Monologo - Fabio De Luigi in \"Tre di Troppo\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Marco in "Genitori e figli" mette a nudo le contraddizioni della genitorialità. Fabio De Luigi interpreta magistralmente un personaggio che, pur trovandosi intrappolato in un ruolo non scelto, riesce a far emergere una riflessione universale: quanto spazio resta per l’individuo quando si diventa genitori?

Non vogliamo più...

MINUTAGGIO: 1:23:00-1:23:35

RUOLO: Marco

ATTORE: Fabio De Luigi
DOVE: Netflix



ITALIANO


Posso aggiungere una postilla? Vorremmo anche tornare a lavorare, se possibile. E mollare i figli al nido, alla materna, a chiunque in qualche modo possa restituirci la nostra vita. E vorremmo dire anche senza alcun senso di colpa: “E’ no, bambino, nonono. Questa sera a papà e mamma non va. Ma non perché siamo stanchi, cattivi, stressati... No, perché proprio non ci va” E se il bambino piange? Beh, vorrà dire che gli verranno gli occhi belli. Un’ultima cosa fondamentale. Vorremmo anche che ci fossero restituite le chiavi del bagno, perché checché se ne dica, a noi adulti non ci piace cacare in compagnia. Ho concluso.

Tre di troppo

"Tre di troppo" è una commedia italiana del 2023 diretta e interpretata da Fabio De Luigi, affiancato da Virginia Raffaele. Il film esplora, con toni leggeri e situazioni surreali, le sfide e le gioie della genitorialità.

Marco (Fabio De Luigi) e Giulia (Virginia Raffaele) sono una coppia affiatata che ha scelto di vivere senza figli, godendosi una vita all'insegna della libertà e del divertimento. Per loro, il mondo si divide tra l'"Inferno" dei genitori stressati e il "Paradiso" di chi, senza prole, può dedicarsi ai propri piaceri senza restrizioni. Dopo una discussione con un'amica esasperata dalla vita familiare, si ritrovano misteriosamente genitori di tre bambini di 10, 9 e 6 anni. Questo evento inaspettato li costringe a confrontarsi con le responsabilità e le dinamiche della genitorialità, mettendo alla prova le loro convinzioni e il loro rapporto.

Analisi Monologo

Marco, alle prese con una genitorialità "imposta" e completamente estranea al suo stile di vita, dà voce a un pensiero che, in diverse forme, può risuonare in molti genitori: il desiderio di mantenere una parte della propria individualità, anche quando si è immersi nel ruolo genitoriale. Il tono è sarcastico, quasi esagerato, ma non privo di autenticità. La comicità nasce dal paradosso tra le aspirazioni egoistiche di Marco e le aspettative sociali legate al ruolo di genitore, che spesso richiede sacrifici e abnegazione. Il linguaggio diretto e "terra terra" (“cacare in compagnia”) accentua il realismo della scena, invitando a ridere di situazioni che molti riconoscono come vere.


Il monologo affronta alcune tensioni chiave della genitorialità moderna. Marco esprime un desiderio di libertà che si scontra con le responsabilità dei genitori. La frase “vorremmo anche tornare a lavorare, se possibile” sottolinea come la genitorialità possa consumare spazi e ruoli che prima appartenevano all’individuo. L'affermazione “E vorremmo dire anche senza alcun senso di colpa...” è una provocazione verso le pressioni sociali che rendono i genitori schiavi di standard irrealistici. Marco reclama il diritto di dire "no" senza sentirsi in difetto. La battuta sul bagno (“non ci piace cacare in compagnia”) porta alla luce un tema universale: l'importanza degli spazi privati, che spesso svaniscono con l’arrivo dei figli. Il testo è costruito come un elenco crescente di desideri che culmina con l'immagine grottesca del bagno.


Questa escalation genera un climax comico, ma allo stesso tempo crea un’identificazione immediata. Chiunque abbia vissuto una situazione simile sa quanto possa essere frustrante perdere il controllo su spazi e abitudini basilari. Dietro la risata si nasconde una riflessione seria. Marco rappresenta una fetta di genitori che si trovano spiazzati di fronte alla trasformazione radicale portata dai figli. È una rivendicazione del diritto di essere umani, con bisogni e limiti, in un mondo che idealizza la figura del genitore perfetto.

Conclusione

Con la sua ironia tagliente e un'escalation comica ben costruita, il monologo di Marco in Tre di troppo riesce a trasmettere un messaggio mascherato da risata. È un invito a non prendersi troppo sul serio e a riconoscere che, a volte, la chiave per sopravvivere alle difficoltà della vita – genitoriale e non – è accettare i propri limiti.

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