Monologo - Danielle Macdonald in \"Voglio una vita a forma di me\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo iniziale di Willowdean in "Voglio una vita a forma di me" è un momento che delinea fin da subito i temi e i legami fondamentali del film: la ricerca dell’identità, il valore delle relazioni e l'eredità emotiva lasciata dalle persone che amiamo. È un’introduzione perfetta al personaggio di Willowdean, alla sua relazione con la zia Lucy e all'influenza che quest'ultima ha avuto nel forgiare la sua personalità. Questo monologo non solo prepara il pubblico alla storia che seguirà, ma pone al centro due simboli cruciali: la figura di Dolly Parton, emblema di autenticità e resilienza, e la memoria di zia Lucy, che rappresenta una guida spirituale per la protagonista.

Zia Lucy mi ha insegnato...

MINUTAGGIO: 0:23-4:24

RUOLO: Willowdean
ATTRICE:
Danielle Macdonald
DOVE:
Netflix



INGLESE


I learned about most things from my Aunt Lucy. She taught me how to spell my name, W-I-L-L-O-WD-E-A-N. Willowdean. She also taught me how to like a name like that. My mom being a bit of a celebrity around here just meant she was too busy for me. So my Aunt Lucy was the one who taught me how to say "Yes, ma'am," and "No, sir," how to look people in the eye, and how to find a keeper in a heap of junk. But most of all, my Aunt Lucy taught me about Dolly Parton? My Aunt Lucy had a way with words. She always seemed to know exactly what to say to me. As Dolly would say herself, "It's hard being a diamond in a rhinestone world." Now let's go get ready. We always had the best Dolly parties. My mom never came to those 'cause... I don't think she really understood them or us, really. It's funny how you can look at the same things over and over again a certain way until something unexpected suddenly changes how you see everything. When I look back, I think my Aunt Lucy knew exactly what she was doing the day Ellen Dryver showed up at our door. Elle and I once wrote Dolly Parton a thank you letter for giving us each other. She wrote back. "The greatest friends have nothing and everything in common all at once. Sounds like you two girls are different versions of the same story. Love, Dolly." Sometimes I think my Aunt Lucy gave me Dolly and Elle to get through the one thing she couldn't teach me herself: how to live in this world without her. I guess as Dolly would say, "If you want the rainbow, you have to put up with the rain."



ITALIANO


Ho imparato moltissime cose da mia zia Lucy. Mi ha insegnato a scandire il mio nome: W-I-L-L-O-W-D-E-A-N. Willowdean. E mi ha insegnato anche ad apprezzare un nome del genere. Mia madre era una celebrità in paese. Tropopo occupata per pensare a me. Quindi è stata mia zia Lucy a insegnarmi a dire. Sissignora e no signore, a guardae in faccia la gente, e a trovare un tesoro nell’immondizia. Ma soprattutto è stata lei a farmi conoscere Dolly Parton. Mia zia Lucy era brava con le parole. Lei capiva sempre quale era la frase giusta per me. Noi facevamo sempre bellissime feste alla Dolly, però mia madre non ha mai partecipato, perché non le capiva, o forse non capiva noi due. E’ strano, guardi le cose mille volte vedendole sempre nella stessa maniera, e poi, improvvisamente, un giorno, il tuo modo di vedere il mondo cambia per sempre. Ripensandoci, credo che zia Lucy avesse le idee ben chiare quando Ellen Driver si presentò a casa nostra. Io e Ellen abbiamo scritto a Dolly per ringraziarla di averci fatto incontrare. Lei ci ha risposto: le più grandi amicizie di sempre hanno in comune tutto e niente allo stesso tempo. Voi sembrate proprio due versioni diverse della stessa storia. Con affetto, Dolly. A volte penso che zia Lucy mi abbia dato Dolly ed Ellen per accettare l’unica cosa che non poteva insegnarmi: vivere in questo mondo senza di lei. Dolly in questo caso direbbe: “Se vuoi l’arcobaleno, devi sopportare la pioggia.”

Voglio una vita a forma di me

"Voglio una vita a forma di me" (titolo originale: Dumplin’), è un film del 2018 diretto da Anne Fletcher e basato sull'omonimo romanzo di Julie Murphy. La trama ruota attorno al tema dell'accettazione di sé e delle convenzioni sociali, ma raccontata attraverso il filtro di una piccola cittadina del Texas, dove il culto della bellezza e dei concorsi di bellezza è quasi una religione.

La protagonista è Willowdean Dickson, soprannominata affettuosamente "Dumplin'" dalla madre. Willowdean è una ragazza in sovrappeso, sicura di sé e molto legata alla zia Lucy, recentemente scomparsa. Lucy era stata una figura fondamentale nella vita di Willowdean, trasmettendole una passione per la musica di Dolly Parton e insegnandole ad affrontare il mondo con fierezza, a prescindere dai pregiudizi della società.


