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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Roy Kent, pronunciato davanti ai giornalisti, è uno dei momenti più significativi per il suo personaggio, perché mostra il suo lato più riflessivo e maturo. Roy, noto per il suo atteggiamento burbero e diretto, non è mai stato un uomo di molte parole, specialmente quando si tratta di spiegare le proprie emozioni. In questa occasione, si apre raccontando un episodio del suo passato per far comprendere un punto essenziale: i calciatori non sono solo atleti, ma persone con una vita privata che nessuno conosce veramente.
STAGIONE 3 EPISODIO 9
MINUTAGGIO: 42:12-44:23
RUOLO: Roy Kent
ATTORE: Brett Goldstein
DOVE: Apple TV
INGLESE
When I was first coming up through Sunderland, there was an old-timer on the team. Local guy. He and his wife were about to have their first kid, so during training one day, I made a joke that, statistically, I was probably the real dad. And the boys fell about laughing, but he went fսck¡ng nuts. He battered me. Properly. I had a black eye, chipped tooth, three broken ribs. I couldn't play for six games. He got booted off the team. After that, no club would go near him. Then in the summer, after I could breathe again, I bumped into him in a pub. And I got the chance to say sorry for my stupid fսck¡ng joke. And he got to tell me... He and his wife had lost the baby... A month before all that went down. He hadn't told anyone. Kept it all inside. Look, I get that some people think if they buy a ticket, they've got the right to yell whatever abusive sh¡t they want at footballers. But they're not just footballers. They're also people. And none of us know what is going on in each other's lives. So for Isaac to do what he did today, even though it was wrong... I give him love. And as for why he did what he did... that's none of my fսcking business. Next question.
ITALIANO
Appena andai a giocare per il Sunderland c’era uno più grande in squadra. Un tizio del posto. Lui e sua moglie stavano per avere il loro primo figlio. Un giorno, durante l’allenamento, ho fatto una battuta sul fatto che statisticamente probabilmente ero il vero padre. I ragazzi si sono messi a ridere, ma lui è andato fuori di testa. Mi ha picchiato per bene, come si deve: mi ha fatto un occhio nero, scheggiato un dente, e rotto tre costole. Non ho potuto giocare per sei partite. Lui venne escluso dalla squadra. Dopodiché, nessun club l’ha più voluto. Poi d’estate, quando ho ripreso a respirare, l’ho incontrato per caso in un pub, e ho auto l’occasione di scusarmi per aver fatto quella battuta di merda. E mi ha raccontato che… lui e sua moglie avevano perso il bambino un mese prima che dicessi quella cosa. NON L’aveva detto a nessuno, aveva tenuto tutto dentro. Sentite, capisco che alcune persone pensino che comprando un biglietto abbiano il diritto di urlare ai calciatori tutte le stronzate ch egli passano per la testa. Ma non sono solo dei calciatori. Sono anche delle persone. E nessuno di noi sa che cosa succede nelle vite degli altri. Quindi se Isaac ha fatto quello che ha fatto oggi, anche se è stato sbagliato, ha la mia comprensione. E il motivo per cui ha fatto quello che ha fatto non mi importa, perché non sono cazzi miei. Prossima domanda!
"Ted Lasso" è una serie che, sotto l'apparenza di una commedia sportiva leggera, si rivela una narrazione stratificata e ricca di sfumature emotive. Creata da Bill Lawrence, Jason Sudeikis, Joe Kelly e Brendan Hunt, la serie ha debuttato su Apple TV+ nel 2020 e si è rapidamente imposta come un prodotto capace di bilanciare umorismo, introspezione e crescita personale.
La storia segue Ted Lasso (Jason Sudeikis), un allenatore di football americano ingaggiato per allenare una squadra di calcio inglese, l’AFC Richmond, nonostante non abbia alcuna esperienza nel calcio europeo.
L’assunzione non è casuale: Rebecca Welton (Hannah Waddingham), la nuova proprietaria del club, vuole distruggere la squadra come vendetta nei confronti del suo ex marito, il precedente proprietario, e pensa che assumere un allenatore incompetente sia il modo migliore per farlo.
Ted arriva in Inghilterra con un atteggiamento genuinamente positivo e un approccio fuori dagli schemi. Nonostante il cinismo iniziale di stampa, tifosi e giocatori, il suo metodo si basa sulla costruzione di fiducia e sul rafforzamento dell’identità della squadra, più che sulla tattica. Nel corso delle tre stagioni, la narrazione si sviluppa non solo attorno alle dinamiche sportive, ma anche ai percorsi di crescita personale dei personaggi.
