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Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Carrie in La donna della cabina numero 10 è un passaggio intenso e complesso, perfetto per audizioni che richiedono vulnerabilità e tensione drammatica. In questa scena, Carrie confessa a Laura il suo ruolo nella truffa orchestrata da Richard, mostrando un conflitto emotivo profondo tra colpa e bisogno di protezione verso la figlia. In questo articolo analizziamo il testo battuta per battuta e ti spieghiamo come prepararlo in modo efficace per un’audizione professionale.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Durata: 2 minuti (Minutaggio del film non corrispondente)
Il film si apre con Laura Blacklock, giornalista del The Guardian, in piena crisi. È scossa da un recente omicidio legato a un’inchiesta che stava seguendo, e tormentata dal suo ex, Ben Morgan, che continua a contattarla. In redazione riceve un invito per un evento esclusivo a bordo di uno yacht, l’Aurora Borealis, organizzato dal magnate Richard Buller in onore della moglie Anne Lyngstad, ereditiera norvegese malata di leucemia. Laura arriva a bordo insieme a un gruppo selezionato di ospiti influenti. La nave è un concentrato di lusso, ma l’atmosfera si tinge subito di inquietudine. Oltre a Ben, presente anche lui sull’imbarcazione, Laura fa la conoscenza di vari personaggi: Karla (capo hostess), il dottor Mehta (medico personale di Anne), la collezionista d’arte Heidi Heatherley, Grace (una misteriosa componente del consiglio), e Danny Tyler, una rockstar arrivata con grande stile.
Laura viene accolta in cabina 8. La cabina 10, accanto alla sua, sembra inizialmente vuota, ma durante la notte viene svegliata da rumori sospetti: urla, una colluttazione, e infine qualcosa – o qualcuno – gettato in mare. Crede di aver assistito a un omicidio. Poco prima, infatti, era entrata proprio nella cabina 10 per nascondersi da Ben e aveva scambiato qualche parola con una giovane donna. Ora quella donna è scomparsa. Le prove, però, svaniscono: nessuno sembra ricordare una donna in cabina 10, il sangue sulla veranda è sparito, e i mozziconi di sigaretta che Laura aveva raccolto sono stati rimossi. La direzione dello yacht archivia l’accaduto come un errore o una suggestione. Anche Ben e gli altri ospiti cominciano a dubitare di lei, soprattutto dopo che trapela la notizia del trauma legato all’omicidio della fonte del suo precedente articolo.
Laura continua ad indagare da sola, cercando tracce fisiche della misteriosa donna. Scopre delle ciocche di capelli nello scarico della cabina 10 e inizia a collegare una serie di incongruenze. Chi era davvero quella donna? E perché nessuno vuole ammettere che sia esistita? Sempre più isolata, Laura viene anche spinta in piscina da qualcuno che cerca chiaramente di metterla a tacere. Quando trova un bottone mancante al dottor Mehta, capisce che qualcuno ha rovistato nella sua stanza. Tutti gli indizi sembrano portare a una cospirazione più grande.
Io non pensavo che l’avrebbe uccisa. Dovevo soltanto fingermi Anne per un giorno, incontrare degli avvocati, firmare un testamento. Mi aveva detto che sarebbe stato come recitare. C’è questo software, una specie di riconoscimento facciale… mi ha contattata su Facebook. Mi ha invitata a una festa a Londra, spesata di tutto. Non mi avevano mai offerto così tanti soldi. Non sarei mai stata d’accordo. No, io… avrei dovuto fermarlo. E’ che non avrei mai immaginato che sarebbe finita così. Tu non hai idea di dove vivo. Cosa vuol dire non avere nulla, nulla da dare a chi dipende da te. Mia figlia è tutto per me.
“Io non pensavo che l’avrebbe uccisa.”: apertura con respiro spezzato; tono incrinato; occhi che cercano quelli di Laura ma non reggono lo sguardo troppo a lungo; lascia spazio a una pausa pesante dopo “uccisa”, come se la parola facesse ancora male.
“Dovevo soltanto fingermi Anne per un giorno, incontrare degli avvocati, firmare un testamento.”: ritmo accelerato, quasi a giustificarsi; tono dimesso, senza carica accusatoria; la parola “soltanto” deve sembrare una scusa detta a se stessa prima che a Laura; micro pausa su “un giorno”.
“Mi aveva detto che sarebbe stato come recitare.”: voce più bassa, come se riportasse qualcosa sentito mille volte; la parola “recitare” va detta con un’amarezza sottile, senza ironia; sguardo lontano, quasi a rivedere il momento in cui le è stata fatta la proposta.
“C’è questo software, una specie di riconoscimento facciale…”: intonazione più meccanica, quasi fredda, come se volesse prendere distanza dalla follia del piano; occhi fissi su un punto neutro; pausa lunga dopo “software”.
“mi ha contattata su Facebook.”: sospira appena prima di dirlo; tono basso, quasi vergognato; qui il tono è più personale, un piccolo crollo di dignità condivisa; breve pausa prima di proseguire.
