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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Bianca in Ogni maledetto fantacalcio è uno dei momenti più intensi del film. Interpretata da Francesca Agostini, Bianca esplode in una tirata rabbiosa e ironica dopo essere stata abbandonata da Gianni all’altare. Questo sfogo rappresenta il culmine emotivo della storia e svela il dolore nascosto dietro la sua rabbia.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Emozioni chiave: Frustrazione accumulata (10 anni buttati via con un uomo infantile e bugiardo) Disillusione (il sogno tradizionale di matrimonio e famiglia non era mai stato davvero suo) Ironia amara (il riferimento a Capello, imparato solo grazie a Gianni, è sarcasmo puro) Orgoglio ferito (lei ribalta il ruolo della “poverina” addossato dagli altri)
Contesto ideale: Audizioni teatrali/cinematografiche dove si chiede un monologo intenso, contemporaneo e realistico. Accademie di recitazione: esercizio perfetto per testare gestione della rabbia senza scadere nell’eccesso. Laboratori di improvvisazione drammatica: può essere usato per lavorare sulla verità emotiva e sulla capacità di mantenere il ritmo nonostante la concitazione.
Il film si apre il giorno del matrimonio di Gianni: la sposa Bianca è già all’altare, gli amici sono tutti in chiesa… tranne lo sposo. Alla villa della sera prima sono divampate le fiamme; in un pozzo si trovano il cellulare di Gianni e bottiglie di birra. La polizia irrompe in chiesa e porta via il gruppo per interrogarlo. In centrale, Simone Pascale è sotto interrogatorio, assistito dall’amico e avvocato Federico Leone (stigmatizzato da un pene disegnato sul collo, scherzo della notte precedente). Gli inquirenti mettono pressione: nella villa ci sono tracce di sangue e la coppa della lega potrebbe essere l’arma; inoltre, nella chat del fantacalcio Simone ha “minacciato di morte” Gianni 152 volte per scherzo competitivo. Simone, però, dice di non ricordare nulla. La giudice mostra la foto di una ragazza: Andrea. È l’innesco per il grande flashback.
Pochi giorni prima dell’asta stagionale, muore tragicamente uno dei membri della lega (per un assurdo scherzo radiofonico su Dybala): agli amici manca l’ottavo. Ne nasce un casting surreale (cameo di Giuseppe Pastore), finché arriva Andrea, competente e appassionata, “macchiata” da uno scandalo grottesco (“foto dei piedi” in cambio di una partita truccata). Simone resta colpito da lei e, dopo un ballottaggio con un candidato improbabile (un serial killer!), la fa entrare in lega. Sette mesi prima del matrimonio: l’asta è una festa sguaiata e rituale. Tra Simone e Andrea scatta un’intesa timida e imbarazzata. Il giorno dopo, però, Gianni annuncia a Simone che sposerà Bianca e che Andrea non potrà più vivere da lui (Simone). All’avvio del campionato, Simone si macera nel desiderio di dichiararsi ad Andrea ma si blocca. Gianni e Andrea si ritrovano da soli e nasce fra loro un rapporto segreto. La relazione dura fino alla sosta per le nazionali di metà novembre.
Il giorno prima del matrimonio tutti tornano nella villa: calcetto, scherzi, e poi la festa notturna con ballerine (una è ex compagna di classe di Francesco). Jacopo estrae funghi allucinogeni: parte un gioco della verità. Gianni ammette di aver tradito Bianca senza dire con chi. Simone, in preda a allucinazioni, immagina un proprio VAR e “rivede” il tappeto di Gianni a casa di Andrea: collega i puntini e capisce. Seguono momenti di caos: Jacopo gioca col fuoco con una bomboletta; Bianca telefona, Gianni getta il cellulare in una bacinella; Simone, furioso e ferito, parla alla coppa e poi colpisce Gianni. (Ma per il finale… continua a leggere l’articolo)
Ma poverina, poverina, poverina chi? Poverino te! E’ a me che dispiace. Io mi potevo scopare chiunque. Sono stata dieci anni con sto coglione, cazzo. “Poverina“ Ma voi pensate… ma voi pensate che io non avessi dubbi? Che lo scopo della mia vita, il sogno più grande, fosse sposarmi, prendermi una villetta in periferia a fanculo con sopra un mutuo di trent’anni, è? E stare ogni weekend con un coglione che controlla ogni dieci secondi un’app per vedere le pagelle in diretta? Non… non so manco perché! Un coglione, va bene? Un coglione. Che per farsi i cazzi suoi mi deve dire che è il suo compleanno. Che bravi guarda, che bravi che siete. Poverino è lui, che scappa di notte come Capello. Si, è… visto? Dopo dieci anni con lui so anche chi è Capello. Brava è… Dove cazzo è andato?
“Ma poverina, poverina, poverina chi? Poverino te!” Tono di attacco immediato, voce graffiata; ripetizione di “poverina” martellata, ritmo rapido; stacco netto e ironico su “Poverino te!”, sguardo diretto all’interlocutore.
