Monologo - Charlie Chaplin in \"Il Grande Dittatore\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo finale di Chaplin ne Il grande dittatore è un discorso che trascende il film stesso, diventando un vero e proprio manifesto umanista contro la tirannia e l’oppressione. In un’epoca segnata dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla minaccia nazista, Chaplin utilizza le parole del suo personaggio per parlare direttamente agli spettatori, opponendosi alla disumanizzazione della società. Questo discorso è una critica ai dittatori e alle ideologie oppressive, ma anche un richiamo alla riscoperta dei valori di empatia, libertà e solidarietà.

NON VOGLIO ESSERE UN IMPERATORE

MINUTAGGIO: 53:30-58:12
RUOLO: Adenoid Hynkel

ATTORE: Charlie Chaplin
DOVE: Amazon Prime Video



INGLESE


I'm sorry, but I don't want to be an emperor. That's not my business. I don't want to rule or conquer anyone. I should like to help everyone if possible; Jew, Gentile, black man, white. We all want to help one another. Human beings are like that. We want to live by each other's happiness, not by each other's misery. We don't want to hate and despise one another. In this world there is room for everyone, and the good earth is rich and can provide for everyone. The way of life can be free and beautiful, but we have lost the way. Greed has poisoned men's souls, has barricaded the world with hate, has goose-stepped us into misery and bloodshed. We have developed speed, but we have shut ourselves in. Machinery that gives abundance has left us in want. Our knowledge has made us cynical; our cleverness, hard and unkind. We think too much and feel too little. More than machinery, we need humanity. More than cleverness, we need kindness and gentleness. Without these qualities, life will be violent and all will be lost. The airplane and the radio have brought us closer together. The very nature of these inventions cries out for the goodness in men; cries out for universal brotherhood; for the unity of us all. Even now my voice is reaching millions throughout the world, millions of despairing men, women, and little children, victims of a system that makes men torture and imprison innocent people. To those who can hear me, I say, do not despair. The misery that is now upon us is but the passing of greed, the bitterness of men who fear the way of human progress. The hate of men will pass, and dictators die, and the power they took from the people will return to the people. And so long as men die, liberty will never perish. Soldiers! Don't give yourselves to brutes, men who despise you, enslave you; who regiment your lives, tell you what to do, what to think and what to feel! Who drill you, diet you, treat you like cattle, use you as cannon fodder. Don't give yourselves to these unnatural men - machine men with machine minds and machine hearts! You are not machines, you are not cattle, you are men! You have the love of humanity in your hearts! You don't hate! Only the unloved hate; the unloved and the unnatural. Soldiers! Don't fight for slavery! Fight for liberty! In the seventeenth chapter of St. Luke, it is written that the kingdom of God is within man, not one man nor a group of men, but in all men! In you! You, the people, have the power, the power to create machines, the power to create happiness! You, the people, have the power to make this life free and beautiful, to make this life a wonderful adventure. Then in the name of democracy, let us use that power. Let us all unite. Let us fight for a new world, a decent world that will give men a chance to work, that will give youth a future and old age a security. By the promise of these things, brutes have risen to power. But they lie! They do not fulfill that promise. They never will! Dictators free themselves but they enslave the people. Now let us fight to fulfill that promise. Let us fight to free the world! To do away with national barriers! To do away with greed, with hate and intolerance! Let us fight for a world of reason, a world where science and progress will lead to all men's happiness. Soldiers, in the name of democracy, let us all unite! Hannah, can you hear me? Wherever you are, look up Hannah! The clouds are lifting! The sun is breaking through! We are coming out of the darkness into the light! We are coming into a new world; a kindlier world, where men will rise above their hate, their greed, and brutality. Look up, Hannah! The soul of man has been given wings and at last he is beginning to fly. He is flying into the rainbow! Into the light of hope, into the future! The glorious future, that belongs to you, to me and to all of us. Look up, Hannah. Look up!



ITALIANO


Mi dispiace, ma io non voglio fare l'Imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare ne conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d'oca fra le cose più abbiette, abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l'avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L'aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un'anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini! Voi avete l'amore dell'umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l'amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto – "Il Regno di Dio è nel cuore dell'uomo" – non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi ,voi il popolo avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavi il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti! Hannah puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia. Guarda in alto Hannah le nuvole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall'oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto Hannah, l'animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull'arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.

IL GRANDE DITTATORE

"Il grande dittatore" è un film del 1940 diretto, scritto e interpretato da Charlie Chaplin, e rappresenta una satira pungente sul totalitarismo e sul nazismo. Nella sua prima incursione nel sonoro, Chaplin costruisce un racconto che alterna comicità e riflessione sociale, utilizzando la figura del dittatore Adenoid Hynkel, un chiaro riferimento ad Adolf Hitler, per smascherare l’assurdità e la crudeltà della dittatura.


