Monologo - Elia Nuzzolo in \"Hanno ucciso l'Uomo Ragno\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo di Max nel primo episodio di Hanno ucciso l'uomo ragno riflette l’essenza di un’adolescenza inquieta, in cui la ricerca di identità e appartenenza si mescola con il desiderio di ribellione e l’impulso di lasciarsi alle spalle la vita ordinaria di provincia. Attraverso un flusso di pensieri intimo e sarcastico, il personaggio rievoca il momento in cui il punk ha stravolto il suo mondo, portandolo a fare nuove amicizie e a vivere esperienze che, tra sbronze e concerti, gli hanno cambiato la vita, ma anche lasciato molti interrogativi irrisolti.

E NON SAREI STATO BOCCIATO

STAGIONE 1 EPISODIO 1

MINUTAGGIO: 7:39-13:43
RUOLO: Max Pezzali

ATTORE: Elia Nuzzolo
DOVE: Now TV


ITALIANO


Cisco ha ragione. Perché mi hanno bocciato? Come sono caduto così in basso? Una domanda che mi sono fatto un millione di volte; alla fine mi sono risposto che tutto comincia un anno fa, in un posto in cui non sono mai stato, e che ha pure un nome del cazzo: Cesenatico. Marisa è stanca, e non vuole andare al falò; Marika però insiste, dice che probabilmente in spiaggia ci sarà Maurizio, conosciuto in spiaggia quella mattina stessa, e molto apprezzato da Marika per il suo innegabile talento a giocare a racchettoni. Se Marisa fosse stata più risoluta, io non sarei stato bocciato. Raffaele detto Lello amava trascorrere le vacanze con il suo furgoncino adibito a camper. L'obiettivo è arrivare in Marocco a ottobre e andare sempre più a sud a inseguire l'estate. In teoria avrebbe un mezzo appuntamento a Cervia con dei suoi amici di Berlino Ovest, ma arrivarci sembra abbastanza complicato. Lello, che faceva del fatalismo la sua ragione di vita, cambia i suoi piani verso un destino sconosciuto. Se Lello avesse seguito il suo piano originale io non sarei stato bocciato. Marisa, che fino a quel momento era stata solo con Riccardo Bettelli, non aveva mai incontrato un ragazzo bello e sensuale come Lello. Se Lello e Marisa quella sera avessero preso precauzioni, io non sarei stato bocciato. Se Marika non avesse convinto Marisa, se Lello non avesse mancato l'uscita, se avessero usato protezioni, ma soprattutto... se Lello non avesse dimenticato la più bella cassetta del mondo nello stereo del furgone che ha venduto a mio padre, il Punk non mi avrebbe cambiato la vita. E io non sarei stato bocciato. Ramones, Clash, Death Kennedys, e ovviamente, Sex Pistols... e qui sono iniziate le domande. Perché nessuno ascolta punk a Pavia, e perché io non l'ho scoperto prima? E poi... ma chi ero io prima del Punk? E alla fine la domanda più difficile di tutte... Oggi, io... chi sono? Non so se sono stati gli occhiali, la musica... però cominciò un periodo bellissimo. Ora avevo dei nuovi amici: c'erano Luca, detto Nemorino; Paolo, e Andrea. Tutti fissati con la musica, con il Punk. Tutti che, come me, non avevano molto in comune con Pavia. E ovviamente c'era Cisco. Con Cisco era diverso. Lui c'era sempre stato. A Cisco non fregava niente della musica, della scuola, di Pavia. A Cisco non fregava. Punto. Cisco era il più Punk di noi. Solo, non lo sapeva. Di quel periodo ricordo: i concerti infiniti, la musica che fa fischiare le orecchie, vedere l'alba con ragazze di cui non sapevo il nome... e i mal di testa alle cinque del mattino. Per ogni serata fuori con gli amici, c'era un'interrogazione bucata; ogni sbronza era un compito in classe cannato. Non avevo più gli occhiali, conoscevo un sacco di canzoni, avevo degli amici, ma chi ero davvero? Non lo sapevo. Sicuramente mi sono ritrovato ad essere il coglione bocciato.