"A me che dispiace. Io mi potevo scopare chiunque.” Tono più controllato, quasi razionale; pausa breve dopo “dispiace”, occhi bassi che poi si rialzano; “scopare chiunque” va detta con rabbia orgogliosa, “a denti stretti”.
“Sono stata dieci anni con sto coglione, cazzo.” Abbassare leggermente la voce su “dieci anni”, quasi stanca; esplosione su “sto coglione, cazzo”, con gesto della mano.
“‘Poverina’. Ma voi pensate… ma voi pensate che io non avessi dubbi?” Ripetizione “ma voi pensate” detta più veloce, quasi sovrapponendosi; pausa prima di “che io non avessi dubbi?”; sguardo che cerca complicità nel pubblico.
“Che lo scopo della mia vita, il sogno più grande, fosse sposarmi, prendermi una villetta in periferia a fanculo con sopra un mutuo di trent’anni, è?” Tono sarcastico, ampio, quasi teatrale; “villetta in periferia” con disprezzo, allungando la voce; piccola risata amara su “a fanculo con sopra un mutuo”.
“E stare ogni weekend con un coglione che controlla ogni dieci secondi un’app per vedere le pagelle in diretta?” Ritmo veloce, come una raffica; mimare col dito il gesto dello scroll sul telefono; intonazione crescente fino alla domanda finale, che esplode.
“Non… non so manco perché! Un coglione, va bene? Un coglione”. Esitazione reale su “Non… non so…”, come se cercasse le parole; accelerazione rabbiosa su “un coglione, va bene? Un coglione”; ripetizione con più peso, quasi un colpo finale.
“Che per farsi i cazzi suoi mi deve dire che è il suo compleanno”. Tono di scherno, imitazione beffarda; pausa minima dopo “cazzi suoi”, sguardo che si allontana; detta con amaro sarcasmo.
“Che bravi guarda, che bravi che siete.” Tono basso, sarcasmo stanco; piccolo sorriso amaro su “che bravi”; occhi lucidi, quasi a trattenere le lacrime.
“Poverino è lui, che scappa di notte come Capello.” Ribaltamento dell’accusa, voce ferma e dura; pausa significativa prima di “come Capello”, con ironia amara; “Capello” detto con enfasi, come se fosse assurdo citarlo. Si tratta, anche questa, di una citazione storica per il calcio e, in questo caso, il Fantacalcio
“Sì, è… visto? Dopo dieci anni con lui so anche chi è Capello. Brava è.” Tono ironico, ma incrinato; piccola pausa su “visto?” guardando il pubblico; “so anche chi è Capello” detta con amarezza quasi ridicola.
“Dove cazzo è andato?” Esplosione finale, voce rotta; pausa lunga prima, respiro profondo; domanda che resta sospesa, più disperata che rabbiosa.
Come renderlo autentico
Intonazione: alternare esplosioni di rabbia (insulti, “poverina”, “coglione”) a momenti bassi e incrinati (quando parla di sé e del mutuo).
Pause: usare le sospensioni (“Non… non so manco perché!”) per rendere il pensiero vivo, non scritto.
Sguardo: mobile e inquieto; diretto quando accusa, perso quando riflette, ironico quando cita Capello.
Subtext: sotto l’insulto c’è dolore e senso di umiliazione; non è solo rabbia, ma un grido d’orgoglio ferito.
Fisicità: mani che gesticolano nervosamente, a volte a pugno; un gesto secco per accompagnare “sto coglione, cazzo”; corpo che si apre e si richiude nel corso del monologo.
Climax: la chiusa (“Dove cazzo è andato?”) va fatta con voce rotta, quasi spezzata, lasciando un silenzio di sospensione dopo.
Il monologo di Bianca, interpretata da Francesca Agostini, è uno dei momenti più intensi del film Ogni maledetto fantacalcio. Diretto da Alfonso Bergamo, il film alterna ironia e dramma, inserendosi nella tradizione del cinema italiano post-anni ’80–2000, che esplora l’identità e le fragilità dei rapporti.
Bianca esplode in uno sfogo rabbioso dopo essere stata abbandonata all’altare da Gianni, ribaltando il ruolo di “vittima” che gli altri le attribuiscono. Il testo diventa così un ritratto di emancipazione femminile e di critica al modello di coppia tradizionale.
Temi principali del monologo
Identità: Bianca non accetta di essere definita “poverina”, ma rivendica forza e autonomia.
Maschere sociali: critica l’idea stereotipata di matrimonio, villetta in periferia e mutuo trentennale.
Bisogno di riconoscimento: dietro l’insulto verso Gianni c’è il dolore di non essere stata scelta.
