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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo finale di Fausto in Storia della mia famiglia è una lettera d’addio travestita da lezione di vita. Dopo la sua morte, i figli Libero ed Ercole ascoltano la sua voce in una registrazione, un ultimo gesto d’amore con cui il padre cerca di guidarli anche oltre la sua assenza. Questa scena rappresenta il culmine emotivo della serie. È il momento in cui il protagonista, ormai scomparso, lascia il suo testamento affettivo, condensando in poche frasi tutto ciò che avrebbe voluto trasmettere ai figli. Il tono è semplice, diretto, senza sentimentalismi forzati, e proprio per questo risulta autentico e commovente.
STAGIONE 1 EPISODIO 1
MINUTAGGIO: 39:40-41:13
RUOLO: Fausto
ATTORE: Eduardo Scarpetta
DOVE: Netflix
ITALIANO
Ciao Ercole. Ciao Libero. Se state ascoltando questo messaggio, papà non c’è più. Allora, ci sono poche cose che voglio ricordarvi ma sono le più importanti. La prima: tutte le mattine dovete pulire bene il pisello. Uagliò, questo è fondamentale. Trattate tutte le donne con gentilezza, e innamoratevi, ragazzi, sempre. Libero, Libero: non smettere di studiare chitarra, è? A tavola il tovagliolo va sulle gambe. Ah, ragazzi, educazione. Sempre, con tutti. Se fate una rissa mi raccomando partite per primi. Badate l’uno all’altro, fate tutto quello che avete voglia di fare, siate curiosi, fidatevi degli altri. Ecco ragazzi: non perdete la fiducia nelle persone. Io vi giuro che tutto quello che ho fatto, giusto o sbagliato per sia, io l’ho fatto per voi. Ultima volta: io ci sarò sempre ragazzi. Se mi volete parlare, fatelo, io vi ascolto. Se sentite un soffio sono io. Mi raccomando, divertitevi come dei pazzi. Vi voglio bene.
La serie Storia della mia famiglia racconta il viaggio emotivo di Fausto (Eduardo Scarpetta), un padre single che, dopo la diagnosi di una malattia terminale, si trova a dover garantire un futuro sereno ai suoi due figli, Libero ed Ercole. Il suo obiettivo è evitare che vengano affidati alla loro madre biologica, Sarah (Gaia Weiss), con cui ha un rapporto conflittuale e di cui non si fida. Mentre il tempo stringe, Fausto mette in moto una rete di protezione intorno ai suoi figli, coinvolgendo le persone più importanti della sua vita: sua madre Lucia (Vanessa Scalera), che da Napoli torna a Roma per assisterlo; suo fratello Valerio (Massimiliano Caiazzo), che lui stesso spinge a prendere il ruolo di riferimento familiare; e gli amici Maria (Cristiana Dell’Anna) e Demetrio (Antonio Gargiulo), che da sempre gli sono vicini.
La storia ruota attorno al dramma della malattia, ed esplora i rapporti difficili e le dinamiche complesse di una famiglia imperfetta, fatta di errori, incomprensioni e tentativi di riscatto. Lucia, la madre di Fausto, è una donna che ha sempre vissuto in modo indipendente, ma il dolore per il figlio la spinge a riconsiderare il proprio ruolo nella vita dei nipoti. Valerio, invece, lotta con una dipendenza dalla cocaina e con la difficoltà di prendersi responsabilità più grandi di lui. Il tono della serie mescola momenti di leggerezza a scene di grande intensità emotiva, mostrando come, anche nei momenti più difficili, la vita continui con la sua imprevedibile ironia. I personaggi non sono eroi, ma persone comuni che affrontano la vita come possono, cercando di fare del proprio meglio anche quando sembra impossibile.
Eduardo Scarpetta, nel ruolo di Fausto, interpreta un uomo che affronta il dolore con una forza quasi ostinata, mentre Vanessa Scalera dà vita a una madre che cerca un riscatto tardi nella vita. Massimiliano Caiazzo porta sullo schermo un giovane in conflitto con se stesso, mentre Cristiana Dell’Anna e Antonio Gargiulo offrono un supporto emotivo e narrativo fondamentale alla storia. Fausto costruisce un’eredità affettiva per i suoi figli, insegnando loro che la famiglia non è solo questione di sangue, ma di chi resta, di chi sceglie di esserci.
Il monologo è costruito come una conversazione familiare, quasi scherzosa, evitando il pathos eccessivo tipico di un addio. La prima frase, “Ciao Ercole. Ciao Libero. Se state ascoltando questo messaggio, papà non c’è più”, è diretta e priva di giri di parole, stabilendo subito il contesto. Ma subito dopo, Fausto smorza il peso della situazione con un consiglio quotidiano e buffo: “tutte le mattine dovete pulire bene il pisello”. Questo tono leggero riflette il suo modo di essere padre, affettuoso ma senza retorica.Segue una serie di consigli pratici e affettivi, che rivelano la sua filosofia di vita: il rispetto per gli altri (“Trattate tutte le donne con gentilezza”), la passione per l’amore (“Innamoratevi, ragazzi, sempre”), l’importanza delle piccole abitudini quotidiane (“A tavola il tovagliolo va sulle gambe”). Sono istruzioni apparentemente semplici, ma che racchiudono un modo di stare al mondo.
Fausto non dimentica il senso della famiglia e della lealtà: “Badate l’uno all’altro”, un messaggio chiaro per i figli, che dovranno affrontare la vita senza di lui, ma insieme. L’invito alla fiducia negli altri (“Non perdete la fiducia nelle persone”) è forse il più significativo, perché proviene da un uomo che ha conosciuto delusioni e difficoltà, ma sceglie comunque di trasmettere ottimismo. L’ultima parte è la più toccante. “Io ci sarò sempre, ragazzi. Se mi volete parlare, fatelo, io vi ascolto. Se sentite un soffio, sono io”. Fausto non promette di essere presente in senso fisico, ma lascia ai figli la possibilità di sentirlo ancora vicino, come un pensiero, un ricordo, un’idea. Il monologo si chiude con un ultimo incoraggiamento: “Mi raccomando, divertitevi come dei pazzi”, ribadendo che la vita va vissuta pienamente, nonostante tutto.
Questo monologo è il testamento emotivo di Fausto e la sintesi del suo personaggio: un padre che non si lascia schiacciare dalla tragedia della sua morte imminente, ma sceglie di salutare i figli con leggerezza e amore. Non si sofferma sul dolore, non cerca di commuoverli con grandi discorsi, ma lascia loro un’eredità fatta di piccoli gesti, valori semplici e vitalità. La forza della scena sta proprio in questo equilibrio tra tenerezza e quotidianità. Il messaggio finale di Fausto non è un addio, ma un invito a vivere, a ridere, a fidarsi degli altri. Ed è per questo che risulta così potente: non chiede ai suoi figli di ricordarlo con tristezza, ma di portarlo con sé nelle cose di ogni giorno, anche nelle più leggere.
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