Prima stagione: accettare il cambiamento
L’inizio è segnato dal contrasto tra l’ottimismo quasi ingenuo di Ted e la freddezza dell’ambiente calcistico britannico. All’interno della squadra, il capitano Roy Kent (Brett Goldstein), un veterano dal carattere burbero, e la giovane star Jamie Tartt (Phil Dunster), arrogante e talentuoso, rappresentano due poli opposti della leadership sportiva. Ted, con il suo metodo poco convenzionale, guadagna gradualmente il rispetto del gruppo, in particolare dell’insicuro Nathan Shelley (Nick Mohammed), inizialmente magazziniere, che Ted promuove a vice-allenatore.
Parallelamente, Rebecca, inizialmente intenzionata a sabotare Ted, si ritrova a cambiare idea, grazie anche all’amicizia con Keeley Jones (Juno Temple), influencer e fidanzata di Jamie, che evolve da semplice presenza mondana a figura chiave nella gestione del club. La stagione si conclude con il Richmond che retrocede, ma con una squadra più coesa e un’idea chiara su come ripartire.
Seconda stagione: affrontare i demoni interiori
Se la prima stagione esplora l’adattamento di Ted a un nuovo mondo, la seconda va più in profondità nel lato emotivo dei personaggi. Ted, nonostante la sua positività, inizia a mostrare segni di attacchi di panico, rivelando un lato più vulnerabile. Il tema della salute mentale prende il centro della scena con l’introduzione della psicologa dello sport Dr. Sharon Fieldstone (Sarah Niles), che sfida Ted a confrontarsi con il dolore irrisolto del suo passato, in particolare la morte del padre.
Nathan, da umile assistente insicuro, diventa sempre più ambizioso e rancoroso, sentendosi trascurato da Ted e sviluppando un’invidia crescente. Il suo arco narrativo culmina con il tradimento, quando lascia il Richmond per unirsi al West Ham, ora di proprietà dell’ex marito di Rebecca.
Intanto, Roy Kent, ritiratosi dal calcio giocato, trova una nuova dimensione come allenatore e partner di Keeley, mentre Jamie, dopo un periodo di crisi, cerca di maturare e diventare un giocatore meno egocentrico. La stagione chiude con tensioni irrisolte e un Richmond pronto a tornare in Premier League.
Terza stagione: chi siamo veramente?
La stagione finale affronta le questioni identitarie di ogni personaggio. Ted deve decidere se restare o tornare negli Stati Uniti per stare con il figlio. Nathan, dopo aver raggiunto il successo al West Ham, si rende conto di aver perso il senso di sé nel suo desiderio di affermazione. Rebecca riflette sul suo ruolo nel club, mentre Roy e Keeley affrontano le difficoltà di una relazione in continua evoluzione.
Sul piano sportivo, l’AFC Richmond, dato per sfavorito, diventa una squadra competitiva grazie a un calcio innovativo ispirato al Total Football, simbolo del superamento dei vecchi schemi e della ricerca di un’identità collettiva. La stagione si conclude con Ted che sceglie di lasciare il club per tornare a casa, Nathan che trova un equilibrio e Rebecca che, anziché vendere il Richmond, lo trasforma in qualcosa di ancora più grande.
Tematiche: più di una serie sportiva
Ted Lasso ribalta il concetto tradizionale di leadership. Il suo metodo non è basato sull’autorità o sulla conoscenza tecnica, ma sulla capacità di comprendere e valorizzare gli altri. Il messaggio è chiaro: vincere non significa solo alzare trofei, ma creare qualcosa di duraturo e significativo.
Salute mentale e vulnerabilità maschile
Uno degli aspetti più innovativi della serie è come affronta la salute mentale, specialmente tra gli uomini. Ted, che all’inizio sembra un ottimista incrollabile, si scopre fragile, segnato da traumi irrisolti. Nathan rappresenta il pericolo dell’insicurezza trasformata in rabbia repressa. Roy Kent, apparentemente duro e inscalfibile, impara a esprimere le proprie emozioni.
Trovare una famiglia fuori dalla famiglia biologica
L’AFC Richmond non è solo una squadra, ma una comunità. Ogni personaggio trova nel club un senso di appartenenza che va oltre il calcio: Rebecca si libera dall’ombra del suo ex-marito, Keeley costruisce una carriera indipendente, Jamie supera il trauma di un padre tossico.
Il concetto di successo
La serie decostruisce l’idea classica di successo. Ted vince senza vincere trofei, Jamie diventa un leader quando smette di pensare solo a sé stesso, Nathan capisce che l’ambizione fine a sé stessa non porta alla felicità.
