Monologo - \"Exterritorial: oltre il confine\"

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Dopo averlo visto agire come figura di controllo, Erik Kynch in questo monologo si spoglia della maschera istituzionale e si mostra in un momento di frustrazione e amarezza. È uno sfogo che nasce in un momento di tensione con Sara, ma non è solo un tentativo di spiegarsi. È qualcosa di più sottile: un tentativo di creare un ponte emotivo, o almeno di instillare il dubbio che, in fondo, i due non siano così diversi. La scena arriva dopo che le carte sono state messe quasi tutte sul tavolo, ma prima che il conflitto esploda del tutto. E in questo spazio intermedio, il monologo agisce come una crepa — qualcosa che incrina l’immagine del freddo burocrate.

Trappole e scrivanie

MINUTAGGIO: 1:32:16-1:33:33

RUOLO: Erik Kynch

ATTORE: Dougray Scott

DOVE: Netflix

ITALIANO

Tu come sei arrivata dove sei, Sara? La Bundesweth ti ha preso sotto la sa alla? No, quando ha smesso di servirgli ti hanno scaricata, non è vero? Io per loro mi sono fatto il culo. Borsa di studio militare, sono diventato un ufficiale, e bam. Colpiscono il tuo veicolo. Dopo sei mesi dicono che stai di nuovo bene. Non riesci neanche ad alzarti dal letto perché sei troppo depresso e ti dicono: "Ok, da adesso starai dietro a una scrivania. Carriera finita, non hai altra alternativa". E trasferisci la tua famigia ogni due anni. Tua figlia non riesce più ad avere una vera casa, e non riesci neanche ad avere un'alternativa per pagarle il college il futuro. Che crepino. Crepino! Non gli devo niente. Loro con me sono in debito. Credo... che non siamo diversi, Sara. Faccio tutto questo per la mia famiglia.

Exterritorial - Oltre il confine

Exterritorial – Oltre il confine è un thriller tedesco distribuito da Netflix che si muove in un territorio familiare agli amanti del genere, ma lo fa con una struttura e un'ambientazione che giocano costantemente sul senso di prigionia e sul dubbio come dinamica narrativa.

La trama ruota attorno a Sara, interpretata da Jeanne Goursaud, un’ex soldatessa delle forze speciali che vive in Germania con il figlio Joshua. Quando, durante una visita apparentemente ordinaria all’ambasciata americana di Francoforte, il bambino sparisce nel nulla, si innesca un thriller psicologico e d’azione dove la dimensione personale si scontra con la burocrazia impenetrabile e i meccanismi del potere diplomatico. La parte disturbante? Nessuno sembra ricordarsi di Joshua. Nessuna telecamera lo ha registrato. È come se non fosse mai esistito.

E da quel momento, Exterritorial si trasforma in una caccia paranoica, in cui la protagonista deve fare affidamento solo sul proprio istinto e sul proprio addestramento. Il film gioca con la nozione di "extraterritorialità" non solo come concetto legale (l’ambasciata come territorio estero), ma anche come stato mentale. Sara si ritrova fuori da ogni luogo sicuro, fuori da ogni certezza, fuori da se stessa. Tutti gli altri personaggi — da Erik Kynch (Dougray Scott), il capo della sicurezza, fino alla misteriosa Irina (Lera Abova) — sembrano portare in faccia due maschere: una pubblica e una che non possiamo mai vedere del tutto.

Il cuore del film, però, è la domanda morale e psicologica su chi diventa un individuo quando perde tutto ciò che lo definisce: la famiglia, il ruolo, la fiducia negli altri. Ed è proprio qui che il film gioca la sua partita più interessante: mostrare come anche il soldato più addestrato può ritrovarsi disarmato se il nemico non si vede, se le regole smettono di funzionare e se il campo di battaglia è dentro casa.

Analisi Monologo

Il monologo comincia con una domanda rivolta a Sara, che però è solo un pretesto retorico: Tu come sei arrivata dove sei, Sara?In realtà, Erik non vuole ascoltare: vuole raccontarsi. E lo fa con un tono accusatorio, non verso di lei, ma verso il sistema che ha tradito entrambi. È un passaggio chiave, perché segna il passaggio da nemico esterno a figura speculare. Erik non si presenta più come parte dell’istituzione, ma come una delle sue vittime. Io per loro mi sono fatto il culo. Borsa di studio militare, sono diventato un ufficiale…Qui comincia la ricostruzione di una carriera

“meritocratica”, distrutta in un attimo. La frase Colpiscono il tuo veicolo è buttata lì quasi con nonchalance, ma racchiude un trauma pesante — un evento che cambia la vita, che spezza corpo e mente.

E infatti la parte successiva del monologo è tutta centrata sul dopo: Non riesci neanche ad alzarti dal letto perché sei troppo depresso…Erik entra nel dettaglio senza mai cadere nel patetico: c’è rabbia, c’è frustrazione, ma non c’è autocommiserazione. Ogni parola serve a spiegare come sia arrivato a giustificare le proprie azioni. La scrivania al posto del comando, i continui trasferimenti, la figlia senza stabilità: tutto contribuisce a costruire un'immagine di decadenza, non fisica, ma simbolica. Erik non è più “utile”, e quindi viene accantonato. Questo, nel suo mondo, equivale a una condanna.

La svolta arriva con l’urlo: Che crepino. Crepino!È qui che si rompe la diga. L’odio verso l’istituzione non è ideologico, è personale. Non è una critica alla guerra o al sistema militare, ma alla maniera in cui le persone vengono consumate e poi gettate via. Ed è in questa rabbia che si radica la motivazione di Erik: non sta agendo per potere, ma per reclamare un debito. Loro con me sono in debito.Questa frase è centrale: è il suo motore. È il modo in cui giustifica tutto, anche il peggio. E il colpo finale arriva con una frase che tenta il colpo empatico: Credo… che non siamo diversi, Sara. Faccio tutto questo per la mia famiglia.” È una frase che prova a gettare un ponte, ma è un ponte costruito su rovine. Erik cerca l’alleanza nel dolore, ma senza mai mettere in discussione le sue scelte. Non chiede comprensione, ma complicità. E questa è la parte più inquietante del suo discorso.

Conclusione

Questo monologo è la confessione di un uomo spezzato che ha deciso di sopravvivere alle regole tradendole. In un film dove il confine tra giusto e sbagliato è sempre sfocato, Erik ci mostra quanto possa essere sottile il passaggio da vittima a carnefice. Le sue parole non lo riabilitano, ma lo rendono tridimensionale: è un uomo che ha sacrificato tutto per un sistema che l’ha svuotato, e ora giustifica ogni azione con quella ferita iniziale.

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com