minato la sua stabilità mentale, portandola a vivere con l’ansia e la paura di impazzire.
TEMI PRINCIPALI DEL MONOLOGO
Vergogna sociale e colpa femminile Bernice è marchiata come “sgualdrina” da un’intera comunità per un amore che, agli occhi degli altri, ha causato un suicidio.
Memoria e rimpianto Il racconto è una forma di confessione, in bilico tra nostalgia e trauma non elaborato.
Relazione tra amore e stigma L’amore con Bert si trasforma da salvezza a condanna sociale, con la morte di una donna e l’ostracismo pubblico.
Salute mentale e fragilità Bernice è ora dipendente da psicofarmaci e vive con la costante paura di “perdere il senno”.
FUNZIONE NARRATIVA DEL MONOLOGO
Approfondisce il personaggio di Bernice, rendendola più di un interesse amoroso: è una donna spezzata, che trova in Ed una sorta di specchio.
Crea empatia con una figura secondaria, rendendo il mondo attorno a Ed Gein più umano e inquietante al tempo stesso.
Rafforza i temi centrali della serie: il confine sottile tra normalità e devianza, e il peso dei segreti nel trasformare le persone.
Obiettivo del monologo Creare un legame emotivo profondo tra Bernice ed Ed. Questo non è un semplice racconto del passato: è un atto di confessione intima, quasi disperato, in cui la donna cerca validazione e vicinanza. L’obiettivo è essere ascoltata senza essere giudicata. Il monologo deve avere il tono di un momento che non era previsto, e che le sfugge di mano.
Sottotesto “Dimmi che non sono pazza.” “Dimmi che valgo ancora qualcosa.” “Voglio sentirmi desiderata.” “Se mi guardi così… forse posso ancora avere una vita.”
Azione minima (da scegliere con cura)
Mantenere una gestualità contenuta: una mano sulla tazza, lo sguardo basso che a tratti si solleva, magari giocherellare con un oggetto sul tavolo (un tovagliolo, una pillola, un fermaglio). La bocca anticipa spesso il pensiero: inizia a muoversi prima della frase, come se Bernice avesse bisogno di convincersi che può dirlo.
Dinamica vocale
Inizio: tono morbido, quasi da aneddoto casuale.
Centro del racconto (candeggina / scandalo): leggero crescendo emotivo, ma senza gridare.
Finale: voce più fragile, sottile, come se la paura potesse inghiottirla da un momento all’altro.
Chiusa L’ultima battuta non è una richiesta d’aiuto diretta, ma è come se lo fosse: “Temo di perdere il senno.” Va lasciata in sospensione, come un pensiero che continua a suonare dopo che è stato detto. Non guardare Ed direttamente in quel momento: guarda lontano, come se vedessi te stessa da fuori.
Errori comuni
Incaricarlo troppo di emozione: è un monologo che si regge sulla misura, non sull’intensità.
Recitarlo come un lamento: Bernice non si piange addosso, cerca di essere lucida.
Correre troppo: bisogna dare spazio ai ricordi, come se li vedesse scorrere davanti agli occhi.
Fare la vittima: è una donna che ha subito, sì, ma non si considera una martire. Porta ancora un orgoglio stanco ma dignitoso.
Nel finale, ormai anziano e rinchiuso da anni in un ospedale psichiatrico, Ed Gein viene interpellato per aiutare le autorità a identificare un nuovo serial killer. Sorprendentemente, grazie alla sua “esperienza” e a una lettera ricevuta, fornisce informazioni cruciali per catturare un giovane assassino. Nessuno, però, si congratula con lui.
Ed si sente abbandonato, e precipita di nuovo nelle sue visioni.
Scopre poi di avere un cancro ai polmoni e gli restano solo due mesi di vita. In questo breve tempo, ripercorre mentalmente la sua storia, tra lettere, allucinazioni e confronti interiori.
Riceve anche la visita di Adeline, che, come lui, si porta dentro un abisso personale. Si salutano con affetto, riconoscendosi simili ma non uguali.
Nell’ultima scena, Ed muore. Lo vediamo in una visione finale, sereno e giovane, accanto a sua madre in veranda. Lei gli sussurra: “Solo una madre può amarti”. Un epitaffio perfetto per una serie che, fin dal primo fotogramma, ci ha parlato del bisogno d’amore e delle sue deformazioni più oscure.
Quanto dura il monologo? Circa 1 minuto e 40 secondi a ritmo naturale. Può arrivare a 2 minuti se si lavora con pause e sospensioni emotive.
Quali sono i temi principali? Rimpianto e redenzione Memoria del trauma amoroso Senso di colpa Bisogno d’amore in tarda età Stigma sociale e vergogna pubblica Il monologo esplora anche il delicato confine tra salute mentale e dignità personale, con un tono intimo e crepuscolare.
È adatto a un’audizione? Sì, perfetto per audizioni teatrali o cinema d’autore. Richiede verità, misura e ascolto. Funziona bene in situazioni dove il personaggio deve rivelarsi attraverso il racconto, senza grandi azioni fisiche.
Che età di casting copre?Il personaggio è una donna matura, dai 55 anni in su, ma può essere reinterpretato da attrici 40+ con invecchiamento vocale e prossemico. In fase di studio, può essere usato anche da attrici più giovani che lavorano sulla qualità della fragilità.
Può essere usato in provini per serie TV? Sì, soprattutto in serie drama o crime psicologico, dove i personaggi secondari hanno grande spessore emotivo. È particolarmente adatto per personaggi femminili con un passato difficile o che cercano un riscatto.
Serve un partner in scena? No, ma funziona meglio se si immagina un ascoltatore reale (come Ed nella scena). L’interlocutore aiuta a dosare lo svelamento emotivo.
Che tipo di background suggerisce questo monologo? Una donna della classe operaia americana, vedova, con valori tradizionali e una storia d’amore fuori dagli schemi che ha lasciato il segno.
Richiede un accento specifico? Può essere affrontato in inglese americano neutro o accento regionale leggero (Midwest), ma in italiano può mantenere un tono colloquiale, di provincia.
Quali sono i punti di forza per un’audizione? Monologo progressivo: parte lieve, arriva al dolore. Offre molte sfumature emotive in poco tempo. Ottima occasione per dimostrare ascolto e verità. Lascia una chiusa forte ma non retorica.
Registi: Ryan Murphy, Ian Brennan
Produttori: Ian Brennan
Cast principale: Ed Gein, (Charlie Hunnam), Augusta Gein, (Laurie Metcalf), Adeline Watkins (Suzanna Son), Alfred Hitchcock, (Tom Hollander)
Dove vederlo: Netflix
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