La madre di Willowdean, Rosie (interpretata da Jennifer Aniston), è invece una ex reginetta di bellezza che ora organizza il famoso concorso locale, il Miss Teen Bluebonnet, simbolo delle rigide aspettative di perfezione estetica. Willowdean si sente sempre fuori posto rispetto al mondo perfetto della madre e delle sue "principesse", ma un evento la spinge a sfidare il sistema: per protesta contro gli standard irrealistici imposti dalla società, decide di iscriversi proprio al concorso Miss Teen Bluebonnet. Non lo fa per vincere, ma per fare una dichiarazione. Questo gesto attira l'attenzione di altre ragazze che, come lei, si sentono escluse dai canoni tradizionali di bellezza, trasformando il concorso in una sfida aperta alle convenzioni. Parallelamente, Willowdean affronta un tumulto emotivo: il rapporto con la madre è teso, inizia a mettere in discussione la propria sicurezza interiore, e vive le prime difficoltà legate ai sentimenti, quando si rende conto di provare qualcosa per il suo collega Bo, un ragazzo dolce che sembra ricambiare, ma che fa emergere in lei insicurezze mai del tutto superate.

Analisi Monologo

Il monologo si sviluppa attraverso tre assi principali: il rapporto con Lucy, l'eredità simbolica di Dolly Parton e la scoperta dell’amicizia con Ellen.

Lucy è il fulcro emotivo di questo discorso: una donna che ha insegnato a Willowdean le basi della vita, ma soprattutto come accettare e valorizzare se stessa.


Le frasi "Mi ha insegnato a scandire il mio nome" e "Mi ha insegnato anche ad apprezzare un nome del genere" evidenziano quanto Lucy fosse impegnata a costruire l'autostima della nipote, facendole capire che persino il suo nome – magari strano agli occhi di altri – aveva un valore. Questa parte del monologo mostra quanto il supporto emotivo di Lucy sia stato essenziale per Willowdean, un sostegno che non ha ricevuto dalla madre, descritta come "troppo occupata" per occuparsi di lei.

Lucy diventa quindi una figura materna alternativa, ma con un approccio più empatico e libero da giudizi. Attraverso gesti semplici, come insegnarle a "guardare in faccia la gente" o a "trovare un tesoro nell’immondizia," Lucy trasmette a Willowdean valori pratici ma profondamente radicati nell’accettazione di sé e nella capacità di vedere bellezza dove altri vedono solo difetti.


Lucy introduce Willowdean al mondo di Dolly, trasformandola in una sorta di "mentore a distanza". Questo legame è sottolineato dalla metafora della "festa alla Dolly," un momento che rappresenta un rifugio sicuro per Willowdean e Lucy, contrapposto all'incomprensione della madre. Dolly diventa così una figura salvifica e una fonte d'ispirazione: una voce che guida Willowdean, anche indirettamente, verso la scoperta di sé. Il riferimento alla citazione di Dolly – "Se vuoi l’arcobaleno, devi sopportare la pioggia" – è una chiave di lettura importante: rappresenta l’idea che la crescita personale e la felicità richiedano necessariamente il superamento delle difficoltà. Questa frase sintetizza l’essenza del viaggio emotivo di Willowdean. La lettera ricevuta da Dolly Parton ("Le più grandi amicizie di sempre hanno in comune tutto e niente allo stesso tempo") rappresenta un momento di riconoscimento per il legame tra Willowdean ed Ellen. L’amicizia è descritta come un dono di Lucy, una sorta di "compensazione" per la perdita della zia. Questa intuizione suggerisce che Lucy, consapevole dei limiti della sua presenza fisica, abbia cercato di lasciare a Willowdean strumenti per affrontare la vita: un’amicizia solida e il modello di resilienza rappresentato da Dolly.

Conclusione

Il monologo di Willowdean racchiude il cuore tematico del film: come le persone che amiamo possano lasciare un segno indelebile nella nostra vita, anche quando non ci sono più. Lucy, attraverso i suoi insegnamenti e il legame con Dolly Parton, non ha solo plasmato la personalità di Willowdean, ma le ha dato gli strumenti per accettare il mondo – e se stessa – anche in sua assenza. La frase finale, "Dolly in questo caso direbbe: ‘Se vuoi l’arcobaleno, devi sopportare la pioggia,’" funge da manifesto non solo per Willowdean, ma per chiunque affronti il dolore della perdita o il peso dell’inadeguatezza. È un invito a trovare forza nella vulnerabilità e a trasformare le difficoltà in opportunità di crescita.

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