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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Alonzo Harris (Denzel Washington) è il momento culmine di Training Day, dove la maschera di potere e controllo che il personaggio ha indossato per l’intero film cade definitivamente, rivelando la sua vulnerabilità e la sua rabbia disperata. Collocato nel climax della storia, questo monologo non è solo il crollo psicologico di un uomo che sta per essere sopraffatto dalle conseguenze delle sue azioni, ma anche una dichiarazione di identità, che esprime chi Alonzo pensa di essere e il modo in cui vede il mondo.
MINUTAGGIO: 1:50:23-1:52:20
RUOLO: Alonzo Harris
ATTORE: Denzel Washington
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
Fake! You disloyal, Fool-Ass, bitch-Made punk. Jake! I need my money! Jake! Oh, you motherfuckers. Ha ha ha! OK. All right. I'm putting cases on all you b*tches. Huh? You think you can do this shit? Jake! You think you can do this to me?! You motherfuckers will be playing basketball In pelican bay when I get finished with you! Shoe program, niggah! 23-Hour lock down! I'm the man up in this place! You'll never see the light of day! Who the f*ck do you think you fucking with?! I'm the police! I run shit here! You just live here! Yeah, that's right! You better walk away! Go on, walk away, because I'm going to burn This motherfucker down! King Kong has not got shit on me! that's all right. That's all right. Shit. I don't fuck... I'm winning anyway. I'm winning. I'm winning any motherfucking way. I can't lose. Shit. You can shoot me... But you can't kill me. Shit. Ha! Oh, what a day. Ha ha! What a motherfucking day.
ITALIANO
Jake! Tu slealissimo pezzo di merda figlio di puttana! Jake, quei soldi mi servono! Jake! Ah, che begli stronzi, eh? Ok. Come volete. Io metto su un caso contro ognuno di voi. Non ve la cavate così… Jake! Pensate di poter fare questo a me? Vi ritroverete tutti a giocare a basket nella prigione di Pelican Bay quando avrò finito con voi, a cucire le scarpe, negri! 23 ore sotto chiave! Sono onnipotente in questo posto! Io vi muro tutti, vivi! Ma con chi cazzo credete di avere a che fare? Io sono la polizia! Io comando qui! Voi ci vivete e basta! Bravi, andatevene via che è meglio! Andatevene via che sto per distruggere questa merda di quartiere! King Kong non è un cazzo in confronto a me! Come vi pare, come vi pare... Tanto, frega un cazzo. Io vinco sempre! Io vinco, io vinco in qualunque modo del cazzo! Non posso perdere! Si, potete spararmi, ma non potete uccidermi! Ahahah, Oh merda. Oh, che giornata! Ma che cazzo di giornata!
Training Day (2001), diretto da Antoine Fuqua e scritto da David Ayer, è un thriller poliziesco ambientato nelle strade di Los Angeles. La storia si svolge nell’arco di 24 ore e segue il viaggio di un giovane agente di polizia, Jake Hoyt (interpretato da Ethan Hawke), nel suo primo giorno di lavoro nella divisione narcotici sotto la supervisione dell’esperto ma moralmente ambiguo detective Alonzo Harris (Denzel Washington).
La trama ruota attorno al rapporto di tensione e manipolazione tra i due protagonisti. Jake è un uomo idealista, con una visione rigida e morale del ruolo della polizia. Vuole fare la differenza nelle strade, ma si ritrova rapidamente immerso in un mondo che sfida i suoi principi. Alonzo, invece, è un veterano consumato dal suo ambiente: un personaggio carismatico, ma profondamente corrotto, che non esita a piegare le regole – o a infrangerle completamente – per ottenere quello che vuole. La domanda centrale del film è quanto Jake sia disposto a compromettere i suoi valori per sopravvivere e integrarsi in un sistema che sembra tollerare, se non incoraggiare, l'illegalità.
Il film prende il via con Alonzo che porta Jake in un tour nei quartieri più pericolosi di Los Angeles, mettendolo subito alla prova con metodi che sembrano del tutto estranei a qualsiasi protocollo di polizia. Dalla raccolta di informazioni tramite intimidazioni, all'uso di droghe, fino a veri e propri atti criminali, Alonzo spinge continuamente Jake verso il limite, giustificando tutto con la necessità di "sopravvivere alla strada". Ma ciò che inizialmente sembra essere solo una lezione di vita da parte di un poliziotto pragmatico, si rivela parte di un piano molto più oscuro: Alonzo è in realtà invischiato in un complotto per salvare se stesso da un debito con pericolosi criminali russi. Mentre la giornata procede, Jake scopre di essere una pedina nei piani di Alonzo. Da testimone passivo, diventa progressivamente l’unico ostacolo tra Alonzo e la sua discesa sempre più violenta verso la rovina. Il climax del film arriva quando Jake deve affrontare Alonzo non solo per salvare la propria vita, ma anche per preservare ciò che rimane della sua integrità morale. La forza della trama di Training Day sta nel modo in cui esplora il confine sottile tra bene e male. Alonzo rappresenta un’antitesi quasi shakespeariana del poliziotto ideale, mentre Jake incarna il conflitto interno tra il fare ciò che è giusto e ciò che è necessario. Questa ambiguità morale è il cuore del film e una delle ragioni per cui è diventato un classico moderno. Ah, e non dimentichiamo: Denzel Washington ha vinto l'Oscar come Miglior Attore per la sua interpretazione di Alonzo Harris, un ruolo che è entrato di diritto nell’immaginario collettivo per la sua intensità e complessità.
