Monologo - Drusilla Foer in \"Tutto Chiede Salvezza\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

"Tutto chiede salvezza" è una serie italiana profondamente intensa, tratta dall'omonimo romanzo di Daniele Mencarelli. La storia segue il giovane Daniele, costretto a trascorrere una settimana in un reparto psichiatrico dopo un episodio di crisi nervosa. La serie esplora temi come la salute mentale, lo stigma sociale e la ricerca di salvezza, portando lo spettatore a riflettere sul significato della sofferenza umana e sulla fragilità dell'animo. Attraverso il rapporto tra Daniele e gli altri pazienti, emerge un intreccio di storie personali che, pur diverse tra loro, condividono lo stesso bisogno di comprensione, amore e accettazione. Uno dei personaggi più emblematici è Matilde, una donna anziana e transessuale, la cui complessa storia di vita viene raccontata con brutalità e dolore in un monologo che ne svela le ferite più profonde.

LUI MI RICORDA...

STAGIONE 1 EP 4

MINUTAGGIO: 26:10-30:15
RUOLO: Matilde

ATTRICE: Drusilla Foer
DOVE: Netflix



ITALIANO


Qualche giorno fa sono stata in difficoltà, lo chiami pure panico, e il ragazzino ha tentato una non meglio specificata manovra per tranquillizzarmi, e mi ha messo le mani addosso. Chiaramente non mi ha tranquillizzato. Ecco, visto che è qua colgo l’occasione per chiarire che io non voglio avere a che fare con lui. Tu almeno sei bono, una… un pensiero ci puoi fare. Ma lui… lui è il nulla. Mi deprime. Mi smoscia. Ce l’ho con lui perché è maschio. E giovane. E mi sta sui coglioni; anche perché io ho più coglioni di lui. No… non è tutto qui. E’ che mi ricorda qualcuno. E quel qualcuno è morto. E io lo odio, perché è morto. Morto. Vorrei potergli gridare: ”Crepa. Crepa!“ Perché vorrebbe dire che è ancora vivo. Invece è rimasto giovane. Abita qui. E non invecchia… per sempre bellissimo. E mi sorride ancora. E mi dice che mi ama. Poi non è solo l’aspetto. Anche lui aveva questo amore per l’arte. Questo candore assoluto. Questa totale incapacità di difendersi dal dolore, dalla vita. E’ proprio quello che l’ha portato dritto dritto in braccio alla roba. E così il bastardo è morto. Morto vicino a me. Mezz’ora prima scopavamo alla grande, un attimo prima mi sorrideva, poi la bocca ha iniziato a schiumare, gli occhi che chiedevano aiuto. Eravamo strafatti, io sono crollata. Quando ho aperto gli occhi, era morto. Accanto a me. Morto. Io sono viva. Viva senza vita. A odiare tutto. E’ l’odio che mi tiene in vita. Quando smetterò di odiare morirò. E’ per questo che lo scemo mi sta sui coglioni. E ora per cortesia… mandalo via.

TUTTO CHIEDE SALVEZZA

"Tutto chiede salvezza" è una serie toccante e delicata, che affronta temi universali come la fragilità umana, il disagio mentale e la ricerca di senso in un mondo che spesso non offre risposte chiare. La serie, basata sul romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, segue il protagonista Daniele, un giovane che, dopo una crisi psicotica, viene sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio (TSO) in una struttura psichiatrica.


Daniele, un ventenne alle prese con una profonda sofferenza interiore e un senso di inadeguatezza, subisce un collasso emotivo che lo porta a compiere un gesto violento nei confronti dei suoi genitori. Questo episodio lo conduce a una settimana di ricovero coatto in una clinica psichiatrica, dove viene posto in una stanza insieme ad altri pazienti con gravi problemi psicologici.


Durante questa settimana, Daniele si confronta con persone considerate dalla società "problematiche" o "diverse", ma che si rivelano essere esseri umani con le loro storie, ferite e desideri. Inizialmente confuso e arrabbiato, Daniele impara a conoscere e comprendere le persone che lo circondano e, allo stesso tempo, a riflettere più profondamente su se stesso. Tra i pazienti, ci sono figure come Mario, un uomo anziano ossessionato dai suoi rimpianti, e Gianluca, un giovane che cerca di sfuggire a una vita di disperazione e solitudine. La varietà dei personaggi contribuisce a creare un quadro complesso della sofferenza mentale.


La serie esplora il modo in cui la società tratta chi è affetto da malattie mentali, spesso marginalizzandoli o etichettandoli come "diversi". Daniele stesso è vittima di questo stigma, trovandosi a confrontarsi con la sua visione preconcetta dei malati di mente. Nel corso della settimana, impara a capire che la linea che separa la "normalità" dalla malattia mentale è molto sottile.


Il titolo stesso, "Tutto chiede salvezza", racchiude uno dei temi centrali: la ricerca di redenzione, il bisogno di essere salvati da un dolore profondo che non sempre ha una causa chiara. Daniele, come gli altri personaggi, cerca una via d'uscita dal suo dolore interiore, ma scopre che la salvezza non è una soluzione semplice o definitiva.


Nonostante il contesto drammatico, la serie si concentra anche sul potere delle connessioni umane. Le relazioni che Daniele sviluppa con i suoi compagni di reparto sono essenziali per il suo processo di guarigione. Questi legami dimostrano che, anche nei momenti di profonda disperazione, l'empatia e la comprensione reciproca possono offrire un barlume di speranza. Daniele intraprende un viaggio di auto-accettazione. Ciò che inizialmente sembra una punizione si trasforma in un'occasione per capire se stesso e il suo malessere. Questa riflessione non riguarda solo Daniele, ma anche la sua famiglia, che deve fare i conti con la propria incapacità di affrontare la sofferenza del figlio.


