Monologo - Evan Green in \"Zero Day\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Evan Green (Dan Stevens) rappresenta un momento chiave in Zero Day, offrendo una prospettiva opposta rispetto alla narrazione ufficiale. Green è un conduttore televisivo carismatico e divisivo, e il suo discorso è un’accusa diretta a George Mullen e alla Commissione Zero Day. Il suo tono è incendiario, con l’obiettivo di seminare dubbi sul ruolo del governo e sulla verità che viene raccontata al pubblico. Il tema centrale è la manipolazione dell’opinione pubblica: chi decide chi è il nemico? I "Mietitori" sono davvero i responsabili dell'attacco, o sono solo un capro espiatorio costruito per controllare la narrazione?

La trappola dei Mietitori

STAGIONE 1 EP 3
MINUTAGGIO:
00:21-2:30

RUOLO: Evan Green
ATTORE:
Dan Stevens
DOVE:
Netflix


INGLESE


Evening, folks. I'll begin tonight with something that is shaking me to my core. Something that should be keeping you up at night too. The Reapers. America's most popular domestic terror organization that nobody has ever heard of before last night. Now, the lamestream media says they are the bad guys. They're all applauding Mullen for his big break. But are the Reapers really the evil masterminds behind Zero Day? Or are they just another scapegoat being sold to shut us up? All over the country, Mullen is rounding up regular Americans. Hardworking men and women, he says, are tied to these Reapers. But where is the proof? Every single expert said Russia att*cked us. But George Mullen, hiding in his black tower, decided this is the narrative we should buy, the tall tale we need to get behind. And, folks, we most certainly should not. Because Mullen is lying to you, just like he did when he was back in office. By saying the attack came from within, he's got us right where he and his corporate overlords want us. He's blaming the working man, blaming people like you and me. He's blaming a group no one has ever heard of.



ITALIANO


Buonasera. Comincerò con qualcosa che mi scuote da dentro. Qualcosa che dovrebbe togliere i sogni anche a voi. I Mietitori. Sono i più popolari terroristi d’America, ma nessuno li conoscevi prima di ieri sera. Per le pecore dei media mainstream loro sono i cattivi, tutti applaudono Mullen per la sua scoperta, ma i mietitori sono davvero le menti malvage dietro lo Zero Day? O sono l’ennesimo capro espiatorio imboccarci per metterci a sapere. In tutto il paese Mullen sta prelevando americani comuni, lavoratori e lavoratrici che secondo lui hanno legami con questi mietitori. Ma dove sono le prove? Ogni singolo esperto ha detto che è stata la Russia, ad attaccarci, ma George mullen, nascosto nella sua torre ha deciso che è questa la storia a cui dobbiamo credere, la fandonia da inseguire, e amici non dobbiamo farlo assolutamente. Perché Mullen vi sta mentendo, come sapeva dallo studio ovale, parlando di un attacco interno ci ha messi dove ci vogliono i suoi magnati capitalisti. Incolpa i lavoratori comuni, persone come voi e me, persone di cui nessuno ha mai sentito parlare.

Zero Day

La miniserie Zero Day, in arrivo su Netflix, si muove tra thriller politico e dramma investigativo, con una trama che tocca tematiche attualissime come la guerra informatica, la disinformazione e i giochi di potere dietro le quinte del governo americano.


Dopo un devastante attacco informatico che ha causato migliaia di vittime e gettato il Paese nel caos, l’ex presidente George Mullen (Robert De Niro) viene incaricato di guidare la Commissione Zero Day, un organismo speciale istituito per individuare i responsabili e scongiurare nuove minacce. Ma più Mullen scava a fondo, più si rende conto che dietro l’attacco si nascondono forze oscure, con interessi che vanno ben oltre il semplice sabotaggio.