La trama ruota attorno a due personaggi identici nell’aspetto ma opposti nei valori: Adenoid Hynkel e un barbiere ebreo che, in seguito a un incidente durante la Prima Guerra Mondiale, soffre di amnesia e non riconosce il mondo trasformato che lo accoglie dopo anni di oblio. Il barbiere vive in un ghetto ebraico perseguitato dal regime di Hynkel, e qui si innamora di Hannah, una giovane donna che sogna la libertà.


Hynkel è descritto come un leader feroce, ossessionato dal potere e dalla conquista del mondo. È circondato da ufficiali servili e megalomani, come il ministro della guerra Garbitsch (riferimento a Joseph Goebbels) e il militare Benzino Napaloni, dittatore della Bacteria (ovviamente parodia di Benito Mussolini). Attraverso questi personaggi, Chaplin espone la ridicolaggine della propaganda e dell’ideologia autoritaria.


Il climax del film avviene quando il barbiere, scambiato per errore per Hynkel, è costretto a tenere un discorso davanti a una folla e a un mondo in ascolto. È in questo momento che il film lascia la satira per un discorso profondamente umanista. Nel discorso finale, Chaplin, nella parte del barbiere, si appella alla fratellanza universale, alla libertà e alla pace, rigettando apertamente il fascismo e la discriminazione.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo, pronunciato da Chaplin alla fine de Il grande dittatore, è uno dei momenti più intensi e significativi della storia del cinema. E’ una dichiarazione di Chaplin stesso, un appello che va oltre lo schermo, diretto agli spettatori di tutto il mondo. Siamo in un’epoca in cui il mondo era sconvolto dalla brutalità del nazismo e dal terrore della Seconda Guerra Mondiale, e Chaplin, che fino a quel momento aveva parlato solo attraverso il linguaggio del corpo e della pantomima, decide di utilizzare la parola per denunciare il totalitarismo e riaffermare la dignità umana.


Chaplin, attraverso il barbiere, esprime il rifiuto del potere e della conquista. "Io non voglio fare l’Imperatore," dice, sottolineando che non aspira a dominare o a piegare gli altri. Qui emerge una critica diretta ai dittatori, agli uomini di potere che si nutrono della sottomissione degli altri e della propaganda per creare un’immagine di forza e superiorità. Chaplin offre un’alternativa a questa visione, basata sull’aiuto reciproco e sul rispetto delle diversità etniche e culturali. Uno dei temi centrali è l’avidità come causa della sofferenza collettiva: “L’avidità ha avvelenato i nostri cuori.” Chaplin denuncia come l’avidità abbia trasformato la società, spingendo l’umanità verso un isolamento emotivo. L'abbondanza delle risorse, invece di essere un mezzo per garantire benessere, è diventata strumento di sopraffazione.


Questa critica anticipa molte delle riflessioni che oggi facciamo sulla disuguaglianza e sull’impatto della tecnologia: “La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici.” Chaplin sottolinea la disumanizzazione della società, in cui l’ossessione per i macchinari e la produttività ha distaccato l’uomo dalle sue qualità umane.

Nel cuore del monologo, Chaplin esprime un bisogno urgente di umanità: “Più che macchinari ci serve umanità.” Egli invoca bontà e gentilezza come antidoti alla violenza e alla distruzione. La sua è una richiesta semplice, ma potentissima: tornare a sentire, a riscoprire l’empatia. In un’epoca di conflitti armati e di dittatori, questo appello è un messaggio di resistenza morale.

Chaplin guarda alla tecnologia (aviazione e radio) come strumenti che potrebbero unire l’umanità invece di dividerla. L’uso della radio, infatti, rappresenta una delle grandi rivoluzioni del tempo, ma è anche un mezzo di propaganda per i dittatori. Chaplin capovolge questa idea e afferma che la vera natura delle invenzioni è di unire le persone. Invita il popolo a non sottomettersi alla tirannia e a prendere consapevolezza della propria forza: “Voi il popolo avete la forza di creare la felicità.


La parte finale del monologo è una dichiarazione di speranza per il futuro, rivolta a Hannah, che rappresenta tutti coloro che soffrono per colpa della guerra e dell’oppressione. È un’immagine di liberazione: "Guarda in alto Hannah, lassù," dice, evocando un futuro di pace, uguaglianza e dignità. Chaplin dipinge l’immagine di un mondo oltre l’oscurità della guerra, in cui le persone “troveranno le loro ali” per volare verso la luce.

CONCLUSIONE

Il monologo di Chaplin è una dichiarazione senza tempo sulla dignità umana e sulla forza della libertà. Con un tono appassionato e sincero, Chaplin trasmette un messaggio universale che sfida ogni forma di oppressione e disumanizzazione, ricordando a tutti che il potere di creare un mondo più giusto è nelle nostre mani. È un invito a non cedere alla paura o al cinismo, ma a guardare con speranza al futuro, unendo le persone nella difesa dei valori fondamentali di bontà, gentilezza e rispetto reciproco.

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