"Ted Lasso" è una serie che parte da un’idea semplice – un allenatore di football americano nel mondo del calcio inglese – per raccontare qualcosa di molto più profondo: il valore dell’empatia, il peso delle aspettative, la necessità di affrontare i propri demoni. Lo fa con un tono leggero ma mai superficiale, costruendo personaggi credibili e situazioni che parlano a tutti, che si sia tifosi di calcio o meno.
Roy inizia con un aneddoto personale, raccontato con il suo tipico stile diretto e senza filtri: "Appena andai a giocare per il Sunderland c’era uno più grande in squadra. Un tizio del posto. Lui e sua moglie stavano per avere il loro primo figlio." L’incipit sembra quasi casuale, come se Roy stesse semplicemente condividendo un ricordo di gioventù. Ma presto il racconto prende una piega diversa, rivelando il tema principale: le parole hanno conseguenze, anche quando dette con leggerezza.
"Un giorno, durante l’allenamento, ho fatto una battuta sul fatto che statisticamente probabilmente ero il vero padre. I ragazzi si sono messi a ridere, ma lui è andato fuori di testa." Roy qui non cerca di giustificarsi. Ammette di aver fatto una battuta fuori luogo, qualcosa che all’epoca gli sembrava innocuo ma che ha scatenato una reazione violenta. Il fatto che tutti abbiano riso dimostra quanto sia facile minimizzare il peso delle parole quando non si conosce il contesto emotivo dell’altra persona. Segue poi la parte più fisica della storia, raccontata con un tono che mescola brutalità e accettazione: "Mi ha picchiato per bene, come si deve: mi ha fatto un occhio nero, scheggiato un dente, e rotto tre costole. Non ho potuto giocare per sei partite. Lui venne escluso dalla squadra. Dopodiché, nessun club l’ha più voluto."
Questa parte è fondamentale perché mostra due cose:
Le conseguenze della rabbia repressa. Il compagno di squadra di Roy, che stava già affrontando un dolore enorme, ha reagito con violenza, rovinandosi la carriera nel processo.
L’importanza di ciò che diciamo. Roy non si presenta come vittima, anzi, implicitamente ammette che la sua battuta è stata la miccia che ha fatto esplodere qualcosa di più grande.
Ma il vero cuore emotivo del monologo arriva subito dopo: "Poi d’estate, quando ho ripreso a respirare, l’ho incontrato per caso in un pub, e ho avuto l’occasione di scusarmi per aver fatto quella battuta di merda. E mi ha raccontato che… lui e sua moglie avevano perso il bambino un mese prima che dicessi quella cosa. Non l’aveva detto a nessuno, aveva tenuto tutto dentro." Questa è la vera rivelazione. Il giocatore non ha reagito così solo perché era irascibile o aggressivo, ma perché stava vivendo un lutto devastante di cui nessuno era a conoscenza. Qui Roy sottolinea quanto sia facile giudicare le reazioni degli altri senza sapere cosa stanno affrontando nella loro vita personale.
A questo punto, Roy collega il suo racconto all’episodio che ha coinvolto Isaac: "Sentite, capisco che alcune persone pensino che comprando un biglietto abbiano il diritto di urlare ai calciatori tutte le stronzate che gli passano per la testa. Ma non sono solo dei calciatori. Sono anche delle persone. E nessuno di noi sa che cosa succede nelle vite degli altri." Questo è il cuore del messaggio di Roy. I tifosi, i giornalisti e il pubblico in generale vedono i calciatori solo come atleti, come intrattenitori, dimenticando che dietro ogni giocatore c’è una vita fatta di problemi, dolori e difficoltà personali.
"Quindi se Isaac ha fatto quello che ha fatto oggi, anche se è stato sbagliato, ha la mia comprensione. E il motivo per cui ha fatto quello che ha fatto non mi importa, perché non sono cazzi miei." Qui Roy non giustifica il comportamento di Isaac, ma lo mette in prospettiva. Non serve sapere il motivo esatto per cui ha perso il controllo. Ciò che conta è riconoscere che c’è sempre qualcosa dietro le reazioni delle persone.
Chiude con la sua solita brutalità e distacco: "Prossima domanda!" Questa frase, apparentemente sbrigativa, non è un rifiuto di approfondire il discorso, ma un modo per sottolineare che il suo punto è chiaro. Ha detto quello che doveva dire, e per lui il discorso è chiuso.
Questo monologo di Roy Kent è una delle riflessioni più potenti della serie sul tema dell’empatia. Roy, che spesso si mostra come un uomo rude e senza filtri, qui dimostra una profondità emotiva straordinaria. Il suo racconto personale non è solo un modo per giustificare Isaac, ma un invito a guardare oltre la superficie, a ricordare che tutti hanno una storia, un dolore nascosto, qualcosa che li segna.
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