Monologo Femminile - La Donna più Assassinata del Mondo

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO


Paula Maxa, la leggendaria protagonista del Grand-Guignol, ha incarnato l'essenza dello spettacolo attraverso i suoi innumerevoli "assassinii" sul palco. Il suo monologo esplora la fisicità delle morti simulate di Maxa e la resilienza e la trasformazione personale e artistica che emergono attraverso la ripetizione di tali estremi atti scenici.

LE MILLE MORTI SUL PALCO


MINUTAGGIO: 4:00-5:40

RUOLO: Paula Maxa

ATTRICE: Anna Mouglalis

DOVE: Netflix


INGLESE


Coming Soon :)



ITALIANO


È tutto rimarginato. Non ho cicatrici eppure, sono stata assassinata più di 10.000 volte sulla scena.
Flagellata, martirizzata, tagliata a fette, rincollata al vapore, passata sotto al torchio, schiacciata, ustionata, dissanguata, cosparsa di acido, impalata, disossata, impiccata, sepolta viva, bollita a fuoco lento, sventrata, squartata, fucilata, tritata, lapidata, smembrata, asfissiata, avvelenata, bruciata viva, divorata da un leone, crocifissa, scotennata, strangolata, sgozzata, annegata, polverizzata, pugnalata, mitragliata e stuprata.
Tutte le parti del corpo sono state tagliate, piallate, tagliuzzate, disseccate.
Ebbene, malgrado tutto ciò, vedete, sono davanti a voi.
Sono Paula Maxa. La cosa bella dei rapporti è che ti dimentichi di come sono iniziati.

LA DONNA PIU' ASSASSINATA DEL MONDO


"La donna più assassinata del mondo" è un film del 2018 diretto da Franck Ribière. Il film è un mix di genere biografico, thriller e mistery, e si ispira alla vita di Paula Maxa, una famosa attrice del teatro Le Théâtre du Grand-Guignol a Parigi nei primi anni del ventesimo secolo.


Paula Maxa, (Anna Mouglalis), era nota per essere "la donna più assassinata del mondo" a causa dei numerosi ruoli in cui il suo personaggio moriva sul palco, spesso in modi estremamente grafici e macabri. Durante la sua carriera, Maxa fu "uccisa" più di 10.000 volte in oltre 60 modi diversi. Il film esplora Il suo ruolo nel teatro, ma anche l'oscura atmosfera che circondava queste rappresentazioni, che attrassero l'attenzione sia del pubblico che di un misterioso stalker.

ANALISI DEL MONOLOGO


Il testo inizia con una dichiarazione sorprendente sulla natura effimera delle ferite fisiche rispetto a quelle emotive o psicologiche: nonostante le numerose "morti" sul palco, non ci sono cicatrici visibili. Questo introduce immediatamente il tema della dualità tra realtà e rappresentazione, fondamentale nel teatro e nel cinema.


Le descrizioni grafiche e quasi iperboliche delle modalità di morte servono a sottolineare la brutalità dello spettacolo a cui il pubblico assisteva al Grand-Guignol, riflettendo sulla morbosità umana e sulla fascinazione verso la violenza e il macabro. Ogni metodo di uccisione evoca immagini visive intense, provocando sia orrore che fascino, elementi che erano il cuore pulsante delle rappresentazioni del Grand-Guignol.


Il monologo conclude con un'affermazione di identità e di sopravvivenza. Nonostante le ripetute morti sceniche, Paula Maxa si presenta viva, resiliente, e in carne ed ossa di fronte al suo pubblico. Questo può essere interpretato come un'affermazione di forza personale e professionale, ma anche come una riflessione sulla capacità dell'arte di trascendere la realtà fisica, influenzando e ispirando sia chi la produce sia chi la riceve.

Conclusione


Il monologo di Paula Maxa offre uno sguardo intimo nell'anima del personaggio, ma per certi versi anche del teatro che ha contribuito a definire un'epoca di intrattenimento basato su effetti scioccanti e sull'intensità emotiva. La sua capacità di emergere "senza cicatrici" simboleggia la tenacia dell'essere umano di fronte all'adversità e la capacità dell'arte di sopraffare e trasformare la realtà crudele in una forma di bellezza sublime e catartica.

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