Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
In questo monologo, Lydia Tár continua la sua riflessione sulla direzione d’orchestra, questa volta attraverso un viaggio nella storia della musica. Partendo dall’aneddoto macabro su Jean-Baptiste Lully, il discorso si sposta su Beethoven e, infine, su Leonard Bernstein, a cui Lydia sembra attribuire un ruolo quasi mitico. Ciò che emerge è una doppia prospettiva: da un lato, la direzione d’orchestra come necessità tecnica, una figura che diventa indispensabile quando gli ensemble crescono; dall’altro, il direttore come artista, capace di plasmare la musica e di trasformare un’esecuzione in qualcosa di mai sentito prima.
MINUTAGGIO: 13:14-14:51
RUOLO: Lydia Tar
ATTRICE: Cate Blanchett
DOVE: Netflix
INGLESE
With the French composer Jean Baptiste Lully who reportedly used a rather enormous, rather pointy staff to pound the tempi into the floor. It’s not something I imagine the players particularly appreciated... anyway, that technique ended during a performance when he accidentally stabbed himself in the foot with the thing, and died of gangrene. But the conductor becomes essential as the ensembles get bigger. And once again, we go back to Beethoven. Doesn’t start with the eighth note. The downbeat’s silent. Someone had to start that clock. Now when that someone was Lenny, the orchestra was led on the most extraordinary tour of pleasures. He knew the music, Mahler especially, as well, or better, than anyone. And of course deeply and truly loved it. So he often played with the form. He wanted an orchestra to feel like they’d never seen, let alone heard, or performed, any of that music. So he’d do radical things... like disregarding the tempo primo and ending a phrase molto ritardando... even though it had no such marking. No, not at all. He celebrated the joy of his discovery.
ITALIANO
Con il compositore francese Jean-Baptiste Lilly che, a quanto si narra, usava una massiccia e alquanto appuntita stecca per battere i tempi sul pavimento. Io non credo che i musicisti lo apprezzassero in modo particolare. Comunque quella tecnica cessò durante un’esecuzione, quando Lully accidentalmente si trafisse un piede con la stecca e morì di cancrena. Comunque… il direttore diventa davvero essenziale man mano che gli ensemble si ingrandiscono. E di nuovo torniamo a Beethoven. “Pa-pa-pa-paam/ pa-pa-pa-paam!”. E questo non ha inizio con l’ottava nota. L’attacco: “Pa-pa-pa” è muto. Così qualcuno doveva far partire quell’orologio. Qualcuno doveva piantare la sua bandiera a terra e dire: “Seguite me”, capisce? E quando quel qualcuno era Lenny l’orchestra veniva trasportata in uno straordinario viaggio di piacere. In quanto lui conosceva la musica, Maller in particolare, quanto e meglio di chiunque. E spesso giocava con la forma. Perché voleva che l’orchestra avesse la sensazione di non aver mai visto e benché meno visto o sentito niente di quella musica. Quindi lui azzardava molto come ignorare il tempo prima o chiudere una certa frase molto ritardando anche se l’indicazione era assente. Lui celebrava la gioia della sua scoperta.
“TÁR” di Todd Field è un film che scava nella psiche di un personaggio straordinario e controverso: Lydia Tár, direttrice d’orchestra di fama mondiale, interpretata da Cate Blanchett. La storia è un'immersione nel mondo della musica classica, un ambiente rigidamente strutturato e carico di dinamiche di potere, e segue la protagonista mentre il suo regno inizia a sgretolarsi sotto il peso di accuse e scandali. Il film ci introduce a Lydia Tár all’apice della carriera: è la prima donna a dirigere la prestigiosa orchestra di Berlino, ha un’agenda fitta di impegni, un’autobiografia in uscita e una registrazione in programma della Quinta Sinfonia di Mahler, un traguardo simbolico per ogni direttore. Il mondo la venera, la critica la esalta. Il controllo è il suo strumento principale, tanto nella musica quanto nei rapporti umani.
Ma sotto la superficie si avvertono tensioni. Tár è carismatica, geniale, ma anche manipolatrice e autoritaria. Ha una relazione con Sharon (Nina Hoss), la sua prima violinista, e condivide con lei una figlia, ma nel suo ambiente si sussurra di favoritismi e abusi di potere. Il punto di rottura arriva quando Krista, una giovane direttrice che Tár aveva preso sotto la sua ala per poi escluderla bruscamente dal mondo della musica, si suicida. La vicenda scatena accuse sempre più pesanti contro Tár, che emergono prima sui social e poi in ambito legale.
Da qui inizia la sua discesa. La percezione pubblica cambia rapidamente, gli amici si allontanano, il suo potere si sgretola. Nel tentativo disperato di mantenere il controllo, compie scelte che la isolano ulteriormente, fino a ritrovarsi completamente estromessa dal mondo che aveva dominato. L'ultima scena la mostra in un contesto completamente diverso, costretta a dirigere un'orchestra in un luogo marginale, per un pubblico che non conosce la sua gloria passata. La caduta è totale.
Lydia apre il discorso con un episodio che ha quasi il sapore di una favola nera: Jean-Baptiste Lully, compositore e direttore d’orchestra del XVII secolo, usava battere il tempo con una lunga stecca fino a quando, in un incidente fatale, si ferì il piede e morì di cancrena. Questo aneddoto è un’immagine potente del rapporto tra potere e autodistruzione. Lully rappresenta il direttore che impone la propria volontà in modo quasi violento, e il suo strumento di comando diventa anche la causa della sua rovina. È una metafora che si collega in modo sottile al destino della stessa Lydia, il cui controllo ossessivo si trasformerà in un’arma contro di lei.
Dopo l’aneddoto su Lully, Lydia porta il discorso su Beethoven, analizzando il celebre attacco della Sinfonia n.5 (“Pa-pa-pa-paam”). Qui il concetto chiave è il “tempo zero”, il momento di silenzio che precede l’attacco orchestrale. Lydia sottolinea che questo ingresso non avviene sulla prima nota udibile, ma su un tempo muto, e che qualcuno deve “far partire l’orologio”.
Questa immagine rafforza l’idea del direttore come colui che stabilisce il momento esatto in cui la musica prende vita. Il direttore non segue il flusso, lo crea. Il parallelo con la leadership nella vita reale è evidente: Lydia si vede come la persona che “pianta la bandiera a terra e dice ‘seguite me’”. L’ultima parte del monologo è dedicata a Leonard Bernstein, che Lydia chiama affettuosamente Lenny. Qui il tono cambia: se prima si parlava del direttore come autorità, ora si introduce l’idea del direttore come narratore e scopritore.
Bernstein, secondo Lydia, aveva una qualità che lo rendeva unico: giocava con la forma, osava alterare il tempo e la struttura per far sì che la musica suonasse sempre nuova, anche a chi la conosceva a memoria. La sua capacità di “celebrare la gioia della scoperta” è qualcosa che Lydia ammira profondamente, eppure è un elemento che sembra mancare nella sua stessa direzione.
Questo monologo riflette le due anime della direzione d’orchestra: da un lato, il bisogno di autorità e struttura, rappresentato dall’aneddoto su Lully e dalla necessità di “piantare una bandiera” per l’orchestra; dall’altro, la capacità di esplorare e reinventare la musica, come faceva Bernstein. Lydia si trova esattamente tra questi due poli.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.