Il ricovero coatto è uno degli elementi centrali della serie. Il TSO rappresenta una forzatura necessaria ma anche dolorosa, un atto che priva temporaneamente il protagonista della sua libertà, obbligandolo a confrontarsi con una realtà che non avrebbe mai voluto affrontare.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo di Matilde è estremamente potente e denso di emozioni, che riflettono il dolore, la rabbia, la perdita e l’odio che la tengono ancorata alla vita. Ogni frase è carica di significato e serve a svelare non solo la sua esperienza di vita, ma anche le sue difese emotive e la complessità della sua condizione interiore.


Matilde inizia il suo monologo parlando del "panico" che ha provato pochi giorni prima, quando Daniele ha cercato, con goffaggine, di aiutarla. Qui emerge subito un tema chiave: il corpo, la fisicità e la sua relazione con l'identità. Matilde rifiuta l'aiuto di Daniele, e reagisce negativamente al contatto fisico. Questo potrebbe essere interpretato come un'espressione del suo profondo disagio con la sua identità e il modo in cui viene percepita dagli altri, specialmente dagli uomini. Matilde, essendo una donna anziana e transessuale, vive un rapporto complesso con il suo corpo, e questo momento sottolinea come il tocco fisico – soprattutto da parte di un giovane uomo – riattivi traumi e sensazioni indesiderate.


Matilde non sopporta Daniele, perché è un giovane uomo, e perché la sua presenza le ricorda qualcuno del suo passato. Il monologo si fa più personale e intimo quando svela che questo "qualcuno" era una persona importante per lei, un amore del passato. Qui emerge il tema della giovinezza eterna e della morte, contrapposta alla vecchiaia e alla decadenza del corpo. Il giovane uomo morto, che lei ricorda con amore e odio, è rimasto eternamente giovane, mentre Matilde è viva, ma invecchia e soffre.


Matilde descrive Daniele come "il nulla", lo disprezza perché giovane e maschio, ma in realtà proietta su di lui il suo dolore per la perdita di quel giovane che amava e che ha visto morire accanto a sé. È interessante come il giovane deceduto rappresenti non solo la bellezza fisica e la vitalità, ma anche un'anima vulnerabile, incapace di difendersi dalla vita e dal dolore.


Il cuore del monologo risiede nel racconto della morte dell’amato. Il tono cambia drasticamente quando Matilde ricorda la scena intima della loro ultima notte insieme: prima l’amore, poi la morte improvvisa, con la bocca che schiuma e la disperazione di vedere la vita svanire in pochi istanti. Questo passaggio evidenzia un trauma profondamente radicato. La sofferenza è duplice: la perdita fisica e l’inevitabile senso di colpa per essere sopravvissuta a quell’esperienza. Matilde è viva, ma sente di non avere più vita, come se parte di lei fosse morta insieme a quell’uomo.


Il senso di colpa è evidente anche quando dice: "Vorrei potergli gridare 'Crepa'". Questa frase suggerisce che l’odio è un modo per mantenere viva la memoria di quell’uomo. Se lo potesse odiare, significherebbe che è ancora vivo e che esiste un conflitto attivo. Ma la realtà è che lui è morto, lasciandola sola con il suo dolore.


Matilde arriva a dichiarare che l’odio è ciò che la tiene in vita. Questa affermazione è particolarmente significativa perché mostra come la rabbia e il risentimento siano diventati l’unico modo che ha trovato per sopravvivere al suo trauma. Non è solo un odio verso Daniele o verso il giovane che ha amato, ma un odio più ampio e generalizzato verso la vita stessa, per averle strappato via ciò che amava di più.


L'odio diventa, paradossalmente, una forma di energia vitale. Matilde ha bisogno di mantenere vivo questo sentimento perché è l’unico che le dà una ragione per continuare a esistere. In questo senso, il suo rifiuto di Daniele è una difesa estrema: non vuole essere toccata emotivamente o fisicamente, perché teme che il contatto possa farla crollare, possa abbattere le sue difese fatte di rabbia.


Un altro elemento cruciale è la questione della sessualità e dell'identità di genere. Matilde fa un riferimento pungente e ironico al fatto di avere "più coglioni" di Daniele. Questa battuta può essere letta su diversi livelli: da un lato, potrebbe essere un modo per riaffermare la sua forza, il suo coraggio nell’affrontare il dolore e la vita, rispetto a un giovane che considera ancora immaturo. Dall'altro, è possibile che il suo commento riguardi la sua identità transessuale e il suo rapporto conflittuale con il corpo e la mascolinità, utilizzando l’ironia come una maschera per il suo dolore. Il monologo riflette profondamente sull'essenza della vita e della morte. La presenza costante della morte nella vita di Matilde la tiene ancorata a una sorta di limbo, dove non è né viva né morta. Si sente "viva senza vita", come se la vera Matilde fosse rimasta indietro, cristallizzata nel momento della morte del suo amato. Questa sensazione di non appartenere più alla vita, di vivere solo grazie all'odio, rende la sua esistenza una forma di sopravvivenza puramente meccanica.


Matilde è un personaggio complesso, che ha vissuto profondi traumi e che cerca di sopravvivere attraverso la rabbia e l'isolamento.

CONCLUSIONE

Il monologo di Matilde rappresenta uno dei momenti più toccanti e drammatici della seconda stagione, che rivela tutta la fragilità umana di un personaggio intrappolato tra il dolore della perdita e l’incapacità di lasciarsi andare. Attraverso le sue parole, emerge la lotta interna contro i fantasmi del passato, il senso di colpa per la morte del giovane che ha amato e l’odio che diventa il suo unico appiglio per continuare a vivere.

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