Il suo ruolo di leader della Commissione non è privo di ostacoli: la verità sembra sfuggente in un mondo dove la manipolazione delle informazioni è all’ordine del giorno, e alcuni dei personaggi più influenti della politica, della finanza e della tecnologia sembrano avere tutto l’interesse a mantenere la situazione nell’ombra. Mullen si ritrova così a dover affrontare non solo un pericolo esterno, ma anche i fantasmi del suo passato e le conseguenze delle scelte fatte durante la sua presidenza.


La miniserie, con un cast d’eccezione, promette di esplorare il sottile confine tra realtà e cospirazione, ponendo domande inquietanti su quanto sia possibile conoscere davvero la verità in un mondo dominato dalla propaganda e dai giochi di potere.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con una affermazione: "Comincerò con qualcosa che mi scuote da dentro. Qualcosa che dovrebbe togliere i sogni anche a voi." Green usa subito un tono allarmista, cercando di coinvolgere emotivamente il pubblico. Non si presenta come un semplice giornalista, ma come qualcuno che ha una verità sconvolgente da rivelare, qualcosa che il pubblico deve conoscere per il proprio bene.


Poi introduce il concetto chiave del suo discorso: "I Mietitori. Sono i più popolari terroristi d’America, ma nessuno li conosceva prima di ieri sera." Qui solleva un dubbio fondamentale: come è possibile che un gruppo terrorista sconosciuto diventi improvvisamente il principale nemico della nazione? La sua implicazione è chiara: qualcuno potrebbe aver creato questa minaccia dal nulla, o quantomeno averne esagerato il ruolo.


La critica ai media è altrettanto diretta: "Per le pecore dei media mainstream loro sono i cattivi, tutti applaudono Mullen per la sua scoperta, ma i Mietitori sono davvero le menti malvage dietro lo Zero Day? O sono l’ennesimo capro espiatorio imboccato per metterci a sapere." Green accusa i media di essere complici nella costruzione di una narrativa conveniente per il governo. La sua scelta di parole ("pecore", "capro espiatorio") sottolinea il suo intento polemico: vuole smascherare quello che vede come un inganno di massa.

Successivamente, sposta l’attenzione su Mullen e sulla Commissione Zero Day: "In tutto il paese Mullen sta prelevando americani comuni, lavoratori e lavoratrici che secondo lui hanno legami con questi Mietitori. Ma dove sono le prove?"


Qui entra in gioco il tema del potere e dell’abuso di autorità. Secondo Green, Mullen sta conducendo una caccia alle streghe, colpendo persone comuni senza prove concrete. È un’accusa che richiama momenti storici come il maccartismo o le misure antiterrorismo post-11 settembre, dove il concetto di sicurezza è stato spesso usato per giustificare restrizioni alle libertà civili.

Il passaggio più forte arriva alla fine: "Mullen vi sta mentendo, come sapeva dallo Studio Ovale, parlando di un attacco interno ci ha messi dove ci vogliono i suoi magnati capitalisti. Incolpa i lavoratori comuni, persone come voi e me, persone di cui nessuno ha mai sentito parlare." Qui Green porta il discorso su un piano politico più ampio: l’accusa non è solo contro Mullen, ma contro l’intero sistema che lo sostiene. Secondo lui, la narrazione dell’attacco interno è un diversivo per distrarre l’opinione pubblica e proteggere gli interessi di un’élite economica. Green si posiziona come voce del popolo, contrapponendosi all’establishment e mettendo in discussione l’intera versione ufficiale degli eventi.

Conclusione

Questo monologo rappresenta un momento cruciale perché introduce una narrazione alternativa e solleva il dubbio su chi stia davvero dicendo la verità. Evan Green si presenta come un uomo che combatte contro il sistema, ma il suo discorso è volutamente provocatorio e manipolatorio, facendo leva sulle paure e sulle frustrazioni del pubblico. La sua retorica populista è efficace perché semina incertezza, spingendo gli spettatori a mettere in discussione le azioni di Mullen e la versione ufficiale dei fatti. Ma Green è davvero un paladino della verità o sta semplicemente cavalcando il malcontento per i propri interessi?

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