HANNO UCCISO L'UOMO RAGNO

Hanno ucciso l'uomo ragno è una docu-serie che racconta la storia della nascita del gruppo musicale 883, formatosi all'inizio degli anni '90 e composto da Max Pezzali e Mauro Repetto. La serie prende il nome dal loro album di debutto, "Hanno ucciso l'uomo ragno", che ha avuto un enorme successo in Italia e ha segnato il lancio del gruppo nel panorama musicale.


La serie esplora il background di Pezzali e Repetto, due amici di Pavia con una passione per la musica. Racconta come, nonostante le risorse limitate e senza grandi ambizioni, siano riusciti a dar vita al progetto che sarebbe diventato il duo 883. "Hanno ucciso l'uomo ragno", pubblicato nel 1992, è stato un successo immediato. I brani come la title track e "Non me la menare" hanno subito catturato l'attenzione, con testi orecchiabili e tematiche che parlavano alla gioventù dell'Italia di quegli anni. La serie evidenzia come l'album sia diventato un vero fenomeno di costume e abbia contribuito a cambiare il modo in cui si faceva musica pop in Italia, con testi diretti e uno stile che combinava pop e rap.


Il successo degli 883 ha avuto un impatto significativo sulla cultura pop italiana, influenzando mode e stili di vita. La serie approfondisce come i loro testi fossero un riflesso della società italiana, descrivendo le esperienze quotidiane, i sogni e le difficoltà dei giovani italiani. La docu-serie racconta anche le motivazioni che hanno portato Mauro Repetto ad allontanarsi dal progetto nel 1994, lasciando Max Pezzali come unico membro attivo. Pezzali ha poi continuato con il nome 883 per diversi anni prima di intraprendere una carriera da solista. La serie esplora il percorso successivo di Pezzali, che ha continuato a riscuotere successo in Italia con nuovi album e concerti, rimanendo uno degli artisti più amati del panorama musicale italiano.



L'amicizia tra Max Pezzali e Mauro Repetto è uno degli elementi centrali nella storia degli 883 e nella docu-serie Hanno ucciso l'uomo ragno.


Max e Mauro si sono conosciuti durante gli anni del liceo a Pavia. Condividendo passioni simili, tra cui quella per la musica e per la cultura pop degli anni '80, la loro amicizia è nata e si è rafforzata grazie ai sogni comuni e alla voglia di evadere dalla vita di provincia. La serie racconta i primi momenti del loro legame, dalle giornate passate insieme a immaginare il futuro alla decisione di iniziare a scrivere canzoni e tentare di fare della musica una carriera. È grazie a questa amicizia che sono nate le prime idee degli 883 e che hanno trovato il coraggio di intraprendere un progetto musicale insieme.


Il duo lavorava in modo complementare: Max si occupava principalmente dei testi e della composizione, mentre Mauro contribuiva con le idee creative e visive, portando una grande energia e originalità nei progetti del gruppo. Mauro era il compagno di scena perfetto per Max, con la sua eccentricità e il suo carisma che ben bilanciavano l’atteggiamento più riservato di Pezzali. I due si supportavano e si spronavano a vicenda, e questa sinergia si rifletteva nella loro musica. La docu-serie evidenzia come l'intesa tra i due amici abbia influenzato il sound e lo stile degli 883.


Con il crescere della fama, sono aumentate anche le pressioni. La serie approfondisce i motivi che portarono Repetto a decidere di lasciare gli 883 nel 1994. Mentre Max si sentiva pronto a continuare, Mauro aveva il desiderio di esplorare altre strade e provare nuove esperienze lontano dall'Italia. Nonostante l'addio di Repetto, la loro amicizia non si è mai dissolta completamente. Entrambi hanno continuato a rispettarsi e a sostenersi a distanza, e negli anni successivi ci sono stati incontri e collaborazioni che hanno riportato insieme i due amici, anche solo per brevi periodi. La docu-serie celebra il legame tra Max e Mauro, raccontando anche momenti di riconciliazione e il rispetto reciproco che è rimasto saldo nel tempo.