“Mi ha invitata a una festa a Londra, spesata di tutto.” raccontata come una trappola dorata: tono quasi piatto, come se avesse capito troppo tardi; la frase “spesata di tutto” va detta lentamente, come se pesasse.
“Non mi avevano mai offerto così tanti soldi.”: voce sottile, con una punta di rabbia contro sé stessa; sguardo in basso, come a confessare qualcosa di umiliante; lascia un silenzio subito dopo, prima della prossima frase.
“Non sarei mai stata d’accordo.”: tono più deciso, quasi rabbioso verso il passato; pausa netta; questa è una difesa disperata, non un dato di fatto; deve sembrare una verità che non è più così certa.
“No, io…”: interruzione emotiva, come se si mordesse le labbra mentre lo dice; pausa nel mezzo; voce spezzata.
“avrei dovuto fermarlo.”: detta in un soffio, ma col peso di chi non ha dormito per giorni; sguardo fisso negli occhi di Laura; pausa dopo “fermarlo” per lasciar respirare il rimorso.
“E’ che non avrei mai immaginato che sarebbe finita così.”: voce scende di tono, quasi in un bisbiglio; “mai immaginato” va detto con una sospensione leggera tra le due parole; su “finita così” lascia sospeso lo sguardo, come se avesse ancora le immagini davanti agli occhi.
“Tu non hai idea di dove vivo.”: cambia registro: tono più ruvido, meno fragile; una difesa che scatta, con tono più diretto e leggermente affilato; enfatizza “hai idea”.
“Cosa vuol dire non avere nulla, nulla da dare a chi dipende da te.”: intonazione quasi rotta; la ripetizione di “nulla” va caricata in modo diverso: la prima come constatazione, la seconda come colpa; sguardo fermo, tono più pieno su “a chi dipende da te”.
“Mia figlia è tutto per me.”: chiusura intima, come se parlasse solo a sé stessa; voce rotta, ma stabile; lascia il silenzio dopo “per me”, come se avesse detto tutto ciò che contava davvero.
Il monologo di Carrie è una delle scene emotivamente più dense del film La donna della cabina numero 10. In poco più di tre minuti, Carrie confessa a Laura di non essere Anne e di aver accettato, dietro compenso, di impersonarla. Quello che doveva essere un semplice scambio di identità temporaneo, si è trasformato in una trappola tragica, culminata con l’omicidio della vera Anne da parte di Richard.
La forza di questo monologo sta nel contrasto interno del personaggio: Carrie è allo stesso tempo complice e vittima, madre e impostora, fragile e colpevole. È proprio questo dualismo a renderlo un pezzo perfetto per un’audizione o una scena da laboratorio di recitazione. Vediamo in profondità gli elementi chiave.
Carrie sta confessando per disperazione, perché non ha più strumenti per giustificare ciò che ha fatto. Il suo obiettivo non è “assolversi”, ma essere compresa almeno da qualcuno. È sola, terrorizzata, consapevole di aver oltrepassato una linea morale dalla quale non si può tornare indietro.
In termini recitativi, l’approccio migliore è quello della compressione emotiva: niente esplosioni, nessun pianto facile. Tutto deve restare sotto pelle. Il dolore di Carrie è trattenuto, non espresso. È una verità detta in un sussurro, non in un urlo.
Ogni battuta del monologo è guidata da un conflitto profondo.
Carrie non è una criminale, ma una madre che ha accettato un compromesso morale spinta dalla paura e dalla povertà.
Sottotesto chiave: “Non sono una persona cattiva. Ho fatto qualcosa di terribile, ma l’ho fatto per mia figlia. E non sapevo sarebbe finita così.”
Questa ambiguità va mantenuta sempre viva nella recitazione. Se la interpreti come una donna buona ingannata, perdi forza. Se la fai diventare una complice cinica, tradisci il senso del testo. Carrie è umana, e come tutti gli esseri umani, è contraddittoria. Dal punto di vista vocale, il monologo richiede un controllo totale. Il tono deve restare basso, quasi intimo, come se stesse raccontando qualcosa che non ha mai detto a nessuno. Il ritmo è frastagliato, con frasi che si spezzano, esitazioni, silenzi.
Parole chiave: dove si nascondono i picchi emotivi
Analizzando il testo, ci sono alcune frasi che reggono l’intero arco emotivo:
“Mi aveva detto che sarebbe stato come recitare.”: Il momento in cui Carrie capisce di essere stata manipolata, ma anche complice.
“Non mi avevano mai offerto così tanti soldi.”: Il punto di rottura. Qui emerge il vero motivo della sua scelta.
“Tu non hai idea di dove vivo.”: La difesa. Non più solo confessione, ma rivendicazione.
“Mia figlia è tutto per me.”: La chiusa. Tutto ruota attorno a questa frase. Se non è credibile, l’intero monologo perde potenza.
Obiettivo del monologo: Carrie non vuole convincere Laura della sua innocenza: vuole essere capita. Il suo obiettivo non è giustificarsi, ma trovare qualcuno che ascolti il suo dolore senza giudicarlo.
Sottotesto: Sotto ogni parola di Carrie si muove un pensiero costante: “Non avevo scelta, ma so che questa frase non mi salverà.”