Funzione narrativa
Il monologo ha la funzione di rivelare il punto di vista femminile in un film dominato dal fantacalcio e dall’amicizia maschile. Smontare il mito della “donna debole” tradita, mostrando invece orgoglio ferito e ironia amara. Chiudere con una domanda sospesa (“Dove cazzo è andato?”), simbolo di assenza e bisogno di verità.
Obiettivo del monologo: Mostrare la capacità di un attore di sostenere un crescendo emotivo che alterna rabbia, sarcasmo e dolore nascosto. È un testo contemporaneo, realistico, che mette in luce intensità, verità e padronanza del ritmo.
Sottotesto: Non è solo una donna furiosa: è una persona ferita che rifiuta la pietà altrui e rivendica la propria dignità. Sotto la rabbia c’è delusione, orgoglio, ma anche una domanda aperta: “Dove cazzo è andato?” non è rabbia, ma bisogno di chiusura.
Azione minima: Mantenere gesti concreti e realistici: mani che accompagnano le frasi, un accenno al gesto di “scrollare il telefono”, un pugno serrato sulle parole più dure. Non serve correre: basta lasciare che corpo e voce seguano la frustrazione.
Dinamica vocale Alternare volume alto (insulti, “poverina”, “coglione”) a momenti più bassi e incrinati (villetta, mutuo, “che bravi che siete”). La modulazione è la chiave: rabbia esplosiva seguita da ironia amara e voce incrinata.
Chiusa “Dove cazzo è andato?” va lasciata sospesa. Voce spezzata, respiro trattenuto, silenzio subito dopo. È il punto in cui il pubblico deve sentire il vuoto che lei prova.
Errori comuni
1 - Gridare dall’inizio alla fine senza dinamica.
2 - Recitarlo con rabbia “esterna” senza mostrare il dolore interno.
3 - Fare gesti troppo teatrali o sopra le righe.
4 - Non rispettare le pause naturali, che danno verità al pensiero.
Il mistero intorno a Gianni si risolve con un colpo di scena: non è stato ucciso da Simone. Le telecamere mostrano che la “coppa insanguinata” è solo il frutto di una caduta accidentale. Gianni, in realtà, non è morto ma ha scelto di fuggire dal matrimonio, lasciando un messaggio in cui ammette di non sentirsi pronto a sposarsi.
La sua sparizione è quindi un atto di fuga personale, non un delitto. Nell’epilogo, gli amici lo ritrovano a Mykonos: tra discussioni, bottiglie lanciate e riconciliazioni, il gruppo si ricompatta. Andrea e Simone si mettono insieme, Gianni si prende una pesantissima penalizzazione di 50 punti al fantacalcio, e la vita continua come prima. Il film si chiude quindi in tono ironico e grottesco, sottolineando che l’amicizia e il gioco rimangono il collante del gruppo, nonostante tradimenti e ferite.
Quanto dura il monologo? Circa 1 minuto e 30 secondi, se recitato con pause e dinamiche vocali corrette.
Che temi tratta? Tradimento, frustrazione femminile, illusione del matrimonio, critica alla routine di coppia e al peso ossessivo delle passioni maschili (fantacalcio).
È adatto a un’audizione? Sì, soprattutto per provini che richiedono testi contemporanei intensi. È perfetto per mostrare rabbia, sarcasmo e vulnerabilità nello stesso pezzo.
Che età di casting copre? Idealmente donne dai 25 ai 35 anni, ma con adattamento può essere interpretato anche da attrici poco sopra o poco sotto questa fascia.
A che genere appartiene? È un monologo drammatico-contemporaneo con sfumature comiche e grottesche.
Qual è la difficoltà principale? Gestire la rabbia senza urlare in modo uniforme. Serve dinamica e autenticità.
Quali errori comuni evitare? Piangere o esagerare con il pathos. Recitare in modo piatto senza variazioni di ritmo. Ignorare gli sguardi verso il pubblico, che sono parte integrante del discorso.
Qual è il subtext dominante? Non è odio verso Gianni, ma la ferita di essere stata abbandonata dopo dieci anni, sommata alla rabbia di aver creduto in un sogno mai suo.
Cosa deve colpire il pubblico? Il contrasto tra ironia e disperazione, e la lucidità con cui Bianca ribalta il ruolo di “poverina”.
Regia: Alessio Maria Federici.
Sceneggiatura: Alessio Maria Federici, Giulio Carrieri, Michele Bertini Malgarini
Produttori: Filippo Broglia, Giovanni Cova, Nino Ragosta, Andrea Maria Sabelli, Luigi Sales
Cast principale: Giacomo Ferrara (Simone), Silvia D'Amico (Andrea) Enrico Borello (Gianni), Antonio Bannò (Federico), Francesco Russo (Nicola) Francesco Giordano (Jacopo) Giacomo Bottoni (Francesco) Caterina Guzzanti(giudice) Francesca Agostini (Bianca)
Montaggio: Paolo Verrucci
Colonna sonora / Musica: Roberto Procaccini
Direttore della Fotografia: Manfredo Archinto
Dove vederlo: Netflix
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