La storia degli 883, più che una semplice partnership artistica, è sempre stata una storia di amicizia. La docu-serie riflette su come, anche con percorsi di vita diversi, l'affetto tra Max e Mauro sia rimasto vivo e profondo. Per i fan, il loro rapporto rappresenta un esempio di amicizia autentica, in cui i momenti condivisi hanno lasciato un segno indelebile.

ANALISI MONOLOGO

Max rivive con ironia e amarezza un periodo della sua vita in cui si è lasciato trasportare da eventi e persone, senza avere il controllo sul proprio destino.


Il protagonista si chiede più volte “chi sono?” o “chi ero prima?”. È chiaro che è in cerca di un’identità e di un senso di appartenenza, il che rispecchia l'adolescenza stessa: un periodo caratterizzato da ribellione, incertezze e scoperta. Il punk diventa il mezzo attraverso cui inizia a esplorare un lato di sé che non conosceva. La musica punk è descritta come un catalizzatore per il cambiamento. Nella sua esposizione a band come i Ramones, i Clash, i Sex Pistols, e i Dead Kennedys, scopre un nuovo modo di vivere, fuori dagli schemi imposti dalla società e da Pavia, la città che sembra non comprendere le sue ambizioni.


Il monologo è anche una sorta di riflessione ironica sul concetto di destino. Esprime il desiderio di cercare un colpevole, una spiegazione a ciò che gli è accaduto. Descrive una catena di eventi che sembrano casuali ma che, a suo dire, lo hanno inevitabilmente portato a essere bocciato. Collega la sua bocciatura a decisioni prese da altre persone, sottolineando l'idea che piccole scelte, apparentemente insignificanti, possono avere grandi conseguenze. Questo modo di raccontare la sua storia mostra anche una certa difficoltà nell’assumersi la responsabilità delle proprie azioni.


Le figure degli amici, soprattutto di Cisco, sono centrali nella narrazione. Cisco viene descritto come una persona che vive senza preoccuparsi di nulla, un atteggiamento che il protagonista ammira profondamente, vedendo in lui il simbolo del “vero punk”.

Questo legame di amicizia crea un senso di appartenenza che prima non aveva: la musica e la cultura punk diventano la base su cui si costruisce la sua nuova identità. Tuttavia, persiste un certo vuoto interiore, un'incertezza su chi sia veramente nonostante il gruppo e la nuova cultura.


Il protagonista riflette sugli anni trascorsi, consapevole degli errori commessi e dei sacrifici fatti per seguire i suoi istinti. È evidente che, nonostante l’energia ribelle del punk e le nuove amicizie, il percorso non lo ha portato alla realizzazione personale.

Questa amara consapevolezza di “essere il coglione bocciato” indica che, pur avendo sperimentato la libertà e la trasgressione, non ha trovato risposte alla sua domanda di identità. Alla fine, appare quasi rassegnato, ma anche in qualche modo consapevole che quel percorso era necessario per crescere.


Il monologo è costruito in modo che il protagonista ripercorra eventi con ironia, fatalismo e un pizzico di cinismo. Racconta i fatti con uno stile narrativo coinvolgente, ricco di dettagli vividi e quotidiani, che rendono il racconto realistico e facilmente riconoscibile. La struttura della narrazione riflette la natura frammentata del pensiero adolescenziale, come un flusso di coscienza pieno di digressioni che rispecchia il tentativo di dare un senso al proprio passato.

CONCLUSIONE

Questo monologo racchiude il senso di nostalgia e smarrimento che accompagna Max, consapevole degli errori commessi e del prezzo pagato per inseguire una vita fuori dagli schemi. Mentre rivisita le sue scelte con amarezza e autoironia, emerge una realtà profonda: ogni esperienza, anche quelle che sembrano deviare il percorso, fa parte della sua crescita.

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