Azione minima: Inizia con un corpo teso, quasi contratto. Lascia che le spalle si rilassino man mano che la confessione prende spazio. Gli occhi non devono restare fissi: Carrie guarda Laura solo quando non riesce più a mentire a sé stessa. L’azione minima diventa così un progressivo cedimento del corpo, che segue quello morale.
Dinamica vocale
Inizio: voce spezzata, affannata, come se le parole facessero male.
Centro: leggera crescita di tono, quando ricorda l’offerta di denaro.
Chiusura: la voce si abbassa, ma diventa più stabile. La verità è uscita, anche se non la libera del tutto.
Chiusa: La chiusa del monologo è una frase semplice ma potentissima: “Mia figlia è tutto per me.” È il punto di ancoraggio della scena. Dopo tutto il caos morale, Carrie rivela l’unico motivo che la muove davvero: l’amore. Deve essere detta senza lacrime, ma con verità. Una pausa dopo “per me” è fondamentale: permette alla frase di sedimentare e all’ascoltatore di percepire tutto il peso di quella vita vissuta ai margini.
Errori comuni
Recitarla come vittima totale: Carrie non è solo una vittima, è anche complice. Se la rendi troppo passiva, perdi complessità.
Cercare la commozione: non deve piangere, deve trattenere. Le emozioni vanno sentite, non mostrate.
Mancare il ritmo interno: il monologo è fatto di frasi brevi e interrotte, ogni taglio serve a mostrare l’urgenza di chi parla.
Eccesso di teatralità: tutto deve sembrare reale, quasi documentaristico.
Dimenticare il sottotesto sociale: Carrie parla da una condizione di povertà e marginalità. Se non senti la vergogna di “non avere nulla”, la scena perde il suo centro.
Laura viene aggredita da una figura incappucciata: è la donna della cabina 10, che però porta una parrucca. E’... Anne? La donna colpisce Laura e la rinchiude, ma qualcosa non torna. La verità viene finalmente a galla: non è Anne, ma Carrie, una donna identica a lei, reclutata da Richard per sostituire la moglie e impadronirsi della sua eredità. La vera Anne era stata assassinata da Richard dopo aver annunciato l’intenzione di donare tutti i suoi beni alla fondazione.
Carrie, coinvolta suo malgrado, ha impersonato Anne grazie a un trucco elaborato. Ma ora che Laura conosce tutto, diventa un pericolo. Richard la vuole morta.
Carrie, però, è combattuta. Ha una figlia da proteggere, ma capisce che anche lei è diventata sacrificabile. Decide così di aiutare Laura, mentre il piano va avanti: Carrie firmerà un nuovo testamento a nome di Anne, lasciando tutto a Richard. Il dottor Mehte, complice di Richard vuole uccidere Laura, ma in una colluttazione con Ben la ragazza si mette in salvo, gettandosi in mare e fuggendo.
La svolta finale arriva durante il gala per la firma del testamento. Laura riesce a fuggire e, con l’aiuto di Sigrid (la capo della sicurezza), interrompe la cerimonia. Porta con sé il discorso originale di Anne, nascosto nella sua libreria, in cui la donna annunciava la volontà di devolvere i suoi beni alla fondazione.
Carrie si schiera dalla parte della verità e Richard, sentendosi scoperto, perde il controllo. In un ultimo atto disperato prende in ostaggio Carrie e tenta di fuggire, ma viene fermato da Sigrid. Il complotto viene smascherato, e la vera volontà di Anne viene finalmente onorata.
L’epilogo mostra Laura tornare alla redazione e scrivere un articolo sull’intera vicenda. Carrie, ora libera e con la figlia al sicuro, le invia un messaggio di ringraziamento.
Quanto dura il monologo di Carrie? Il monologo ha una durata di circa 1 minuto e 30 secondi.
Quali temi tratta il monologo di Carrie? I temi principali sono colpa, identità, manipolazione, sopravvivenza e maternità. Carrie è una donna che ha accettato un compromesso morale per proteggere sua figlia, e ora ne paga il peso.
Che età di casting copre il monologo? Il monologo è adatto ad attrici tra i 30 e i 45 anni. Carrie è una donna adulta con un vissuto forte, madre single, e il testo richiede una maturità interpretativa che regge solo se credibile.
Serve conoscenza del film per interpretarlo? Non è indispensabile aver visto tutto il film, ma è consigliato per comprendere il contesto morale e narrativo. Il monologo vive di sottotesto: sapere chi è Anne, cosa ha fatto Richard e chi è Laura, dà profondità alla performance.
Quali errori evitare? Evitare il vittimismo piagnucoloso o l’eccesso di teatralità. Carrie non cerca compassione: cerca di spiegare l’inspiegabile. Il tono deve essere più confessionale che giustificativo.
Registi: Ryan Murphy, Ian Brennan
Produttori: Ian Brennan
Cast principale: Ed Gein, (Charlie Hunnam), Augusta Gein, (Laurie Metcalf), Adeline Watkins (Suzanna Son), Alfred Hitchcock, (Tom Hollander)
Dove vederlo: Netflix
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