Il monologo è una dimostrazione di come il personaggio di Alonzo, che per tutto il film è stato un simbolo di controllo assoluto e manipolazione, arrivi al suo punto di rottura. La struttura del discorso, volutamente caotica e frammentata, riflette il crollo psicologico di un uomo che cerca disperatamente di riaffermare la sua autorità, ma che in realtà sta perdendo tutto.
"Jake! Tu slealissimo pezzo di merda figlio di puttana! Jake, quei soldi mi servono! Jake!" L’inizio del monologo è diretto e carico di rabbia. Alonzo si rivolge a Jake, l'agente giovane che ha cercato di manipolare per tutto il film, ma che alla fine si è ribellato a lui. Qui, il linguaggio volgare e ripetitivo sottolinea la frustrazione di Alonzo: la sua invettiva non è solo contro Jake, ma contro l’intero sistema che sembra essergli crollato addosso. L’uso ripetuto del nome "Jake" mostra quanto Alonzo non possa accettare di essere stato tradito e sconfitto da chi riteneva inferiore e facilmente controllabile. "Pensate di poter fare questo a me? Vi ritroverete tutti a giocare a basket nella prigione di Pelican Bay..." Questa sezione rivela quanto Alonzo sia intrappolato nella sua visione del potere. L’idea di controllare tutto – dalle vite delle persone nel quartiere alle loro conseguenze legali – è ciò che gli ha permesso di sopravvivere così a lungo in un mondo corrotto. Qui vediamo il suo delirio di onnipotenza, amplificato dalla minaccia concreta che incombe su di lui: non è più un uomo intoccabile, ma qualcuno che sta per essere sconfitto, sia fisicamente che moralmente. Le sue parole, tuttavia, mostrano anche la sua incapacità di riconoscere la realtà. Nonostante stia perdendo, continua a vedere sé stesso come il padrone del gioco.
"Io sono la polizia! Io comando qui! Voi ci vivete e basta!" Questa frase racchiude il cuore del personaggio di Alonzo. Il suo senso di identità è strettamente legato al potere che detiene come poliziotto. Non si vede come un semplice uomo di legge, ma come una figura divina che governa il caos delle strade di Los Angeles. Questa dichiarazione è una manifestazione del suo complesso di superiorità, che però, in questo momento, risulta tragicamente vuoto. Il quartiere non lo teme più, i suoi alleati lo hanno abbandonato, e la sua posizione di potere si sta sgretolando. "King Kong non è un cazzo in confronto a me!"
Probabilmente la frase più iconica del monologo, questa esclamazione rappresenta il culmine del delirio di Alonzo. La scelta di confrontarsi con King Kong, un simbolo di forza brutale e selvaggia, rivela il modo in cui Alonzo si vede: una forza della natura, indomabile e invincibile. Tuttavia, nel contesto della scena, la frase suona tragicamente ironica. Alonzo non è più il predatore, ma una preda in fuga.
"Io vinco sempre! Io vinco, io vinco in qualunque modo del cazzo!" Qui, Alonzo si aggrappa alla sua illusione di invincibilità. La ripetizione della parola "vinco" è una forma di autoconvincimento, un disperato tentativo di riaffermare il controllo in una situazione in cui il controllo gli è completamente sfuggito. È interessante notare come il tono del monologo cambi in questo punto: dalla rabbia passa a una sorta di autoaffermazione nevrotica, che maschera una consapevolezza nascosta del suo fallimento. "Si, potete spararmi, ma non potete uccidermi!" Questa frase è carica di simbolismo. Alonzo afferma di essere immortale, non tanto in senso fisico, ma come figura di potere e leggenda. È un uomo che vive in base alla propria narrativa, e persino di fronte alla morte imminente, si rifiuta di accettare la propria vulnerabilità. Ma ciò che rende questa frase ancora più tragica è il fatto che sappiamo che non è vero. Alonzo è mortalissimo, e la sua fine imminente lo dimostra.
"Oh merda. Oh, che giornata! Ma che cazzo di giornata!" L’ultima frase del monologo riassume il personaggio di Alonzo in tutta la sua complessità. Da un lato, c’è un tono quasi comico e sarcastico, come se stesse accettando l’assurdità della situazione. Dall’altro, c’è una sottile malinconia: è il riconoscimento finale che tutto ciò che ha costruito sta per crollare. È la chiusura perfetta per un personaggio che vive sul filo del rasoio, oscillando tra la grandeur e il disastro.
Il monologo finale di Alonzo Harris è una straordinaria dimostrazione di scrittura cinematografica e interpretazione attoriale. Denzel Washington lo trasforma in un momento iconico, in cui la rabbia, la disperazione e il delirio si intrecciano per creare un ritratto di un uomo che si rifiuta di accettare la propria sconfitta. È una scena che condensa in pochi minuti il tema principale di Training Day: la corruzione del potere e le sue conseguenze devastanti. Alonzo, che per tutto il film si è presentato come un dio onnipotente nelle strade di Los Angeles, si rivela essere semplicemente un uomo, vulnerabile come chiunque altro. Il monologo è tanto una celebrazione del suo carisma quanto un epitaffio per la sua caduta.
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